I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Luomo di pietra
Vecchi conversano appesi alle reti di orti minuti. Cespugli di more anneriscono e pungono le dita. Restano a guardia pochi fichi d'India di uva che pare bagnarsi in mare. Gli altoparlanti delle spiagge filtrano nel fitto argento verde delle olive. Volendo giungere in cima si deve resistere a un'angoscia di cicale. La teleferica in disuso cigola e il vento che la dondola non è che un fruscio di cinghiale fra ginepri per metà rosi dal fuoco. Benché d'agosto, il sole è tardo e poco. Eppure, gramo e rosso, il sentiero è quello giusto. Su terre alte ho deposto per te un sasso, quel figlio al quale non daremo un nome. Da qualche tempo vivo all'aria aperta, senza contare i passi né parlare. Nemmeno do calci a vuoti barattoli: l'occhio mi rotola in nascondigli o sale oltre la chioma delle nuvole e la mente si stende bianca al sole.
Id: 54831 Data: 30/09/2019 12:27:12
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Aurelia
C'è un rettifilo fra Borgio e Finale sguarnito d'impianto balneare, ma adorno d'una cava, un cimitero, e fra gli scogli euforbie e cinerarie, di euforici abbagli di buriana, quando onde enormi invadono la strada. Sembrava, andando a scuola la mattina, che il pullman tremasse correndo ad intanarsi nella galleria e a bordo si sfatava lo spavento chi coi baci chi con la goliardia. Prima a mare e poi a levante e ponente, l'Aurelia è stata nostra via maestra, che anche adesso, distanti, ci raduna. Nel lampo in cui fissiamo l'orizzonte da una qualsiasi duna di fortuna, assomma in noi resse e deserti, estati e autunni, nostrani e foresti. Quando all'ora che il sole più non sale ci narcotizza un coro di cicale, riappare in sogno il luccichio del sale: l'oro sul rettilineo per Finale.
Id: 54830 Data: 30/09/2019 12:25:34
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Quarantore
Davanti al Cristo Morto del Mantegna, vittima di vertigine prospettica, credetti di cadere nella tela, sul petto muto e tra le braccia spente. Nel sepolcro dorato, dai dolenti disteso sulla pietra dell'unzione, accanto a Lui, presente e assente, seppi, al termine d'attimi perfetti, come saremo fuori dai travagli al colmo della nostra evoluzione, senza più strappi e appigli sul dirupo, di fronte al Padre, prodigamente figli.
Id: 54829 Data: 30/09/2019 12:24:08
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I ciclopi
Vorrei prendermi in mano e studiarmi, conoscermi davvero e poi lanciarmi daccapo lontano ogni volta più libero e sincero, ma i ciclopi non sanno navigare, non aran campi né piantano alberi e scagliano macigni contro il mare. Invece addomestico ciottoli. Li impugno e imprimo loro un'emozione che spruzzo fra le onde, affinché rendano al mondo il nido di gazza che é il mio cuore. Così, senza apparire, vorrei comunicare.
Id: 54828 Data: 30/09/2019 12:22:18
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Cura dei rami recisi
Era una valle illuminata l'orto mentre il vento gonfiava la mimosa. In groppa a un muro a secco riempivo un sacco di rami recisi da regalare a scuola. Ricordo le diverse sfumature di rossore di chi donava e riceveva il fiore e il mio non saper bene cosa fare in bilico tra infanzia e adolescenza, quando il sorriso della maestra smette di somigliare a quello di tua madre e la bellezza cambia effetto. Ripenso a tutto questo con affetto, mentre cola nel vaso una goccia di limone.
Id: 54826 Data: 30/09/2019 12:19:02
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Fare il morto
Piuttosto che nuotare preferisco fare il morto: lasciarmi derivare dalla corrente dove vuole e nel mentre non avere pensieri d’uomo eretto o sapiente ma di mare. Se a volte uno sconforto immortale mi scova, grido sott’acqua parole, sino a smuovere il male che mi grava. Allora aggallo da abissi nerissimi bolle, che mi sollevano più lieve tra il bagnasciuga e l’onda sciampagnina e ritorno d’incanto, sulla riva, il sasso che è l’incastro tra due massi e diventa contorno di marina.
Id: 54825 Data: 30/09/2019 12:18:18
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Lisola
L’isola Mi chiedo con che sguardo ci osservino gli abitanti dell’isola, dacché mai ne vidi uno. Crederanno io sia un cieco, che fissa suoni e odori, provando tenerezza e compassione. Ma, forse, ciechi a loro volta, hanno eletto l’interno a loro grembo e ritengono l’acqua, che li cinge e annega, un vincolo malevolo. Forse la mia gente deriva dalla loro e ciò che mi aspetto è solo di strappare a mani tese l’appiglio effimero di un volto che somigli. Quando imbrunisce, l’isola pare un bruco da cui salgano sciami. Sciolta nel buio ricorda il fiore preferito. Le mani che ci posero su lati opposti applaudono. Saluto l’altra sponda e forse, tra le foglie in movimento, uno nascosto imita il mio gesto.
Id: 30084 Data: 27/01/2015 11:32:23
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