I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Giunge ai miei piedi la notte,
furtiva, silente,
che sguazza ove la luna si perde.
Perlacei bagliori smerlettano la laguna
e la serale cenere sbatte al muro l'astro,
che rosseggiando
va sanguinando.
Sfiorisce la luce agonizzando,
ma con trucco sapiente,
s'alza il sipario delle stelle.
Un filo di nebbia, dallo specchio d'acqua sale
inumidendo le ossa,
s'affrettano le famiglie sulla via di casa,
i fedeli, una campana chiama.
Le foglie nella notte bisbigliano piano,
alla luce d'un lampione
accovacciato è un accattone,
tira su il bavero, poi incrocia le braccia,
ai suoi piedi addormentato un cagnolino,
qualcosa tintinna nel suo piattino,
mentre struggente è nell'aria,
il suono d'un violino.