I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
SEMPLICE COSA TRISTE
SEMPLICE COSA TRISTE
Scorre un treno, e simboleggia tanti posti mai lontani: lui ti porta sai, ben oltre le stazioni
Una campana si sfuria nella piena mezzanotte: prova invano a trascinare la città che non ha un Dio
Là un’edicola oltre il ponte, in faccia al suono di campane: luminosa vende fogli ed erotismi;
qui si prova anche ad amare forse amori un po’ inauditi; ma di notte il posto parla solamente col suo vento…
Non volermene, tu Uomo – antico morto ammazzato – se non penso necessaria la Via Crucis a parlarci e a ricordarci d’un Dolore;
l’urlo acuto qui è già noto: Pasqua in questi palazzoni è solo il vento del dolore d’ogni mondo
Id: 466 Data: 20/05/2008
*
SUMMERTIME
SUMMERTIME
Anche al mare se gridi non rispondono; e sarei ancora solo, con la vergogna che non so nuotare
Non esiste il posto dove vorrei scappare
Id: 292 Data: 07/03/2008
*
NELLA NOTTE, PER LUNIVERSITA
NELLA NOTTE, PER L’UNIVERSITÀ
Voglio cullarvi, amici, amici d’un minuto: persone che ho sfiorato; e vorrei espandere una melodia per le strade che fingono abbandono, le case quando più non danno un suono e resta solo, nel tessuto loro qualche piccola e rada e dolcissima pezza illuminata
Il mio canto vi prenda e vi comprenda, e popolate le mie immagini di luci; su, vi esorto ad entrare nel mio mondo rappezzato, un po’ stonato: baracca da idroscalo in faccia al mare, mentre il mare consacra in alto le manate dei suoi spruzzi, e la baracca così diviene un niente
Vi canterò ovunque siate, brevi racconti che ho sfiorato; avrei bisogno tutto fosse stato fra noi diverso; ed ora non sareste persone fatte sogni. Ma conosco ugualmente i posti dove siete; senza saperlo, abbracciando dal mio letto tutti gli sprazzi, i mari, le colline del mondo
Ci rivedremo, (giuro!) fra queste case che ora fingono il silenzio e s’azzerano, lasciando liberi di risuonare i vuoti della brezza. Ci rivedremo e saremo tutti qui; vivete voi l’estate anche per me. Io sono qui, steso su un letto di idiozia e d’impotenza quasi contento a non saper reagire, sconvolto dalla stessa pesantezza di sasso del mio corpo; vivete voi l’estate anche per me; ci rivedremo, (giuro!) quando Roma sarà tornata in sé
Id: 268 Data: 26/02/2008
*
UNA TRILOGIA
UNA TRILOGIA
I. I CIELI ENARRANO (Per mio padre)
Tu devi capire la voglia di morire che mi mettete addosso ora che vivo e me ne accorgo:
a tavola dobbiamo ognuno mostrare la sua faccia più simpatica alla volontà divina che ci tiene tutti uniti in una casa;
tu devi capire la mia voglia di morire
II. IPOTETICA RISPOSTA DI MIO PADRE A “I CIELI ENARRANO”
“Purtroppo si è perduta l’influenza delle persone sulle persone:
un uomo che non avesse dei rimpianti diventerebbe padrone dell’universo”
III. IL FINALE
Mia madre ha difeso mio padre
Forse a me piacerà; ma sarà triste vedere un giorno una donna far lo stesso per me…
Id: 194 Data: 11/02/2008
*
DIMENTICA
DIMENTICA
E l’istante in cui vorrei scorrazzare per tutta casa e gridare ad ogni muro: “Sono poeta!” torna solo alle volte
Lo sai che il proposito di vivere ogni giorno come fosse il mio ultimo torna anch’esso solo alle volte; perché io non sono capace di costruire una giornata che non sia prendere tempo
Serata nitida: solo una stella sul porto di una mia disperazione
Ed io, nave ancorata lontano da Cristo quanto dai suoi pentiti peccatori, una volta affondato so che le acque di questo mio lungomare senza il mare mi riporteranno qui: serata nitida dove una stella torna solo alle volte
Id: 175 Data: 05/02/2008
*
LATTE DI MANDORLA
LATTE DI MANDORLA
Rifrangi il tempo su uno specchio in penombra, questo tempo furtivo che guardavi con angoscia e ora è qui, davanti a te, venuto quasi di soppiatto, senza bagliori, tranquillo; e tu non ansimi di spasmi nella calura soffocante
Rifrangilo, dai, come lastrine di cristallo che ricoprono la superficie del mare di Ostia fanno col sole, prima di affondare e riformarsi, e rivivere in un nuovo riflesso di luce, mentre navigano ma appena sfiorando il pelo dell’acqua aliscafi di fantasie o gabbiani affamati di sogni
Resterai a guardare gli anni e le estati germogliare e sfiorire e germogliare e sfiorire tra voci ebbre di vita o tra il silenzio compiaciuto e appagato? Rifrangi il tempo, che ora subdolo t’inganna, nella penombra di queste mura; rifrangi, accecalo, ed allora non morirai soltanto di te stesso
Id: 174 Data: 05/02/2008
*
POETA DELLA SERA
POETA DELLA SERA
Perché si muore intendo dirtelo. Ma lo farò un’altra volta;
quando non vedrai più – non sentirai brezze né luccichi (gli spazi vellutati, assai romantici la sera) qui a piangerti davanti violinosi – e inumiditi. E sopra i tetti un cielo scimunito... Perché si muore non lo chiedere; non chiederlo a nessuno. Ci si abbraccia nella festa – o si sta soli a disperarsi. Non domandarmi di più, queste mie sere al dolceamaro che in nessun modo o caso mi potranno appartenere Perché si muore fallo dire al giorno nelle chiese. Alle sale da biliardo. Ai gagliardetti delle squadre. Fallo dire ad ogni cosa che non parli. Io posso dirti, comunque tu non chiederlo
Id: 173 Data: 05/02/2008
*
A DOMANI
A DOMANI
Niente…solo, dovrò vivere;
e se verrà una voce di ragazzo a dirmi che è già stanca di soffrire, sorridere dovrò, col volto in pezzi ma con il cuore che conosce, ah, se conosce tutto questo…
Viso di pietra raggrinzita, dovrò vendere al ragazzo la voce di una sicurezza stanca; ma pure stanca essa si risolleverà per dimostrare, (forse dargli a bere) che non è soltanto volto, non è forma: possiede un senso, e con la forza si può avere
Potrò parlare di “sperare”, perché in cuore lo saprò: così si deve; così deve chi ha vissuto: anche col volto in pezzi, far cercare e anche coi sogni al vento, regalare
Questo si fa; qualche persona lo faceva quando sconvolto, come un animale scendevo in strada ed indicavo a tutti quanti la follia del dolore, credendo forse che il dolore avesse carne, e si potesse vergognare;
mi rispondevano: “è così, ma c’è anche il bello; ed ai giardini, se ti addentri oltre una siepe, tu guarda un po’…spesso ci trovi anche l’amore…”
Niente, è così: si deve vivere e sperare
Id: 172 Data: 05/02/2008
|