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Raccolta di poesie di Massimo Celegato
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

L’ultimo viaggio








“Giunto è il momento di andare,
di partire per mete ambite di pace”.

Perché nel mio cuore alberga il timore
di non essere siffatto viaggiatore?
Se lo spazio non è un caso che piace
ma un azzardo del cambiamento,
la paura di un momento,
perché si ribella la mente mia,
proprio quando vorrebbe fuggire via?
Senza una meta, né una ragione,
senza sapere neppure come,
sempre andremo di anno in anno
là, dove i nostri destini ci troveranno.
Sui voli di un tempo-frammento,
che ci donerà il suo silenzioso commento,
dove andranno i nostri passi
se la memoria si perderà tra i sassi?
E se un grido ferirà il cuore
ci sarà spazio, là, per l’amore?

Andiamo! Prendi il fardello!
Poni le tue sulle mie orme!
Questo è il senso della vita:
questo dire “Fermati! È bello!”
Andiamo! non ci fermiamo!
Chi sarà primo? Chi secondo,
quando con viso ansante
piangeremo per questo mondo
e dalla meta lo guarderemo
con il cuore tumultuante?

Id: 41815 Data: 05/03/2017 19:39:46

*

La nostra sera



Perennemente assetato delle tue delizie
il mio pensiero
supera gli oceani del tempo
per baciare la tua luce divina.

Vieni, soffio primaverile!
Vieni ad essere ancora una volta
canzone di vento nelle mie braccia.

Di soave stupore
si riempirà la mia anima,
allorché si inabisserà
nel tuo magico profumo,
naufraga della tua pace.

E tu trasformerai il tempo
in una sillaba di vento
mentre una carezza
scolpirà il tuo viso
nel marmo dei ricordi.

Verrai alle mie labbra,
sorso di inebriante sapore,
e stillando su me il tuo desiderio
mi renderai eterno
nel tuo dolcissimo tepore.

E il domani
dolce avrà il tuo volto
dove potrò veder specchiati
i miei desideri e sentir
nella brezza del tuo sorriso
tutti i pensieri del tuo paradiso,
allorché ai ricami tornerai delle mie mani
sul soave tuo corpo di primavera
a sussurrare il sogno della nostra sera.

Id: 41814 Data: 05/03/2017 19:32:12

*

Avuncola

Nelle tue rughe una sapienza antica;
nei tuoi occhi una luce mai sparita.
Nella tua voce il canto della storia,
 nelle tue mani il dono di una memoria.
 
 Guardi nel vuoto futuro
 con occhi che sanno di pianto duro,
 con strazio di malcelato dolore,
 con suoni ancora ricchi di calore.
 
 Della bellezza orgogliosa
 resta una pelle grinzosa,
 del dolce sorriso,
 che ti illuminava il viso,

resta vaga una mezzaluna,
 abbozzo di inesperta Fortuna.
 
 Né la tua voce si flette commossa,
 né le tue rughe mostrano le ossa.
 Né le tue dita posano sui ricami,
 né i tuoi occhi su coloro che ami.
 
 Spente le vive luci al domani,
 giunte in preghiera le mani;
 posi le tue membra corrose
 e, se mai dei tuoi voli di gioventù
 lo zefiro del passato ti riporta le rose,
 a danzare incominci tu,
 le labbra schiuse al tenue sorriso,
 misera rugiada al secco tuo viso.


Allora in un'esaltazione di vittoria
 i tuoi occhi di antica cerbiatta
 ritrovano i ruscelli della memoria,
 torrenti di una scrosciante commozione,
 che fa vibrare il canto sulla tua voce d’emozione.
 
 "Dove vanno, avuncola, i canti dei vecchi?"
 A preparare la culla che li accoglierà bambini,
 dove i desideri sono come specchi
 di sogni che non hanno più confini.


Id: 41202 Data: 24/01/2017 22:17:42