I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Verso il Dopo
C’è solo un viaggio che dietro non si porta bagaglio, e anche quando … per religione o altro …
le cose se ne vanno insieme a ogni pensiero e le vesti se ne stanno addossate a un palombaro vuoto _ in mano al tempo_ o devoluto al fuoco per discioglierlo in crema di cenere.
da trattenere in luogo asciutto e prigioniero; da sprigionare in cielo, in mare, nella stessa terra da cui perviene fino all’ultimo dei desideri vinti rari in mezzo ai tanti persi.
C’è solo un viaggio che dietro non si porta né bagaglio né un abbraccio:
non occorre aggiungere altro.
Id: 70542 Data: 15/04/2024 08:46:08
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Doni: tutti felici tutti contenti
Non so tu, ma io di questi tempi tremo anche sotto il vento fermo; nel montgomery felpato imbacuccato il mio freddo non termico dinamico non desiste. Imbraccio qualche dono nel qualche sacchetto. Ti vedo allegro, e chiedo a caso (sei uno dei tanti che la fiumana ingrassa): Conti le luci in cielo o quelle in strada attaccate all’albero centrale che spero sia con le radici intatte? Avete fretta e camminate intrappolati nella calca tra il luccichio singhiozzante che vi illumina d’immensa calma apparenza. Tutte formiche insieme all’addiaccio (anche io che non mi c’entro un accidenti!). Pensare che il freddo si diceva tramontato e che gli unici immigrati pareva fossero i ghiacci caldi!
Id: 67367 Data: 11/12/2022 09:48:55
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Se non ci fossero sudditi non ci sarebbero re
Nacqui nel mio castello perché ognuno ha il suo castello dirondirondirondello forse un poco diroccato. E anche se non è a Balmoral e non ammazzo tacchini, che poi le foto spariscono e le menti dimenticano la realtà sublime di un atto acchiappato di nascosto veramente vigliacco.
No, non ho quindi la corona e nemmeno vivrò tutti quegli anni tra bambagia e cappellini perché Dio se c’è non è proprio tanto bilanciato. Ma ho il mio tetto stellare con uso di cucina e questo deve bastare a me a un mondo che ruota immagini compulsive vive di differenze da venerare, schiacciare, emulare … e le guerre non sono mica colpa sua!
Del resto a che servirebbero le schiene diritte, piegate, in mutande, altrimenti decorate … se non si possono prendere le distanze che tanto fanno bene all’Io?
Da strade, fiumi, torrenti, mari, laghi a foruncoli di montagne e all’erba grassa delle vacche magre a tutto il visibile e a tutto l’invisibile
pensa sempre il castello stradale di una bara
comunque essa sia.
Id: 66395 Data: 15/08/2022 09:09:59
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Ti Cerco Poesia
E mi domando della Poesia: se sia infine giunta alla sua fine, se la si tenga attaccata a una spina aspettando di staccarla all’improvviso. Perché i detti versi non sono che parole sovente messi per stupire, farne consuetudine di monotono apparire. Dove il tuo canto, o Poesia! Dove il mistero, l’eterno e l’assoluto, la filosofia divenuta musica, il senso primo e ultimo d’esistere ? Io m’affaccio alla finestra >questa< che vale altri cortili. E non sento che lamenti provenienti da propri appartamenti, freudiane confessioni , lascive missive in conto terzi, rimaneggiamenti d’autori grandi ma anche di piccini. E l’amore a dettar legge! Trito, ritrito, maciullato, cronico. Amore che tutto crede di sapere a penne piene! Amore spesso inventato, travisato, millantato, propinato, farneticato. Quasi sempre triste e perdutamente perso anche quando mai avuto. Ti Cerco Poesia. In Te Credevo.
Id: 56511 Data: 03/02/2020 09:50:07
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Lacume del creato
Sta mancando l’acqua al grano suggerisce il fiato vienimi perplesso nella valle e guarda: ci sono i fiordalisi oltre i papaveri e polveri dorate pronte ad argentarsi. L’acume del creato dota gli alberi le loro fronde capillari dallo sguardo che finestrella il cuore, la colpa del passato mai passata che è dato prezioso nella più grigia delle tasche per la sua sostanza. E lascio questo mio polso ad eseguire il braccio ramo che ha radici nell’andare e corpo nella mente.
Id: 54232 Data: 22/07/2019 07:54:55
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Sul Golgota dellingordigia
Hanno spaccato il lume dei maiali e il loro sangue cade sui peccati su salsicce e braciole servite ai tavoli dai veri <quelli sì> maiali. Piange Lei i figli suoi sgozzati innocenti occhi il sangue bagna non meno preziosi degli umani. Anche loro sanno soffrire e urlare ma non possono parlare né arrogarsi il diritto di giudicare. E da queste parti la fame è tanta sulla carta di hamburger da ingozzare di croste firmate del vil denaro che armi fabbrica e droga natiche con la scusa di combatterle. In questo tondo paradiso dove l’aria manca e il ghiaccio si scioglie sul Golgota dell’ingordigia crocifisso.
Id: 53889 Data: 22/06/2019 09:28:52
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Un mare bianco
Sarà un mare bianco a cantarti la neve, il verde di un prato a illudere il tempo, un nodo scorsoio sul colle, le canne di rami ruspanti a unirsi in un organo. / il pianto bambino lo vuole l’ombre di seta dei corridoi tenace pensiero tra i sogni / Son fatui fili a filare la vita, a narrare la storia del mondo: del tuo e del mio che è nostro, l’ulivo nel bosco, le prove dell’ultima cena. E un regista di fuoco dove un dio si raccolse e ora trema sceso da un trono di pietra.
Id: 53290 Data: 03/05/2019 11:54:06
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Soliloquio
L’ombra calava, quasi investiva il passo obliquo che andava tra pozzanghere ghiacciate. Il fiato caldo valse sulla stanchezza sudata al giorno che piegava foglie inumidite alla settima levata. C’era ancora tanta strada tra il tramonto e l’aurora, il pioppeto chiaro e il cielo di fuoco. Finché non avvenne che la cima del colle rifinisse il soliloquio, l’ampia valle di sotto, il fiume scorrere fragore. Per lasciare un pensiero nella notte: L’acqua non ghiaccia quando si muove
Id: 52925 Data: 04/04/2019 20:00:15
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Stella scoppiata
Inginocchiato davanti a un volto di bambola, sentivo il mio morbo scatenarsi. La resina che avevo nascosto per anni colava, mi frustava l’anima solo dopo. Non sapevo che altro fare se non pregare sollevato di aver conosciuto il limite che la tornava cosa mia. E adesso mi ritrovo con la sigaretta mozza, in mezzo ad una corte a puntarmi il dito addosso a dirmi che non era amore. Ha scavalcato con forza inaspettata la mia staccionata al cambio della guardia. Le stagioni inducono a riflessione e io odo la voce d’una santa. Fratello, mia cura è assolverti, darti penitenza. Sappi che i peccati si pesano col pentimento, vero, che non torna indietro. Spero che il tuo non sia una stella scoppiata.
Id: 52668 Data: 18/03/2019 07:44:44
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Colli di lana
Non sono solo questa sera son con me stesso ad ascoltarmi. C’è sempre in mezzo a noi il vento a trapassarci e il cielo a sbandierare pezze volanti che quasi non mi credo. Nemmeno un rumore di posate osa levarsi dalla tovaglia bianca. Posso riflettermi e pensare, in questa istantanea dipanarmi anche fra l’erba ghiaccia che dalla finestra mi guarda, affacciarmi nell’inverno tornato ai suoi colli di lana.
Id: 52192 Data: 09/02/2019 20:08:21
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Nemmeno i figli dei maiali
Sta passando questa malattia dell’anno che se sei vivo accade. Natale per ricordarti quanto manca al tuo tratto, dove sono fuggiti gli altri, quanta la gente che resta senza pane, con troppa acqua di sale i migranti. Lasciate almeno che pace abbiano gli alberi che il torto hanno d’essere sempre verdi. Non hanno bisogno di luci e di palle le radici, sono denti per la loro terra. Non immolate nemmeno i figli dei maiali: se dio esistesse annegherebbe nel sangue
Id: 51659 Data: 26/12/2018 08:22:55
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Geometrie
La sua decadenza sa di dolce amarezza. Sugge ogni grammo di pioggia, si spoglia con acre piacere fra lunghezze ombrose. E l’acqua cade a spezie bagnate, conto non tiene delle vene dei corsi. In sincronia cosmica ogni ruolo, brilla un lampo la coscienza addestrando al boato del tuono. Vigili i pini nell’ultimo tratto, radici hanno ferme che vanno sul tagliere dei tempi. Forse si credono eterni. Il loro verde spudorato lo impone, non interpreta lo sgretolio della ghiaia. Tenaci resistono al vento la schiena piegando purché ci sia un ritorno. I piedi che li guardano passano. Cantare vorrebbero di una gioia perenne, dell’erba novella che nuova luce promette in contemplazione d’orientali fiabe, dove il bene bianco nutre le ali, e l’anima riluce di un seno latteo ogni colpa dando all’inverno. °Geometrie° per la giustezza che impone il Respiro a due piccole lance che battono prima che la notte lo chiuda per sempre: sia terra, sia fuoco, sia marmo
Id: 47652 Data: 03/03/2018 10:38:08
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Zolle
Era in un bosco d’acacie /folto/ l’unico castagno /spoglio/ che perso aveva la sua cupola. Di un tenero verde raccontava ardente, mentre la tenacia della gleba sotto la sferza dei colpi stava senza alcuna colpa. E muto il dolore ovunque si vergava esplodendo viscere in polvere così come i pensieri. Da una nuvola calda un raggio di sole raro sfuggiva alla ventura. Qualche rimbalzo s’infiltrava agli occhi colori mungendo da stagioni cha da un profondo marrone in azzurro trasfondevano degli accenni viola. Non so se il tempo lo si inventi, ma so che suona ad ogni porta. Di bacchiature vive le sue morti e a generosa premura. Sordo l’ansimare delle zolle, dure sotto il manico duro che brulica tempesta. Avessero un collare per portarsi a spasso anche da sole! O braccia i loro nasciti. Invece che rami dalle perse foglie che un antico pittore s’ostina a immortalare ovunque possa e passi la sua statua
Id: 46977 Data: 04/02/2018 08:31:20
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Una arancia ad orologeria
Da ogni albero le sue forme scolpiva per soffiarvi altra vita, e nuove storie. Fuori se le portava sulle sbrogliate cinte a tacchi acri e dolci. E così si raccontava, se stesso promosso in un dio su bianca carta. Preziosa come quel latte nella tazza in smalto che da bimbo custodiva, caldo, sognando della neve. Di sbieco lo strapiombo, tanta la paglia per i campi intorno in punto fuga dal suo terzo occhio. Pagode luccicanti coi seni arsi dal girasole più giallo e più alto. E il grigio degli ulivi non mentiva. Acuto lo staglio, vaporoso il rosa: Vedi la risposta dell’alba, la mano che dà al nuovo respiro? Si domandava avvampando fuori dalle mura dei camini la fuliggine. Quanto il giorno durasse non gl’importava, né se da qualche parte ci fosse un’arancia ad orologeria. Nel tino ora viveva e invecchiava la sua spagnoletta riavvolta, vena d’inchiostro a sgravarsi dall’arcaico dorso
Id: 46702 Data: 21/01/2018 09:18:14
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Descrivimi quella curva che scivoli
Incipriata è la strada vendemmia bianca liscia, arcana, fatata. Descrivimi quella curva che scivoli: l’ultima, la più preziosa, dalle anche soggioganti che il tuo sguardo .intera. vorrebbe solo ora. A gomito incide il braccio dentro l’altro in continuo andare senza un mosso ciglio d’orbita. Ha labbra spezzate, piccoli commi che infinitamente grandi incombono senza alcuno sfoglio. E balenii da un lucernaio a schiene basse c’inquadrano cespugli col vento a strapazzarci. La neve vortica pazza ovunque il pensiero possa posarsi, senza un pasto caldo ghiaccia .Noi. con uso di memoria Fino alla porta priva d’occhi che a muso calvo aspetta e ogni senso ingoia di ciò che fummo. Universo a tempo, istantanea di un Cosmo troppo pregato per nulla
Id: 46399 Data: 10/01/2018 09:22:12
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Nel primo giorno dellanno
Volano la pioggia i gabbiani, piccoli aerei alati in perlacea area. Non hanno voce stamane. Con le grida tra le piume ogni goccia d’aria traversano in rigoroso silenzio. Quasi fosse un santuario il cielo messo alla terra, e lei coltre a riflettere e a pregare su ciò che è stato. Un’istantanea dai bagordi sbarca con la sua bocca asciutta da ogni illusione illusa. I più fortunati, svenuti in letto, tardi s’alzeranno ancora più stanchi dalla notte consegnati. Ed ecco, qualche faro si sveglia dalla mia finestra sul mondo, nella sua rarità prezioso. Mi scrollo una fissità avvolgente al domani pensando, ai negozi che riaprono, al tutto che odio quanto amo nella sua consueta forma, se mai ci fosse. Nel primo giorno dell’anno. Nel primo senza te, Madre
Id: 46098 Data: 01/01/2018 11:50:15
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E uccida l’anno Vecchio ...
Arcano questo lasso di botti buoni a mutilare. Come forca pende nel Creato a somiglianza creato da uno scibile colpevole d’essere quale è. Voce si dia a urla che cantano con ritmo fatto di accenti tribali, in battere e in levare la storia delle genti, la realtà alla rinfusa sui viali. A sentinelle di pini che stanno ad aspettare. E uccida l’anno Vecchio ... anche chi ammazzarlo non vorrebbe, finché la luce veste e il destino non marchia la sua spoglia in un cantiere di marmi
Id: 46069 Data: 31/12/2017 09:31:14
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Un presagio di nascita
Qualcosa di biondo sussurra al bianco della prima alba. Il gelo della mia maremma non nuoce all’occhio che guarda, e accoglie nella sua pace parallela il Natale che avanza. Pini e faggi bianchi hanno rami austeri, arti senza monili che non sia il ricordo del pane, ma s’abbracciano. E col pensiero abbracciano ogni visuale in tronchi netti dalle radici ferme, autoctone, che spingono nella loro terra un presagio di nascita. Tra colline e campi si vive costellati dal mare: burbero in questo tempo, avvicina e allontana corpi piccoli e grandi sparsi sulla colonna del dorso. Tollerano il vento gli indumenti spogli, lo sbarco di ogni sembianza sulle rive di un coito amaro, le bandiere morte. Non potrebbero altrimenti, ma sempre sperano nella brina che salva almeno il più di un giorno.
Id: 46018 Data: 28/12/2017 20:08:30
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