I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Verdastra è stamane
la luce che sento.
Ogni goccia di me
intrisa d’erbe e di fiume
di pietre lanciate
per gioco:
aspettano nuovi richiami.
L’onda cattura lo sguardo
rapisce pensieri
trasporta con sé
afflati di soli desideri
e nebbia da spazzare.
RIVIVO TERRORE e gioia...
Chiudere la bocca… serrare i denti per non respirare così mi diceva così facevo non fare rumore non parlare non muoverti silenzio assoluto volevo sparire volevo morire uccidermi la stanza diventava pregna di odori di umori e sensazioni schifose, cosa dovevo ingoiare per vivere e perché dovevo vivere? Peggio di uno sgorbio mi sentivo la mia impotenza a chi gridare a chi scrivere tutto quello che stavo vivendo? Mi davano da mangiare come a dei maiali, anche loro così ricompensavano la mia infelicità, il mio mutismo la mia follia la mia paura…niente amavo di me grassa sporca violentata così lo specchio non potevo guardarlo, leggevo nomi di paesi lontani nomi di montagne lontane e io mi perdevo come un manichino in mezzo a fantasie un ‘altra famiglia un viaggio una scomparsa una morte perché nessuno moriva di quelli che dovevano morire? Perché soprattutto non morivo io? La paura restava attaccata ad ogni angolo della mia giornata a scuola pensavo al dopo, il dopo mi riportava alla mia situazione: solo la puzza sentivo dentro di me, con le mie narici e con tutto il mio corpo… Milarepa mi apparve una notte: alto, magro, una barba candida, uno sguardo luminoso...”non prendere quel sentiero, mi disse tranquillo e vibrante allo stesso tempo,quello è troppo tortuoso e lungo... l’altro, quello che è fianco al mio è più naturale a te, a come potrai vivere e forse rivivere... Bimba, molto bimba, ancora non conoscevo la scuola e neanche sapevo ancora leggere, da lì a poco mio nonno mi avrebbe insegnato la lettura e la scrittura, e Milarepa venne fuori ma nessuno poteva comprendere: era stato un mio sogno, una pre-veggenza?, non lo so , mi ha accompagnata per tanti anni e altre volte l’ho risognato.
Sentieri che non si sono mai incrociati, ambedue con destini poco luminosi come inizio alla vita, e poi, lentamente ma decisamente modificati in modo positivo...così ancora, a volte, Milarepa mi torna e leggendo il suo diario mi vedo passeggiare con lui nei prati erbosi e ricchi del Tibet estivo... Conosco troppo poco del mondo e non so se vorrò incarnarmi in Milarepa o se già io ne sia stata incarnata, se ognuno di noi ha l’involucro per nascere e poi, come cipolle, ci dobbiamo sfogliare per rinascere, allora sì, sono stata un pezzo della sua vita.
Riuscissi a sfruttare tutte le potenzialità del mio cuore e del mio corpo senza averne paura potrei toccare altri confini, quelli dove arrivo soltanto scrivendo e immergendomi in altre sintonie, in altri profumi, in sentieri sconosciuti ai più, tuffarmi dentro un mare che non è soltanto azzurro mare, ma qualcosa di me che si scioglie e riemerge, e che si rituffa per poi
morire... rinascere... cambiare... per amare, soltanto per amare.