I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Fuga dal solido
Mi liberai dell’ansia disegnando la strada sul vetro. La strada, era presa dal dito, che non sapeva che farsene di vecchi intrecci, ma io ero consapevole che normalmente i dintorni nell’occhio non stanno lì per caso. C’è una tela nel panorama che tiene insieme cose e casi con emotività intense, poi le maglie si sfilacciano per l’artificio degli angoli suddivisi in acuti, retti e grevi. La persiana salva dalla dirimpettaia che sciorina panni e parole contro un uomo al portone che le va contro agitando il bavero e scrollando i capelli dalle gocce. È vero che non ci si può fermare al citofono se il posto ti preme in via definitiva; magari ti bagna, magari ti sporca, magari ti incorpora lo scarto improvviso del solido andare. Così resto tra due semprevendi: un’anta appena appena mossa, l’altra giusto che vi entri la testa: sono evoluzione e resilienza: puoi adeguarti al degrado anche in altri termini. Lascio che gli occhi trovino le voci mentre salgono infilandosi in ogni crepa e comprendo non dall’udito - di solito fuorviato dalle contumelie dei clacson - ma dalla vista che fa pratica in un altro senso. Questa consuetudine, dello stesso genere delle costellazioni, mostra molte più fughe che belle figure.
Id: 66517 Data: 30/08/2022 10:18:15
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Con sunto
Ricordo di aver seminato il corpo distrattamente. Non ne ho tenuto conto quando ne facevo consumo. Non ha dato frutti ‒ è sintomo di seccatura? Rivedo gli ascensori: un pulsante è occupato, gli altri allunano in pieno; il nord del territorio è il contrappasso dei sogni. Sogni? Prese visioni, nient’altro. Non ne ho coltivato alcuno, perché ovunque ci siano scale piego le ginocchia per sollevarmi, benché l’ombra trattenga la gamba per evitare una brutta figura. Va da sè che il momento da cogliere è raro nel prato che non si cura. Per un pezzo da uomo, qualcosa in me - come in tutti i respiratori -, si era inerpicato oltre le doglie e oltre il cancello, dove ingigantisce la vita finché si riprende l’ombra.
Id: 66446 Data: 20/08/2022 23:58:27
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Il sabato nei paraggi
Vorrei farti una domanda: cosa ricavi vendendo la pelle al sole? Lui non rifiuta perché prende ma è già tutto suo e sa che toccherà alla Terra pagarlo. Intanto finisci sotto il carro di Apollo, annerendo come a corredo della pece. E pensare che quel colore lo avversi quando è dato in dote alla nascita. Penso che l'illusione di cambiare pelle dichiari la tua prima natura di rettile nascosta nel costume locale in capo alla spina dorsale.
Id: 66331 Data: 03/08/2022 16:37:03
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Mostro il battito
Ho scoperto che il cuore ha pochi contenuti ma straordinari e vitali. Ho trovato comete orbite gravitazionali orizzonti degli eventi e suppellettili personali ancora nel caos. Ero sulla collina verde perso e c’erano persone che guardavano altre persone come esiliati più giù dove l’enorme cuore della città è tenuto insieme da nastri neri apparentemente inadatti a tenere insieme tutto quel cemento. Il cuore è davvero l’universo che ci voleva? Sulla scorta dei sentimenti non ci giurerei. Proprio là c’era un viavai pernicioso di soggetti e il sangue inesperto cercava l’opportunità di precipitarli nel suo circolo esclusivo. Forse dovremmo curarci dei ventricoli come tunnel spazio-temporali e smetterla di urlare al banconista l’ordinazione: facciamo prima a servirci da soli, non ti pare? Eppure, il cuore della città è uno strillone accalorato dal titolo: la vita viene meglio ad alta voce. È il parere del vecchio sangue che grida l’amore dal vivo: ai sordi, ai morti, al contrario niente - benché la collina s'insinui. Che ne pensi? Non mancherà occasione che ti ferisca una notizia falsa. Acuminata violenta urlata la notizia semina il panico; disse un influencer a pezzi: l’articolo concilia odio e amore. L’amore prodotto si vende come fatto, ma l’odio ha più clienti perché regala menzogne. Per la verità tutte le star sono altrove: come mai sei scuro in volto? Lì c’è il tuo motore che arranca - oh, se arranca! Anche lì tutto fermo: dacché fu fatto d’amore il cuore perde terreno e la mente lo stacca di una incollatura.
Id: 66274 Data: 23/07/2022 10:59:31
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La solitudine è una congettura del deserto
A picco sui fiori è mettere a fuoco un altro mondo. I dati raccolti nella cenere indicano che occorre una agronomia specializzata per coltivare affermazioni di genere. Le radici nascondono sotto coperta lo spirito del luogo. Lui/lei/loro transitarono all’oscuro. Nell’ombra si formano masse inavvertite e clandestine, a ruota libera. Si iscrivono così, ma si leggono diversi: perché? L’umore umido è fertile, sicché la vita sceglie la profondità al riparo dalle devastazioni. Dopo l’incendio sembrava tutto fermo, solo fuliggine e fumo sugli scheletri messi a dimora come tizzoni freschi. Chi aveva amato quel genere distrutto - annientato il verde amore, lo ricordo, e instaurata la convalescenza del deserto, ha reso concreta la congettura che la buonanima del bosco non si difenda. Al limite si spegne.
Id: 66217 Data: 13/07/2022 10:40:02
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Similitudine a sbafo
Pesa il sapere meno della carta che aumenta il peso della mortadella. Il salumiere ha la mia inclinazione: aggiunge a fogli affettati affettati a buon prezzo; masticheremo parole piene di senso ma dal sapore di toner. E il toner è compreso nel pezzo. I figli del buon prezzo a prescindere dal sesso faranno la spesa nel territorio delle offerte. Un’area che si espande secondo i coleotteri del marketing. Le farfalle nello stomaco non ci stanno. Il desiderio goloso è una ciminiera: consuma prodotti ma la tasca è già ridotta in cenere il secondo venerdì del mese. Il sapere va in fumo più della credenza che un moto di rivoluzione della terra diminuisca i giorni per la mortadella. L’umanità è un parcheggio di questi templi.
Id: 66157 Data: 03/07/2022 15:43:13
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La secchezza non si schioda
Il lampadario a goccia è l’unico che ricordi la pioggia. Scaturisce da una nuvola elettrica. Evento raro in natura ma per natura farà di più con altri mezzi per denti. O stenta. I volti a pezzi mettono in campo il sudore dai serbatoi di sebo. Ma fiori di zucca e frumento con tutta la santabarbara dei campi orti e serre non si raccolgono a dovere: seccati passano a miglior vita da semi nati. Seccati si adagiano nella polvere ‒ si adagiano è un modo benevolo per dire che scuotono la terra per l’acqua ordinata ma portata su un tavolo diverso. Seccati finiscono nel povero paniere che sopravvive ai vimini secchi.
Id: 66087 Data: 22/06/2022 15:56:57
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Come inizio non c’è male
Il dottore afferma che non basta una pillola: la cura dev’essere prolungata per rispondere a domande in buona salute. “Morirò, dottore?” In coscienza, i monosillabi sono irricevibili, anche se somministrati come acini di sale iodato. La loquacità rassicura, soprattutto se la diagnosi è di per sè ipertensiva; dice anche: “Serve ridurre la vita. Il suo giro preoccupa perché imbocca la notte e la notte brucia i grassi come quarti di manzo.” Mi ricorda che devo respirare salsedine per prendere iodio a mani nude come la luna che si tira addosso l’alta marea per farlo nello stesso verso del delfino che appare dopo. Sebbene dentro di te una selva di paure sia cresciuta, il timore prende una strada già battuta con un filo di voce: “Morirò, dottore?” Poni questa domanda pleonastica e ti rispondono due polpastrelli che giocano a tamburello sulle tue spalle e fanno del medico un delfino da acquario. L’udito scopre il fischio e la cura: “Morirò, dottore?” “Come inizio non c’è male.”
Id: 66072 Data: 20/06/2022 17:11:45
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Individuo con torto
Quando mi osservo allo specchio pare si riprenda il volto dal lato del ghigno, ma se accenno un sorriso non si nota la gioia. Vedi qui e qui, dove mento e verità si colgono? La ruga possiede argomenti che hanno avuto la meglio col tono perentorio. Credo che lei rifletta sulla contabilità delle carezze più che sull'assenza di distensione. Sono reduce da una rifioritura e secca il logoramento del respiro. Siamo un giardino per il quale la vita non usa mezzi termini a segnare smorfie di fatica. Ribattiamo alle stagioni perdendo colpi col tronco, con le masse molli, con l’animosità su cui si regge il frontespizio del nostro universo. Ora sono all’orizzonte degli eventi e passerò per un buco nero, davvero.
Id: 65999 Data: 07/06/2022 13:53:59
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Presa di aria
La figura sfuggente non è apprezzabile se non è coinvolta da un richiamo. E la memoria è tanto greto quanto ponte: scorre o si attraversa, secca o crolla. Si riserva di apparire quieta mente. Sempre più spesso adesso anche l’azzurro corre da capo giro. Trafelato, sbuffa lasciti vaporosi, semina correnti e pendagli per fonti; nel suo ambito le piume coccolano le ascensioni. Le piume saliscendi sono temi da svolgere a volo. Io copiavo gli aerei e i fogli di quaderno prendevano la piega in altre direzioni. L’alito caldo è solo motore del suono. Il vapore fa meglio: guarda le nuvole. Segui un profilo sfilacciato e in modo incomprensibile ridi nervosamente o ti riga il volto il tumulto degli occhi. Le figure sfuggono alle prese d’aria ma la voce ancora cattura.
Id: 65954 Data: 01/06/2022 14:58:34
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Tra passi
Il muro lo regge con la sua calma in saldo - saldo sta per le gambe spezzate dalle rotule mantenute in riga dalla fermezza delle intenzioni come messe a pieno diritto in partiture di: “verrà, lo so, verrà, e sarà un belvedere!” E mostrerà la padronanza delle misure che hanno i distanti quando le annullano. Il sospetto, stornato dall’attesa, colma quella strana aura che circonda i fusti veri tra muscolo ed effetto, apparenza e palestra. Voglio dire che in piena infatuazione molti si reggono nell’incertezza grazie all’intonaco. Certo, una buona parte la fa l’abito, nel quale si entra a soggetto sicché: "Molti uomini si mettono in riga, ma uno solo va a capo." I più tornano a casa col cuore in pace mentre la mente dà ai nervi corpi sordi, posto il passato pandemonio. Il suo profilo suggerisce - chiavi in mano - uno scheletro in carne, per la cura con cui le ossa mostrano scalmi e costolature quanto i barconi in secca sulla costa abrasa. Quando lei vorrà tornare a riva - sul muro sul letto sulle mattonelle in altre forme di tendenza più salde che spicciole, la tremenda attesa scomparirà in tronco per la familiarità che dà alla luce.
Id: 65911 Data: 27/05/2022 13:15:24
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Evanescenza permanente del rudere
Sia fatta la tua ingenuità, il vezzo infantile per il quale la marea del riso è risoluta risalita a rima dall’arenile fino a rotta voluta. Gusto la ridda di schiume perfette che liberano orizzonti lontani con un crepitio piano su cui scommette l’ala come una sorta di fabbrica del vento che sbatte la porta in faccia al tormento. Sia ripresa l’ingenuità dal tuo vessillo, sia posto in te il rumore dell’anca che si dimena giovane e franca quale richiamo alla pupilla, tolta alla vela seduta stante, di un legnoso relitto natante.
Id: 50317 Data: 29/08/2018 11:28:34
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Caduta di stille
Che io sappia qualsiasi catena rima con pena - magari l’anello poggia su quello e non sul più bello. Oddio, a furia di battere lo stesso tasto ben poco mi sarà rimasto! Oppure: scrivo senza ritegno mai pagandone pegno - una banalità, questa, andata a segno. D’altronde, mi è difficile credere che, fatto di terra, io sia venuto se già con il tronco ero privo di me. Lo so perché la mia scrittura è avventata, non serra, piuttosto interra. Lo so perché il foglio, il foglio virtuale intendo, rende lo spirito branchia che ancora sento - siano pure omesse h e i - a stento, come si vede nelle compagnie di banco - mi sia concessa qui la r tra b e a - al fianco. Così io potrò liberarmi da tante salme volanti, a tinte dall’azzurro parente calmo, quasi turchese, dove lo colse Raylight da una stesa di voci tese: Really, I do not like casual flight! Esiste, e mi tocca. Se anche così non fosse, resto con la parola che manca del visto.
Id: 49154 Data: 05/06/2018 12:20:40
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Dai lombi
Il silenzio fu primigenio e morì senza tracce notevoli. Il rombo che generò ovunque rimbomba ed è quella luce giunta fino a qui. Per questo la poesia non è tomba ma una strada per pensieri tassì che abbordano altri mondi così discordanti come loro e il piombo. Pure, tutte le voci hanno un abc persino il buio ha le sue trombe e mare e rosa, roccia o colibrì se non tuonano come le bombe mettono in giro quell’armonìa che addirittura scuote dai lombi.
Id: 49153 Data: 05/06/2018 11:51:06
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