I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Fu comespalancarsi sul profumo dei limoni
sfiorare il Mediterraneo
oltre la roccia
tenace di frontiera,
inondarsi di golfo ampio
varcare Genova
in faccia al mare.
Il paesaggio in corsa
dinanzi alle parole
si ferisce di dirupi
si abbacina
di neve e frutti
sotto il sole
si ricompone in piani
ondulati
molle di acque millenarie
e di malaria.
Ho visto donne inanellare chiome
di leggiadro popolare
ho percorso il ciglio dell'ossimoro
stato perenne
di grazia
e di abiezione.
Ho ghermito il tempo
io atomo d'uomo
mi sono spinta
sul sigillo dell'ingegno
sul passo dei briganti
fierezza ed anarchia
di terra
disperata
ferino grido della fame.
Di quel viaggio
scorro talvolta qualche istante
liquido di naviglio
che in una mattinata di platani
d'autunno
mi condusse al cospetto
di un policromo miraggio
multiforme di marmo
e dei riflessi di pianura.
E ancora di bellezza io
sfavillo.
Se una mattina camminando
Se una mattina, camminando,
ne avessi potuto scorgere il profilo,
avrei librato le parole
tra le pieghe di stagioni.
Mi venne voglia di cantare,
di cedere alla danza
le piume dei miei passi
e se mi fosse stato lecito sognare
t’avrei raccolto a mazzi
pensieri variopinti.
La luna sussultò
funamboli neofiti.
Lo sguardo dei miei anni dipanò tra i lemmi,
i raziocini,
accanto a chiose, sui teoremi,
nelle strofe di terzine.
Io che avevo tutto sopito m’inoltrai,
forte del canto,
nelle curve di una mano,
della fronte di mio figlio
che apre e libera il mattino.
Io che non avevo appreso dagli aedi il cominciare
mi ritrovai colori
ricamare di poeti notti intere.
Spalancai sulle rotte dei filosofi
orizzonti di fraseggi siderali.
Omero mi cercò, Saffo mi perse;
Saba mi diede il gesto, Lorca il silenzio.
Spazi ondulati, arche di luce,
parabole di storia, terre emerse.
Sulle mappe dei miei giorni
echeggiarono bagliori di lontane percezioni.
Le parole dei cantori. Mi è sempre piaciuto raccontare.
Dipanare storie, colorarle
farne avvertire l'odore
a te che mi ascolti.
Far correre la voce
incatenarla a una pausa.
Raccontare, fluire le parole
incantarmici.
Eppure quando scrivo
necessità mi stringe
di condensare, comprimere il tempo
arrestare l'istante.
Il frammento mi dipinge l'anima
porta all'estremo la parola
flette, dilata, fa erompere
l'illuminazione.
Il frammento
è una frontiera
tra il canto e il silenzio.