I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Devo dire a mio figlio #SaveAshrafFayadh
#SaveAshrafFayadh Devo dire a mio figlio che c’è la confusione e ci sono i dolori c’è un carnefice ogni cento vittime e la macchina del mondo che si muove attorno nessuno vuole farla smettere la spia è sempre accesa e silenziosa poco ci importa che siano gli altri a mandare dei lamenti poco importa che le ruote che girano calpestino davvero nessuno vuole guardare e affrettiamo i passi. Che c’è il potere e ci sono gli idoli c’è una cima sempre da assaltare e mille facce da indossare per restare alti e nessuno vuole sentirsi smesso mettendosi nei panni dell’altro ci si impoverisce la polvere la si getta nel cortile del vicino la croce sulle spalle dei poveri cristi che tradiamo ogni silenzio può aprire una tomba. Dovrò dire pure qualcosa a chi tra noi ha detto che ci vorrà coraggio a chiedere vergogna e chiamare amico un uomo maledetto e chiamare amore una patria tiranna che ci vuole umanità nella confusione e nella polvere darci pace e vivere e chiedere libertà per chi hanno costretto ad un solo pezzo di cielo e trova ancora poesia per scriverci sopra
Id: 35708 Data: 12/01/2016 23:54:14
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Il ritrovo dei luoghi è grande
Il ritrovo dei luoghi è grande
ma solo se ci si ferma
verso l'opposto
tutto si contrae,
la polvere che imbianca
un letargo di silenzio
è la maledizione dell'oceano d'occidente
che corre da quando è nato
fin quando siamo nati e (s)corriamo
cataloghi a pagine di vene minori
città irregolari, folle eterne
desideri di vette immobili e transumanze
come saturnali
vorremmo essere
impossessati e possedute anche a pezzi
fino a filtrarsi attraverso il tutto dell'inizio.
http://www.rivistadiwali.it
Id: 24107 Data: 26/01/2014 21:08:41
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per Else
(per Else L-S)
Torno a vivere viva
con i miei sognagli neri
che hanno il chiasso degli inverni,
i risvegli dei letarghi
che scorrono nelle grondaie
una musica bruna che gocciola
molecole di neve e gatta
mi vedo,
pelo ed occhi avvolti d'acqua
pelle di frumento e scintille
mi addenso fra muri di ghiaccio
che conoscono così tanti segreti
un'infinità
di rovesci e guaiti e muscoli bassi
creatura e madre linfatica
per sempre frazione
stagione peccante ed impigliata di vita.
***
(Ps - auguro a tutti voi\noi la serenità per le feste che arriveranno. Un abbraccio. Meth)
Id: 23560 Data: 19/12/2013 14:39:03
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INVERNO - ultimo atto
Di lunari. Ma sopra (al) tutto
d' agrumi si spingono i riflessi del bianco
le ossa nei fiocchi che cadono in terra
il gelo - come in moviola - rapisce la neve.
Chi è fuori gocciola di nebbia
fanno penitenza gli omini che slittano sul ghiaccio
ma anche le donne che corrono leste alla tana
con orecchie di lepre.
La teoria dell'inverno
reagisce ai calori e ai pulviscoli.
I filari, come croci scalze di vita
si snebbiano nei lampioni.
Altrove,
in una sala con un letto e un balcone
ci alziamo a stento
e mettiamo tutto in ordine
poiché s'attende e l'attendiamo
di traverso o in stato di riposo
quello che potrebbe attraversarci
e farci riposare in nuovo dominio di ghiaccio
Id: 18666 Data: 15/01/2013 23:12:33
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D’incontri e altre cadute
Al buio dei simboli la ritroveranno sola inoltrata nei segni come pietra tombale che l'emarginano il nome e i confini come tempi di regni sebbene abbia imbevuto la lingua nei tesori e nei buchi come i cani a lappare come i globuli neri a scappare Per chi crede nei segni a caduta, ho trovato un corpo a solchi, era fallato forse, girato alla testa.
Id: 18161 Data: 17/12/2012 15:58:29
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Fuori fuoco
L'intera vita soltanto non fosse ed invece sia suo mondo, il vulcano era alla radio, in un'onda di furia: (sono stati giorni d'incendio). E vi dico bussate e vi sarà dato chiedete e sarà spalancato il tempo bruciato e s'inquietavano le linee della mano in eccentrici fondi ciechi mentre circolavano cristalli e qualcosa di fatuo come pensieri turbati ci si buttava in guerra sebbene non si costruiva né si commutava la commozione di venire alla terra in un'esplosione ignea che spiana il graffio di ogni spazio filiale che s'adorna d'aeriformi occhi che splendono come chi ha avuto fuoco nel corpo del padre e della madre.
(Le strade della cultura 2012 Guardia Lombardi)
Id: 16379 Data: 07/09/2012 21:55:55
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LUNARIA - le ultime fasi
III
Rende la carne greve quel pensiero come sceso dalle fate o dalle sagome caduche in un freatico silenzio d'Acqua la cellula che le compone il cuore globuli di poesia delle domeniche allegre fisarmoniche in ipossiemia di sensi. Ma quando cede alla mezz'aria delle sue voci si mette a girare nelle dighe nelle secche, nelle mosche è quella che appare traspare come la miseria frusta.
Ogni sogno è sgrezzato, lavato, (ri)costruito, come la prediletta figlia femmina della Luna volante, fra le miglia delle piastrelle dei fiori di limoni un'essenza, decantata un canto dall'altra riva sebbene prenda a macete il primo quarto - che quindi cala a fasce -. Così è spoglia. Le hanno asportato il male dei dubbi incuneato il reale dei vivi spezzandole il braccio, nella via dell'indulto.
IV
(Ah padrona) spettro nero diafana con le fibbie slacciate nel fiato finché si stende e si rialza riordina le scarpe per uscire scalza a guardare oltre il firmamento e trova il Magreb e la licantropia che le gualcisce l'anima incomposta, allunata dei sospiri rincorsi, (ri)corsi negli uomini al metilene l'ansia chimica dei ricordi assimilata all'essenza il nulla, l'attesa delle stelle la testa inciucia pensieri sottopancia, girata nel dorso, fuori nel cuneo soffocante della bassa marea.
(inciucia: racconta pettegolezzi, ndt)
Id: 16083 Data: 14/08/2012 19:26:58
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Lunaria
(I)
E' la vista la safena imprevista che s'insabbia nel dominio dei sensi in festa soprattutto espone la marea per mandare tutto in oca e si svergognano le donne in rabbia come nel flusso degli alberi i fianchi l'alta paga dell'immortalità muove sottomessa stregona compra un anello e si fidanza con se stessa.
(II)
Svanire nell'aria faccetta bella, è un allunaggio sebbene le macchie lunari si frantumino poco e vivano nel più degli errori e delle inesattezze e se tornare indietro sarà un lago che non bestemmia mica a queste braccia di cinabro e mal'aria ogni singola parte (mi) sarà contestata. Allora possa io risorgere, rifluire staccare, spianarmi nel moto del viaggio che sarà breve, - mettetevi comodi - e in uno dei varchi la risurrezione delle facce, tisiche e fuori fuoco (mi) contenderanno la riva macabri tridenti e rialzati in loco, finiranno, in buono spirito, in un'acetaia e mostreranno due lune tre soli ma ancora una sola vita vecchia.
Id: 15753 Data: 22/07/2012 23:06:12
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Scosse in un chilo di ciliegie
Nel rosso sono sanguinose pavane. Ascoltale di giugno, sulla vecchia strada cuntadena palle dolci, rampini, ciliegie, si rinchiudono in un peso innocente all'ora ma delibarle su una sedia zoppia come uno stato di dolore, mi scuote.
Non si negano le stagioni tuttavia si rimpoverano, in quelle terre i figli masticano a misura le crepe scampanano le falde ossificano a volte, la terra è guerrafondaia ignomina la raccolta da ciò che attende di crescere a Vignola.
Id: 14961 Data: 31/05/2012 09:35:51
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acronimi Rimpianti
Oscillare come campana di castello rappresa e riappacificata e giù, le sale dei sensi spaiano i banditi né svestono né sdradicano attesa: è l'inaridire dei lombi
Id: 14305 Data: 25/04/2012 00:18:43
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acca
-H-
Non è l'acca la muta né l'aspirata la lettera che crolla nel nome si spezza è un cerchio di altare gotico imperfetto che rinnega la fonte e l'Eden (ri)diventa muraglia una spalla, un arco, una traccia s'incompleta come il riparo della pars fortunae si proietta e ne viene capovolta ma non ne scappa è impigliata in una piantagione di alta vita
s'accartoccia e si spiana fino ad essere catena e le due parti di ogni te\me s'incenerano inflaglandosi nel persempre Altro.
http://caponnetto-poesiaperta.blogspot.it/2012/04/meth-sambiase-due-frammenti-e-un.html?spref=fb
Id: 14280 Data: 23/04/2012 17:26:52
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San Giuseppe
Si consuma Peppino, in svariate frequenze desaparecide; tuttavia il contenitore dove la safena ha preso la via della cenere è ancora lucido, aggregato nel marmo con dei fiori di plastica.
Te li ho portati quest'inverno incorruttibile averno, incrociati con il cromo dei colori vivi alla sagra delle lacrime orfane discendenti da quelle note che suonavi come curling su un piano di ghiaccio, acciaio morto incrostato da cutine di ricordi dove il padre non ha mai smesso di essere l'amato.
Id: 13627 Data: 19/03/2012 16:19:52
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Il cordone dellabbandonata
Eppure sono annimillenni che vibra il bianco nel cielo nessuna ha imparato a cavarne dell'aria sono prigioni i colori spettrali di un unico azzurro senza neppure violacee passioni, solo una gabbia in cui catturarsi per essere amati da basilischi di sperma che godono liberi la loro pelle di filo e barba.
E tu donnaiolo, davvero sei poco poroso? Il semplice noi si ottiene dal breve spiegare toccavi e guardavi nei miei occhi palude la testa era calva con un'unica treccia avrei dovuto portare un fermaglio e chiuderti dentro crearti gemello senza corpo né gambe.
Ancora sei bello e io, scandaglio il mio doppio la disputa s'interrompe eri tu che scindevi che buffo - diplopico il nome - alteravi la visione aspettando di morirmi per lesa dedizione. Allora ero un buco? andavo sversata non solo linciata lasciata deserta di posti comuni e mogli inquietanti la dea rugata per troppo nitore.
Di tutte le dee morte davanti ai plotoni ti chiedo di ricordarmi come quella dei gatti credo fosse egiziana, dal corpo sinuoso un poema in un plico da perdere subito prima che il mio nome passineltempo mediocre fra il nulla che ero e l'eterno che avevo.
Id: 13477 Data: 12/03/2012 21:14:10
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DellasSenza
L'inaspettata stranezza è l'assenza. Esser il lutto di se stesse non porta invidia nè rassegnazione è una piacevole atarassia, quasi il benessere. Se sia in anticipo è inattivo e viene prima della fine se mai sarà legale e consenziente o se mai io mi riconoscerò contro tramutata in eterno. Discorrevoli, quasi fluttuanti sono i ricordi, quasi miraggi, allucinazioni prospettiche eppure l'illusione non è la percezione del finito è il giro del dito che muove la palla la scala a chiocciola la ruota che manca.
Non attendo rivelazioni potenze e peccati l'alfa dei giorni giovani mi avvolge scomoda l'omega delle notti mute mi solca la carne ero su un'isola galleggiante giovane onnipotenza orfana di confini si, sconfinata.
Matrice invertibile rigida scorre l'anticipo è il freddo che chiude il bozzolo di luce che genera ombra la funzione è monotona, tempo che scorre, che scorre nel tempo, avvolge e invade come una carezza imposta il fervore dei fianchi che si slegano lenti. Eppure non è mai stato un solo lato quello su cui riversarsi e dormire un solo letto un solo flagello un solo signore l'immutevole noia dell'unico lato lancetta maiuscola che divarica il tempo,
il lato è l'anticipo perfetto bisogna segarlo per porci una fine divaricarlo come gambe in amore e rinascere spira molecola in eterno girare e scendere giù dal cielo si, ricreata
E' un anticipo di inattività che verrà verso la fine se mai sarà riconosciuta o se mai io mi riconoscerò come vita tramutata in esterno madre gambero, una corazza coi buchi.
Id: 12664 Data: 10/02/2012 15:54:05
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Post vita
La corteccia inquieta sfalda le orbite umane Si, posso sentirne l'infarto ma i bimbi da prendere a scuola m'inginocchiano il respiro
Id: 12357 Data: 27/01/2012 18:39:06
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L’esilio del vento
Ogni paura è vicina nei denti, non basta alla notte si stringe, si cola, s'oscura di sabbia - pastura - d'incerto permane una stilla, un piccolo buio si sposa ai tuoi fianchi guerreggia, s'incunea.
In pietatis, era vita e nei fischi fra i denti eran lupi, rondelle imballaggi, li senti? ti passano sopra e sono folate. Ti vanno a sottrarre, a coprire son cupi, i giorni passati e tu sei smarrita.
(è quindi penombra un fior di passione così ultravioletto quest'alba lontana, città passiflora non è obbligatorio per sanarti il libeccio)
Lo senti? ti passa attraverso fessure dagli occhi da sola, percuoti il segreto, la fame è rancore di soli incorporei figure di ombre, figlioli fatati sei fievole, scarsa, di mala cagione un bastone da cieca lasciato nel letto è questo il tempo di chiudere il vento.
Id: 12219 Data: 20/01/2012 21:58:44
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Laugurio a Dio e allanno che scocca
di Meth e Nabil Nada
E' l'augurio e che il tempo ti sia propizio fuori dall'uscio una volta culminante e novizia, indistanziabile, non confusa la luce ne divisa in quarti e mezzelune che sia estromesso l'instabile un aggettivo di (in)umana separazione
L'emorragia dei giorni, del nostro secolo corrotto, supremazia, sistema, gloria e democrazia parole come foglie di nebbia in orizzonte sfumano.
Il tutto, il nulla, l'uguale il differenziale, l'uomo senza dunque, la donna non mutilata la mosca sul bimbo, la spina nei piedi, l'assegno sociale, la via di Damasco, i passi di un essere gambero, invariabili come pensieri.
Il vento bisbiglia il tuo cuore umano, grovigli di pensiero piangono, notte ribelle, stelle sparse nell'universo. Ma ancora non è tardi, abbracciare Dio e rinnovargli gli auguri
Perché è nel dentro (avrei potuto) l'antico l'origine si confonde e trascorre, aurei si sobillano i sensi pieni di grazie, nel possesso di un futuro destrorso avresti voluto sussurrare la guerra è finita, è gettata di ghiaia nelle dita di bambini e aquiloni.
Perché è nell'ovunque il cielo dipingeteci comete d'innocenza, di pace rinasce, non dorme. E tu, Homo Sapens sii creatura di Dio qualsiasi sia il suo nome.
Id: 11831 Data: 31/12/2011 09:49:44
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Povrett!
Non sono inumano\a ho sempre delegato e non rifiutato non è un impulso non sono imputabile, perché in principio Dio creò i meridionali (i napoli, soprattutto) le femmine brutte e i ricchioni d'altronde, come possa io trovare il biasimo non nei diritti ma fra i rovesci: lo negheresti? Noli mi tangere, li ho avuti sui nervi (una dichiarazione d'intenti) nero su bianco, ogni bene a quelli che vendono gli occhialini in riviera, li compro sempre (poverett) per trenta soldi così li moltiplicano come i pani integrali e i pesci tropicali e i cinesi? pago una candelina ottocentesimi da noi ne vogliono due euro non c'è paragone, è a getto continuo non stanno con le mani in mano ha detto quell'impiccione del terzo piano che non li vedi dagli imbarcaderi ma negli aeroporti più illuminati mormorano non urlano non ce n'è uno alla morgue (rin)civili, senza un impiccio.
http://www.poiein.it/autori/000_NeWS/elenco.htm
Id: 11659 Data: 19/12/2011 22:55:49
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Il marinaio alla porta
Perché se arrivi si intonano preghiere laiche di vertigini, di maree con cui mi ossigeni, ribaltandomi in ogni incavo fino a chiudermi nel bozzolo del lenzuolo di sotto bolla di pelle tana calda mentre fuori c'è il letargo, fuori si muore nel caldo. Ancora il meriggio è una magra guerra migri nei tuoi lombi d'orso e mi svezzi come donna di lupo, e mi sfinisco fino al Plenilunio (la piena della Luna), la sua lievità sembra contrarsi un impercettibile respiro e bisbigliano fra loro le ombre come un uccello della tempesta sottomesso nella resa alla gravità.
Resto sconfitta e vibro solo alla tua corda unico nodo; mi sciolgo sgocciolando di fiato gravandoti nella bocca: la madreperla non è mai bianca e il resto è tutto nel contorcersi dei denti.
Id: 11575 Data: 15/12/2011 18:51:07
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Paranomasia
E' monotono, non diminuisce non aumenta, si sbilancia, si trattiene un ritmo, perfino possibile da guardare, nel punto più caldo, la coscienza nera come un delta allagato. Il taglio dritto dell'abito tempera il grosso seno dalla parte del muscolo del cuore (e continua e continua e continua) l'origine è lontana dalla sua fine.
Un colpo estremo di testa ma la ferma non si arrende presto se ne accorgeranno di quanto calore espande.
Questo dolore mi sfrutta mi abusa mi profana e si amplifica allo sgocciolare della privazione la castità da ogni invasione dentro fuori nel corpo. Mi vedevo neofita sopra ogni morte ma il vestito che si gonfiava sulla pancia era pieno di uomini e di mani.
Id: 11241 Data: 25/11/2011 15:04:50
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Lapprodo
E' gia scritto nel lento tornare verso gli approdi dove non è mai arrivo il termine corretto del navigare. Le rive si sfaldano come unghie a cui manchi il calcio e le striature sono parallele allo sfoltio dei pensieri ricolmo di anima e di giorni che son stati belli e senza danno. La gioia scricchiolava sotto era già anniversario la memoria, messinscena con cuori colorati che scendevano senza forma come frutteti in amore.
Non è scritto? Si attenderà ancora alla banchina allora, mettendosi in quel nuovo conto e quanti eclissi e pleniluni vivranno nei secoli di quest'attesa.
Id: 10976 Data: 09/11/2011 20:35:20
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Il Regalo Perfetto
Siamo arrivati, vivo mio, e non mi tirerai fuori di molto, questo luogo pagato mi sgrana dai morsi, dalle calze, dagli anelli: e mi chiedo: son io il fiocco da slegare o tu il lupo di carta da disfare? Ma non ho tempo, è il mio compleanno, e t'involvo, fuoco umido ti circondo e t'investo, una macchina del tempo a ritroso, una mantide malevole, culmine del pegno, il mio tempo divora la tua lingua, sei nervo scoperto dal mio mutare. E ti smonto e ti rimonto svestito e ricucito con particelle di peccato cristalli di ghiaccio che frantumano le fessure, un coltello per la prima colazione polline del mattino, giorni di vortice che ballano in crepuscoli tribali, mentre siamo uno nell'altro come un flusso fertile un istante nudo come la schiena e sei sempre più giovane congiunto al mio sole. Ti trattengo - non arrivo ai tuoi peccati - una Quaresima di lingue asciutte, respiriamo in un solo boccaglio mentre il seno mi fa male per il troppo tendersi e non allattarti, ti raggomitoli nel pelago olivastro, e fiorisci, cuoio maschio, un unico corno spaccone e impuro, e mi capovolgo, sarò capra che monta l'ariete. Scivoliamo, mi afferri e mi pieghi in un angolo d'orgasmo tu corda ed io viola da sfregare non siamo più differenti, incastrati a scorticarci le gambe e la notte: una tregua sazia, il regalo perfetto.
tratto da FragmentaAAVV978-88-6300-046-7Costo euro 15,00 - Pag. 142Edizioni SmasherPartecipano i seguenti scrittori:Cristina Bove, Doris Emilia Bragagnini, Martina Campi, Gianluca Corbellini, Ivan Fassio, Valentina Gaglione, Ermanno Guantini, Antonio Maggio, Sebastiano A. Patanè, Fernando Della Posta, Roberto Ranieri, Silvia Rosa, Meth Sambiase, Ada Gomez Serito, Tiziana Tius Foto di copertina di Giulia Carmen Fasolo
Id: 10541 Data: 19/10/2011 11:33:21
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LAmuletO
Di certi corpicini è intessuta la trama di piccole mani; li usano per chiedere grazie a quel Dio che muove le nuvole e le carestie come ninnoli le gocce di pioggia. Ci girano intorno degli addobbi, i cani neri e gli specchi rotti, una vergine che orina i dolci e le fave che si lasciano ai morti. Molti ne muoiono di una fame che li infestava come i pidocchi dei più poveri fra i poveri ma al collo declinavano un amuleto. Devi guardarlo: e' un assolo di voci che non si uniscono, gli spicchi dei pensieri, come agnelli che aspettano la tosatura.
Id: 10340 Data: 05/10/2011 22:26:34
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Ora (ERA) Terra
Che sia cominciata con i veggenti in un rugginoso sestante su cui giravano stelle di foglie a dare l'ora al tempo. Era maestà antenata su fosse di corteccia, fauna di zampe e peli creature micropiccole negli anfratti degli arcobaleni, lontane dalla gente a schiena dritta, nell'infinito di una piana d'ascia e di cave che riempivano i vuoti e abissavano i pieni come in un testamento d'ossa e radici.
(e la crosta si brucia ancora in un canale di Sole e le crepe si radunano ad anello, sognano d'incurvarsi ad Est, bagnandosi d'alba).
Cambia il vento polare e hai la tua guerra corazza, e bracciali d'aranci lo schienale del suolo ti scava a bulbo
(fatto d'acqua, come le patate, come le adunanze di grani notturni fertili da quando questo mondo è mondo)
ma il campo è metallo o forse è l'ultimo seme da sputare o forse è l'ultimo fuoco di vita nera che ti riempie il ventre.
http://poesia.blog.rainews24.it/2011/09/15/a-guardia-lombardi-le-strade-della-poesia/
Le strade della Poesia III edizione Le poesie della Terra Guardia Lombardia (AV)
Id: 10165 Data: 24/09/2011 11:14:29
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Moltiplicazione Semplice
Lui per Lei ha sceso le scale di un distinguo ha scosso il sorriso dalla strada ha smagliato le gocce della pioggia.
Il padre per il figlio ha portato un vecchio foglio delle foto da ritagliare un ritaglio nel cuore del giardino d'estate.
Lui per Lui ha messo bottoni d'oro sulla giacca ha lanciato bastoni nei fiumi ha serrato ogni porta.
Il dubbio per Lei l'ha scomposta su di un letto l'ha ribaltata in una deriva le ha serrato i sensi.
Lui per Lei ha scurito il variare del tempo ha inventariato l'indolenza ha chiuso e riaperto le piaghe.
Lei per Lui ha sillabato il suo nome come zitella ha intrecciato nocche e vergogna ha lasciato moltiplicarsi con gli zeri.
La madre per la figlia ha indeterminato il ventre ha letto al contrario tutte le favole ha murato il quarto del cielo.
Lui per Lei ha scelto il nome di suo figlio ha liberato gli animali dalle gabbie ha limato le spine nei legacci.
Id: 10109 Data: 20/09/2011 17:31:48
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Rimane
Scompare mimetico quello che rimane per le catastrofi sotto a quegli occhi; oppure fosse sgranate a forma di buchi neri, ossidiana per i segni di rughe come barricate d'ortica. E non le appartiene nulla né lo scarto dell'aria né il passaggio delle monete nelle tasche.
Quanto rimane è nuova aritmetica che scappa con le dita laccate: cinquetasche, dodici tacchi fronte alta di roccia, elastica forse più della dedizione delle foglie al ramo che le allatta fino all'arrivo del virus del vento e delle cocciniglie.
Se rimane sarà la crescita e la rinascita, tra i garage e i cortili delle città contaminate dall'asma. Ora è ruota che gira addolorata indossando un cappotto fumé; in rivoli di pozzanghere si pettina e si scolora. Così lenta. Così piegata.
Id: 10047 Data: 15/09/2011 17:40:07
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La concordia
LA CONCORDIA
Al tempo delle parole nuove la conta era pagina e notte, cinque mesi come cinque libri, e petali di pensiero corteggiavano i sinonimi del fuoco (caldo, rosso, vampa), si illuminavano gli inchiostri i segreti parevano nascere svelati. Vennero i roghi. Si mozzarono le campane perché non suonassero più a nozze, le vetrate furono rotte, le veneri lasciate in strada, e i viali avevano caratteri neri finivano ciechi nei vicoli, buchi di talpa come scarpe. L'oblio arrivò ai libri prima di ogni altra liberazione, patine di cenere nella sequenza dell'emancipare il pensiero da ogni libertà, perfezione ragionevole nel grembo del nuovo mondo, disperato ma affascinante nel suo scintillio d'accidia e le fondamenta del paradiso si adeguarono ed emigrarono le chiavi e le anime per il ceppo dell'ultimo falò.
Id: 9971 Data: 08/09/2011 21:01:28
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La sera del cambio di stagione
Sugli errori che trasmutano la pelle nei come barbari all'assalto invadono polene nella piena essenza contano le paure di restare così sole da invocare i ramponi nel petto.
E l'estate ai villeggianti e il Meridione alle fidanzate sirene e monti come seni schiacciati nei bustini seno di piccione troppo vuoto di latte stanze ne verranno a dipingere animaletti, uncinetti per copertine rosa e azzurre.
Troppo futuro è larva di senso ma la voce invecchia lo stesso.
Id: 9792 Data: 26/08/2011 23:57:04
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Nero
Si grava, è nei pozzi la tua natura che infelicita che nutre poco d'ombra i palmizi, meste a cercare l'acqua a spicchi nelle grate dei pozzi. Malerbe: scuotono le piante magri e tingono vesti legate a fiocco, neri capelli e tu mi dici che non uso gli usi forse cammino ancora scalza forse i rebbi sono il mio pettine che alzo come un albero nel luogo dove uno solo ne è foresta, usa la corda come al boia la memoria.
Eppure la memoria non ha distanza tutto può essere sognato.
E' il rumore è un sogno, laddove le prospettive sono orizzonti e lo sgomento di questa intollerabile sopravvivenza rizza la schiena, totem di ogni colore affama la pace nei propri ricordi affiancandosi nei sospiri agli spiriti della pietà
Id: 9637 Data: 12/08/2011 00:15:08
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Lucidda
Incredula, provava a scrostare come un porcospino scaglia dopo scaglia la gravità crepata dal suo mare d'occhi e s'inchinava in una giravolta e gli abiti matti la seguivano fasciandole le gambe in porpora l'ancella delle carte di cuori, destata in una primavera di rapida pioggia. Il letto orgia di profumi di pesto e pelle la raggiungeva in uno specchio sospeso. Eppure non apparteneva ai suoi vecchi visi, visionaria, figlia pavone, madre fluttuante venere amante: era in amore
Id: 9468 Data: 29/07/2011 18:28:27
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CENTOFOGLI
Centofogli, contaci in meno con le dita alzate che colano manteche di guizzi e di visioni lievi di verbi e sogni come un'epifania povera e in digiuno ed ecco che ti indicano:
poetartista, facci una gogna e un'ustione per ogni illusione che avvicina chi nasce senza razza né ricordi e canta gli spigoli dei pensieri dalle forme moncamozze andando fino ad ogni fondo.
(ed in fondo vi volevo dar piacere con i crateri del viso di Mercy la snella con il guinzaglio del cane del matto che canta con la giacca dell'omino del "Dio non c'è")
Guitto, alta la testa. Indossa una sillaba di rigo bianco e turbaci, con le smagliature dei cumuli i raggi grigi del maltempo, che ti si legano alla vista come un flusso di refrigerio e rinascono negli accordi per piano e per note sommate
di segni di pianeti gemelli su una passerella sorella, su cui provi (amo) e riprovi (amo) una linea astratta, un verso nano o fletti d'improvviso l'improvvisazione di una voce che si genera in monocellule di bellezza.
(ma non abbiamo la stessa madre che s'incurva a svuotarci e s'affaccia con il volto di spine girovaghe a segnarci nel sogno)
Siamo ombre nate da vuoti nudi, tra il cappio e la bocca franata alla vita, che passa incuriosita e ci prende, si congiunge alle ossa mentre ci domanda se son nostre anche queste piaghe. E' allora che saliamo su tavole di cenere e zittiamo quel suono orfano con bende di parole.
Id: 9207 Data: 11/07/2011 09:32:21
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PRIMA vera
Fior di mela, lasciati fiorire in questo vento di voci che oscillano come campanelle e s'intrecciano in ventagli di terre snelle, si attraversa ammirate la fine di letarghi quando le vipere seducono il caldo dei sassi e ci si siede al sole per mostrargli il viso sole, slacciandosi maglioni e piedi nudi a toccare l'erba e i trifogli, incastonate in una fila di sollievi, marosi come marine limpide di verdi e di cinabri come fiori che nessuno più regala essiccati dalla plastica cinese e ti convincono che non sia peccato il cuocere del cuore che la pelle giovane e dorata piaccia sempre che non si possa usare quella parola primavera un nome nuovo da dare un bambino un rimbombo di vita in un letto un fumo bianco di un colpo di fulmine indefinita colta nell'attimo primo dello sbocciare in sincronia con luci dei fiumi che si accendono, intrisa di semi mescolati primizia dalle mille nomee cacciata a forza dai galatei dei sultani latini firmando la resa con l'azzurro dei non ti scordar di me impudica come lo scandalo di un'appagata sindrome premestruale fasciata in un abito bianco da vergine baldracca in un'immacolata rinascita bislacca radice nuova in una vallata di gemme e vetri di falsi smeraldi frantumati in un campo di nuvole troppo rumorose.
(dal Montparnasse Café n. 33 dedicato alla natura)
Id: 8898 Data: 17/06/2011 15:14:14
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AnnaMeth
Fummo e saremo, legate a cerchio Di piombo e di rame, scintille impudiche, ne portiamo i segni dove le vene nascondono il verderame del sangue la corrente dal male della vita, mareggiata incupita dalle passioni spente e qui, proprio qui, nel disamore che oscura alla fine dei rami d'oltremare e cinabri senti la stele della Luna si gira a chiamarci e nei canali d'ombra saremo ancora unica carne.
Id: 8486 Data: 15/05/2011 16:02:45
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ALTACIMA di Meth Sambiase e Maura Potì
Altacima ( io la fine, io il principio ) di Meth e Maura Potì
Altacima roccia di semi baccanti ho spianto sui solchi della siccità di uomini nel giro di un pensiero che si spande allo specchio. Obbedisco ai desideri che si arrotolano e accarezzo i nei lenti sulla pelle. Si addensano come segni criptici di un'età scomposta -sulla battigia degli umori - per svelarmi il respiro di una conchiglia senza fiato. A mozzarlo la longitudine nella mia bocca. aperta, vuota, a mordere il lenzuolo senza denti, la voglia muta di esplorare dune di sabbia mentre diventano artigli le dita a dischiudere docili le labbra. Sono già arresa alla nudità delle mie mani cinque coralli raccolti a curvarmi e chiedo permessi impudichi al flusso della marea che non invade i gemiti notturni ma palpita e spasima: son io la fine io il principio son io orizzonti nuovi a risucchiare le pene dell'inferno e vene gonfie di varici al miele a rilasciare tiepide gocce di latenza sui rami secchi e tra le pieghe di una cima che non è più ruvida corteccia.
Id: 8394 Data: 07/05/2011 22:25:42
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LO SCHIANTO
Una lastra. Se non ti avessi visto con questi occhi bicicletta innamorato girare con il suo peso al contrario a sorriderti senza affanno, e girare ancora, avrei dato la metrica del bugiardo a chi veniva a parlarmi ancora di te. Disanestesia, mi spezza il fiato e il ritorno dall'ultima pagina della fiaba è una strada ferita di lupi chiodati assai lunga, con gradini instabili. e pozzanghere di pensieri vortici. Combaciamo, mi potresti ancora piegare, nell'unico corpo che siamo stati, perlustrarmi con un peccato robusto riversare l'inclinazione del mio angolo giro, mentre ti trascino in una provocazione, ti circondo, mi circondi e mi chiami castigo di Dio. Ma Dio non punisce le acque inaridite, e ti racconto storie d'insonne e fulmini nei capogiri (perché non ho portato una bottiglia di bianco?) Troppo lavoro. Un nuovo soprannome, una quiete così fredda e m'involvo in un assolo una lógica mente che mi investe e mi spacca a terra una copia doppia, elusa, abbandonata, svergognata. mentre una giovane figlia femmina ti saluta afroditica tra i cespugli infestati dalle coccinelle che ho dimenticato di potare.
Id: 8186 Data: 21/04/2011 20:10:46
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LA FORMA DELLA CROSTA
Da giorni si conta. Si mettono i numeri a perizia, robusti come le corde degli impiccati sotto le forche, più in basso delle cave delle talpe, come rottame di zingaro, il resto dell’Altro. Non è detto che sia sera o estate, che sia questo il mestiere in cui le casse azzittiscono, che bisognia rallentare come l’urto ad un incompreso: no, nulla da fare, il ritmo non è esatto, non c’è tono, non c’è contatto.
Si aspetta. Arriverà il plauso per rovistare le somme della carità, che si gettano ai resti delle zattere volti profughi rassicurati dalla cortesia, - perché gli sbagli sono sempre degli altri-. Inattuati, si mostrano i denti bianchissimi , e s’incassa la milizia della buona famiglia che parcheggia la mobilia preziosa come un ecomostro su una spiaggia illibata. Adesso si capisce, la forma della ragione ha il feltro di un portafogli si modella come piramide di fretta le prime pietre magari gridano schiacciate ma nessuno vuole ascoltare l’offesa. O forse il contrario. E’ l’atomo del primo soldo a sfondare ogni corazza perfora e buca e passa nei tubi, sei soldi l’ora sei soldi un'ora clandestino da gas, come una decomposizione di quella che era stata una crosta (ghigno) d’altruismo.
Id: 8019 Data: 09/04/2011 16:54:43
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Rabdomante
Nascosta ho messo il piede fuori dal mondo rovesciandomi come una contorta zattera di meraviglia ma la voce era una smorfia che faceva capriole e orfana ho incontrato la tua schiena.
Tu hai lottato, invadendo ogni memoria e cellula di carne riducendomi a orgasmo da letti veloci e sei cresciuto come cancrena ed io son così nuda e pesta.
Nel tuo disordine mi son lasciata sconsacrare mi han gettato un panno nero sulle braccia urlando al ventre vuoto disgrazie e malanni affinché imparassi ad obbedire ad ogni resa.
E ora ti graffio di liberarmi da ogni misura che accartoccia questo limbo mi gridano: estinguiti lasciati intrecciare come le altre e posati inarcando le gambe.
Ma tu mi dicevi che a stendersi su di me si fà fatica come lavarsi con acqua contaminata come tingersi le mani di troppo viola come immolarsi per una preda già vinta.
Nessuno, nemmeno gli uccelli sui sassi si lasceranno carezzare in fondo le strade diverranno cieche mutilate dalle radiazioni del disamore mentre tutt'intorno si continuerà a benesistere.
Rientrerò con occhi bassi nel mio armadio come in una bara tagliando il legno con le mani nude per farne bacchette da radbomante e nell'acqua di un pantano, rinascerò matrigna.
Id: 7707 Data: 19/03/2011 15:13:37
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YUKO MI HA REGALATO UN CIGNO
Yuko mi ha regalato un cigno rosa, con ali di punta e un rigido collo di carta. Per la lunga vita, -mi ha detto- che ti porti lontano lontano e ti faccia planare su ogni mare, e con un sorriso di bimba ho aperto le vele al mio nuovo compagno di viaggio. Insieme, respireremo la polvere dell’aria verso i sentieri della progenie d’aprile nel buio luminoso della costellazione della Spiga, vireremo nei mari della tranquillità, l’altra faccia della Luna di primavera, sopra i ghiacci polari, fra i pinguini che preparano filtri d’amore per foche riottose. Sotto le nuvole, appariranno usignoli stonati che dai pensieri d’amore fanno la legge degli amanti, e alla fine degli orizzonti, ci riporteranno a casa le minacciose sfere nere della pioggia perché gli origami di Yuko non possono bagnarsi.
(è una poesia del 2008. Spero che Yuko stia bene)
Id: 7633 Data: 13/03/2011 19:58:05
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IL VIAGGIO DI BANANA - la passeggera -
Ditele che lo stupore del viaggio si ficca nelle pieghe delle sue scarpe. o di quelle della sorella, così vecchie da buttarsi dal molo per non farle affogare, Che tutto è equidistante, arrossato dall'equinozio in fiamme del vin brulè, e si discioglie la meraviglia affollata, ruvida e morbida. Anaspigolo d'Oriente ti accorgi che non uno spazio di vita dialoga in monologhi d'uomini e letti duri? E si discioglie in meraviglia, nel tempo in cui il tuo gatto si pacifica con le piante, e i viaggiatori del Levante d'Occidente, t'insegnano a fare le ruote come i tabernacoli mentre si apre la valigia diventando pala d'altare, scandendo la polvere dai granelli dell'ultimo camminno. Attendo coscritta, che curi ancora ogni tempo mettendo nella penombra della memoria veggenti inchiostri sorridenti come rosoni alle finestre come le sere del mondo, come quando il tuo giovane figlio gattonava e mangiava le alghe prese nella bassa marea: ora tutti noi saliamo adesso le tue scale per guardare lo stesso cielo nelle ragnatele dei fili di Osaka.
NdA. Questa poesia è dedicata. Un viaggio chiamato vita
Id: 7504 Data: 06/03/2011 18:33:05
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LINFEDELE
Maltempo mi entra come la gramigna un solo seme corrode ogni raccolto e tu mi dici che son malacjorta.
Ma a certe cose ho l'abitudine di lapsus e bottiglie di birra bestemmie di lingue addormentate, ho il blasone del nulla sulla mia schiena.
Ecco tutti mi additano, mi hai esposto e lasciato in strada, son io la perduta e tu il povero amante.
Mi gravano intorno le altre donne - lo sapevo già non ho sorelle - si fan lontane mentre galleggiano nelle urla, come un tapis roulant di vergogna.
Runica, come le pietre che mi lanciano sono liquida e smagrita in un fascio d'ombra per tutta la vita ho cercato di esser gregge ma il collo non si piegava all'erba.
Invece mi buttavo nei fossi aprivo il ventre se il profumo mi arrossiva e avrei voluto cantare e alzare i piedi e aprire le braccia sotto le ali clavicole si storcono son infedele anche a me stessa.
Id: 7271 Data: 18/02/2011 17:53:13
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DUE DOMANDE
Delle storie di Strano il topolino che amava la tua cioccolata e dei tre baci che chiudevano la buonanotte -serena superstizione di una pellaccia atea- accoglierai i ricordi, figlio mio? Non vivono ombre nel tuo buio le ho messe in fuga. Ho accorciato e lucidato le mie unghie di vecchia spina per non ferire mai la magrezza della tua pelle e al cratere greco ricucito nel ventre, ho attaccato il primo sandalo che hai perso per strada. Patetica, ho riparato un vecchio paravento per le confidenze dette a voce d'occhi tra le costruzioni di mattoncini sciolte nelle lenzuola assonnate -non si cade mai da un letto familiare-. Son diventata un rintocco docile, l'orologio del disordine mi decellera i battiti ma tu ne hai serrato il ritmo ed ora che la marea del latte e biscotti si è ritirata con un bulino incido in controluce il profilo tavoliere dell'adolescenza e dei pantaloni scesi alle mutande. Ti ricorderai, figlio mio, che te le stiravo io?
Id: 7242 Data: 16/02/2011 22:03:39
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LA MIA ULTIMA DEA
Nuda, non ci sono maschere, assi bucate, veli da indossare. Ha lo spray che luccica d'oro e di gommalacca sui muri, riso nelle asole degli anfibi.
(Hai tentato di soffocarmi nella veglia mattutina ti ho aperto gli occhi e i tuoi incubi sono spariti)
Ad ogni respiro pieno è la luce dell'aria che entra le mani che si uniscono in preghiera la pietà di un ago calamitato che segna il Nord dei Meridioni.
(Fonderai le chiavi quando lascerò aperto l'ultimo cancello e il cane resterà ad abbaiare)
Non ci saranno più per nessuno grida illeggibili, - la grazia domina la tela - e mentre la chiamo a me come ultima dea, la libertà di essere ancora me stessa mi attraversa distante.
Id: 7220 Data: 15/02/2011 22:03:45
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