I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Lettera da nessun luogo
Caro papà, cara mamma vi scrivo da questa landa senza fiori benchè qualcuno dica vi cresca l'asfodelo non l'ho mai visto e tuttavia è verde di fresca erba perenne. Vi ricordo al desco della sera come sempre, dev'esser così alla cena frugale di brevi discorsi di poche parole come fanno i vecchi pieni di nostalgie confido abbiate raggiunto la rassegnazione. Credo che da voi non ci sia novità alcuna quanto a me è difficile parlarne poco è il tempo concessomi e tanto differisce questo dal vostro mondo che era il mio, il confine è labile ma insormontabile forse soltanto il sogno può aiutare a comprendere come passare come trasgredire si dice che qualcuno ci sia riuscito ma chi e in che modo non l'ho ancora capito. State bene, salutate gli amici vi auguro di fare bei sogni.
Id: 69585 Data: 04/12/2023 17:44:58
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Un’ estate
Dalle persiane accostate guardo nella via i finestroni bui della scuola che mostrano le aule vuote, assolutamente silenziose. Alle tre del mattino assieme al risvegliarsi degli uccelli, chiacchiericcio sommesso unico rumore che avvolge l'aria, la prima luce fa capolino con incerti chiarori, che togliendo dall'ombra muri, banconi, sedie, dirada la polvere degli anni perduti. Tant'anni son passati da quegli insulsi giorni, le speranze fallite, i giochi spenti; io soltanto di tanti compagni son rimasto a contemplarne la disfatta.
Id: 64112 Data: 22/09/2021 15:22:22
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Papaveri
La cartavelina dei papaveri è la rossa ghirlanda che l'estate in erba trascina, con noncuranza come una coda, gualcendola al vento del nord. Un rosso acceso che s'immola per le nuvole vertiginose, sacrificio che le grandi distese inalberano come vessillo sbandierato al cielo, alle strade maestre.
Id: 63209 Data: 18/05/2021 15:24:08
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Cimmeria
Un sole freddo si specchia nella cava e la sua larva scorre lungo il canale ad impigliarsi alle trine della galaverna. Il sudario imbrattato della neve si stende per i campi. Come strani feticci irsuti stanno i boschi al limitare di larghe strade appena spazzate. Paesi affondano nel bianco - grigio delle foschie. È prossima la terra dei cimmeri, presto arriveremo a una spiaggia bassa e qui scavata una buca verseremo vino e miele ...
Id: 61401 Data: 18/12/2020 14:00:36
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Via Valeria
E dire che ho camminato per le sue vie lastricate curiosando nelle botteghe di cerusici e speziali, gozzovigliato nelle taverne con vino e miele, ho giocato a dadi, puntato e perduto. Assistevo anche, nell'anfiteatro, a giochi e commedie, le maschere degli attori furono il mio pane; predilgevo gli eroi dalle molte imprese, i saltimbanchi, gli acrobati del circo. Alle abluzioni del tempio ero sempre presente così come alle terme in un oblio senza tempo. Ma quando fu? Or sono venti secoli, Alba Fucens.
Id: 57241 Data: 06/03/2020 16:27:53
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Foglietto di diario
Sono le otto di un mattino d'inverno e mi trovo al trentesimo piano di un grattacielo chiamato edificio blu a contemplare l'orizzonte fumoso come dall'alto di una rupe; qui le pareti sono vetri trasparenti. In primo piano il profilo a denti di sega di vecchie fabbriche, oltre, il bricabrac di casermoni e case di ringhiera di cui indovino i cortili profondi pieni d'echi e brusii. A lato le sagome geometriche e bizzarre di grattacieli come stendardi al vento ... il resto è soltanto cielo vuoto e confuso. Sì, questa è la nuova vita, mezz'ora di underground e il rollìo degli ascensori per raggiungere un nido d'acquila, e la vertigine di quando guardo giù i passanti come formiche tra gli alberi monchi dei boulevard.
Id: 56940 Data: 21/02/2020 15:55:11
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23 settembre
Agli ultimi fuochi dell'estate contrappongo le piogge equinoziali, le brume dei primi freddi l'opaca prim'alba. Sulle strade solitarie del ritorno non più il canto spiegato delle cicale, ma il fruscìo sommesso dello scricciolo, il richiamo remoto del germano. L'anima si raccoglie in un pianto penitenziale rinunciando ai passati ardori e l'angelus giunge più nitido per l'aria dalle pievi lontane.
Id: 56738 Data: 13/02/2020 13:25:02
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Vecchio angolo di strada
Da via Argelati, passando sotto un'insegna dipinta in rosso, c'è il ponticello che scavalca il canale. Leggera vi scorre l'acqua dalla chiusa allentata del Naviglio Grande che regola il fluire come di una buona vena. Soltanto ieri ho rivisto il luogo era giorno di mercato sulla Ripa e il brusio come di foglie rovesciate al vento si posava con la tranquillità del cielo nella tersa giornata di maggio; lì dietro era soltanto un'eco, limite isolato senza tempo. Mi domandavo perché l'acqua del Naviglio era alta e fangosa mentre quella che fluiva nel canale appariva limpida, un velo trasparente su una chioma d'alghe.
Id: 55387 Data: 15/11/2019 13:58:41
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Sambuco daprile
Inizia a fiorire il sambuco, al margine della ferrovia, negli spiazzi di fabbriche dismesse; ombrelline bianche sogguardanti dal verde, folto di ramaglie. Di quei rami rugosi le midolla bianche mi hanno sempre sorpreso fin da bambino, li svuotavo accuratamente, spiccandoli da quelli che crescevano fitti sull' alzaia del fiume, liscia cavità come di osso polpa molle dell'anima.
Id: 54653 Data: 11/09/2019 13:32:56
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Provincia segreta
C’è qualche sparuto uccello nella pioggia che sferza incessante un mondo tutto plumbeo. Solo richiamo parlottio confuso da chi sa dove. Sulle strade trascorre come un'ansia di sogni ricordati a metà e sul più bello smarriti. Gira scricchiolando la porta del vinaio e lo sguardo va subito verso il lucido bancone delle mescite. Rosso, rosso rubino, ambra nei grossi bicchieri e nei calici; i pochi avventori abbruttiti riacciuffano l'altra metà del sogno.
Id: 54257 Data: 25/07/2019 13:25:13
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Settembre
Agli ultimi fuochi dell'estate contrappongo le piogge equinoziali, le brume dei primi freddi l'opaca prim'alba. Sulle strade solitarie del ritorno non più il canto spiegato delle cicale, ma il fruscìo sommesso dello scricciolo, il richiamo remoto del germano. L'anima si raccoglie in un pianto penitenziale rinunciando ai passati ardori e l'angelus giunge più nitido per l'aria dalle pievi lontane.
Id: 53540 Data: 23/05/2019 13:38:16
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Essenza
Nell'odore dolciastro dell'essenza che brucia lentamente sul posatoio è compreso perfettamente un continente, fiumi deserti spiagge oceani. Già la chiostra bianchissima dei denti s'apre in un largo e buffo sorriso tra la confusione del suk o bazar - sventolano i caffettani e i burnus. Tutte le sfumature dell'ebano passano in quella pelle vellutata carezzata dal vento e dalle mani impazienti dei mercanti di schiavi. Dal deserto del Sahara al Kalaari corrono le pitture rupestri, indigeni che cacciano le antilopi -la savana conserva ancora quegli odori e simili tramonti. Del ceppo bantu o zulu? La zagaglia lo scudo di pelle di vacca un prestigioso trofeo la criniera di leone! Un villaggio di stente capanne sull'altopiano o risalire con lenta vela il Nilo, fellain che si aggira per le vie del Cairo strettissime fenditure senza tempo. Ecco è l'essenza che bruciano le almee sulle ampie terrazze durante le loro danze sfrenate.
Id: 51466 Data: 04/12/2018 13:56:26
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da un quadro del Caravaggio
Quando lo videro benedire e spezzare il pane il velo di tenebra cadde "Come abbiamo potuto non capire" la voce rieccheggiò nei loro cuori verde mallo lacerato. Così ce li raffigura Caravaggio: nel piano chiaroscurale dove lo stupore è luce su quei volti increduli che vedono finalmente l'occasionale compagno di viaggio essere il Cristo e nel momento in cui ogni cosa è compresa già l'ombra avvolge il viso e la mano benedicente. Spesso la verità è sotto i nostri occhi ma il cuore indugia perduto in chissà quali capziosi intendimenti.
Id: 51272 Data: 14/11/2018 13:17:56
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Brina
Come può esserci la brina, ancora ai primi d'aprile su campi ormai verdi? Vorrei vedere la rondine dalla livrea nero-bluastra filare all'orizzonte. Forse è rimasta tra le colline d'Africa, i nidi son vuoti sotto i tetti delle corti, eppure le belle pozzanghere dei cortili riflettono celesti e azzurri. Questo sarà l'ultimo freddo perché ora la forza del risveglio preme alle soglie da cortecce semi germogli boccioli. Il sole delle dieci avrà già cancellato ogni traccia di gelo refrattario, fin nel profondo anche del mio cuore.
Id: 50616 Data: 18/09/2018 13:38:28
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Caraibica
A Trinidad e Tobago il pesce angelo regna negli anfratti sommersi della barriera. Poco più di una spiaggia quest'isola, sabbia accecante, è il punto di riferimento per osservare gli squali. Baie nascoste dove i pirati nel XVIII secolo nascondevano tesori e cercavano rifugio dopo le scorrerie, acqua cerulea a tratti oscurata da banchi di pesci colorati, buona per giri di chiglia e messa ai ferri. Veloci come pensieri i riflessi si staccano e si ricongiungono nelle vene più profonde tra acque e sabbie arrossate dal corallo. Squali nuotano tranquilli, l'occhio roteante, aerodinamici e sicuri con brevi movimenti delle pinne, inoffensivi all'apparenza mansueti; ma basterebbe una sola goccia di sangue o l'incauto agitarsi tra i flutti per risvegliare il famelico istinto del mostro divoratore; macchina infallibile meccanismo frenetico fatto per schiantare, bocca dalle multiple dentature, spezzare, frangere la molle materia stroncare vite, dilaniare, ingoiare velocissimo dentro un'implacabile follia.
Id: 50402 Data: 04/09/2018 14:31:35
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Canicola (vecchi versi)
Ma quando se ne andrà il sole coi suoi raggi brucianti? Da stamattina ha continuato a entrare dalle finestre aperte del mio cuore, senza tregua, senza requie; era alto sulla strada sfiorava il marciapiede anche la poca erba del cortile feroce lambiva. Al di là dei tetti, al di là del cielo sempre chiaro, luce abbacinante. Ma quando se ne andrà il sole? Che rende così scarna, così troppo visibile la vita nelle sue crepe che ce la butta sotto gli occhi così cruda, ineluttabile e senza speranza di riuscita.
Id: 50218 Data: 21/08/2018 13:46:27
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Enigma
Una testina in terracotta di fattura ellenica raffigurante un vecchio con barba, trovata in una tomba azteca negli anni trenta e riscoperta in seguito nel magazzino di un museo. Di nuovo se ne parla riscavandola dal fondo polveroso di un archivio e ripensando con fantasia popolare da rotocalco alla meccanica roccambolesca che ha portato il reperto in quel luogo secoli prima di Cortez e di Colombo. Nave da trasporto greco-romana smarrita sulla rotta delle Canarie e naufragata poi, equipaggio allo stremo, nell'impensabile golfo del Messico. Mi figuro la mano bruna dell'azteco che tolse dal relitto quello strano amuleto, effige votiva di scarsa efficacia verso chi la portava, per consegnarla alla storia.
Id: 49960 Data: 02/08/2018 13:35:50
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Le fronde di quercia
Fronde di quercia si librano al suo passaggio, delicate, appena sfiorate da un venticello che ha imboccato il viale assieme al feretro che procede lento sotto la canicola. E' mezzogiorno e con tutti i ricordi se ne va lui, in pieno sole, dolce a pensarlo ancora in vita nelle sue prodezze di uomo sano e forte coi bei capelli scompigliati a questo vento. Come un solco il corteo porta a quest'ultima dimora uno dei tanti, pianto, ricordato nel fresco pensiero di ognuno che ne scava un ideale rifugio tra le pieghe del cervello per chi sa quali lunghi o brevi anni. Ecco, il suo volto non appare più in fondo al porticato; nella viuzza quell'ombra non avrà più la cura di posarsi toccando il davanzale senza fiori. Rammenterò le scarpe, ancora là di fianco allo scalino dimenticate, sottratte alla sommaria incetta di cose ormai inutili, quasi nuove e stranamente piccole per la sua statura.
Id: 49865 Data: 26/07/2018 13:22:00
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La ragazza dal viso tondo
La ragazza dal viso tondo, tratti orientali, è giapponese, ha raccolto in tralice il mio sguardo. Orto concluso di lampi onirici che hanno dominato a nostra insaputa milioni di neuroni. E non basta il tubino la pallida carnagione e il portamento, qui ha giocato un intero arco di generazioni tra Zen e No. Una città europea non sa ospitare sotto lapidi risorgimentali e mura secentesche una sola di quelle diecimila foglie senza che trascini a sé il candore inazzurrato del Fuji. La pigra passeggiata sul corso lascia vuoti di possibili incontri, il dado del tempo è rotolato a quei piedi per riportarsi lontano su rotte aeree agli antipodi; uno sguardo, un mondo.
Id: 49774 Data: 19/07/2018 13:25:01
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Sguardi
Mi soffermo sulla nuvola bianco cenere che rompe la monotonia del cielo e si avvia lentissima a sfaldarsi, mobile sfrego d'impalpabile ovatta. La foschia avvolge il remoto orizzonte, spuntano i filari dal frammisto vapore e i campi vuoti. Sugli alberelli ancora stecchiti e spogli una coppia di uccelletti dal petto giallo becchettano qualche secco seme. Le loro acrobazie sugli esili rametti svariano il grigiore i loro capini portano riflessi glauchi, lavorano alacremente alle cariossidi capovolgendosi e raddrizzandosi con un colpo d'ala, scanzonati minuscoli saltimbanchi.
Id: 49665 Data: 11/07/2018 13:46:49
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Flaneur
Sulle vetrate cieche del duomo si sfrena il sole del casto febbraio, sotto le volte in penombra qualche riflesso più intenso avranno i vetri colorati con scene bibliche e vite dei santi: più luminosi gli incarnati più azzurri i mantelli. Il bronzo dei portali si accende nei levigati rilievi: un volto, un arto, una chioma, che il viso cordiale dei turisti riflette o ignora per poi confondersi nel buio dell'interno. Nella piazza sbiancata da un cielo vuoto passo anch'io, flaneur del millennio, tra gruppi di pedoni che parlano di politica e comitive di giapponesi sbandieranti che vanno verso il corso.
Id: 49498 Data: 29/06/2018 13:55:53
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Come lo scricciolo
Vivere un'estate, come lo scricciolo, battagliero e timido, batuffolo nei cespugli, clown dei prati. Dai primi chiarori gode la brezza percorrendo i sentieri aerei dei boschi. Non ha domani, cuore dal frenetico battito, muscoli formati per l'effimero di contati giorni. Poi nell'apoteosi del meriggio, che è pioggia d'oro sfarfallio di pagliuzze colte a volo rapido sui coppi. Sfreccia nei rosai e tra le frasche maestose che avvolgono d'ombrie le anse dei viali. Il suo verso-canto di poche note colma l'aria fino al tuffo nella siepe che ridà il silenzio, pausa delusa. Ai primi freddi ne trovai uno, morto sul davanzale, ancora caldo sembrava dormire sonni dal corto respiro.
Id: 49376 Data: 20/06/2018 13:48:21
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Il ciclope
Il grande occhio del mattino dischiuso tra palpebre nubi, freddo occhio di ciclope che scruta il suo mondo: pianura ingrigita di fabbriche e brulli campi. Si leva un altro giorno di speranze e disinganni, di principio e fine, molti han trovato la pace irreversibile, meccanica dell'esistenza, che ingrana le sue ruote dentate con precisione d'orologio. A gruppi irriconoscibili nel genere gli operai s'avviano alle fabbriche sogguardati dall'occhio folgorante che dorerà i prati e brillerà nei rami rugiadosi e sugli asfalti a silenzioso scherno d'onnipotenza.
Id: 49194 Data: 07/06/2018 13:55:09
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Passeggiate
Quando sarà primavera inoltrata e non ancora estate col suo torrido fiato, potrò passeggiare per i viali di nuovo ombrosi e assolati al tepore mite e contemplare i prati al di là delle siepi di giardini ordinati che lindi giardinieri irrorano con grandi annaffiatoi di zinco. Il rosaio avrà fiorito rossi bocci vellutati e lievi che spandono intensi effluvi, e passeri e colombe svoleranno sugli spiazzi dalle ghiaie immacolate. Sotto la vecchia quercia troverò riposo abbandonando cappello e giannetta sulla panchina di ferro come si usa negli appuntamenti galanti.
Id: 49020 Data: 25/05/2018 13:21:55
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flashback
Le rose spampanate, foglie di un autunno settembrino che un refolo ravviva; questa aiuola striminzita mi rammemora un'isola, con erbe alte fino alla cintola, che un'infantile fantasia collocava in mari d'oriente. Soltanto una lingua di terra in un placido fiume dalle selvagge rose dai turgidi boccioli, isola del tesoro per noi esausti monelli. E leggiadrìa della piazza alberata che si arrossa in un tepore di tramonto che sfilaccia le nuvole sul duomo ingrigito e d'avorio; ridestato agli sguardi dallo scatto dei neon, porto d'attracco di vuote ombre. Le rose spampanate hanno livide corolle e scolorisce il ricordo confuso di bambini che giocano seminudi al fiume nella sabbia, finissima come cipria forse soltanto nella memoria.
Id: 48961 Data: 21/05/2018 13:46:42
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Città perdute
L'architrave tredici di Yaxchilan raffigura una fanciulla nell'atto di porgere un'offerta votiva a un sacerdote dio. La donna è di profilo in tunica attillata e a piedi scalzi, porta campanellini alle orecchie e non sorride; l'alto copricapo intreccia piume a spire di serpenti. Il sacerdote dal volto corrucciato presenta il doppio scettro, e un fiato di fiamma scaturisce dalla bocca semiaperta; l'abito è intessuto di gioielli e piume e bardature svolazzanti, così come il suo elmo. Tutto il rilievo è sovraccarico di aggiunte ornamentali e strani simboli. La ieratica fanciulla porta la sua freschezza di vergine sacrificale fin nel buio degli evi, chiuse nel suo grembo hanno dormito le generazioni future mentre l'ambigua pupilla sogguarda cieli neri. Ma nulla rimane fuorchè pietra su pietre di questa civiltà di astronomi e coltivatori che non conoscevano la ruota, nè l'aratro; nessuno ne ha mai decifrato la scrittura. Con sé, Eva e Adamo d'oltre oceano, geroglifici smaccatamente decorativi irridono al tempo, sorprendente tiranno, dalla misura quasi perfetta del loro calendario.
Id: 48826 Data: 11/05/2018 13:44:56
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Da un ricordo di mio padre
Dove sei uomo dalla sahariana rossa che andavi a prendere il latte con la tessera annonaria. In una viuzza la sera dove il lattaio tuffava il mestolo di latta e le dita color fuliggine nel logoro bidone. Il bianco del latte segnava il contrasto in un crepuscolo sempre più fosco, tra bontà e incomprensibile ferocia. La vita sospesa degli sfollati poco si addiceva a un uomo con gli occhiali a fil di ferro e l'eterno giornale sotto il braccio. Ti fu fatale il voler ritornare caparbiamente a porre in salvo la radio salendo a precipizio le scale quando già l'allarme aereo sbiadiva sui primi scoppi.
Da allora, dopo il boato fosti fatto d'aria per sempre come questo refolo di ricordi, che è poi tutto quello che resta di te.
Id: 48630 Data: 27/04/2018 17:07:25
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Euclide
Dal Libro primo degli Elementi di Euclide risulta che la verità è solo coerenza, che tutto dipende dalle premesse, gli assiomi primitivi, cambiando i quali ogni conseguenza ne è stravolta. Questo fu scritto nel III secolo a.c., forse in una angusta sala della biblioteca d'Alessandria rimeditando o dando forma rigorosa a idee ancora più remote, - e nessuno che sia umano potrà mai confutarlo. Al di fuori di noi stessi e del nostro modo di pensare non ci è dato di vedere, l'esperienza può solo dare luogo a un'astrazione in cui l'oggetto reale si fa entità e concetto, per spiegare il quale unicamente l'agire di una fede aiuta sopendo i morsi della ragione. E questo basta al nostro effimero pensiero.
Id: 48508 Data: 18/04/2018 13:39:56
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Terra
Terra dissodata, zolle fulve, zolle brune, il carro abbandonato sotto gli alberi, aspro rombo del trattore che solca il maggese. Tutto il cielo nello specchio del botro, il casolare isolato ha un pennacchio d'azzurro. Di tra i filari dei pioppi adusti, la piazzola del macello stanno lavando con gli idranti dai grumi acri di passate vite, - operazione di routine che invoca la frescura del mattino, e cristallizza amaro sale nella dolcezza di un giorno troppo vano. Poi tutto è inghiottito nell'ombra di una nuvola, o di un ponte.
Id: 48405 Data: 10/04/2018 13:45:25
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Senso del progresso
Seduti nell'erba alta stanno i guerrieri masai, fieri e taciturni guardando le nuvole alte come montagne. Occhi senza sguardo si posano sull'immutato orizzonte che videro i padri e i figli impareranno; vuoti al passato ignari che il futuro sia difforme, mentre il bestiame pascola leggero. Nulla farà scuotere le loro trecce sottili ricadenti sugli omeri, armati di zagaglia e scudo scendono dagli altipiani verso strade asfaltate di città. Per chi non conosce il senso del progresso tutto è tribale, - sempre la futura sposa apprezzerà il canto del guerriero - la dialettica è una parola vana.
Id: 48286 Data: 03/04/2018 16:48:28
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Campo in autunno
Il campo dopo il raccolto è tornato brullo, nel suo grigiore torna l'autunno, ingrato all'amata estate. Verso l'orizzonte infiammato va il nubiloso cielo e le ombre, che dai boschi remoti spiegano le loro ali. Il pane e il vino si consumerà stasera anzitempo al desco del proprio destino. Giunge un saluto di rondini nel volo raso che chiama a raccolta: via verso l'Africa a sterminati tramonti! Chiuso nella zolla ridormirà il seme che la morte del grano ha generato; un sole obliquo ridonerà la speme.
Id: 48111 Data: 23/03/2018 13:40:54
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La tortorella
La tortorella come la memoria, nell'odore dolciastro del ricordo, lascia la terra e vola sopra il filo per posarsi accanto al suo compagno. Mentre lontano il fiume varca la nebbia che dà un tono gessoso al calmo cielo. Per quel rosso che va coprendo il verde delle foglie rabbirividite al sole spunta malinconia al pari di bellezza. Ma l'ho giocato ai dadi e perso, come uno spergiuro, questo amore che ha il profumo dell'autunno, in una taverna al chiaro delle torce; confidando più nella ragione, perché il cuore cosa può saperne di quello che ci porterà il destino. Nella carezza lieve della brezza che si farà infine pioggia non c'è che una tortorella al mio rimpianto che dalla terra giunge serena al suo compagno.
Id: 47943 Data: 16/03/2018 13:15:33
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Didascalie dellanno mille
La neve gela nelle corti; il paggio è in combutta con lo sguattero per quelle trenta monete di vecchio conio... - Ne farò il mio guiderdone - giura sui colori della dama il cavaliere preoccupato più del palafreno che del proprio onore. Una guardia sonnecchia sulle mura e il gabelliere, già dal primo albore, divide le decime dai sensi, il tutto nel fondo del suo bugigattolo. La grande Berta è soltanto una campana che regola il giorno col rintocco del suo bronzo, dall'angelus del mattino a quello della sera; e la possente autorità della chiesa diffonde il dogma, a cui nemmeno principi o imperatori possono sottrarsi. Castità e preghiera predicano i santi. Soffia sulle dita intirizzite il copista nel salone del convento, il chierico lettore annota un passo oscuro di greco. Ci si accontenterebbe di un buon fuoco, un letto caldo, pane e vino in questa epoca, che a noi appare perennemente dominata dal freddo.
Id: 47782 Data: 09/03/2018 13:40:43
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Granturco
Ora, è alto il granturco che quasi nasconde i casolari da questa prospettiva, come un'onda verde. Anni sempre eguali sono trascorsi tra questi muri impregnati dal tempo d'umidità e di sole, all'ombra di campi via via sempre più ridotti per lasciare spazio a strade capannoni, villette. E' il ciclo che si compie: il bel giallo delle pannocchie avvolto nel guscio verde delle foglie contro la desolazione di stoppie raccolte e bruciate tra qualche settimana; la terra brulla o l'umidità dei coltivi. Ma quanto tempo è passato da quando mia madre bambina usava le barbe delle pannocchie per i capelli delle sue bambole di pezza!
Id: 47610 Data: 01/03/2018 14:02:23
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Ulivi
Tra gli ulivi, dalle chiome marezzate d'argento e grigio, che il vento fa vibrare. Come un orto di quelli millenari che hanno visto nascere leggende, dove il prato è solo un tappeto morbido tra quelle radici. Forse l'eco riporta la memoria di altre epoche votate al mito, al sacro, a passioni superumane. I piccoli frutti con occhi verdi di saracene dormono la loro candida ora, meditando il frantoio, paghi di una pace che soltanto il corso della storia può violare. Tra gli scabri tronchi che l'ombra va addolcendo, presenze senza tempo. Un regno di quiete in cammino verso la notte. Attendere qui che il tradimento si compia.
Id: 47426 Data: 21/02/2018 13:05:17
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Due merli
Vanno in coppia due merli volando rasoterra, per sparire silenziosi nell'erba alta del prato. Uno grigio l'altro bruno in una luce di tramonto estivo che offusca le tinte. E' breve corteggiamento fatto di corti voli e saltelli e pause finché il maschio non copra la femmina - nella frescura di un cespuglio, sotto a una siepe. Quanti milioni di anni s'è ripetuto questo medesimo atto perché le piume siano così nere e ben congegnate, le ossa cave, il giusto peso corporeo per un volo rapido, non troppo d'alta quota, che consenta il mantenimento della specie nel suo luogo. Immutati; quasi fossero gli stessi, uniti si librano in continui leggieri accoppiamenti, più di quanti una sola vita possa contenere.
Id: 47275 Data: 16/02/2018 17:15:19
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Colmo dellestate
Nello scatto nervoso del balestruccio, che rapido rade la pozza d'acqua per bere in volo, è il colmo dell'estate; e nella spiga matura che si piega sullo stelo, negli opimi prati che vanno fondendosi col sole. Stridono le cicale nel meriggio senza più riparo: è qui l'estate; nelle bestie irrequiete dentro le stalle, il bracco esausto accovacciato nella polvere, - dorme sonni di frescure immani. Il tempo vago e spietato che centellina l'istante agli orologi, la polpa che gonfia di dolce sugo i frutti o li marcisce col verme o con la mosca. Una fanciulla, dalla peluria di pesca che d'improvviso si scopre donna, è l'estate.
Id: 47177 Data: 13/02/2018 13:37:34
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Rovine
Le pietre tonde delle mura romane così lucide e levigate dalla terra di recente rimossa spiccano nel bianco calcestruzzo come sassi in un fiume dalle acque vitree e senza tempo. Le rampicanti avvolgono parzialmente queste tracce di tempio votivo e antiche terme dove un sole di giugno si riflette come sulle pietruzze dalle piscine di un tempo, - lo stesso di allora. Macerie di marmi e di granito in un avvallamento del terreno fanno pensare a un colonnato di cui non resta che un capitello sbrecciato; non c'è nient'altro fra le buche livellate e riportate all'incuria dell'aria dopo lo scavo. E questo luogo di silenzio, che fra i palazzi di vetro dei quartieri residenziali del centro fa chic e alza i prezzi degli appartamenti, è un'isola di eternità rimossa dal mito qui compenetrata, solitaria, indifferente a tutto quello che si svolge attorno con attività febbrile o sonnolenza domenicale, calcinata lentamente al giuoco degli anni per trionfare immutata, sparire e riapparire dalle macerie dell'effimero.
Id: 47091 Data: 09/02/2018 13:07:29
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Passante
Nella piazza semivuota un violino suona un celebre attacco di Bach; turisti giapponesi fanno sosta sul sagrato confabulando e guardando il cielo immoto tra le guglie come trine; i colombi indisturbati zampettano e tubano in un sole troppo abbaccinante poi s'alzano in volo. Cosumato cornetto e cappuccino, il mattino mi si apre vuoto, soltanto poche idee e una giornata tutta da riempire, - fosse almeno l'inverno con il ghiaccio dalle tegole e la neve per le strade e quel senso di vita sospesa in attesa di tempi migliori!
Id: 46820 Data: 26/01/2018 17:15:27
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Di questo cielo
Di questo cielo, così terso, di questa nuvola, così bianca, di questo campo così verde, solo partecipa il merlo che punta il capo e scompare nell'erba, tuffato nel silenzio. Ora di nuovo emerge tra i cespugli sulla strada dove i pioppi lottano col vento della sera. Di questo cielo non mi resta l'azzurro per riposare lo smacco dei giorni; della nuvola non il candore emblema di una purezza che non ha consistenza; qualcuno ha violato l'uniformità del campo buttandosi nell'erba e finendo il giorno tra le spighe. Abbandonato, il cuore, vive con questa nuvola, del suo sfaldarsi al crepuscolo che non ha tempo, sempre uguale negli anni e in ogni luogo, vana. Di questo campo lento percorro il margine fino al canale dal velo sottile d'acqua e seduto sulla chiusa non so che farmene del cielo distante e inutile come un gioiello inutile.
Id: 46647 Data: 19/01/2018 13:48:17
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Hyde Park
Mi chiedo se Rimbaud riposò in quest'ombra silente di Hyde Park, dove sulle panchine sonnecchiano pensionati e zitelle; mentre nel sole cavalcano le guardie della regina, lontane, girando la collina. Da Piccadilly ho guardato babysitter lentigginose e mi sono specchiato a lungo nel Tamigi; - quante vite insulse dovrò passare prima di trovare pace nel modesto variare dell'estate. Nel verde, con la City alle spalle, osservo i grandi alberi divorati dalla luce, - il monotono ritmare dei remi sul lago artificiale scandisce il tempo come un orologio - e mi distrae lo spettacolo degli oratori improvvisati che reclamano il loro momento; animali senza gabbia di un gioco fascinoso e credele.
Id: 46614 Data: 18/01/2018 13:11:16
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Da un quadro
Tra gli alberi color ocra s'intravedono le case, i tetti rossi, le facciate bianche di sole con qualche grumo di turchino. Dalla curva della collina spicca un cielo chiaro striscia sottile confusa ai rami spogli, di un giorno d'ottobre. E' una mattina di sole caldo, come spesso accade nel tardo autunno: le forme si disgregano nel chiaro. Il pittore ne restò colpito, come io ora lo sono, e piazzò il cavalletto ai margini della strada dove pigri transitavano cavalli e carri, per fissarne l'immagine che sempre ci restituisce quella prima sensazione di pace, di vigore. Quanti di questi alberi ho visto, sbiaditi dalla luce svelare remoti casolari colline dalle pendici arrossate, ma il ricordo di quel dipinto tutti li riassume nel tempo e nello spazio come un atavico archetipo cui ogni immagine ormai debba adeguarsi.
Id: 46585 Data: 16/01/2018 17:16:04
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A Rimbaud
Ritorni, amico di sempre, a me dalle tue strade assolate, sotto cieli estivi che non hanno più azzurri. Voyant sublime o bohémien ironico pipa tra i denti e scarpe rotte, ma consacrato poeta, hai fatto tu tutte le strade che il linguaggio consentiva prima del silenzio rovente d'Africa. E sotto i ponti inseguivi le tue Henriche e Hortensie dopo aver lasciato terribili compagni, - E' oblio la vita? la vita è altrove; discesa in inferno che porta a un deserto. Così dopo visioni la ricerca di un'esistenza nuova da borghese che ha fatto il suo gruzzolo in terre lontane, buon partito; ma sono sogni, più irreali che le Floride favolose, destinati a svanire in ospedale a Marsiglia.
Id: 46380 Data: 09/01/2018 13:18:27
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Le lampare
Le lampare dopo il tramonto escono in mare; luci vive come e più di stelle nella distesa grigio azzurra che si offusca come il crepuscolo passa nella tenebra. Sono lontani quei lumicini ora fiochi e tuttavia presenti, tremanti nel filtro della brezza che avvolge il monte; brillano senza mutare fino a giorno alto, quando i sogni vanno a svanire. Sono le irraggiungibili chimere che sorgono nei calmi specchi delle fantasie e non muoiono mai, anche se basterebbe scendere a mare per poterle toccare e vedere in tutta la loro scabra usuale realtà.
Id: 45734 Data: 15/12/2017 13:37:05
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Liguria
E' la casa tuffata tra gli olivi che porta sulla cima un parapetto da cui si vede il mare, un mare bianco consunto dal sole meridiano. Dall'altura è l'ombra dei pinastri che getta un velo aspro di quiete alle assolate ventose terrazze, dove solitaria l'agave allarga le sue braccia verdi in un abbraccio minaccioso e trionfale. Per quelle vie a scale che portano al buio degli anfratti e a misteriose cale, s'accompagnano a tratti brevi torrenti in secca per sciaguattare sotto le ringhiere e sparire tra i rovi. Si giunge tra le case da stretti minuscoli sentieri mutati d'improvviso in lubrici carruggi come in un budello scavato dentro il vivo del borgo, e poi di nuovo in chiarie accecanti dove le vie che repentine s'interrompono lasciano vedere finalmente il mare.
Id: 45408 Data: 01/12/2017 13:28:06
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Il fossile
Nuotava in acque tranquille il pesce preistorico mentre una nebbia grigia copriva il corno della luna nuova, nel suo essere d'inconsapevolezza, macchina della natura fatta di scaglie ossee e carne, avido di crostacei dal guscio ricurvo. Dall'era carbonifera la sua impronta riposa sulla liscia arenaria, immortale come un'opera d'arte: visse per questo istante perduto nel buio del tempo, assurdo e insignificante emblema del caso; morto come migliaia della sua specie inutile e utile nella catena dell'evoluzione e qui ora a testimoniare quanto lui possa durare infinitamente più di noi.
Id: 45232 Data: 21/11/2017 13:37:51
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Sonetto del nulla
Noi inseguiamo la morte ogni giorno pensando alla pace che abbiam perduto, nel fondo cupo del giardino muto sospirando dal cielo piovorno l'azzurro del sereno sconosciuto che ci è mancato ormai senza ritorno; ma quale improvviso dal greto ossuto correrà fiume di stelle intorno a nostre anime così smarrite da cercare gioie illanguidite nel folto ombroso di placidi broli dove colombe dai rapidi voli scoprano le gioie impallidite dai libri aperti delle nostre vite.
Id: 45162 Data: 17/11/2017 16:54:27
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Fiabe
Dov'è il cavallo a dondolo legato alla stanga del sogno. - Ricordi? E' ancora nella stanza brumosa dell'età infantile con un Pinocchio di legno e una bambola di pezza; lei che diveniva Aurora la principessa addormentata o forse una Cenerentola in una zucca, o Biancaneve. E' proprio il mago di Oz quel piccolo clown fuggito a un cuor di leone inseguito dall'uomo di latta; matto come il Cappellaio, e tu sei Alice precipitata in uno specchio. Nemmeno il Lupo fa più paura, e il Soldatino di stagno avrà la sua gamba, così come la Ballerina, e la Sirenetta un'anima. Si può ben dire che il Paese dei balocchi esiste, ma ben ordinato con la signora Poppins, e la piccola Heidi sulle sue montagne. Chissà se la Regina delle nevi è così crudele; mi metterò gli stivali delle sette leghe per trovare la strada ad Hansel e Gretel; e non mi crescerà la coda né una testa d'Asino.
Id: 45006 Data: 09/11/2017 13:37:30
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Documentario
A St. Andrews, nella baia dove un ghiacciaio quieto riversa l'estremo lembo nel mare antartico e una spiaggia, ancora assolata nell'estate, offre riposo e pace ai leoni marini, spazio di vita e gioco ai bianco-neri pinguini. La baracca nella neve spicca minuscolo quadrato scuro nella candida massa dei rilievi sullo sfondo del mare. Qui non è più regno della parola, concessa a commentare il mondo a renderlo in misure umane, ma solo strida di grandi albatri preoccupati per i loro nidi saccheggiati, sbuffi di marsovini all'orizzonte.
Id: 44972 Data: 07/11/2017 13:41:58
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Epitaffio
Che ci sia dato almeno un posto al sole, dove sempre sarà primavera e delicati fiori di campo rifulgeranno all'aurora e nella tenebra di stelle. Che ci sia dato almeno l'amore di umili fiori l'ingenuo canto di poveri passeri infreddoliti nel ghiaccio, d'inverno. Che almeno loro, che almeno i fili d'erba abbiano pietà di noi, di noi che una vita crudele ha stroncato perché troppo miti e deboli alle vostre intemperie.
Id: 44948 Data: 06/11/2017 13:48:35
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Nella penombra
E nella penombra si fanno strani discorsi, e si possono distrugger miti e feticci mentre nell'aria quieta un merlo modula il suo zirlo. Un'improvvisa familiarità ci guida, è nelle voci un tono di confidenza intima e sfacciata insieme, come di vecchi coniugi. E l'aria è una freschezza di boschi nevicati; parla il fiore della tua bocca con poche frasi tutte di un presente senza tempo.
Id: 44896 Data: 02/11/2017 16:54:02
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Passeri
E l'erba pullula di passeri, tenera carne e sangue nutrita di pochi semi, cuore che batte come gocce di pioggia. E basta un volo a riscattare la misera vita là in quell'azzurro in quell'odore di nuvole, a noi sempre negato. Nella vertigine per noi insostenibile è loro facile dominio, nelle ardite prospettive il sentore dei cicloni, l'intrico oscuro e fresco dei rami più elevati; se spirito dell'aria deve esistere, somiglia a loro, è fatto da tali sembianze miracolose. Basta un piccolo rumore per alzarli a volo, breve come un sogno, per riaddensarli più in là dove il prato comincia a granire.
Id: 44870 Data: 31/10/2017 16:54:59
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Se muoiono le stelle
Se muoiono le stelle e muore anche il fulgore dei lontani universi perché dovrebbe vivere l'amore? Che è un frullo d'ali, un canto d'usignolo subito sperduto al vento della sera. Perché durare? Se tutto nell'effimero segreto, un giorno verrà assorbito senza rimpianti, senza distinzioni magmatico torrente che tutto appiana e tutto rende al silenzio. Amare è già capire acuta e rassegnata intuizione che flebile e caduco filo ci tiene avvinti e mai potrebbe reggere il peso delle nostre fantasie.
Id: 44850 Data: 30/10/2017 13:22:36
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Ballata dei vagabondi
Tu vedi l'alba sorridere nel verde brullo di un parco pubblico e nelle grate di una stazione. Tu, Gio e Marina e poi c'è Anna quando scappa di casa. Stesso abito estate e inverno paura del freddo notti stellate e quando la rugiada, ambrosia degli dei, risveglia le tue palpebre assonnate stringi la santa libertà nel corpo adoloscente della tua fida compagna. Lucente come una stella splende la vita all'insegna selvaggia del vento e delle selve le selve malandate di periferia i campi dalle spighe bionde che tralucono al sole del meriggio i mille arcobaleni della tua felicità. Essere libero, senza doveri imposti, nel vento della sera nei gridi delle rondini estatiche al rosso del tramonto quando nel digradare della notte voi parlate sommessa la voce della spensierata gioia risplende il giovane regno della purezza primordiale contro di noi alla luna.
Id: 44806 Data: 27/10/2017 13:11:16
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Paese
La piazzetta con il monumento ai caduti del '15-'18, gli olmi color miele al sole d'aprile circondano la villa comunale e il municipio. La strada provinciale lo attraversa, nel suo tranquillo sogno dove colombe tubano dalle aiuole e le corti dagli spiazzi erbosi rivelano ringhiere con gli usci di legno e i finestroni che danno su vaporosi campi. E poi la parrocchia col campanile aguzzo e la spianata polverosa dove ragazzi giocano al pallone.
Id: 44794 Data: 26/10/2017 13:21:05
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Giardini
Dai portoni freschi d'ombra giunge un alito di lontane selve; giardini d'Armida, chiusi fra quattro mura, prigioni dorate dove nel folto una coppia di cardellini trova rifugio e il merlo grigio. Cespugli di ligustro impregnano l'aria di stretti cortili, chissà quali reconditi angolini protegge il ferro battuto dei cancelli, un vialetto si perde al di là di arcate balaustre. Forse una vecchia da una terrazza verde di glicine getta briciole e riso a tortore fugaci ai passeri di casa. Nella sera si chiude su di loro lo stagionato portone dai battenti d'ottone dal cigolìo immutato.
Id: 44775 Data: 25/10/2017 13:06:38
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Scriccioli
Gli scriccioli nel campo grigioverde d'ariste, come d'autunno le foglie brune al vento; li vedo quando è prossimo l'occaso un cielo ancor chiaro estivo, loro piccolo mondo è un frasca una siepe d'ibisco. Scende il vilucchio da uno scabro muro mentre alto lontano è il volo di un falco, loro è il silenzio e la luce che traspare dal vibrante filare di pioppi.
Id: 44762 Data: 24/10/2017 13:32:09
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Locale
Ecco i primi contrafforti del Monumentale muri sgretolati, retro nascosto di cappelle che affiorano dall'ombra di verdi robinie e fiori gialli; s'allontana il campanile e la gran croce nasconde un poco il sole verso le nuvole, vetri colorati fievoli lumi nella penombra del mattino dove le foglie vibrano al delicato tocco dei fringuelli; una rondine sfreccia. Ora le case prima diradate si raggruppano di nuovo e grandi ariosi cortili danno sulla ferrovia muri sbrecciati e silenziosi angoli non più frequentati che da ragazzi in cerca d'avventure. L'ultimo snodo di binari luccicanti e un casello in disuso, poi via, s'apre la campagna, verso campi di mais e girasoli.
Id: 44744 Data: 23/10/2017 13:26:13
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La grande piazza
La grande piazza, calma e assolata, porta un polverìo di sole fin dentro le viuzze strette fra palazzi ombrosi, e un frullare d'ali dai lastroni geometrici del pavimento. Lo scorcio si fa più acuto da quando un africano espone le sue mercanzie nel rettangolo d'ombra; la mole del lampione offre uno strano fiore ai colombi sempre indaffarati. Verso la nuvola, verso al nuvola! sfugge il palloncino colorato dalle mani di un bambino che rincorre con grida acute, tra i bianchi tavolini da uno dei quali scrivo questi versi.
Id: 44708 Data: 20/10/2017 13:44:27
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Idillio
Quali dei pagani dal capo cinto di foglie posano lo sguardo in questo luogo - indizio ne è un fuscello spezzato. Maceria di ferrovia dove papaveri scarlatti crescono tra i binari morti e boschetti pullulano d'uccelli. Te la prendi comoda a questa fermata imprevista nella campagna, ne vuoi sentire tutta la frescura delle robinie fruscianti del sambuco odoroso, mentre il mio sguardo, non visto, ti vellica le palpebre.
Id: 44707 Data: 20/10/2017 13:33:18
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Vecchi versi a Eleonora
Oggi il cielo è più sereno, e luminosa è stata la notte con la sua falce di luna. Oggi, in questo giorno di gennaio, c'è una piccola estate nel mio cuore. E tutti i fiori prenderò dal mio pensiero e tutto il sole e tutto l'azzurro dell'estate porterò nelle mie tasche per te che sei il sole, la luna, l'estate.
Id: 44687 Data: 19/10/2017 13:28:57
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Circolo Polare
Oltre il circolo polare artico il rosso acceso dei tramonti è un evento raro, e l'anno non è che un giorno e una notte nel conteggio dilatato delle ore. Dalla tundra eschimesi e samoiedi accomunati dal grande nord traggono nutrimento da renne, e foche più su tra i ghiacci, il lichene sostituisce la rosa. Corna e carcasse d'ossa e lische compongono un primo alfabeto d'utensili quotidiani entro tuguri di pelli d'animali. Il mondo è qui povero di parole; il verbo è al presente esprime azioni, contingenze, dolori, segue il nome o ne fa parte verso di stupore monosillabico e flessivo rompicapo per i linguisti.
Id: 44686 Data: 19/10/2017 13:22:15
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In orario
Questa mattina il gelo aveva fatto strani segni sulle banchine, ma ora la stazione è di nuovo con le pozzanghere e il tepore oblioso. E non ti porto che odor di treni insieme al vento, che in pazze folate ci sta per sopraffare. Com'è un po' nostra la sua follìa che va a scontrarsi con i lampioni ancora spenti nel crepuscolo, come un don Chisciotte con la sua Dulcinea.
Id: 44676 Data: 18/10/2017 13:11:46
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Racconto
C'era un saltimbanco cieco, con la scimmietta e l'organino, sulle terrazze che danno sul porto. Stazionava sempre da quelle parti, lo incontravi sbucando d'improvviso dalle viuzze ombrose e malandate che fanno una città di mare coi suoi odori e i panni stesi. Dalle piazzette lastricate, solo nei giorni d'estate, faceva la sua comparsa col suo motivo orecchiabile e meccanico, e il cicalare della scimmietta a far da sottofondo; un po' di colore a rabbonire i gruppi di turisti per l'obolo generoso. All'imbrunire, una giovane donna, despinìs di qualche albergo, lo riaccompagnava chissà a quale ignobile rifugio, perdendosi nei vicoli chiassosi, questo Omero accattone, ché anche cantava incomprensibili ballate con voce di tenore. Pure quest'anno l'ho rivisto, nei medesimi luoghi, soltanto un po' invecchiato.
Id: 44675 Data: 18/10/2017 13:09:02
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Sonetto crepuscolare
La sera ha solo compagnia di grilli forse di lucciole un volo dorato o l'inizio d'un canto svagato, sommesso, prima che la luna brilli: un usignolo, forse per la sua compagna, intona un canto mesto come nel buio l'amante onesto sente tremare per la voce sua tutte le stelle. Oh tremolar di stelle, nel grido silenzioso di quel pianto geme segreta un'ansia d'universo e di lassù nel grande cielo terso dal campanille sognano l'incanto nel nido ingenue le tortorelle.
Id: 44659 Data: 17/10/2017 13:17:22
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Eden
Se un giorno trovassi nel segreto di un bosco il pertugio che conduce all'edenico giardino; facile sarebbe entrarvi, estinta ormai la stirpe degli arcangeli e gli dei fuggiti, rimasto il fulgore delle radici dell'essere in un incanto richiuso ad ogni umano tempo. Se un giorno forse sognando o avendo perduto senza ritorno le briglie del reale tenendo ciò che desidero per vero e lontano ogni delusione potessi varcare quella soglia, lo farei; ma con te, io Adamo e tu novella Eva coscienti ormai del mondo che lasciamo al suo destino per nutrirci alla fonte del supremo arcobaleno.
Id: 44642 Data: 16/10/2017 13:16:23
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Dopo che la pioggia
Dopo che la pioggia con quieto alito ha rinfrescato i campi e smorzato, nel suo torpore, il trascorrere del tempo, torna il sommesso parlare degli uccelli: pacato come se mai fosse cessato; e torna malinconico sereno , il giorno come nelle ore in cui vien meno. Così dopo le tristi aurore di giorni disperati riprende a vivere - più calmo senza più gli impeti passati - l'animo placato da troppo fervide passioni.
Id: 44605 Data: 13/10/2017 16:48:58
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Il dormiente
Quando fuggirà il potente sogno dalle sue ciglia di piombo e come un sole che traluce tra ombre e fradice foglie di temporali, e s'aprirà come un mattino dall'occhio ceruleo come il tuo ... Oh, non disferà gli arcobaleni essi avranno più colori che l'iride stessa per i tuoi occhi da bambino riaperti alla serena luce. Nel tuo cuore entrerà una canzone d'autunno perché rigonfi acini d'uve asprigne ti ridiano il vino della vita. Oh ci sarà una fanciulla che mite sacerdotessa della tua casa respirerà con te l'aria sublime del tenero quotidiano, poiché pacifico sarà il tuo ritorno dalla fatica serena di ogni giorno. Riposa ora di un sonno cattivo - ma è poi sonno? - nei cespugli polverosi e senza fiori; il suo fianco smagrito non porta fori di pallottole o squarci di granate, ma il suo braccio sottili punture d'aghi.
Id: 44604 Data: 13/10/2017 16:39:43
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