I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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I giorni
Nei giorni chiari, potrei aprirmi il petto lasciarti accatastare parti di me, come legna da ardere nelle tue più fredde latitudini. Poi ci sono giorni in cui i miei cieli si abbuiano di rabbie: io piango e ti abbraccio senza calore. Il nostro incontro mi apre al dolore come il coltello spacca la pesca in due. Ti odio e vorrei riprendermi il cuore portarlo distante, tenerlo con me sola per aspettare i giorni in cui dartelo ancora.
Id: 50251 Data: 23/08/2018 16:02:32
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Coazione a perdere
I giorni non stanno fra loro vicini ma sono da baratri divisi e là sprofonda, in una silenziosa lontananza, l’aria respirata e quell’altra che parlando viene buttata. Intanto di fronte a quei vuoti ce ne stiamo a costruire ponti di parole per dirci che tutto ha un senso. Eppure non attraversiamo un tempo, uno soltanto, ma ci muoviamo fra gli istanti, molti che sono frammenti di un quadro ricomposto ogni giorno in cui noi siamo protagonisti, antagonisti, comparse finanche ombre di cui si potrebbe fare a meno. Questo va dicendosi la foglia che scivola nell’aria e nell’aria trema per paura della terra e quando infine s’afferra al suolo spera che un altro vento la riporti all’indietro fino al punto del distacco, per riconsegnarla al ramo.
Id: 50235 Data: 22/08/2018 14:45:18
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Fratello: una trita parola
Nelle contigue distanze gravida d'odio, la massa di solitudini informi semina cieca ferocia sull'altrui miseria. Poi un post a cuore: mamma, I love you eternamente. Il profeta della paura nel brulicante deserto delle coscienze si pasce ubriaco di tv: porno e sangue da anni fino a lobotomizzare quell'angolo di cervello al dolore dell'altro aperto. Fratello: una trita parola.
Id: 49482 Data: 28/06/2018 15:46:19
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La preghiera dellateo
Ridi – come è che un ateo ti apre l’anima alla fede? Il lampione solitario getta luce sull’incrocio: la brevità del suo sguardo vede ciò che sfiora poi null’altro. Ecco, un passante: vive un attimo in quello spazio, ma, quando egli resta privo di quell’occhio che lo vede, l’oscurità della notte lo scompone in molti dove. Che cosa fa – ti domando - disperso fra i suoi luoghi? Forse prega – mi rispondi.
Id: 47997 Data: 18/03/2018 20:40:46
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La rondine
Soltanto di lontano, la rondine volata non è straniera alla sua terra. Pare non appartenga a nessun luogo, ma sia solo per il cielo vuoto sposa fidata e amante. Abita i nostri tetti, tesi come braccia ad accogliere il fugace passaggio di ala che sosta ma non dimora a quella porta. Sconosciuta ci resta fino a che la sua assenza non si colma d'inverno: e in quel momento vorremmo averla un giorno ancora per vederla e dirle che non fu vano l'esserci incontrati.
Id: 42381 Data: 13/04/2017 12:09:54
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Linebriante profumo del mirto
volevo per mio figlio il frutto dolce l'inebriante profumo del mirto, il sole a picco sopra il capo e la forza d'essere raro, uno in un mondi di cloni proni alle idee dei padroni.
L'ho veduto ubriaco, stanotte, chiuder le porte del senso buono e, scontato l'influsso delle mie parole, sollevare il viso di fronte al rischio d'essere soltanto uno dei tanti.
E farfugliava mio figlio d'amori, di case e d'affitti, di lasciare il mio nido per trovare l'altrove, e chiamava il mio nome con rabbia e terrore, banale piangeva sul letto dicendo che non era perfetto il mondo che gli avevo donato:
mi guardava con odio, un malcelato imbarazzo, di non voler esser più schiavo di me che volevo per mio figlio l'inebriante profumo del mirto.
Id: 6807 Data: 21/01/2011 21:04:07
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buona la prima
La nostra storia è un arazzo sottile Che teniamo steso sullo sguardo: amiamo solo ciò che conosciamo. E nel vento dei fortuiti incontri Con quale tenacia inseguiamo Odori passati d’amori negati! Con quale cieco coraggio Conduciamo la medesima lotta! Quante parole c’avranno a ridire Quante carezze c’avranno a rifare
A noi sembreranno sempre le prime.
Id: 6769 Data: 19/01/2011 23:41:30
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Labbandono
Non m'abbandono all'amore non m'abbandono al torpore, non m'abbandono al sollievo, nascondo il canto, nascondo il vanto, nascondo e non mento ma solo rimando l'incontro con me, con me che resto e sempre ti sorprendo indifferente alla sorte d'essermi al fianco, arreso alla gioia di vivere l'incanto. Piccole questioni occupano le nostre cogitazioni: per cena che mangio? chi paga la multa? il dente intanto s'è rotto e nella gengiva trattiene un urlo distorto amaro di pena. Io mentii, tu mentisti, egli mentì, noi mentimmo, e voi? voi che faceste mentre il mondo di fuori correva e ruggiva e diceva che qualcuno, qualcuno salvi la regina? E la regina era una beffa, un'interrogazione sul passato remoto del verbo mentire, che i bravi bimbi lo sanno dire tutto d'un fiato senza soffrire.
Ma io soffro il verbo e la sua coniugazione: non c'è parola, parola che possa partorire l'amore che ti porto e tu temi, l'amore che stendo ai tuoi piedi e tu sollevi. Lieve lieve la piuma discende dall'ala all'aria: nacque in cielo, morì in terra, visse lenta la propria distanza, come lenti i nostri sogni s'incarnano nei nostri giorni. A poco a poco distinguo nel vento il tuo mento, e nel tuo mento il mio proposito vero d'aver coraggio e non temere l'abbandono, io che m'abbandono all'abbandono abbandono ogni pretesa e il mio corpo alla resa.
Id: 6737 Data: 17/01/2011 22:14:04
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Come le nuvole
Ma le nuvole che rumore fanno quando passano sul fiume che corre?
Il cielo le possiede, la terra le sorregge.
Solo questo posso dirti: quel che viviamo. Non so chi siamo.
Id: 4145 Data: 01/05/2010 17:33:50
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Allapparir del vero
Liquida di veli, la notte s’ammanta di bugie: come specchi, fantasie s'affaccian sulla luna.
La pallida lampada ha il volto rugoso di creduti ritrovi e le luci d'intorno son resti, frammenti, di desideri dispersi.
Il vero si spicchia come buccia d’arancia: un brusio negli occhi.
Id: 4105 Data: 25/04/2010 11:51:10
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Come quel canneto
Non mi sono mai allontanata, come quel canneto che cresce, lungo la strada ferrata, e piega il capo al treno che passa.
Così fedele al suo terreno, niente sa della verde riva e dello sciacquio di certe ore trascorse vicino al fiume.
Non sa la dolcezza dell’acqua Che accarezza il piede stanco E non conosce il ristoro Offerto da un abbraccio.
Il grido del treno è l’unico richiamo d’amore che abbia mai ascoltato.
Id: 4044 Data: 18/04/2010 21:50:55
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