Questo mio povero cuore
scoppia,
arde,
non sa dove appigliarsi.
Sta sbocciando
come un fiore di primavera.
Il suo odore
è forte,
sa di bello,
di carnale accoglimento,
di quello
che è e che sarà.
Aperto all'amore,
si nutre
delle meravigliose briciole di assoluto
che un dio,
incuriosito e sornione,
gli getta
di tanto in tanto.
La vita
sta premendo
le pareti del mio cuore,
come un figlio
calcia la sua gioia
dentro una pancia calda.
Ed io
fluisco,
godo,
lacrimo,
gioisco.
Una vertigine di piacere
mi fulmini subito!
E che io spicchi il volo

Sono questi
i giorni
del sole lungo
del tempo lento
del sogno che arriva.
Quando tutti partono,
per il proprio oblio,
e ti lasciano
uno spazio che risuona dentro.
All'improvviso,
il cuore
si svuota
e pensi che sia
tutto-di-nuovo-possibile.
Mentre in lontanzanza
ti taglia
l'orizzonte
di mare e cielo.
O mentre il vento
rivela sussurri.
E tu mi guardi
come un bambino
felice.

Vorrei
sparire dalla faccia della terra,
per non dover più
sopportare
il peso
della mediazione,
medietà,
mediocrità.

Vorrei
un filo di lana
leggero e colorato
ad indicarmi
la via
della resurrezione.

Vorrei
essere serena
ed avere fiducia
nella vita.

Ma è sempre più difficile,
più lontano.

Misera catena di montaggio
che porti la morte
nel cuore di chiunque
ti veneri.

Non avrai
la mia immaginazione!

Non ti cederò
la parte migliore di me.

Non conquisterai
la vita che mi gorgoglia dentro.

La mia religione
è l'energia.

Il mio oblio
è l'emozione.

La mia fede
è la bellezza
che il mondo crea
solo per chi
la sa catturare.

Amore.
O della gioia di dare.
L'intuizione profonda del prossimo tuo come te stesso.
Essere racchiusa nel mio corpo felice,
regalando luce al cuore altrui.
Amore.
O dell'essere anima accanto ad anima.
Con tutti.
Con la vita.