I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Giungo sullarenile a notte fonda
Giungo sull’arenile a notte fonda Giungo sull’arenile a notte fonda (come un’onda bassa: inavvertita) con il corpo di flutti e un mistero troppo comune per turbare i sonni. Qui regna ancora il silenzio: non dice nulla, neppure quanto manca al giorno.
da Simmetrie, Joker, 2000 ed in Partenze e promesse. Presagi, puntoacapo ed., 2019
Id: 56941 Data: 21/02/2020 16:01:33
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I verbi rinunciano, i presagi non dicono
da Partenze e promesse. Presagi. (inedito) I verbi rinunciano, i presagi non dicono Dicono questi versi di nulla che succede, non descrivono fatti. Resiste qualche raro verbo fossile: sta, aspetta, disperde. Questo vuole l’ebbra superficie: al troppo dire, al morso dei ragni opporre silenzî di arenili boccheggii di meduse. Sotto, dentro, diffidiamo delle albe: ci serve notte, ancora di radice e di seme ci serve buio, dentro, la sua morente schiera. Qui, in superficie, i verbi rinunciano i presagi non dicono.
Id: 51131 Data: 03/11/2018 11:16:28
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J. G. a sua figlia Miriam
J. G. a sua figlia Miriam Che tu possa attraversare questo campo d’oltretempo e di spinosi avanzi di frammenti dello specchio che indivisa ridava l’immagine
così come io ho potuto, ché ho tramutato in leggerezza la gravità la rossa stilla delle ferite in acqua colorata l’oscurità dell’abisso nella bianca piega della tua mano.
da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015
Id: 50512 Data: 11/09/2018 13:45:16
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Compleanno d’agosto di una costumista o di un ballerino
Compleanno d’agosto di una costumista o di un ballerino Uno spazio ristretto dove intrecciar le mani
la bruna costumista il ballerino di mambo dal tarso alato della stirpe d’Hermanubi un po’ canuto, il naso tuberoso come se ne trovano in Val dell’olmo vecchio
un interstizio tra i minuti e l’ombra che precede le nuvole e che non vedi finché non tocca terra
lei gli prende i palmi e li accosta al seno un ritmo binario per non sprecare aggettivi, lui interrompe il passo cita qualche distico di Neruda, forse Epitalamio, a memoria ma accomodando qualche sostantivo alle circostanze, acqua anziché mare vette al posto di rocce, come se il mare fosse lontano o solamente ricordando male
ma qualche cosa volteggia negli spazi socchiusi del torace, ignara dell’assioma non euclideo e galleggia nell’aria che più non sa e dice del mattino.
Avrei avuto qualche domanda anch’io per i due amanti, in questo intervallo tra i due atti: la prima e l’ultima si sono però disposte in cerchio un’imprevista collisione di particelle elementari per sempre esiliarsi dalla bocca.
Buon compleanno, disse infine la voce dalla botola.
da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015 ed in 47 Poesie per un compleanno (a cura di Max Ponte), Paginauno, 2018 Nota di lettura di Raffaele Piazza (per versione del 2006) in http://www.poiein.it/autori/R/Rienzi/AAA_Rienzi.htm Complessa e articolata è la composizione poetica di Alfredo Rienzi, della quale ci occupiamo on questa sede:: divisa in sette strofe di lunghezza variabile, Compleanno d’agosto è una poesia dal forte tono evocativo. In questo componimento l’io poetico, con un tono vagamente lirico, si invera in un tessuto linguistico vario e denso metaforicamente, che si potrebbe definire narrativo, nel senso che viene descritta una scena. Pare d’immergersi in un’atmosfera magica e rarefatta, in uno spazio ed un tempo indefinibili, che, però, potrebbero essere costituiti dallo spazio scenografico di un teatro, spazio scenico in cui s’incontrano due amanti;-“/Uno spazio ristretto/ dove intrecciare le mani//”…; questi sono i primi due versi che costituiscono la prima strofa della poesia. I due amanti, protagonisti della vicenda, sono la bruna webdesigner, e il ballerino di mambo. E’ originale l’accostamento tra due figure così diverse nelle loro attività; nella loro identità: infatti un ballerino, nei canoni tradizionali delle probabilità, dovrebbe amare, trovare un’affinità con la persona amata, non solamente con un’altra ballerina, ma, in ogni caso, con una donna dedita all’arte, magari, una musicista, una poetessa;; del resto non a caso il ballerino, nella quarta strofa:-“/Cita qualche distico di Neruda”-;inoltre, anche una webdesigner può, considerarsi in un certo senso un’artista, anche se, non c’è nel suo esprimersi, la materialità di una penna che scrive su un quaderno, o la fisicità di un corpo che esprime emozioni in movimento, o quella del pittore tra tele oli, acquarelli e tempere e così via; però anche il design in senso lato è un’espressione di arte, certamente di creatività, anche se ha un supporto elettronico. La poesia ha anche un risvolto dolcemente erotico quando la donna, nel primo verso, della quarta strofa, prende le mani del ballerino di mambo e le accosta al seno; del resto il ballerino è descritto come un uomo molto bruto, con un naso tuberoso che viene da un luogo che ha un nome che potrebbe essere quello che si potrebbe incontrare in una favola: Val dell’Orco.Un orco buono presumibilmente, definibile in tal modo, non dal punto di vista morale, ma solo dal punto di vista dell’apparire, un essere mostruoso, ma non cattivo. Il ritmo della composizione trova la sua essenza nei versi di lunghezza variabili, sorvegliati ed esatti e, un pregio di Rienzi, è quello di sapere dominare egregiamente anche i versi lunghi che vanno oltre l’endecasillabo:-“la prima e l’ultima si sono però disposte in cerchio-“.:leggiamo nella penultima strofa, per esemplificare quanto appena detto. In questa poesia si respira una forte atmosfera teatrale, tale non per l’andamento della prosa ma per il contenuto; c’è anche una botola che potrebbe essere quella del suggeritore;-“Buon compleanno disse infine la voce dalla botola /lei sorpresa che qualcuno ricordasse/. E c’è una voce, un io-poetico narrante che spunta a sorpresa nel primo verso della penultima strofa;-“Avrei avuto qualche domanda anch’io per i due amanti”.. Da tutte queste osservazioni pare che la cifra dominante della composizione, sia quella del mistero; si potrebbe ipotizzare che, il luogo dove si svolge la vicenda, sia un teatro immaginario e surreale, la storia pare felice; la figura femminile è connotata solo da due elementi; sappiamo che la protagonista femminile è una webdesigner e che è bruna, ogni altro riferimento è taciuto, del resto in poesia è bene che molto sia presunto. La gioia della poesia la ritroviamo anche nel titolo;.”Compleanno d’agosto”, ed è proprio la figura del suggeritore ad augurare:.-“Buon compleanno”; c’è una felice ricorrenza ed è agosto e possiamo immaginare il ballerino sudato ma felice, dopo una performance in un cronotopo imprecisato: originale e densa nella sua leggerezza la composizione di Rienzi, veramente unica per compiutezza, leggerezza ed esattezza.
Id: 49583 Data: 04/07/2018 22:59:08
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Ma che vuol dire ho perso anni
(Ma che vuol dire ho perso anni) Ma che vuol dire ho perso anni in questa o quella vicenda della vita? Forse un amore, un amore finito è un tempo che non vive, o che non ha vissuto? E il gioco, l’indolenza, il vizio più abrasivo, raccogliere le olive e il mais, cercare di salvare l’ala a un pipistrello? E seminare zolle che non daranno frutto e scrivere versi che non troveranno voce? E costruire muri che crolleranno quando giungerà il tempo della resa: è tempo che si è sprecato, sperdendosi come acqua di rivi? (che pure tornerà in pioggia e mare…) E fossero anche anni nel sonno più profondo, quello privo di sogni nel coma che nulla sente e sogna: potrei mai dire: è tempo perso? pensare mai: è vita dissipata? se ancora io – in quest’età che si denuda neppure so dare, della vita, una definizione… Un'ottima traduzioni in inglese, a cura di Adeodato Piazza Nicolai su: https://almerighi.wordpress.com/tag/alfredo-rienzi/
Id: 47924 Data: 15/03/2018 17:14:25
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La nebbia rosa (Paris, 14.11.2015)
LA NEBBIA ROSA (Paris, 14.11.2015) Se rosa è l'aria di quest'alba non dirmi che le nuvole hanno sangue o che in nebbia il dolore si raggruma e che gli urli e i colpi e i pianti fanno materie nuove e soffocanti. Se così fosse, sai, da tempo e tempo rosso sarebbe il cielo, rosse la terra e le acque.
Id: 45068 Data: 13/11/2017 15:27:17
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Con Gimmel, al fiume
Con Gimmel, al fiume «Tra il sonno e il sogno tra me e voi in me immagino scorrere un fiume senza fine». (F. Pessoa, Cancioneiro) Di qua scorreva lento il fiume (lo so: la metafora è come annegata nelle sue stesse acque). Il mare attende e la sorgente tace non considera del tempo la linea il cerchio o il decimale della costante universale. Ascoltavi di me contraddizioni e dei flussi e con mani di rugiada lavavi il fango dai miei piedi. da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015
Id: 44224 Data: 15/09/2017 12:57:15
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Una domanda di Irma C., pittrice d’alberi
Una domanda di Irma C., pittrice d’alberi, a un monaco basiliano Come puoi allo stesso modo amare - chiedevi con le labbra appena mosse – la vittima e il carnefice, chi dice e chi tace, chi sceglie e chi attende al bivio, fermo, il santo o l’uomo lupo? Guardavo, mentre addolciva l’aria un canto in genovese, i tuoi occhi tra il grigio e il verde antico, né lustri né opachi. Ti risposi non lo so, mi viene naturale e cercavo quale mano in te fosse dell’una, quale dell’altro. da Notizie dal 72° parallelo, Joler, 2015, p. 17
Id: 44148 Data: 10/09/2017 20:48:50
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Quattro osservazioni del bosco
QUATTRO OSSERVAZIONI DEL BOSCO è impossibile venire al dentro se prima non si viene al di fuori (Dante, Convivio, II, 1) Verde cupo, l’ombra imperforabile sulla collina, massa vegetale orizzonte taciturno e amorfo: questo, sentenzia Lennard, è il bosco ma Abele sa: sono roveri e faggi: la stagione dei narcisi verrà persa nei propri passi e i nomi conoscono i nostri occhi, li hanno visti formarsi nel ventre, opache perle. Oltre, dentro, solo un altro tempo vede non questo che misura in ore e Morgane non sa se restare sveglia o sognare le attese dell’assiolo tradurre gli aliti e gli alburni inquieti, lei che conosce dei rami i cifrari, e delle ali sa gli angoli del decollo. Ma quali sensi fanno blu il canto il volo delle spine, la loro pioggia? Chi sa cantare alla gioia della morte? Ha tutti i nomi: bosco, corteccia, foglia, linfa, fuoco sotterraneo e sublime, bianco, e rosso ché cresca e si offra. Passa non visto, non udito. Cos’è questo niente che divora? Restino, a dubitare, le mani. (da Presagi, promesse, partenze. - inedito)
Id: 44038 Data: 02/09/2017 23:42:37
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La luna e il lampione
La luna e il lampione si guardarono sempre con sospetto e muta diffidenza nella decade stentata in cui resistettero il ferro e il filo di tungsteno appena caldo alla misura che ruggina e spegne. Il giallo lampeggiante del passaggio zebrato esasperava l’isteria del tempo. Alfa Eridani, dal carnoso nome di ierofante, appena intraveduta a magnitudine settima o ottava inavvertitamente trasmetteva a questi vicoli fotismi inquieti, categorie intermedie tra tacita memoria e oblio del fiat Lux. da Cutodi ed invasori, Mimesis-Hebenon, 2005
Id: 43110 Data: 08/06/2017 13:33:38
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Rifioriture
RIFIORITURE (Europa, 23 marzo 2016) a G.Y.C. Fiorite fiorite fiorite magnolie nei cortili susini e ciliegi per le colline e dei viali glicini silenziosi! Almeno voi, indifferenti all’artiglio fiorite e mutate in petali i veleni in bianche illusioni i deflagrati crepuscoli e le notti d’Europa. Fiorite, colmateci gli occhi lavate lo sporco degli sguardi. Fiorite, almeno voi senza il dubbio tra la resa e la vita.
Id: 42028 Data: 21/03/2017 15:24:58
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Deanna U. sul treno regionale veloce
Deanna U. sul treno regionale veloce 10270 Le ore furenti e umide dell’amore le riprese accelerate sul bianco tumulto delle nuvole e l’immobile turchese dove s’adagiano le Dominazioni. Le sparse tracce sulla neve, poca, la direzione della loro lingua in alfabeto estinto senza che pietosa mano ne avesse indicato le curve, il loro allontanarsi l’andare e il tornare, il puntare attorno all’asse del mondo. I treni nella notte, le stelle (o i lampioni) nella notte i ventosi spiriti nella notte. Cosa salvare, cosa offrire al Moloch? Duramente concede la domanda scelte multiple, silenzi, attese… da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015
Id: 40061 Data: 31/10/2016 23:37:44
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Il gracchio dal becco di corallo
29. (Il gracchio dal becco di corallo) Il gracchio dal becco di corallo (che con discrezione nascondeva tra le penne del petto, poiché tutti ormai lo riconoscevamo) continuò a visitarci nel moto ellittico dei giorni. Ci mostrava il suo passo goffo rovistando larve. Grande amico, sensibile come i maestri che sognavamo: di nascosto spiccava il volo ché non tentassimo di seguirlo sull’abisso che irrideva, fermo nelle correnti. da Oltrelinee, Ed. dell’Orso, 1994
Id: 39237 Data: 05/09/2016 13:24:20
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Se č vero
SE E' VERO Io non so se l’energia dell’universo decada o si conservi o l’entropia del mondo per quali moti e scarti si organizzi, e se la termodinamica ha leggi adatte anche all’astratto e al sentimento ma se è vero (se è vero) che prima d’ogni tempo e del velo sull’abisso incontrastato già era l’Amore e che così sarà anche dopo se nulla dissolve e si disperde e se è vero (se è vero) il lampo tra l’aurora e il giorno allora ad ogni accrescimento d’odio - per le immutabili leggi di causa ed effetto, d’azione e reazione - è necessario che anche il bene cresca e più ci odiate più dovremo amarvi perché l’amore ha più mani dell’odio gli lima denti e unghie con pazienza inesauribile e muta con dita leggere gli estrae ogni spina pulisce con le labbra la ferita disinnesca la mina e - anche se troppo tardi - prende nelle braccia il corpo mutilato e lo disseta con acqua e latte benedetti gli canta e gli sussurra come in un esorcismo gli sussurra e gli canta promesse in un recitativo in versi fino alla ragione, allo sfinimento al sonno all’abbandono, alla pietà e al perdono. (2006, inedita)
Id: 38609 Data: 12/07/2016 16:12:36
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Vincent B. sceglie una fotografia per il corredo funerario
Vincent B. sceglie una fotografia per il corredo funerario È quella in cui sei tu nel campo di grano ancora verde e il delirio di papaveri che canta il canto dell’indomata silfide per tutte le creature visibili e invisibili nel cielo che scende fin sulle cime dei pioppi lo so, l’immagine è venuta un po’ sfocata e sovraesposta quanto basta a credere che sia d’un altro luogo dove la terra e la materia poco a poco si diradano e il fuoco può passare oltre la pelle senza bruciare e diventare sangue tu sei di lato e guardi in una direzione dove s’abbracciano la vita e la resurrezione e mostri il profilo e la sua bellezza di collina e un’incisura che accenna ad un sorriso senza causa riponila il giorno del passaggio vicino alla mia mano destra che possa nei primi passi oltre il confine mostrarla ai custodi del cammino e chiedere di aspettarti anche in quell’Oltre. da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015
Id: 38475 Data: 01/07/2016 17:17:49
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Conservo una lucertola a due code
(Conservo una lucertola a due code) Conservo una lucertola a due code in una salviettina ripiegata che odora di lavanda e naftalina la catturò mio padre con un balzo mentre cercava scampo nell’anfratto tra le radici torte di un ulivo era un mattino assolato ai tempi del suo fidanzamento (credo nel maggio del quarantasette) L’offrì a mia madre, dicendole, pare: guarda bene le code: una è di femmina, l’altra di maschio. da Custodi ed invasori, Mimesis-Hebenon, 2005
Id: 37602 Data: 03/05/2016 10:17:42
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La rosa nacque bianca
(La rosa nacque bianca) La rosa nacque bianca di tenue fibra, delicata sostanza: fu un simbolismo di maniera e il rostro dell’amore la grande spina fu l’odore del sangue a marchiarla col rosso irrevocabile. Come offrirtene ora i suoi cinque petali in terra sconsacrata, l’essenza del suo nome, la tintura madre, il corpo fatto etere? Eppure in qualche modo, come solo io ho potuto, nel greto di uno strenuo silenzio, dove il mattino sperde l’umido delle foglie ho amato nel lento schiudersi del fiore la rosa e l’universo. da Simmetrie, Joker, 2000 e La parola postuma. Antologia e inediti, Puntoacapo, 2011
Id: 37601 Data: 03/05/2016 10:13:20
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Notizie dal 72° parallelo
St. Y. invia notizie dal 72° parallelo Il vento qui solleva i fogli carte come colombe, notizie decadenti il battito d’ali è innaturale non si compirà l’aereo tragitto io sto, col mio debito stampato sul petto come ecchimosi una virgola oscena in mezzo agli occhi un liquido indelebile di sangue e il peso scriteriato dell’usura a noi portatori sani dei mali del mondo, recalcitranti ma in fondo buoni consumatori quale fu il dubbio non espresso, la segreta ragione la segreta ragione…? da Notizie dal 72° parallelo, Joker Ed., 2015
Id: 37302 Data: 11/04/2016 22:54:17
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La caduta di Jelka Hržić
La caduta di Jelka Hržić Precipitava ormai da piu di mille metri l’impatto era soltanto un’idea astratta da considerare con calma lontananza evento comunque certo per l’assoluta legge dei gravi e degli effetti. Non sapeva se a un certo punto avrebbe urlato, o invocato gli angeli delle cadute, oppure scelto (o non scelto, o subito) il silenzio di chi non può e non deve, e non ha diritto a dire il proprio male. (Accadde poi che scelse un inudibile suono come di soffio o ventosa pendenza per non turbare dei bambini dormienti il sonno degli amanti le stagioni dei bisbigli.) da Notizie dal 72° parallelo, Joker Ed., 2015
Id: 37123 Data: 31/03/2016 14:13:37
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Breve stralcio da un Pimandro postmoderno
Breve stralcio da un Pimandro postmoderno È il Regno del Numero, mio caro Aleph l’Impero della Quantità, il franchising delle giustizie dai drappeggi rossi e blu, sciattamente assise su troni in cupronichel, con il bilancino dei compraoro e su un piattino siede un ermete di due libbre, e l’altro sprofonda oltre il selciato fino all’Ade sommerso da tutte le quantità dei regni degli uomini e intermedi e subumani e codici a barra e grafici e topten. La Giustizia è nel numero, nel numero la Verità ma stai attento, mio diligente allievo: questo testo si autodistruggerà all'affronto del dodicesimo I like. (inedito, feb. 2016)
Id: 36500 Data: 25/02/2016 16:04:25
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(Cento volte ho perso il sentiero)
da Notizie dal 72° parallelo, Joker, 2015 (Cento volte ho perso il sentiero) «A noi resta forse qualche albero sul pendio, nei giorni da ritrovare». (R.M. Rilke, Elegie Duinesi) Cento volte ho perso il sentiero la coscienza non possiede satelliti per la navigazione. Quale pazienza hai avuto con me silenzioso compagno…
Id: 36173 Data: 03/02/2016 16:38:26
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La questione del nibbio
La questione del nibbio Resta incerta la questione del nibbio quando immobile nell’aria governa le brezze che scorrono tra le piume con ali distese che non mostrano né spasmo né dolore e si fa simbolo: croce imperfetta ed anello dell’immanente morte. Si dice che il rapace fermo in cielo assuma posa come di spirito santo nelle icone pentecostali sul capo del Cristo del Verrocchio mentre il Battista innesca il suo destino. Il dilemma è proprio in questo offrirsi paradosso del predatore in veste di bianca e santissima colomba o, all’inverso, nell’atteggiarsi ardito, inebriato e forse commosso della palomba (condannata a un volo battuto ed insistente, miracolata per divina scelta e per un simbolismo di maniera), nella suprema posa del falcone. Ma spesso i ruoli cambiano con le occasioni e tra vittima e predatore si stringono alleanze insospettabili: un vicendevole amore dilata l’ostia esigua del dare per avere: io le ho viste bene, arvicole e lepri, squittire e porgersi in luce incidente, chiamare l’angolo giusto alla vista del rapace, scegliersi il carnefice, farsi dono esiziale, nell’attimo estremo amarne l’artiglio e, non trascurabile fattore per le creature di terra, desiderarne il volo. (1995, in Custodi ed invasori, Mimesis-Hebenon, 2005)
Id: 35990 Data: 25/01/2016 13:02:32
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