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Raccolta di poesie di Giulio Di Lucchio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nel pomeriggio che scompare

 

 

E il sole bastardo
appaga di ultima luce
la mia nera estasi;

 

e in ogni rintocco
di un orologio sconosciuto
riverberano mormorii
di morte occasioni;

 

e un sangue dorato
scorre dai raggi
di un sole che muore,

 

eterno funerale
nel pomeriggio
che scompare.

 

*

Dai sogni discendo

 
Dai sogni discendo 
ogni notte 
con una fune di lacrime
dagli angoli degli occhi,
 
scivolo dalle guance
sulle labbra dei ricordi,
 
mi confondo tra la folla
di pensieri che si destano 
per sfuggire 
allo sguardo del risveglio,
 
per non soccombere
ad ogni alba.

 

*

A nessun Dio

Sotto l'ombra di un albero 
ho scoperto un cuore, 
pulsante, 
diceva di non appartenere più al Sole. 

Palpitante e ubriaco 
giaceva tra le radici 
di una rovina 
ormai sviluppata 
sotto la sua strada, 
zoppicante, 
alimentato da sigarette 
e bottiglie 
svuotate sempre più in fretta. 

Ho scoperto un cuore 
sotto l'ombra 
di un albero, 
esausto, 
aveva capito di non appartenere 
a questo mondo. 



(2007) dedicata ad A.B.

*

Contro-visioni

Le persone nel mio stomaco
credono di essere libere,
risacca rovente
sulla facciata dei giorni.


Le persone nella mia testa
credono d'aver vissuto,
ombre cinesi sulle mura
dei propri occhi;

 e io che consumo catene antiche

 dentro un autunno
che non arriverà mai a Dicembre,

muoio fuori dalla gabbia delle mie inconcludenze.

*

I cieli bianchi di Luglio

Oltre i miei passi


Ricordate i parapetti
di quei piani dimenticati?

Sono odori
di calce e di abbandono,
di case incomplete,
stupende!

Ho visto cose,
ho visto case,
ho visto chiese senza preti
e mancanza di fratelli,

descrizioni di noia
che muovono un sorriso
dalle grotte della disperazione

osservo

e scuoto i piedi di Cristo
per vedere cosa c'è
dietro ogni esaltazione,

solo le note dei miei passi
armonizzano i suoni della terra
che li accoglie,

oltre a questo
solo il cielo.

*

il mare sull’incudine.

Nei momenti fermi
oltre spiagge inespressive
il mare sull'incudine
batte l'onda più fredda
scagliando al cielo
pezzi di sale ghiacciato
che conservo nel cuore.

Nei momenti fermi
oltre porti lontani
il suono dell'attesa
s'infrange sui minuti;

sciolti ormai nel cuore
pezzi di sale.

*

Sulla strada


In queste strade bagnate
la nebbia sulle case
s' addensa
e moltiplica
e stende
i bordi sfumati delle facciate

illuminate
da sfere fluttuanti di luce.

S' allungano
molecole di nebbia e
tra pozze piene d' umore
si fa strada
l'occhio incontaminato dei sogni

nascosti
tra i solchi delle mani
consumate del paese;

nei suoni passeggeri della notte
il mondo sentenzia il suo passo:

i sogni attendono sulla soglia
di ogni prossima alba.

*

Bagno turco.


Ho un' amante, ho un amico
non molto lontano da voi
c'è una presenza sensibile a sfiorare mani
sulla linea dei pensieri inconsueti,

sull'orlo dei giorni andati
c'è una voce narrante, di mille racconti,
che accompagna il cuore nudo
tra i deserti dell'anima.

In bagni pieni di vapore un cuore
gronda di tossine nei giorni di lacrime
dove un corpo scomposto
poggia la testa tra ruvide mani,

ma suda e sorride,

mente altrove.

*

Sulla morte delle rotte

a Dino Campana.

Goccia che resiste alle pareti,
goccia che risale la sua linea,
umore liquido, riempie,
riempie le tempie senza sgorgare,
riempe le tempie senza ansimare,
sono morte le rotte di notte,
solo l'aria ti fotte che sale,
acqua lascia pensare,
e sale, riempie,
riempie le tempie senza affogare,
rigano i volti, accumulate,
affluenti tra stato e respiro,
continuano a rigare,
una si stacca, orbita
una matita che delinea il massacro oltre il punto,
esclama, non ama,
ma sente arrivare e sale, riempie,
riempie le tempie ,riempie la mente
e affonda, colmando, niente,
niente in mente,
tempie empie di niente
che fotte
la morte delle rotte,
è notte fatta sulla morte delle rotte,
è notte, è fatta, fotte.

*

00:57-2/8/2006 (prospettive e suoni di un paese...

...da una soffitta).

Una finestra si apre al paese:

nuovi rumori entrano a far parte
del silenzio della stanza.

Le strade si nutrono
di luci rarefatte,
il piccolo paese
di dossi e spaccature,
ma i tetti restano fedeli
ad un cielo nero
dai confini violastri;

ci sono voci che echeggiano tra le case addormentate,
salgono su, nei primi piani della notte
per poi dissolversi in nuovi silenzi;

mentre il vento soffia e sussura spingendosi verso il monte,
i cani, da giardini e balconi lontani,
abbaiano a ritmi alterni.

Chiudo la finestra riappropriandomi di questa notte,
un'altra, ancora una.

*

Tramonto da subire (morte di una penna)


Annuncio la mia dipartita
da pagine ingiallite,
il ricordo di quando è cominciato
si è dissolto in un'alba bizzarra.

Segno qui l’ultimo tratto,
o punto, di ciò che più mi è stato caro,
dipende da quanto ne è rimasto
e oltretutto non m’importa!

Ecco l’ultima goccia
che passa attraverso il mio corpo sottile,
eccola uscire,
viene assorbita da pagine di nuova vita!


Finita la mia essenza
non rimane che un tramonto da subire!

Finito me,
non resta che una penna senza inchiostro. _.

*

Sull’orlo dei quadri.

Forse
è solo il silenzio del corpo che abbandono:

mi sporgo oltre il bordo d'un quadro,
raccolgo manciate d'orzo e di grano,
le offro a questi posti dagl' odori lontani,
senza tempo;

attraverso colli incompiuti risalgo,
allungo una mano da una cima innevata
e asciugo le lacrime d'un bambino,
destandone il sorriso racchiuso in un'onda.

Discendo lungo un pendio d'acquerelli
sul lato d'un fiume,
dove l'acqua risale alla fonte
da un lago incontaminato di ricordi
che giocano controcorrente.

Avanzo nell'ombra degl'ulivi
calpestando il cielo nei solchi
e districando rami e foglie
intreccio una lettera tra le fronde;

m'arrampico su scale senza fine
poggiate su rami irreali,

salto nel vuoto oltre l'orlo d'un dipinto

e rientro nelle stanze dei tempi andati,
tra vecchie foto e cornici senza ricami.

*

* un altro lungo mondo.





C'era un mondo nell'ombra d'un palazzo,

s'allungava oltre il perimetro di luce
tra i richiami del vento,
umori del tempo.

C'era un mondo tra le venature d'una foglia,

grondava nel vuoto
dove muoiono i giorni,
stagno di linfe e rimasugli.

C'era un mondo in un barattolo,

odorava di nonno e di orzo
e di chiodi arrugginiti,
di eventi mai accaduti.



C'è un'ombra sulle cose:

mi cerco in un vecchio calamaio
che conosce il dimenticatoio!

C'è qualcosa sull'ombra,

attendo *

*

Come un funambolo


Da ora a mai più,

da qui all'ultima trave che regge il peso dell'universo
che grava sul mondo,
accogliendo il cielo sulla punta d'un dito
grondante di sangue,

mentre piove dentro,

salgo i gradini di scale bizzarre
tra piani obliqui di case scomposte nel nulla

e mi sveglio
sulla linea d'un dettaglio,

tra il sogno e l'insostenibile,

in bilico
tra echi di parole rapprese
nel ricordo di frasi mai dette,
o solo a metà.




*

40° all’ombra


Sono qui,

sono un fondo ottagonale
che affoga in due dita d'un liquido
che non scotta,
ma brucia e divora,
torpore
che allontana senza fretta;

affondo una mano nella nebbia,
l'uscita
va frammentandosi in granelli di vapore,
impalpabile cortometraggio
d'un piacevole sogno
che si dissolve tra l'occhio e l'ovvio.

e d'un tratto
non sono più qui,

sono un luogo indefinito,
macchinista alla guida di visioni
su un treno fermo oltre i binari.