I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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La solitudine della parola #SaveAshrafFayadh
La solitudine della parola Quando tacciono le aurore su lingue oblique già sepolte, mi aggrappo all’afosa arresa di carne, che piroetta senza passi per le curve delle mie ceneri, incolore come la solitudine della luna, dal ventre di una parola senza nome, dove inciampa in se stessa, in uno strappo alle lenzuola di cielo, il sapore di ruggine e sale.
Id: 35759 Data: 14/01/2016 15:40:54
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Dun istante, soltanto (Epifania)
D’un istante, soltanto (Epifania)
E all’improvviso, fu attesa Un’attesa inaspettata che Aveva l’amaro sapore della nostalgia Una nostalgia così profonda Che potei sentire, per la prima volta Quel che il mio cuore aveva da dirmi E mi ritrovai avvolto da astrattezza Un’astrattezza che si sposava all’immensità Per poi rimanere sull’incerto filo del nulla Come una ciglia che cade lentamente al suolo Non prima d’aver danzato nel vento, per l’ultima volta Mi sentii catturato, con materna benevolenza Ma non son capace di dire da cosa La nostalgia era così intensa, così vissuta Eppure così repentina Mi parvero ore, lunghe ore d’indicibili sensazioni Nelle quali fui a contatto con la mia vera parvenza Ma tutto fu un istante soltanto Si, d’una sorprendente epifania un istante soltanto Nel quale mi ritrovai incredulo e commosso Come all’improvvisa perdita di un sogno, che non sarà più.
Id: 2319 Data: 09/06/2009 10:04:24
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Io, sulla mia croce
Io, sulla mia croce
Anche l’ultima candela si è spenta poi Col fumo che sale sinuosamente in alto Verso quell’immensità che provo ad acchiappare, io Come un bambino che vuole quel che vede Eppure le mie mani restano vuote – sfiorate dalla silenziosa solitudine Che riempie questa stanza, invisibile tuttavia percepibile Le mie mani restano lì allora,come impalate in aria Mentre l’ultimo fumo si dirada definitivamente – come un addio mancato E lacrime di malessere colano improvvisamente Al richiamo strozzato d’affetto o d’amore o di quel che sia Un richiamo che proviene da quel vuoto stesso Che dentro di me m’ha stretto violentato e ucciso Eccomi dunque, un fantasma che si ostina a blaterale ancora – rendendosi ridicolo Mille bugie che mi hanno donato un vestito di cartapesta Con cui coprirmi in quei grigi giorni di desolazione Ma eccomi nudo, invece – mentre tremo Crocifisso su legno grezzo o diamanti appuntiti – tanto non v’è differenza Per non volermi piegare al volere del destino Quel destino che mi ha rubato persino l’ultimo afflato di fantasia Eppure una storia è già stata scritta per me – a prescindere che io sia d’accordo o meno Una storia destinata a mescolarsi ad altre mille e mille ancora Per poi ritrovarsi sempre ed inesorabilmente da sola Sotto pallidi soli o solitarie lune – come pensieri fuggiti oltre la percezione Al pari di me, su quella croce – là, da qualche parte tra straniere nebbie Quante domande senza risposta E quante risposte vane o inutilmente attese Che bruciano là – non molto lontano dalla verità Senza poter avere nuove possibilità Non c’è mai una seconda volta Specialmente quando non c’è mai stata la prima E le preghiere non servono a niente E appaiono come parole di fumi puzzolenti soltanto Rintocchi di campane severe mi spaventano E pianti dimenticati tornano a farmi visita – in questo presente sfocato Mischiandosi a sacrifici che si levano al cielo Per divenire lotte contro le oscurità della mia anima Come pugni battuti su porte chiuse Lasciando impronte che sanno di sangue Che restano lì, anche nel domani – disegnando figure contorte Che solo il cuore avrebbe potuto interpretare Ed io Io continuo a battere i pugni contro quelle porte Alle quali s’accompagnano grida dal mio animo Che fanno emerge quell’animale solo e ferito che c’è in me Come di chi sta per morire E vuole lasciare un ultimo lamento Che il mondo – quel mondo così lontano e sconosciuto per me Possa ricordare un giorno qualsiasi Lotto e combatto e mi ritrovo sempre allo stesso punto Come un angelo ancora lontano dal trionfo Perso nelle supposizioni evanescenti di un amore proibito E contornato da mere superstizioni umane Dove niente ha senso – neanche il mio nome Perché solo la pazzia sfiora quella cecità indotta Nella quale vivo perennemente, io Dove le scuse pungono con i loro aghi delicati tutto quel che è rimasto Tramite le proprie recriminazioni inespresse E quelle condanne che m’hanno torturato già Mi sfondano il cuore una volta per sempre, in maniera così desolata Che non posso non farmi uccidere una seconda volta – sperando sia l’ultima E la strada, la mia strada – di asfalto bagnato È ancora lì, vergine – in attesa di essere percorsa da me Ma io Relegato nell’ angolo più tenebroso della mia stessa prigione Fuggo da tutto e tutti perché niente ha più un significato per me Niente è più in grado di farmi restare attaccato all’ultimo filo di vita Che mi sta abbandonando, oramai Come un aquilone perso che vola verso nuvole distanti e famigliari Dietro ad ogni cosa vedo inganni soltanto E dietro gli inganni ci sono solo perfidi ghigni da pagliacci Che seguono lo scoccare delle ore – ore che passano, semplicemente E allora non mi rimane che appassire sulla mia stessa croce Per l’incapacità di accettare di attendere e di piegarmi Per non essere capace di recitare una parte che non è la mia Io, come il primo dei veri peccatori – o l’ultimo, forse.
Id: 2264 Data: 03/06/2009 20:32:19
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Solitudine
Solitudine
C’è cecità nei miei sentimenti Incapaci anche di dire bugie La percezione è un velo strappato Dal quale respira il maledetto vuoto La musica del mio essere Sa d’amara e fragile sincerità E m’impaurisce ed uccide nello stesso istante Il mio corpo, pare l’ultima fiamma di un falò In ricordo di angoli di vita che Si sono persi nel silenzio del cielo E solitudine, solitudine soltanto è quel che respira in me Ed io, io mi chiedo ancora perché.
Id: 2250 Data: 31/05/2009 11:18:19
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Anche mia madre
Anche mia madre
Anche mia madre Fu una donna Si – anche mia madre Fu una donna Quando sotto la calda trapunta Nelle sere d’inverno, io Facevo finta di dormire E sentivo i soffocati singhiozzi di lei Che aveva capito la vita troppo tardi E non riusciva ad arrendersi ancora Anche mia madre Fu una donna Quando la vedevo là Seduta in un angolo della stanza In una malinconica penombra Persa nelle proprie rinunce Senza aver mai pensato alla sua contropartita Mentre io non capivo E mi sentivo così impotente Anche mia madre Fu una donna Quando con passi lievi E pesanti gesti che non si ripetevano Giocava con me nel giardino Come un passero di strada che Aveva perso la sua direzione Tra mille sensi e nessuna ragione Anche mia madre Fu una donna Quando quella mattina la trovai là Con gli occhi chiusi sul suo letto Come un fragile punto interrogativo su lenzuola pulite Di chi ha atteso sempre quella risposta che Poi non è giunta mai Un sorriso di sbieco sul suo viso E il colore pallido della sua pelle Che la rendevano dolcemente vulnerabile Come una bambina dormiente E adesso, soltanto adesso Da uomo adulto, ho capito finalmente Che anche mia madre Si – che anche mia madre Era una donna.
Id: 2084 Data: 29/04/2009 18:46:36
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Ceneri nel vento (Briglie slacciate, soltanto)
Ceneri nel vento (Briglie slacciate, soltanto)
Libere mani che giocano nell’immenso Lambendo di curiosità il silenzio che Vibra di echi stranieri tra i sottili fili di fiato Solleticanti di sorpresa i petali del mio cuore Ed è come suonare le corde di un’arpa immaginaria Sotto il cielo spento come un televisore muto Nel quale non si osa guardare E la mia identità di giocoliere di vita Viene consumata da un mancato sorriso Che resta lì, in attesa nell’aria immobile Perso nella propria intimità che gli fu sconosciuta E poi, all’improvviso Le dita sono sfiorate da ceneri Che come grigi fiori intrecciati seguono il vento, fedeli In una danza segreta e mai immaginata Per unirsi all’asfalto dei sensi consumati Ed infine divenire il quotidiano incosciente Ed io Io resto lì, da qualche parte Come in un sogno mai sognato Con briglie slacciate soltanto.
Id: 1913 Data: 04/04/2009 17:26:11
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Col telefono nella mano (Mal damore_Parte III)
Col telefono nella mano (Mal d’amore – Parte III)
E mi ritrovo col telefono nella mano E lo guardo Lo guardo, in silenzio Con un’improvvisa speranza Che freme da qualche parte, là Consapevole della perdita E del vuoto che si è fatto strada, in me E guardando il telefono Quel telefono stretto nella mia mano, muto Penso a te E vedo apparire il tuo viso, là Che fa una smorfia di vittoria Nell’atto di abbandonarmi definitivamente È vero – io non sono il vincitore Ma soltanto il perdente della situazione Sono quello che t’ha amato Al di là della propria vita Sono quello che ha tirato il tutto da sé Per donartelo, con passione Sono quello che ha creduto e combattuto Per proteggerti ed amarti davvero E poi sono rimasto qui Sospeso in uno dei mille frammenti di vetro Che tu hai scordato, un giorno qualunque E mi ritrovo con quel niente Che mi dona brividi di fredda solitudine E sensazioni di taglienti rimorsi Dove sono finito? Dov’è la vita? Ma non ci sono risposte da dare Solo fantasmi lattei Che aleggiano nel presente E sanno bene dove conficcare le loro lame Si – hai ragione Sembro un patetico bambino Che non ha ottenuto il giocattolo del momento Ma sei consapevole d’altro anche Ho un’anima anch’io, infatti Ed è per questo Che da uomo soffro terribilmente E tento di nascondermi Tra le ombre del mio stesso essere Per ritrovare lacrime Che mi tengono compagnia brillando Ho desiderato l’amore, e lo sai L’amore – quello assoluto Non mi sono accontentato di niente Non ho goduto dell’istante mai Ho cercato di andare sempre più in profondità Per possedere l’anima – la tua anima Quel prezioso e delicato fiore Che tanto desideravo Ed ora invece Eccomi qua Mentre inciampo e scivolo Su quello che ho costruito io stesso, un tempo Castelli di sabbia e spine Che l’uccisione del sentimento tenta di distruggere Ma invano Più vuoi scordare quel che è stato E più quel che è stato diventa presente Ed è per questo che sto divenendo sempre più debole Questa lotta continua Mi fa già presagire il sapore della morte Così amaro per la nostra consapevolezza Eppure così dolce per le nostre ferite Ma il cuore dopotutto Il cuore è invecchiato già Aspettando il tuo ritorno E vivendo in un’attesa Tra consapevoli illusioni E il telefono Il telefono resta sempre nella mia mano, ancora.
Id: 1532 Data: 21/01/2009 13:51:17
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MaleDentro
MaleDentro
Con la voce roca Di un cuore graffiato Grido al cielo il mio dolore Che non si è mai placato Il maledentro che tormenta Quei ricordi che vi trova Il maledentro che ogni giorno m’uccide Mettendomi sempre alla prova Il dolore mi stringe caldamente a sé Come un vestito bagnato Ed io mi sento come un automa Che la vita stessa da qualche parte ha dimenticato Le mie viscere sono ormai squartate Dal primo giorno che fu Ed il cuore, tra artigli affilati A battere non ce la fa più Sapore di morte e di sconfitta All’orizzonte del mio stesso viale Paura e vomito mescolati assieme In una sensazione profondamente esiziale Dov’è il senso d’essere In tutto quel che ho? E perché io, nella penombra della vita Devo solo accontentarmi del solito no?
Id: 1519 Data: 17/01/2009 16:03:59
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Briciole di rosa (Mal damore Parte II)
Briciole di rosa (Mal d’amore – Parte II)
Ed è già passato un altro anno, così Con la tipica inesorabilità delle cose Che ci lasciano perplessi ed interdetti Da qualche parte, semplicemente Ed io Io sono sempre qui Abbandonato sul mio letto disfatto E dimenticato dal tempo stesso In quel passato Che mi ha tolto tutto Tutto quello che allora possedevo E addirittura la mia anima Che è evaporata, silenziosamente In quell’aria viziata e pesante Nella quale io stesso mi ritrovo Puzzo d’abbandono e d’arresa Che grava sul vulnerabile terreno squartato Di quello che era la mia anima, allora Ferite senza limiti né confini Che il tempo stesso, da gran dottore Non ha saputo guarire La vecchia rosa rossa Che mi sorrideva un tempo Là, dal mio comò È marcita di disperata attesa E sono sparse sue briciole sul lurido pavimento Sul quale feci ripetutamente l’amore, io Tracce di passione consumata Sento ancora oggi E profumi di gemiti lontani Pervadono la mia mente Accoltellandola Senza alcun ritegno né vergogna In uno spasmodico orgasmo triviale Di cui ignoro il senso Mentre quella lettera d’amore Che io stesso strappai Furioso e pazzo per quello che avevo perso Giace ancora là Come indelebile testimone In mille pezzi Che emettono caldi afflati Di rassegnazione dovuta In presenza di una felicità appena sfiorata E non goduta pienamente mai – mai Le mie mani Sono svigorite dall’unica cosa rimastami Un freddo carico di tensioni negate E di parole inespresse e seccate in gola E di possibilità negate in maniera assoluta Ed il cuore Il cuore non può che battere forzatamente Con respiri carichi di vita non vissuta O vissuta troppa intensamente, forse Per un’illusione Travestita da splendente speranza Ed una punizione Nascosta dietro ad un bianco sorriso E il grezzo desiderio di carne Mascherato da un’eterna promessa d’amore E dietro a tutto questo cosa c’era? C’era una semplice fame Di carne fresca e debole e sensibile Con lo scopo di violare la profonda intimità Di chi uomo ancora non era E di turbare e poi infrangere i sogni colorati Di chi aveva la testa immersa tra le dolci nuvole ancora E di rubare infine quel prezioso dono della vita A chi poi è rimasto qui, come un cadavere Senza sogni né speranze Senza richieste né pretese Privo di un’anima Con la quale volare al di là Degli spazi della propria consapevolezza Dove l’immaginazione fa da regina E la libertà è l’aria che si respira Privo di un cuore Col quale poter assaggiare il sentimento Laddove tutto è niente e viceversa Con farfalle che s’intrecciano, meravigliose Su note che richiamano piacevoli nostalgie Dai polverosi armadi delle nostre sensazioni Ma ora Ora dov’è finito tutto ciò? Io – disteso sul mio letto In un mutismo incosciente Vedo solo un orizzonte nero, là Che mi inghiottisce in se stesso Come l’antico richiamo della morte Dove la natura stessa non esiste più E tutte queste parole pronunciate Non hanno alcun senso per me Non ci sono significati, qui ed ora Né tantomeno suoni Io – affogato tra muti silenzi Solo freddo è quello che percepisco Ed intorpidimento della carne violentata E le briciole nere di una rosa spirata Ed i pezzi Di quella che era una lettera Di quello che fu un cuore Laddove ora L’amore non c’è più, oramai No – lo so bene L’amore non c’è più, oramai.
Id: 1485 Data: 09/01/2009 16:22:45
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E allimprovviso, tacitamente
E all’improvviso, tacitamente
E all’improvviso, tacitamente Un grigio velo di densa cecità Mi rende insicuro ed esitante Dietro ai cantilenanti sibili del vento Mentre camminando io, inciampo Graffiandomi la delicata pelle Del bambino ancora presente oggi Parole soffocate e balbettii stentati Fuoriescono in una contenuta smorfia di scoraggiamento Come farfalle trattenute da fredde spille E sangue che poi m’imbratta le mani Mi spaventa per l’ultimo palpito della vita Che il cielo risucchia in sé Mentre il colore nero – l’unico da me visto M’inghiotte nella sua muta nullità Facendomi perdere la cognizione del mio essere Volatilizzata chissà dove Nelle ultime briciole di tempo che non esistono più.
Id: 1438 Data: 31/12/2008 10:29:01
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Cerone dinnocenza
(Mi scuso se non ho pubblicato più niente ma il tempo è stato particolarmente tiranno in quest'anno. Eccovi allora, per rimediare, la mia ultimissima novità in anteprima)
Cerone d’innocenza
Eccola, la mia anima Come un foglio di carta dai mille buchi Che sventola incosciente al vento Leggero eppure possente Mille mani che applaudono, silenti All’appassimento di un sorriso Che muore lentamente come una stella Dopo l’orgasmo sudicio di una vita ingiusta Ghiaccio su nuda pelle Afflati polverosi dallo spirito Il museo delle memorie sprangato E le vene che puzzano di vuoto sconfinato Mentre del cerone, inaspettatamente Cola dalle guance Per poi sporcarmi le labbra D’innocenza perduta e mai ritrovata.
Id: 1432 Data: 30/12/2008 17:21:46
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Rimpianti/Uomo
Rimpianti/Uomo
Un giorno Per caso Nella penombra Della tua stanza Ti guardi allo specchio E non ti vedi più Non ti riconosci affatto Solo sensazioni Indefinite Vedi un’ombra Soltanto Confusa Che riflette lì Davanti a te Un uomo Si Un uomo Un uomo Che Ha perso Se stesso Un lontano giorno Di quello che fu E non si è ritrovato Più Un uomo Che Per fuggire dal passato Si è messo a rincorrere il futuro Freneticamente E non sa Che cosa ne è Del presente Un uomo Che Si sente a pezzi Completamente Per il vissuto Per quello Che non è riuscito a volere E per tutto ciò Che non ha osato chiedere E che ha perso Una volta per sempre Come polverizzato All’istante Un uomo Che È stato debole Nell’essersi rassegnato A quello che non è Il suo destino Ma solo un incrocio Della Vita Al quale passare Decisi Puntando dritto Verso la prossima meta Un uomo Che Ha passato Le ore I giorni E i mesi A guardare il bianco soffitto Unico appiglio Della sua Disperazione immensa E del suo Sentirsi profondamente un fallito E a percepirsi come morto Con un corpo Abbandonato lì Al caso Nella solitudine dimenticata Dal mondo Indifferente Vergine alle tentazioni E motivo del suo Più duro disprezzo Un uomo Che Ha sempre sbagliato Nei pensieri E nelle parole E nei gesti E che Per questo È stato castigato Una volta per tutte Ma ingiustamente Un uomo Che Nonostante tutto Un cuore Lo ha Ma non riesce ad usarlo Perché c’è la paura Si La paura La paura Di conoscersi Per la prima volta La paura Di sapere Per la prima volta La paura Di amare Per la prima volta Perché lì In quel punto che Ognuno di noi Tiene ben nascosto e difeso Dalle aggressioni esterne Esattamente lì Nel centro Dell’essenza Della nostra vulnerabilità Ci sono numerose ferite Che hanno messo profonde radici Nell’anima Ferite Che nessuno È riuscito a rimarginare Nessuno Men che meno il tempo Che è tutto Tranne che Fedele alleato E sincero guaritore E poi Quelle stesse ferite Come delle vere puttane Tengono sotto braccio I loro uomini I rimpianti Inesorabili accompagnatori Dell’uomo Che un passato Ce l’ha E poi Poi Quanto rancore Quanta condanna Quanto dolore E quanto desiderio Di rivincita Conclusiva Un’attesa Che sembra non finire Mai Un’ossessione Che vive Nelle viscere più profonde Ma Nel frattempo Gli anni passano E quell’uomo Sarà sempre lì Nello specchio A riflettersi Nella confusione Delle tue calde lacrime Che ti inondano Le guance In penombra Mentre ancora una volta Il presente ti sfugge E le mani Le tue stesse mani Ancora vergini Stringeranno solo l’aria Consumata Della tua stanza E ti fa compagnia Il rumore della pioggia Soltanto.
Id: 262 Data: 23/02/2008
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