I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Mi dissero
ricorda
di ringraziare Dio
per il mare e il pescato,
i tuoi cari
per l’ancora e la lenza
ma quando i giorni insistono
nel mareggiare cupi,
ringrazio persino io
per tutto il sale
che ci metto
a improvvisare l’esca.
Disporre di un varco
che s’apra a squarcio sullo spazio,
che lasci attingere alla luce
e conceda, all’insaziato sguardo,
la bontà di suggere
dalle grazie della terra.
Le nubi, come ancelle,
assistono al parto della Dea.
Stazionano sul fondo
condensando cielo e mare
in un variegato azzurro
ad esaltare le brune forme coricate.
Dal quadrante dilatato,
attestare
l’accattivante rotondità della terra.
Una morbida bellezza
evidente oltre i nei,
trabocca sugli umani affanni,
sui miserabili conflitti
e su tutte le fratture
che, pur minando lo stupore,
scemano innalzandosi
fino a liberare dalla vertigine
l’esplorazione dell’immenso.
Luci di presepe,
suggestivo richiamo
ai caldi viaggi,
lungo le coste note
o in fresche acque,
dove l'occhio rinnova la sorpresa
ad ogni possibile scoperta.
La devota voce del passaggio
suggerisce i confini delle sponde,
contorni abbandonati
sui profili irregolari delle terre.
Le bozze del creato
segnalano presenze
nella foschia della distanza.