I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Ecco la prova del vento
Ecco la prova del vento, quello che s’alza solo tuo, la riprova che sconquassa. Come gioco d’infanzia soffiare su casette di paglia. Resisteranno? Sono strani pali, questi anni che dividono dal prima. Ci sono cose ferme, punti saldi e fiori futili. E qualcosa che non crolla, le tue mura forse mai abbastanza. Verranno giorni che apri la finestra ma subito chiudi le serrande. I fogli che cadono di mano, i capelli torti dalla tramontana. I figli contro, il lavoro altrove. Insisterai? Forse è ancora tempo di riparo. Ci sono cose ferme eppure salde. Sopravvivere non basta. E poi, l’improbabile promessa
di qualcosa che non crolla meritare. (per i miei 40)
Id: 31898 Data: 12/04/2015 23:40:18
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Matrice minerale
Matrice minerale (generazioni) Roccia, le donne che ti hanno preceduta. Sulla roccia, si sa, sconfinano le aquile e scroscia il lagnarsi del cielo, posano antenne di farfalla i passi di chi impara a camminare, si reggono teatri di famiglia, s’intrecciano radici e millenni di foreste. Da fuori intrigano i fossili in colori sfaccettati, anche se dentro più di un tarlo sassoso ne sgretola l’intimo, non visto. Ispìrati. Ma la roccia, chi la ama appena? Chi la traspare fino a specchio, o ne ammorbidisce la manna del volto, le sue vene chi le sente scorrere? Tutta scritta, composita, compiuta, lascia orfani detriti di coscienza. Al centro della terra, gli altri mondi solo attendono che ceda la corazza. Ripensaci. Meglio forse che si veda, il cuore di muschio verde.
Id: 25776 Data: 21/05/2014 17:24:28
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I.n.r.i.
E sì che l'amore ha giri più strani
e confonde le linee del disegno.
Sarà libera l'anima, domani,
ma intanto oggi è rossa, qui, sul legno.
Id: 19795 Data: 30/03/2013 00:00:57
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La serra
Stamani con due dita
aprendo una crepa nel muro
mi son fatta una serra
un rifugio dalle forbici
un tetto sotto piogge torrenziali
e ho atteso lì dentro come un grembo
che maturasse gemma o ala
abbraccio di prigione
crisalide
Ero stanca del vecchio innesto
e ricrearsi al sole è il proprio premio
ché se anche le mani
resteranno poi vuote
di foglie ai primi freddi
sono ancora filo nomade
possibile matrice
finestra libera
canzone
(dalla raccolta "Concerto terrestre")
Id: 19712 Data: 24/03/2013 15:30:40
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Genesi geometrica
(la figura è l’esistenza il corpo l’incontro e la formula non sa calcolare resistenze) c'è sempre uno spazio per forme solide mai noia per quattro braccia che un po' si tengono e un po' si respingono in equilibrio esatto ancòra come un arco infinito tra due poli
e vuoto nel mezzo da riempire di carne condivisa in numero variabile figliata senza fissa dimora segmento indeciso ciascuno tra dedizione e fuga e per statistica unico come ogni cristallo di neve
(se nevica non sai più niente sembra non finire mai e quel che dopo deve nascere non è regola è regalo)
Dedicata alla mia famiglia
Id: 7463 Data: 03/03/2011 19:12:00
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Scrivere per le formiche
Scrivere per le formiche Poi si fa fessura dalla quale sa spiarci oltre la porta, scrivere la luce che ci piace. Un graffito rituale è il mio respiro, insetto a caccia nella pietra. E in fila sugli alberi tronchi mi sgrano, mi sveno, e ci provo. In cumuli di sabbia mi rapprendo. Ma subito prevale la compattezza della terra, il dovere di sostare. Si ricompone la roccia, e la polvere si lascia faro bugiardo alla fame, compagno ai passi delle formiche che raccolgono, che mi raccolgono fino al prossimo tremare d’un senso nel cuore del vuoto, nel bisogno ancestrale della tana. Scrivere, o del mondo accarezzare aperta la frattura, cancellarsi l’ombra, il profilo e poi correre non visti, tra le zolle. L’assurdo non è l’ondularsi al ripensare della mano, né sorpresa sono le briciole troppo pesanti, e il sole contro. È folle seminare e darsi in pasto se la neve col suo aratro ti ricopre. Ma c’è ancora sale, c’è ancora chi d’inverno si ciba di parole.
Id: 7302 Data: 20/02/2011 10:36:27
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Il demone fedele
Il demone fedele
Figuravo una vita imperturbabile al tuo fianco, una linea d’orizzonte tesa in un arco che non può fallire - sembrava una promessa, era tempesta.
Ma il demone fedele promette solo un cielo in perenne nuvolio, e gonfie attese color piombo, d’incognite guerriglie, il petto stretto alla finestra del ritorno. È stata la tua mano aperta aurora, dopo il passaggio del nemico armato e le schiarite informi della tregua - un gesto esatto, da lavarsi dentro.
Più vero di ogni arma, di ogni cielo al primo schianto vivo della pioggia.
Id: 7260 Data: 17/02/2011 21:19:43
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Perdoni
(a mia figlia)
Ti ho dato la vita e l’insidia, nascita amata e rischio del vuoto: una mano d’appiglio, un andito buio oltre il quale slittare e chiamarmi nuotando eterni giri, una tua barca. Ti ho soffiato la vela, cucito su un nome poi ti ho spento la stella polare.
Ti ho dato la vita e l’insidia,
navigando pericoli in grembo: ho deposto ai tuoi piedi in partenza, sperando, zattere zitte di salvezza per poi partorirti e ti ho attesa alla riva col vento ammainato sul petto, finché altre braccia ti han deposto nelle mie. Ti ho dato la vita e l’insidia, come il mare.
Asciugandoti il viso ho saputo il riscatto, e ti ho acquistata senza prezzo emersa a nuova sfida dalle acque. E sempre ti tengo su in alto, come prisma di luce migliore, al centro esatto in cui pulsa la terra. (Perdoni, vivendo, i miei occhi,
lo spazio stretto, il dubbio la nebbia illune della rotta.)
Id: 7067 Data: 05/02/2011 21:35:20
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Tempo di Saggezza
Ancora una volta non pronto alla mia scelta mi ha sorpreso la fine di dicembre: il vuoto sotto i passi, come credo s'attraversi la bruma mattutina, in volo e persi con l'auto appena scossa dai pensieri. Non so cosa m'aspetti, il fuoco rimando a chi lo accende - io non lo rubo. E mi appiglio alla matassa delle strade, mi difendo dagli sguardi d'annonuovo, dai frammenti di vaso non sincero. È ormai il tempo dell'aratro nella mente. Ciò che si impone rovente non ti attende e ti turbina i progetti da lontano. Tu, leggimi l'oroscopo e la mano - io, mi tramonto le tende nella seta vado a mungere il latte dalla neve a centrare con i sassi le vetrine - tutto, pur di non scegliere il coraggio, pur di non sacrificare a questo freddo il mio ultimo ventaglio giapponese fatto di mandorli in fiore, di viaggio, di storie di colombe tra le pieghe - di nidi che si aprirebbero al tepore. Pur di non riempire i contorni dell'affresco - e devo farlo, prima che il vento lo asciughi, che il fine battito sul foglio si oscuri, che di me alla bocca svanisca il sapore. Ma nessuno dei colori io preferisco - ho un prisma annegato in fondo agli occhi - se l'amore non mi basta, io non lo scelgo. (Dall'Antologia "Nodo sottile 4", ed. Crocetti 2004)
Id: 7041 Data: 04/02/2011 15:49:05
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Il cono dombra
Il cono d’ombra Ho contato le tue membra ad una ad una, con apprensione nuova temendo che qualcuna ne mancasse al solito appello della sera. Mi sbagliavo. Mi rassicura il rito. "Stessa forma, stesso circolo del sangue un simile entusiasmo nell’aprire porte, finestre, ogni passaggio ad improvvisi sbalzi d’aria." Ma allora perché lo specchio riflette di continuo un cono d’ombra abbracciato alle nostre giunture là dove più non arrivano le dita della polvere o gli oculi del sole?
"Perché è proprio l’ombra
quel che devi trattenere. L’unico vivo il nero contorno di figure su muri bianchi. Quello il mosto, il vino, il pasto, l’universo riordinato a senso, la bella casa dove vuoi abitare. Il resto intralcia e lo tossisci fuori appena volge l’aria di stagione." Vero sarebbe e semplice la cura, banderuola a ogni buriana, pagina scritta, sale guaritore. Se solo anche a te come a me capitasse talvolta di respirare.
Id: 7013 Data: 02/02/2011 16:15:41
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Nacqui
Entrasti di soprassalto, vita vecchia ladra di consensi, vile scheggia nella pupilla. Crudele il tuo congegno ha scoperto uncini di buio sulla debole pelle custode. Presto imparasti a parlare come vento senza radici per sibilare fra umani capelli anche tu, invidiosa di forme. Ma sai che tutto poi ti sarà reso in candido colmo grembiule. Di me ti sfuggirà soltanto il segreto rifugio del nome. (Non servono nomi, ricorda, servono mani alle cose vive.)
Id: 3712 Data: 28/02/2010 18:51:34
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Origami
Vince chi piega la luce da farne origami e lo ammiri: si può. Carta, quei fiori carnivori diretti da dita veloci e dimentico che s'aprono a rischio di scelta scricchiolano musica spinosa e vorrei che la luce lasciasse il suo angolo lineare per dirsi curva perfetta, insinuarmi nel cerchio da sola: non posso. Impermeabile strumento fuori resto a dare il ritmo agli ingranaggi; scivola altrove il merito di figli. Solo ha forma qualche cosa che rischia di cadere. Continueranno le mani a piegare la carta e incartare la luce, a rilucere i muti origami lì sul ciglio della buca.
(Dall'Antologia "Nodo sottile 4", ed. Crocetti 2004)
Id: 3689 Data: 24/02/2010 21:37:14
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