I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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ragno del 3 aprile 2018
Com'un ragno s'intesseva il cavo verso alla luna sogni covava uno non abbastanza per risolvere - dentro un punto morto - disse il prete raccogliendo le palpebre dalla scacchiera passandogli il bicchiere il giovane alcolizzato distratto oltre la vetrata un fumo tenue dalle labbra verso la luna dove com'un ragno quell'altro a scrivere s'intesseva il cavo.
Id: 57114 Data: 01/03/2020 02:02:21
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quanti
dannata sia la notte che dava copertura alle pantegane ricorda sempre il nostro nascondino tra un pianerottolo e l'altro fallendo felicemente risa nei fallimenti sapendo che dopo il gioco ci aspettava soltanto noi quasi il nome di dio sempre scarso regina reginella quanti passi devo fare quanti passi quanti?
Id: 55106 Data: 25/10/2019 20:49:26
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puntovia
finalmente scaduto infine un altro dì altro giorno altra sera tramortita in tramonto altro montare di stelle quelle se la sono svignata la sera prima del referendum sul mattino ho la visiera mi fa ombra l'ombra mi fa da bastone però niente ruote tieni pure questi scarabocchi di parole non mi so leggere tanto fatto per arrivare a questo punto già andato sempre persempre via
Id: 55076 Data: 23/10/2019 16:57:31
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potrebbe pure piantarla
potrebbe pure piantarla lasciare là quegli sputi sputacchi su tovaglioli tovaglie un vagire alla vagina uscito di casa uscito di scena no non ancora entrato però per ora per ora piantarla solo per ora mica sempre non sei sempre non è sempre cos'è il per sempre l'amore forse per sempre lo si dice sempre nei secoli dei secoli ma c'ha i secondi in tasca questo avrebbe voluto gli si dicesse vagendo dalla vagina
Id: 54992 Data: 16/10/2019 12:38:35
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potrei anche continuare
potrei anche continuare di quando in quando in giorno pieno o in quarto notturno un piano pigola sui binari la stazione chiusa niente viaggiatori sostino qui prego potrei anche continuare di quando in quando quanto hai da vivere intendevo non la morte quante ore sono rimaste quante ore sono restate là ferme di tanto in tanto abbassare il gomito potrei anche continuare tanto hai da chiedere resta immobile senza spaccare in mezzo aprire le gambe al mezzo ovvero il verbo stupido tram vecchio paralitico
Id: 54991 Data: 16/10/2019 12:35:51
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Ancora tastano stonati (perennemente in prova)
Ancora tastano stonati ... Ma nessun tasto, vero? Ancorati se ne stanno ad un dolente scoglio gelido questi che tu evochi ma non si sa in quale cavità continui ad urlare e certamente neanche tu sai chi vuoi evocare o peggio devi evocare. E, per cortesia, non tirare in ballo la solita tiritera sulla costrizione a farlo o peggio ancora predestinazione ché il tuo genio sappiamo bene a quali sozzi giochi si sia dato. Ancora tastano stonati ... No, non c'è nessun tasto. Provati ancora nel tuo perpetuo inutile nuotare in quella campana senza fondo che cresce assieme alla tua ombra, cara nera compagna di giochi. Tanto in questo tuo ostinato andare potrai ben vedere come le tue sirene una volta così premurose e vicine adesso si tappino vicendevolmente la bocca ad ogni tuo passaggio, e gli angeli già si turano le nari appena ti vedono incedere. Però, stando a voci di corridoio, pare che la tua ombra possa ancora prender parte alla feste di cui tu puoi solo ascoltare la musica attufata. La tua ombra si veste bene, si leva presto dal letto, si lava bene il culo, sa cantare correre scrivere partorire danzare, e qualche sirena dice anche che sa amare, amare bene sa la tua ombra. Tu sei mai riuscito ad amare? Ancora tastano stonati ... Ecco, e già non m'ascolti più. Ma mi hai mai ascoltato piuttosto? Vedi? Tu mi odi, mi giudichi e pregiudichi e mai m'odi bene così da farmi sprecare voce e riflesso. Sì, ricordi bene la notte in cui rischiasti la schiena, ma se solo non avessi ceduto al sonno per ascoltarne ancora un poco di quei miei passi. Ancora tastano stonati ... T'intestardisci ancora canaglia, ma nessun tasto, vedrai. Non m'hai ascoltato per tutto quest'eterno perpetuo secondo dov'apro la bocca solo per le tue orecchie. Sei troppo stupidamente intento ad incanaglirti nel ritrovare un qualche canto già annegato, vero? Ancora tastano ... Ebbene, inutile piangere sul verso versato e piantala finalmente di far lo smemorato per finta. Sai bene e m'azzardo a dire forse meglio di me come vadano presto sbiadendosi i tuoi versi nella partita a carte che tu hai voluto intraprendere. Ancora tasta ... Colpa dell'amore allora vero? Colpa della morte allora vero? Ancora ... Ho sempre ammirato quel tuo ghigno disperato divertito ammalato ammaliante come lento progredire verso l'inferno dove i tuoi piedi scarnificati avranno finalmente sollievo e congedo, sollevandoti dai tuoi versi ed incubi per vivere finalmente nelle fiamme del fuoco che t'ha sempre ipnotizzato. Continua ancora a ghignare accusando dolori al polso per veleni di versi, diversamente poi riderai finalmente con me ed il tuo diavolo ed il tuo angelo ed il tuo amato ed il tuo maestro ed il tuo parentame ed il tuo amico ed il tuo riflesso, sì, soprattutto riderai felice col tuo riflesso, entrambi vi scolpirete dolcemente il ghigno come due bambini che si tocchino vicendevolmente i nasi. E le tue sirene torneranno a cantare litanie orribili a squarciagola e gli angeli torneranno a lanciarti piume di cormorani trucidati nel cielo dal tuo dio defunto che s'alza la veste quando ti vede gloriandosi dell'enorme erezione - "sono impiccato non vedi?" - ed allora finalmente pianterai lì tavolo e carte canti versi diavoli angeli fate streghe malattie tentando allora finalmente l'amore che non risponde torna pure al tavolo tu ed il tuo tu in gioco v'è la vita chi perderà allora tra noi? Ancora ...
Id: 54896 Data: 07/10/2019 18:21:23
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Posso salire?
Vorrei rivelarti. Sai, ero sotto. Sì, dove non ricordavo come entrare. Quali numeri, la combinazione. M'è sempre mancata la combinazione, ma mi lasciavi sempre entrare. Vorrei rivelarti. Ho scritto e riscritto e soprattutto cancellato centinaia di parole. Ero nei tuoi pressi, avrei voluto dirti, nei tuoi pizzi. Proprio vicino al nido dei ratti per cui entrambi trasalivamo. Piccole minacce per sacchi di vetro vuotato ore prima, dove urlavi spensierata e barcollante. Io nella finestra. Non so i numeri. Stavo per allarmarti, ma il tram m'è giunto in tempo, giusto in tempo per non rivelarmi. La notte m'ha ancora da digerire. Resisterò a non tornarti. Quanto però vorrei. Non so la combinazione. Mano sul braccio per ritornarsi. Non so la combinazione, ma bene la porta, vorrei rivelarti. Posso salire?
Id: 54851 Data: 01/10/2019 19:51:37
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Frammento suna tovaglia
Niente d'eccezionale nemmeno stavolta sperando in un segno del proprio volto, ma lo specchio è stato distrutto dai servi, nevrotici di colla s'aggirano smagriti, dimenando le dita nei palmi perdono il volto, che schifo la notte oso dire alla volta che mi precipita sui piedi andanti verso, no, quello che non ho non è altro che io, pur se dedicandomi spesso squallidi versi - soltanto per masturbarmi sui sogni di turpi eccessi - No. Questi mente ancora. Adesso arriva. No, niente di speciale. Non dovrai far altro che.
Id: 54835 Data: 30/09/2019 16:23:22
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Balli umidi
I giorni ballano sfrenati al cospetto dell'ore annoiate, se ne stanno sedute mostrando le cosce, chi si degnerà di riportarle a casa? Tengono sempre la sua forma questi spettri mai invitati, per loro l'uscio lo lascio spalancato, sia mai mi portino biscotti. Mi si lasci tastare tra le fogne, sono solo in cerca della barchetta di carta, così non ferirò entrando nel porto, sarà un attracco delicato, la carezza sarà l'àncora.
Id: 54772 Data: 23/09/2019 15:23:50
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(e)levarsi [mica poesia]
Togliermi di dosso togliermi di torno da me togliermi da me levarmi da me elevarmi verso il basso verso i piedi che toccano tastano leccano il terreno la lingua dei miei piedi io parlo coi piedi no io parlo co' la testa voglio scendere da me levarmi dal trono ammazzarmi il re c'era una volta un re diranno i suoi piccoli lettori no c'era una volta un pezzo di legno e il legno va a bruciarsi Pinocchio c'ha i piedi bruciati se l'è mangiati il gatto espulso dalle cosce del fuoco ha miagolato il burattino per avere del cibo ha mentito Pinocchio non dev'andare a scuola paura per lo strutturarsi il formarsi di quest'identità per darsi un volto un io una struttura permanente restando fisso immutabile statico nel vento al mio volto piace tanto il vento volante negl'occhi nel naso l'aspira buttando poi fuor di bocca situata vicino la testa da cui scenderò m'eleverò verso i piedi mi leverò di dosso finalmente questo francesco quest'io questo nome com'il matto diverrò piede portier'e porta sarò il guardiano di me senz'avere null'a che fare co' me stando fuori di me mi leverò.
Id: 54737 Data: 19/09/2019 11:12:03
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Blu
Restatene pure al cesso sorte ad incipriarti imbellettarti il muso così da renderti sopportabili gli occhi cavi mai più ti spierò giuro cieca appiccicosa creatura ma certo mica credevo di trovarti di dietro la porta intenta con sforzo ad evacuarti d'ogni sventura. Il cielo malato ha ripreso colore cessato finalmente il suo raffreddore rimasto solamente un poco di muco. Non distrarti luna tesoro stattene cheta che gli angeli puliranno ma guardami luna tesoro e piantala cazzo di chiamarmi ospite e piantala cazzo di chiedermi scusa non dimenticarti del mio seme sui tuoi seni non dimenticarti dei miei capelli sul tuo ventre e soprattutto non t'azzardare a lavarti luna almeno finché io non ceda a pisolare nella terra. Hai visto come tremavo coi cani in gola che latravano? Ma il cielo s'è pulito il naso ma il cielo ha ripreso colore senza ingoiare aspirine ed io il sonno mi sono guadagnato squagliatomi pure nel temporale così da fregare drogando la Morte che barcollante mi sfiorò per poi tirare dritta - forse ha sbagliato ora, tetra signora o forse casa, troia di fiducia? non interessa a entrambi ormai vero? dunque mi lasci pure qui a dormire nel tuono e vada pure a godersi la sbronza che ora è sua, Morte, tetra troia di fiducia, gliene faccio dono - ma prima di cedere all'eterno pisolino aspettatemi prima dell'assalto dell'eterno pomeriggio ascoltatemi: dove s'è cacciata la memoria della luna?
Id: 54702 Data: 17/09/2019 15:01:39
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Pulizia (pretenziosa)
Ogni notte di pasta e spezia solita italiana da non poter dire donde evitare inconveniente nel niente dove sai dove non si sa mai meglio non farsi beccare dalle guardie mea culpa mea culpa mea profondissima culpa di quando coll'orecchio appizzato attento pronto a cogliere i tuoi passi che poi sarebbero finiti in quel vaso insozzato di terra poi poterlo innaffiare poi stancarsi tornarsene alle recidive scarse stelle in cielo e il faraone si sarebbe inorridito per quella piramide lasciata là nel grande niente mica dune che sono che so un poco come le zinne di dio dio ha le zinne finché ti nutre ma quando siedi sul tavolo operatorio di Ducasse
Artaud, capisci cosa voglio ho smesso di dire, Antonin, manco mai ho iniziato, parto facile nel via e non ritirerò mai quei duemila che m'avevano pure promesso Eppure i suoi passi l'ho sentiti e l'occhiali dritt'in testa e il sorriso preoccupato come per un mio venire incontrollabile Posso controllare almeno l'ora di fronte al tempo? Se mi si dicesse di no ecco sarei costretto a vestirti di tovaglie sporche e lì posare tra le posate ridendo delle nostre risa e della mia idiozia chiusa in un padre nostro. Mica mio. Nostro. Dio diviso tagliato sul tagliere timido come coniglio rintanato nella solita umida tana costringerlo poi ad uscirsene dal suo nido per poi chiamarlo - "onnipotente" - ma di dio ce n'è sempre interessato poco, piuttosto hai ripiegate le lenzuola nell'armadio? Qua mi si chiede di roba mia e di gente che magari possa sostituire i sogni. C'ho dei sogni in panchina giusto da domani, cosa posso fare per creparmi ieri? Solo un scherzo, sbruffone sbuffò come un buffone all'ultimo suo sketch pe' la lapide all'ultimo tiro, ma il passante nota solo e giusto ti fa notare - "Ma hai pulito la lapide?"
Id: 54695 Data: 16/09/2019 15:41:31
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