chiudi | stampa

Raccolta di poesie di Fabricio Guerrini
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Nei tuoi occhi di fanciullo

Non è brutto come sembra
questo pianeta roteante nell'etere,
esibisce sprazzi d'indicibile bellezza,
percezioni di perfetta simmetria,
attimi d'avvolgente armonia...

Non è cattivo come appare,
questo piccolo universo umano,
accadono gesti colmi di bontà,
scoccano lampi d'abbagliante generosità,
atti di disinteressato altruismo...

Non è insensibile come si mostra,
quest'uomo sperduto nel cosmo,
soffre per amori perduti,
gioisce per il sorriso di un bimbo,
prega per timore della morte...

Nei tuoi occhi di fanciullo
scorreranno le inspiegabili contraddizioni,
le gioie e le pene, il sollievo e l'angustia
che scandiscono il ritmo della nostra esistenza.
Non sorprenderti,
proprio in ciò sta la peculiarità della vita.

*

Anima affamata

Anima affamata di spezie carnali,
di gesti d’amore,
di baci e di carezze audaci,
io mi offro, argilla malleabile,
alle tua brame ed ai tuoi sogni;
io la tesi, tu l’antitesi,
creiamo senz’indugio una sintesi
concreta ed appassionata,
irrazionale ed irragionevole,
che ci lasci a bocca aperta
in urgenza di respiro
e ci doni un attimo di assoluta,
immanente,
amnesia.

Fabricio Guerrini

*

Ti ho perduta in un attimo

Avrei dovuto saperlo
che gli attimi hanno svolte predestinate.
Tutto era già scritto nei tuoi sguardi sperduti,
nei baci delle labbra inerti,
che accoglievano il mio respiro con impazienza,
e la freddezza delle tue mani delicate
che mi accarezzavano lente e sbadate.

Avrei dovuto saperlo
che gli attimi hanno svolte improvvise.
Ti abbracciai e trovai un nulla
che aveva ancora tracce del tuo sapore.
Eri già altrove, percorrevi sentieri 
appena tracciati nei quartieri del tuo cuore, 
e t'inoltravi in paesaggi espressivi
che non erano più quelli delle mie rughe.

Avrei dovuto saperlo
che gli attimi hanno svolte impietose,
e non restare li, impietrito,
a fissare il tuo profilo che sfumava lontano.
Fui però saggio a non cercare i perché e i come mai,
ve ne sono sempre mille e nessuno,
ed in ogni caso, che siano ovvii o che siano folli,
non possono resuscitare gli attimi perduti.

*

Ho amato di te

Ho amato di te l'universo stellato della tua pelle,
dove m'aggiravo con labbra astronome
a disegnare costellazioni senza nome,
e lo humour con cui i tuoi seni diseguali
facevano a gara a cercare le mie mani
per farsi scolpire in nuove, plastiche forme.

Ho amato di te le tue vigorose cosce ardenti
che s'addolcivano nella curva dei glutei arroganti,
e l'aura odorosa che esalava dalle morbide pieghe 
dell'antro malcelato sotto il boschivo colle 
a cui anelavano i miei istinti impetuosi.

Ho amato di te l'abbandono fiducioso
con cui mi lasciavi entrare nella tua casa segreta
offrendomi cibi divini e ambrosie spumeggianti,
fra canti e soliloqui con cui accompagnavi
la mia libagione frenetica e golosa.

Ho amato di te le tue mani veloci e sapienti, 
con cui curavi il mio arredo di preziosi beni 
e la gioia delle tue labbra che s'abbeveravano
alla svettante fonte, mai avara di nettari sontuosi

a tracciare geroglifici sul tessuto rosato del tuo grembo.

Ho amato di te il tuo corpo steso di fianco al mio
a sopire i respiri accelerati e le stille di sudore
e il bacio di complicità che ci scambiavamo,
mentre le nostre mani esauste posavano lievi 
sulla semisfera delle nostre natiche impudiche

*

Le parole che non dici

Nel mistero delle parole che non dici

mi sono ritrovato appeso all'amo dei sogni, 

e la dimensione occulta del tuo sguardo 

mi ha attirato nell'abisso del desiderio.

 

Così precipito volteggiando

nel pozzo oscuro delle mie brame irrisolte.

So bene che alla fine del mio folle volo,

non troverò alcuna traccia di te.

Ma in questi brevi attimi che ancora vivo,

penetro nel miraggio ideale del tuo corpo

e ti posseggo appieno,  

sino alle estreme conseguenze.

 

 

https://youtu.be/ivFVIMal7Ls

*

Le macchie di Rorschach. (L’amore è una pazzia)

Dieci volte, quel giorno, ti ho incontrata,

tra sprazzi di colori celata,

sui fogli, come la Maja desnuda, adagiata.

Hai teso le braccia e ho sentito la tua chiamata.

 

Aprendo il fascicolo, l’arcigno dottore mi chiese:

cosa vede in questa immagine?

 

-Ma è Valeria, la conosceva anche lei?

Ricorda com’erano odorosi e scompigliati questi suoi capelli dorati?-

 

E, mi dica ora, qui cosa vede?

Disse il dottore, voltando pagina.

 

-E’ evidente, è l’azzurro profondo dei suoi occhi,

che spicca inconfondibile tra colorate macchie!-

 

Bene, continuiamo, disse. E al mio sguardo

propose una nuova figura.

 

-Oh! Sì! quante volte ho baciato la sua bocca sensuale,

che qui ancora m’invita, così morbida e rosata!-

 

La bocca? Davvero? Disse il dottore

guardandomi con attenzione. E questo?

 

-Ma, dottore, anche i seni di lei mi mostra?

Queste due corolle di fuoco spesso sono state il mio guanciale!-

 

Si, certo, disse il dottore,

con una nuova ruga in mezzo agli occhi. E qui?

 

-Dio! Le sue mani, dalle lunghe dita attente,

così fresche sui miei fianchi! Lei non può immaginare, dottore!-

 

Immagino, immagino, rispose. Ma andiamo avanti.

E in questa tavola più scura?

 

-Il più bello dei suoi giardini, così profumato,

in esso mi sono perso e ritrovato spesso.-

 

Ma è sicuro? Un giardino così scuro?

Guardi ancora e mi dica..

 

-Forse anche un bosco, una grotta accogliente,

un asilo, un ristoro, una casa, tutto questo insieme.-

 

Capisco. Forse può bastare così. Ma guardiamo ancora un’immagine.

Cosa vede in questo foglio tutto bianco?

 

-Ma non è ovvio? E’ la sua anima, così pura, tutta luce e trasparenza,

è Valeria nella sua essenza. Ma Lei non la conosceva?-

 

Sono anni che, rinchiuso in questo cupo palazzo,

continuo a vederti, occhieggi da ogni macchia sulle pareti.

Ogni tanto passa il dottore e con uno stanco sorriso mi chiede:

come sta la sua Valeria? Anche oggi l’ha incontrata?