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Raccolta di poesie di Loredana Merlin
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Il tempo

Sento il trascorrere del tempo.

Il suo divenire subito ieri.

Lo sento scendere

sotto la pelle,

fra strati di muscoli

e nervi

e andare irrequieto

a fare a rubabandiera

col tempo che resta.

Passato e futuro

si giocano il giorno.

Ed ecco perché

certi strappi,

a volte, nell'anima.

Ma son io

il giudice di gara

e non mollo la presa.

Fra le dita,

esile lembo,

mi tengo ben stretto

il presente.

 

*

Il calicanto

Fiorisce

il calicanto

rami forti

fiori di stella.

Spunta nel gelo

che abita il mondo.

Nasce dal freddo

che dimora nei cuori.

E' fiore d'inverno

ma dono del sole,

rami di speranza

e fiori d'eliodoro,

Profumo di rimpianto.

Domani sarà ancora

inverno.

*

Scatole vuote

Perchè io le patisco
tutte quelle solitudini là fuori
fatte di vuoti,
lasciati dalle troppe cose
e dalla vita.

Pigiati in scatole senza fondo
i nostri mondi si sono dispersi
lasciandoci l'anima nuda.

Le riconosco quelle mancanze
che gravano i pensieri di pietre,
scagliate poi contro
cuori innocenti.

Ma forse siamo senza colpa
se ignari della nostra stessa solitudine
vaghiamo
satelliti di un cuore infelice.

*

I mostruosi Non so

Nella solitudine dell'alba
si risvegliano tutti
i non so della vita.
Non so
che sembrano sogni
smarriti
confusi
incerti
con il loro non senso.
Il silenzio basta
a tenerli a bada
prima che arrivino
gesti e parole.
E' un non sapere
ingenuo
innocuo
sordo.
Poi invece diviene
Non so
di un mare in tempesta
Non so
di un uragano di voci e pensieri.
Il giorno che cresce
contorna con ricami folli
di punto croce
quei non so
e appaiono mostri.
Io stessa divengo
un orrendo
incarnato
non so.
Un abisso cupo
un vuoto letale
con l'anima, come un fazzoletto,
stretta in un nodo,
per ricordare
che voglio andar via
via da questo passaggio di tenebre
senza luce in fondo.
Ma invece
resto qui
e la sera
chiudo i miei conti
con il giorno.
Uno in meno per abbracciare
per stare insieme
per sperare.
Si perché la speranza
è proporzionale
alla vita che resta.



*

Se sto recitando

Un punto di luce
lì centrale
nel nero assoluto d'un palcoscenico,
orfano di quinte e fondali.
I miei piedi nudi
sentono il legno incrinarsi
scricchiolio dell'ignoto.
Buio e oscurità.
Solo quella spia luminosa
senza origine alcuna
e questa notte intorno,
scenografia senza stelle.
Eppure io vedo il luogo
dove il mio corpo può abbandonarsi
e lentamente divenire germoglio
senza nome
senza voce.
Non ho battute
sono attrice vuota.
Graffio questo legno ogni giorno.
Poi lo accarezzo e schegge
attraversano le mie mani
scorrono col sangue fino al cuore,
spine velenose
d'un maleficio eterno
che nemmeno la morte può risolvere.
Perchè rinascerò
attrice della mia vita,
senza un volto ingenuo
già corrotto
da passate interpretazioni.
Dunque io son... la fortunata
che mai più scenderà
da questo luogo di finzione?
Urlerò la tragedia, il dramma,
attraverserò la scena della commedia
dei nostri giorni.
Non saprò quanto ignara o conscia.
Nelle tenebre anonime
saprò cambiare, trasformarmi
e come un camaleonte confondermi.
Io,
attrice di ruoli cangianti
per incontrare le umane molteplicità.
Se sto recitando,
allora almeno datemi costumi variopinti
e truccatemi bene,
che se dovessi specchiarmi
non abbia da riconoscermi.

*

Di che son fatta

Di che son fatta?

Di tempo trascorso

di strade

di luoghi

di volti

Son fatta di mare

lacrime e sudore

E di suoni

del sangue il frusciare

i rintocchi del cuore

e un sotterraneo fermento

di versi sparsi 

nella mia testa

E son fatta di voce

che echeggia e si spande

Di che son fatta

se non di astratto e ideali

di un nulla intoccabile.

E allora mi chiedo

cos'é che soffre

nell'immaginario essere

se anche soffrire 

è illusorio.

 

*

la voce e le parole#SaveAshrafFayadh

Io,

se mi togli le parole,

quelle che parlano nella mia testa

con una voce che poi non riconosco,

se fai tacere quella là

che grida per dire la sua verità

e mi rimbomba nel petto,

io,

non ho più voce.

Io,

posso forse lasciar che vinca

quel nodo che è un tutt’uno

con la mia anima,

quella terribile piena

che mi svuota?

Io,

mi distruggo e rinasco

mille volte in un giorno

e vado

e cerco

le mie parole

la mia voce.

*

Iris

Io sono il vento,

dice.

Posso portarmi via

i tuoi petali blu.

Se sei una rosa

anche le spine.

Ma tu sei un Iris

dal cuore di stella.

Le stelle,

quelle restano.

Io sono il vento,

ripete.

Posso entrarti negli occhi

e rubarti i pensieri.

Anche i tuoi sogni

se ancora ne hai.

Ma tu sei veloce

e chiudi le porte.

Per questo io taccio

e riparto da solo

*

Noi possiamo

Noi possiamo partire

viaggiare in eterno.

Fuggire in capo al mondo

e nasconderci.

Possiamo dormire e risvegliarci.

Noi possiamo stordirci con mille

menzogne e avvelenarci  di parole.

Niente si fermerà.

Niente ci entrerà nel petto

per estirpare il dolore.

Ogni volta che apriremo gli occhi

la vita s'insinuerà identica.

 

Osservare senza toccare le cose

Amare senza abbracciare

Piangere in silenzio

Credere sempre

La forza non arriva dall'esterno.

 

La saggezza non viene dal nulla.

 

*

Poesia di un’altra (Vivian Lamarque)

Mi sono asciugata gli occhi

con la manica della vestaglia

 

Fuori piovevano luci sull’asfalto

 

Un gesto semplice

come respirare

 

Fuori era buio come la notte

 

Nemmeno t’accorgi

Eppure se tu l’avessi visto!

 

Fuori nuvole basse

scavalcavano le montagne

 

Con le dita piegate

ho fermato la manica sul palmo.

 

Ho aperto i tuoi ricordi

 

La testa s’è chinata

Si son chiusi sugli occhi

I capelli eran rami di un salice

 

Leggevo

come un necessario supplizio

 

La bocca s’è storta

per non aprirsi e far rumore

 

Ah se potessi udire il silenzio

per sempre!

 

Le spalle ricurve

e il braccio pesante

 

Intanto leggevo le  tue parole:

parole di un’altra

 

Ho coperto gli occhi

e premuto forte

per fermare l’emorragia

 

Una pena come la mia

Chi sei?

 

Poi il tessuto s’è intriso

del mare dentro

 

Ho appoggiato la guancia

sulla tua vita richiusa

e ho pianto.

*

Il guardiano

Ai piedi dell'eterno guardiano
lascio i miei abiti stretti.

Scuciti,
a volte con rabbia
o con la pace del nulla.
Strappi silenziosi
uno sull'altro
come fogli iscritti
di soli pensieri.

Lascio brandelli
intrisi di giorni e notti
e rimpianti profumi,
le mille maschere
in marmo,
screziato di sogni.

Ai piedi dell'antico tiranno
poso l'involto del passato,
in teli
di compassione,
ove le labbra disegnano
un bacio,
impronta del commiato.

Il tempo non vince.
Mi riprendo la mia anima,
vuota,
di infinite possibilità.


*

Iris


Io sono il vento,
dice.
Posso portarmi via
i tuoi petali blu.
Se sei una rosa
anche le spine.
Ma tu sei un Iris
dal cuore di stella.
Le stelle,
quelle restano.
Io sono il vento,
ripete.
Posso entrarti negli occhi
e rubarti i pensieri.
Anche i tuoi sogni,
se ancora ne hai.
Ma tu sei veloce
e chiudi le porte.
Per questo io taccio
e riparto da solo.

*

Nostalgia

Non discerne

Nostalgia

non conosce

la dimora di coloro

che incessantemente ami

Se nel mondo

o fuori ormai

Giunge inconsapevole

Nostalgia

A forarti il giorno

E attraversandolo

i lembi tuoi accartoccia

in un dolore

di fiamma chiuso

Così

come quell'amore che porti

allo stesso modo

perennemente brucia

e mai

diviene cenere.

*

Anima picccina

Mi lascio

Al tempo d'inverno

Al fosco cielo

Alle piccole rondini coraggiose

che volteggiano nel cuore

Un ideato abbandono

per creare spazio

Un vuoto libero

con bordi  cuciti di ricordi

dove i  visibili rammendi d'amore

son dolorosi

al tocco dei pensieri.

Ma mi arrendo

All'impossibilità

All'eternità  

Alla notte bianca

Senza lasciarmi strappare

alcun brandello

dalla violenza della bufera

dentro quest'anima

rinata milioni di volte

eppure piccina

di lacrime e sorrisi.

 

*

Cuore

Muto e cieco

il buio

orfano di sogni

dove nei piccoli fori

dell’alba cresce

l’edera del giorno

Vado

Si!

Vado

tra le foglie scure

scalando il risveglio

Piantando pensieri

- chiodi sottili

tra labbra e occhi -

Respingendo

i ritratti

del mondo in attesa

Strappo radici

e salgo

E poi l’eco del cuore

e di coraggio ostinato

il sangue

ripete:

ama!

*

Ombre

Sui muri

è gremito il vuoto

Colmo

di  semioscurità

Come d'estate l'ombra

che provoca sollievo

Ma qui son veli

di sogni e ricordi

Un lacerare ininterrotto

nel tempo

del tempo

E' vero

questo mio film

sconnesso

confuso

E poi perfetto e nitido

Non ci saranno repliche

Non qui

Non qui

Scorrerà stentato e dolente

nel cuore

O comunque

ove un cuore essere dovrebbe

La stagione infinita è finita

Quello che ero, che fui

Eppure sono.

Ora io reggo i legami

Coloro che tennero i miei

non sono più

Solo parvenze che attraversano

pareti sgombre

Spettri che più nulla hanno

qui da attendere

Nulla da compiere

 

*

Primavera

S’infrange

Si sfalda

d’arcobaleno un eco

Nel vento i semi

-scompigliate note- 

Un fiore sboccia

S’invola la fenice

Così chi un giorno ama

ama per sempre

*

Nostalgia

Non discerne

Nostalgia

non conosce

la dimora di coloro

che incessantemente ami

Se nel mondo

o fuori ormai

Giunge inconsapevole

nostalgia

a forarti il giorno

E attraversandolo

i lembi tuoi accartoccia

in un dolore

di fiamma chiuso

Così

come quell’amore che porti

allo stesso modo

perennemente brucia

e mai diviene

cenere.

*

Le caramelle di papà

Se stai ascoltando papà

ti chiedo perdono

Sono entrata nella nostra casa

nella tua casa

Come una spada

ho squarciato tutti i ricordi

brandelli di lamenti

Ovunque un pianto delle cose

Ho macchiato il tuo odore

con lacrime infinite

Solo un attimo mi sono accasciata

a stringere stringere stringere

tutta quella nostra vita

la tua vita

Ti chiedo perdono

Dalle tasche sformate

ho rubato tutte le caramelle

le tue caramelle

manciate sparse sulla mia gonna

Il cuore rotto

senza coraggio.

E le ho buttate via

via con la mia infanzia

via via conla mia adolescenza

via via via con i ricordi

Perdonami papà

per tutte le caramelle

che non scarterai mai.

*

Il benjamin

Oggi è sparito l’azzurro

nell’autunno del mio

amato benjamin

che dolce

a me volea nasconder

la malinconia

di foglie dorate

sotto il prospero fogliame.

Quell’oro afflitto di partenza

quel sintomo ineluttabile

Ma amandolo

le ho scorte

e teneramente

ho raccolto ogni distacco

una lacrima

scendendo nella gola

inaspettata e disattesa

Nell’inspiro

giunge a tratti l’umidità

del mondo

ove con greve densità

tutto procede

come giusto sia

Si prepara l’oscuro cielo

all’orizzonte

a velare ogni contorno

Vorrei celasse il mio

per liberamente

come foglia 

volando

uscire dal tempo.

*

Edera

Odo il rumore dell’edera

mentre guadagna gli spazi lassù

Foglie lente di sospiri

e d’occhi chini

Risolute ad esplorare l’oltre

Recitano esse gracilità

nei tralci snelli

che invece

radicati e attenti

conquistano eternità

Fossi foglia tenace

verde d’ostinata attesa

Fossi di gioia infusa

di sole

d’aria

e d’ombra anche

che quieta

sui rami miei ripari

Cantassi l’anelito

d’un arbusto audace

con mani aggrappate

all’azzurro

 

*

Colori

Arde lo spirito della vita

Nel rosso anelito infinito

Dell’essere suono

Odo

E mi pare

Così bella

Così cara e amata

Questa mia voce

Con un azzurro intenso

nel respiro chiaro

Sento

Non so dove:

Così fuori di me

Così profondamente in me

Un canto antico

Fluire verde speranza nuova.

Sono suono

Solo suono

Limpido liquido lucido giallo solare

Sprofondo

Inebriata precipito

nella mia stessa voce

-Volo pindarico in caleidoscopici spartiti-

E non c’è tempo

E non c’è spazio

Nell’indaco magico dello stupore

E’ un fluttuare nella mia stessa essenza:

bianca, candida, trasparente e inebriante

luce di rivelazione.


*

Alla morte

Hai chiamato?

Ed io sono giunta

accanto alla fine.

Quieta ho afferrato

quel che rimaneva

di vivo.

Ho soffiato parole

suggerite dall’eternità

lette nel lampo

del temporale.

 

Volevi me?

Ed io non ho avuto paura.

Perchè il mio coraggio

è per te fallimento

Il mio stomaco duro

Il mio respiro affannoso

I miei occhi asciutti

sono la tua rovina.

 

Hai fatto il mio nome?

E potevi portarmelo via

insieme a questo

vivere logoro.

Te lo chiesi

e quante volte…

Ma tu non vuoi incubi

che non ti appartengano

Non vuoi angoscia

che non ti spetti.

Così resta inappagata

la tua ossessiva brama.

 

Che fai mi aspetti?

Si, rimani con fauci spalancate

Osservami pure le debolezze

Con la mia rabbia

ti schianterò lo sguardo

Ti irriderò nel canto

e annienterò il tuo dominio

Ti sconfiggerò nella poesia.


*

Principessa

Ho riempito di vento i sensi

Col drago rosso del sole

ho danzato sull’acqua

 

Ho colmato di luce gli occhi

con gli argentei riflessi

dei pendii

mentre l’orma

lieve lasciava nell’aria

la farfalla

 

È tempo.

L’ape regina s’è svegliata.

“Principessa” m’ha chiamata.

 

Ecco:

ho un regno

d’edera tenace

di petali in tempesta

di sorrisi distesi sui prati

di rami con foulards di rose

Un regno di montagne

come balconi

affacciati su mari burrascosi

di finestre ghermite

da tendaggi di nuvole.

 

Ho un regno

che nessun dolore

strapperà dal cuore


*

voglio colore

Voglio colore
mi serve guarire
qui dentro nel cuore.
Lasciate fiorire
nell'anima rose
profumo curioso
di mille e più cose:
un che di gioioso brioso festoso.
Colori e colori
mi serve sognare
li voglio signori
lasciatemi fare.

*

Filastrocca azzurra »
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