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Per Alessandro Catà
Il mago
punta i suoi legni stregati,
invaso dagli occhi
alla Colchide.
Segni felici, foschi
di vele-miniere, febbrile
d’Orfeo ai lùgubri di neve.
Nella torretta
c’è un sorriso-Barbablù,
re inverno con le croci
e la testa tizzone.
Fossili, stele, miniature
vanno in porto
e lottano con Lele, il piccolo
che stringe il tempo!
Accendiamo
la candela dei nostri
e beviamo.
(Porto S. Giorgio, Giugno 1986)