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Raccolta di poesie di Caterina Bigazzi
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Ecco la prova del vento

Ecco la prova del vento,

quello che s’alza solo tuo,

la riprova che sconquassa.

Come gioco d’infanzia soffiare

su casette di paglia.

Resisteranno?

 

Sono strani pali, questi anni

che dividono dal prima.

Ci sono cose ferme,

punti saldi e fiori futili.

E qualcosa che non crolla,

le tue mura forse mai abbastanza.

 

Verranno giorni che apri la finestra

ma subito chiudi le serrande.

I fogli che cadono di mano,

i capelli torti dalla tramontana.

I figli contro, il lavoro altrove.

Insisterai?

 

Forse è ancora tempo di riparo.

Ci sono cose ferme eppure salde.

Sopravvivere non basta.

E poi, limprobabile promessa

di qualcosa che non crolla

meritare.

 

(per i miei 40)


Id: 31898 Data: 12/04/2015 23:40:18

*

Matrice minerale

Matrice minerale

(generazioni)

 

Roccia, le donne che ti hanno preceduta.

 

Sulla roccia, si sa, sconfinano le aquile

e scroscia il lagnarsi del cielo, posano

antenne di farfalla i passi di chi impara

a camminare, si reggono teatri di famiglia,

s’intrecciano radici e millenni di foreste.

Da fuori intrigano i fossili in colori

sfaccettati, anche se dentro più di un tarlo

sassoso ne sgretola l’intimo, non visto.

Ispìrati.

 

Ma la roccia, chi la ama appena?

Chi la traspare fino a specchio,

o ne ammorbidisce la manna del volto,

le sue vene chi le sente scorrere?

Tutta scritta, composita, compiuta,

lascia orfani detriti di coscienza.

Al centro della terra, gli altri mondi

solo attendono che ceda la corazza.

                                    Ripensaci.

 

Meglio forse che si veda, il cuore di muschio verde.

 

 

 

 

 

 

 

 


Id: 25776 Data: 21/05/2014 17:24:28

*

I.n.r.i.

E sì che l'amore ha giri più strani

e confonde le linee del disegno.

Sarà libera l'anima, domani,

ma intanto oggi è rossa, qui, sul legno.


Id: 19795 Data: 30/03/2013 00:00:57

*

La serra

Stamani con due dita

aprendo una crepa nel muro

mi son fatta una serra

un rifugio dalle forbici

un tetto sotto piogge torrenziali

e ho atteso lì dentro come un grembo

che maturasse gemma o ala

abbraccio di prigione

crisalide

 

Ero stanca del vecchio innesto

e ricrearsi al sole è il proprio premio

ché se anche le mani

resteranno poi vuote

di foglie ai primi freddi

sono ancora filo nomade

possibile matrice

finestra libera

canzone

 

(dalla raccolta "Concerto terrestre")

 

 


Id: 19712 Data: 24/03/2013 15:30:40

*

Genesi geometrica

                    (la figura è l’esistenza 
                    il corpo l’incontro
                    e la formula non sa 
                    calcolare resistenze)


c'è sempre uno spazio
per forme solide mai noia
per quattro braccia
che un po' si tengono
e un po' si respingono
in equilibrio esatto
ancòra come un arco
infinito tra due poli

e vuoto nel mezzo da riempire
di carne condivisa
in numero variabile
figliata senza fissa dimora
segmento indeciso ciascuno
tra dedizione e fuga
e per statistica unico
come ogni cristallo di neve


                    (se nevica non sai più 
                    niente sembra non finire mai
                    e quel che dopo deve nascere
                    non è regola è regalo)



Dedicata alla mia famiglia



Id: 7463 Data: 03/03/2011 19:12:00

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Scrivere per le formiche

Scrivere per le formiche

 

Poi si fa fessura dalla quale

sa spiarci oltre la porta,

scrivere la luce che ci piace.

Un graffito rituale è il mio respiro,

insetto a caccia nella pietra.

E in fila sugli alberi tronchi

mi sgrano, mi sveno, e ci provo.

In cumuli di sabbia mi rapprendo.

Ma subito prevale la compattezza

della terra, il dovere di sostare.

Si ricompone la roccia, e la polvere

si lascia faro bugiardo alla fame,

compagno ai passi delle formiche

che raccolgono, che mi raccolgono

fino al prossimo tremare

d’un senso nel cuore del vuoto,

nel bisogno ancestrale della tana.

Scrivere, o del mondo accarezzare aperta

la frattura, cancellarsi l’ombra, il profilo

e poi correre non visti, tra le zolle.

L’assurdo non è l’ondularsi

al ripensare della mano,

né sorpresa sono le briciole

troppo pesanti, e il sole contro.

È folle seminare e darsi in pasto

se la neve col suo aratro ti ricopre.

Ma c’è ancora sale, c’è ancora

chi d’inverno si ciba di parole.



Id: 7302 Data: 20/02/2011 10:36:27

*

Il demone fedele

Il demone fedele


Figuravo una vita imperturbabile
al tuo fianco, una linea d’orizzonte
tesa in un arco che non può fallire -
sembrava una promessa, era tempesta.

Ma il demone fedele promette solo un cielo
in perenne nuvolio, e gonfie attese
color piombo, d’incognite guerriglie,
il petto stretto alla finestra del ritorno.

È stata la tua mano aperta aurora,
dopo il passaggio del nemico armato
e le schiarite informi della tregua -
un gesto esatto, da lavarsi dentro.

Più vero di ogni arma, di ogni cielo
al primo schianto vivo della pioggia.



Id: 7260 Data: 17/02/2011 21:19:43

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Perdoni

                                            (a mia figlia)



Ti ho dato la vita e l’insidia,

nascita amata e rischio del vuoto:

una mano d’appiglio, un andito buio

oltre il quale slittare e chiamarmi

nuotando eterni giri, una tua barca.

Ti ho soffiato la vela, cucito su un nome

poi ti ho spento la stella polare.


Ti ho dato la vita e l’insidia,

navigando pericoli in grembo:

ho deposto ai tuoi piedi in partenza,

sperando, zattere zitte di salvezza

per poi partorirti e ti ho attesa alla riva

col vento ammainato sul petto, finché

altre braccia ti han deposto nelle mie.


Ti ho dato la vita e l’insidia, come il mare.

Asciugandoti il viso ho saputo il riscatto,

e ti ho acquistata senza prezzo

emersa a nuova sfida dalle acque.

E sempre ti tengo su in alto,

come prisma di luce migliore,

al centro esatto in cui pulsa la terra.


(Perdoni, vivendo, i miei occhi,

lo spazio stretto, il dubbio

la nebbia illune della rotta.)



Id: 7067 Data: 05/02/2011 21:35:20

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Tempo di Saggezza

Ancora una volta non pronto alla mia scelta

mi ha sorpreso la fine di dicembre:

il vuoto sotto i passi, come credo s'attraversi

la bruma mattutina, in volo e persi

con l'auto appena scossa dai pensieri.

Non so cosa m'aspetti, il fuoco rimando

a chi lo accende - io non lo rubo.

E mi appiglio alla matassa delle strade,

mi difendo dagli sguardi d'annonuovo,

dai frammenti di vaso non sincero.

È ormai il tempo dell'aratro nella mente.

Ciò che si impone rovente non ti attende

e ti turbina i progetti da lontano.

Tu, leggimi l'oroscopo e la mano

- io, mi tramonto le tende nella seta

vado a mungere il latte dalla neve

a centrare con i sassi le vetrine -

tutto, pur di non scegliere il coraggio,

pur di non sacrificare a questo freddo

il mio ultimo ventaglio giapponese

fatto di mandorli in fiore, di viaggio,

di storie di colombe tra le pieghe

- di nidi che si aprirebbero al tepore.

Pur di non riempire i contorni dell'affresco

- e devo farlo, prima che il vento lo asciughi,

che il fine battito sul foglio si oscuri,

che di me alla bocca svanisca il sapore.

Ma nessuno dei colori io preferisco

- ho un prisma annegato in fondo agli occhi -

se l'amore non mi basta, io non lo scelgo.



(Dall'Antologia "Nodo sottile 4", ed. Crocetti 2004)

Id: 7041 Data: 04/02/2011 15:49:05

*

Il cono d’ombra

Il cono d’ombra

 

Ho contato le tue membra

ad una ad una, con apprensione nuova

temendo che qualcuna ne mancasse

al solito appello della sera.

Mi sbagliavo. Mi rassicura il rito.

"Stessa forma, stesso circolo del sangue

un simile entusiasmo nell’aprire

porte, finestre, ogni passaggio

ad improvvisi sbalzi d’aria."

Ma allora perché lo specchio

riflette di continuo un cono d’ombra

abbracciato alle nostre giunture

là dove più non arrivano

le dita della polvere

o gli oculi del sole?



"Perché è proprio l’ombra

quel che devi trattenere.

L’unico vivo il nero contorno

di figure su muri bianchi.

Quello il mosto, il vino, il pasto,

l’universo riordinato a senso,

la bella casa dove vuoi abitare.

Il resto intralcia e lo tossisci fuori

appena volge l’aria di stagione."

Vero sarebbe e semplice la cura,

banderuola a ogni buriana,

pagina scritta, sale guaritore.

Se solo anche a te come a me

capitasse talvolta

di respirare.

 



Id: 7013 Data: 02/02/2011 16:15:41

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Nacqui


Entrasti di soprassalto, vita
vecchia ladra di consensi,
vile scheggia nella pupilla.
Crudele il tuo congegno
ha scoperto uncini di buio
sulla debole pelle custode.
Presto imparasti a parlare
come vento senza radici
per sibilare fra umani capelli
anche tu, invidiosa di forme.
Ma sai che tutto poi ti sarà reso
in candido colmo grembiule.
Di me ti sfuggirà soltanto
il segreto rifugio del nome.
(Non servono nomi, ricorda,
servono mani alle cose vive.)

Id: 3712 Data: 28/02/2010 18:51:34

*

Origami

Vince chi piega la luce
da farne origami
e lo ammiri: si può.
Carta, quei fiori carnivori
diretti da dita veloci
e dimentico che s'aprono
a rischio di scelta
scricchiolano musica spinosa
e vorrei che la luce lasciasse
il suo angolo lineare
per dirsi curva perfetta,
insinuarmi nel cerchio
da sola: non posso.
Impermeabile strumento
fuori resto a dare il ritmo
agli ingranaggi; scivola
altrove il merito di figli.
Solo ha forma qualche
cosa che rischia di cadere.
Continueranno le mani
a piegare la carta
e incartare la luce,
a rilucere i muti origami
lì sul ciglio della buca.


(Dall'Antologia "Nodo sottile 4", ed. Crocetti 2004)

Id: 3689 Data: 24/02/2010 21:37:14