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ITACA
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Legati i tronchi con ritorte funi
Ulisse, per tornare alla sua Itaca,
la zattera apprestò, tese la vela
all’albero vibrante, eretto al cielo.
Itaca sempre amata, sempre viva
nell’animo dolente dell’eroe,
seppure attratto da paesi ignoti,
avvinto dall’amore di Calipso.
Itaca dolce sogno, Itaca sacra,
Itaca forza interiore che salva
dalla tempesta quell’animo affranto
per i perduti compagni nell’onde.
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Sul vasto azzurro dell’ambiguo mare
vola la zattera, la scotta in pugno.
Onde increspate e una candida scia
di spuma lieve accarezzano il legno.
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Itaca è povera, non offre il fasto
e l’oro che scintilla nelle regge
d’oriente, ma la terra dei natali
e il ritorno, più vecchio ma più esperto.
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Itaca pulsa nell’animo ardente,
forte e bramoso verso la sua meta
che è incisa nitida nella memoria,
aspra di rocce, d’ulivi argentata.
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Vorrei avere anch’io una mia Itaca,
una meta sicura nel mio vivere,
nel mio vagare senza rotta certa
alla deriva verso oscuro abisso.
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dal libro Echi e sussurri, sezione Immagini elleniche, Polistampa, Sagittaria, Firenze 2015