I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
C'è ancora tanto da bere insieme
Per nutrire il nostro fiore che
Quasi esiste.
Esiste da sempre
Il cielo
E non si posa mai
Ma tu dimmi dove andrà
E io vi tenderò le braccia.
Cosa posso fare per farci nascere?
Ininterrottamente
Si perde in una crisalide
L'amore
Ma tu dimmi dove andrà
Ciò che si perde
E io vi tenderò le braccia.
Marlene,
che mi dici di quell'uomo che contempla il mare?
Guarda nell'eterno e vede un groviglio di rami
E lotta
Ininterrottamente
Con tutte le sue forze,
Contro la parola
Che preda della sensazione più profonda
Jamais jamais
Arriverà.
Ma tu dimmi dove andranno le parole
E io vi tenderò le braccia.
C'è ancora tanto da bere insieme,
è quel mare a farci esistere.
Il cielo resta al centro della Terra.
Marlene,
Credo nella fine
Dell'eterno
Perché vivo per ciò che non mi apparterrà mai.
Mai abbastanza.
Rumore di un cellulare che cade.
Marlene,
Ho tagliato la fine dell'infinito
E ci ho messo il nostro presente.
Ora riposo
Virgola
è questa la libertà?
Ho trovato la casa della morte
in un paesaggio cubista,
nascosta tra pini e templi
di bellezza pieni.
La pioggia ha intonato un vecchio accordo
piangendo
tra le erbe screpolate
giurava fede all'azzurro.
Ho cominciato il mio viaggio col suo ricordo
E
Ho trovato la casa della morte
in un paesaggio impressionista,
nascosta si confessava.
Commossa ne fu la vita.
In questo momento in cui le montagne sembrano spruzzate di rosa, e le nuvole sembrano spruzzate di rosa, adesso – e ci sono le rondini, cazzo, che non avevo visto prima – proprio adesso il mio frutto si mostra, distrutto. Mi vergogno.
Ho trovato la casa della morte
nell'opera di Pechino,
tra stridii e chuànquì
suonava il gong
mentre il sole tramontava per ore
cercando di spezzare l'orizzonte.
Ho cominciato il mio viaggio col suo ricordo.
Ricordavo di un cielo di cirri contenti
di esser parte di quel font
E
Ho trovato la casa della morte
nella serenità del primitivismo
nella sua compatta trasparenza.
Resto qui nascosta
e posticipare l'eternità
sempre di un po'.
Posso continuare
(No, questa non te la dico, è troppo bella.)
[Sei tu la musica, sei tu la musica
e tutte le parole che la musica non dice]
Ho raggiunto la casa della Morte.
Davanti,
come un taglio,
sprofondava la Vita.
Mi s'impigliano le ciglia e
resto ferita.
Straziato ne fu il laico che la sacralità aveva smarrita.