Come tanti debuttanti
audaci e un pò svagati
smarriamo il racconto
delle nostre labili esistenze,
maldestri epigoni
di attori consumati
confondiamo ruoli e parte
in monologhi d'accatto,
iperboli bislacche
di una vita che non ci appartiene.

Questa pioggia
lamina d'argento,
leviga l'aria e incide l'asfalto.
Conosco il suo timbro,
la cadenza,
il diapason su cui si accorda il mio umore.
Ti cerco dove non so,
dove le traiettorie si incrociano,
in un abbaglio di illusione,
nei respiri stentati,
in un avanzo di fremiti,
in un frullo d'ali.

I pensieri hanno trame sottili,
si diramano,
si snodano,
si aggrovigliano,
si librano,
precipitano,
si accalcano,
strepitano nell'oscurità,
esitano nei crocevia,
si impregnano di fango
nelle ore di pioggia,
vorticano come girandole di carta,
si rapprendono in grumi di parole,
sono rose di Gerico,
pulsanti di vita.

Ingannevoli sogni,
vorrei spezzare
le vostre ali
e bruciarle
come stoppie
nel fuoco d'agosto.

Ma me ne pentirei
perchè non avrei più
parole
nè stupore
nè cuore
nè vita.