I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Vanità degli opposti
nel sospetto dello sguardo annaspi nelle stanze di liquide cadenze sangue freddo, nulla di santo regolarmente la moquette si strofina sulle dita sui riflessi della terra non ti sembra un peso l'ombra del tatuaggio tra sopesi porticati oh, la tua legge vegetale suoni di latte e porti di Spagna poi, spenta l'anima, alcool, occhiaie e una saliva da ingoiare.
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Futili congiunzioni
sfumano vaghe le tue inutili armature nel silenzio dell'argento nessun cammello corda o dromedario l'umanità che fu rumore è un vecciho film di lingue verticali ed assorta nel tuo segno stringi la mia pelle nel solco di un respiro.
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Tristezza
non farti prendere dall'ansia non riusciresti a trasformare questi occhi vitrei e stanchi della notte quando sono alla finestra aspettando albe migliori guardo il mio passato dipinto sul tuo viso e questi scritti fuori stagione che rinascono nel presente lo so, il sole non splende da molto tempo i giorni si fanno freddi e scorbutici venditori soffocano l'aria e il vento che ci circonda ma mentre ogni cosa svanisce e sembra spegnersi lontano lentamente le tende si alzano e tra i microfoni marini della grande confusione c'è ancora quella goccia del nostro vino, quella danza di orfani e marinai, quell'anima distesa e nuda sui raggi isolati del sole.
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Teatro all’aperto
la spiaggia ammutolita assale la marea la paura avanza nel silenzio dei ciottoli le bocche dei leoni sfamano i seguaci e qualcosa rientra scrutando tra i miei passi sangue, un veloce voltafaccia il corifeo si accinge ad afferrare il palco è una stoffa intrisa di sudore.
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Dentro la parete
la sveglia mi trafigge dopo solo tre ore Sara e Nada dormono abbracciate l'acqua mi risveglia non rieso a vedere quello che vedo pulisco i miei occhiali una maglietta con un numero Sandro è aperto e mi saluta un'ucraina tira un cane alcuni uomini caricano i vetri una ragazza seminuda innaffia le piantine nel balcone del notaio corridori, venti di metro un rigurgito acido nella notte di alcol Surang è all'entrata col solito cappello sorride anche adesso non l'ho mai visto in un posto diverso dentro fa caldo i colleghi si aggirano isolati ma c'è Antonella e per un istante scivolo e il direttore mi squadra e lo odio come sempre sto per chiedergli dei turni ma mi indica le buste verdi reggiseni mi giro appena e un cliente m i sommerge latte, uova - puzza di morte pane, galletti - salvami terra! finto vino, pesce in plastica sono 30 e 20, ha venti centesimi?
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Libano oro
il momento dell'unione rimpiange la libertà perduta un alto tasso di mortalità un asilo o delle porte quando si svegliò si ritrovò nel primo specchio senza conoscere la prossima parola baciò la sua donna e uscì alla ricerca sole nei giardini orientali un funambolo giocoliere sbriciola metalli volti sapienti braccia sensuali un bicchierino pieghevole in una sala da té fotogramma di ormoni - fuori di qui tutto diventa sconosciuto ora diffondi i caratteri della Grecia le figure massicce si innalzano sulla sabbia figli e costruttori separano pareti e il legno fragrante di dilata come un calore di dita nella sudicia stoffa che deforma il digiuno orazioni alla prima messa: tu puoi celebrare il culto ma nel viaggio di ritorno il mattino ci convertirà piccole strofe il grasso scorre e mi accorgo di non avere più coperte.
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Un risveglio poco ambito
no, te l'ho detto non ero io l'uomo alla finestra quelle immagini tremanti erano un rogo di complotti di quelle prime donne note che mi inseguivano e ripetevano il mio nome io ero sul sedile posteriore quando entrammo in autostada ed ero su tra le montagne quando il pastore salvò il gregge dagli elefanti dai lunghi peli eh, ad avercela una sfera trasformerei i poligoni in bungalow per gay le nebbie in lampi della fronte e lo sfondo polveroso delle basi di atterraggio in un Cristo che ride e vola dappertutto.
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Passaggio di consegne
c'era una voglia di ascelle depilate nelle stanze del santo crocifisso quando il monaco rubò il pasto dicendo ai fedeli di dar pane alle galline e non venirmi a chiedere dov'ero quando presero la Madonna al concerto sadomaso quell'olio che ti unge me l'ha dato il vecchio Charlie mentre imprecava sui guadagni e restituiva i soldi a Ginevra ed Astianatte.
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Asfalto squarciato
sembri un uomo nato vecchio mi diceva la mia donna quando umidi di pioggia varcavamo il ponte sopra cumuli di spaccati fortilizi ferma nella mente mai identica negli echi e una pace a bastoncini che deflagra nell'orecchio circoscrivere l'attuale impero! questo le dicevo mentre nuda si specchiava nelle lampade a petrolio.
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Vicoli ombrosi
minuscoli insetti si addensano tra gli ormeggi della gola per arte puttane e ladri mi guariscono la schiena il mio corpo annienta le tue resine di umori girando le maniglie, passi silenziosa tra i digiuni della foglia.
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