I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
Tutti questi anni
TUTTI QUESTI ANNI
Saltai fuori nel bel mezzo della notte, e subito rischiai di non far parte del gruppo così promisi che avrei corso sin quando avessi avuto vita, e giurai che avrei spinto sin quando ne avessi avuto forza ma corsi come un cieco e lasciai i miei sogni a sbandierare nel vento, troppo a lungo, e la pioggia è caduta e la strada è smarrita e gli anni sono passati, attraverso foreste di gente che ho conosciuto; questi anni sono passati tra musica amata e libri da leggere; tutti questi anni tra tragedie nel mondo che non avresti mai pensato. E quando hai un attimo di tempo e ti fermi a tirare il fiato Ti accorgi che sono passati in un respiro.
Ero ancora troppo piccolo per vivere una mancanza così grande e mi aggrappai a me stesso e alle ombre della camera. Il pilota volò in cielo tra lamiere e benzina la mia piccola addolorata anima vomitò parole e non smise più e creò nuovi eroi e realtà che vedevo solo io nel buio, nella luce, e le pagine scorrono e gli amici scappano e gli anni sono passati attraverso un mare di foto che ho scattato questi anni sono passati tra musica imparata e libri ideati tutti questi anni con le centrali che esplodono e i grattacieli che cadono. E quando hai un attimo di tempo e ti fermi a tirare il fiato Ti accorgi che sono passati in un battito di ciglia
Entrai nel mondo del fuoco e dell’acciaio L’acciaio andava sollevato e strappato, il fuoco era nel cuore Là imparai a dare il meglio di me e appresi che non mi sarebbe mai stato sufficiente Ma ancora strinsi i denti e vidi il mio sangue sulle mani, per terra. E le sconfitte bruciano e le vittorie inebriano e gli anni sono passati attraverso un mare di medaglie che ho preso ed ho perso Questi anni sono passati Tra obiettivi sfuggiti e vittorie troppo piccole Tutti questi anni con quei cinque cerchi mai raggiunti a segnarmi l’anima e quando inciampi in una notte in cui non riesci a dormire Ti accorgi che sono passati nel tempo di un applauso.
Poi arrivò il mio grande fratello con la chitarra e quella voce potente che non mi lasciò più lo misi assieme agli altri maestri: lo scrittore che boxava, il dottore che sparava, gli uomini con le piume nella prateria, il cow-boy di carta e l’inventore di Macondo. Il vento della montagna come motore E le storie della strada dei tuoni e la terra promessa E gli anni sono passati Tra chitarre comprate e spartiti imparati Questi anni sono passati Con gli occhiali smarriti e incidenti scampati Tutti questi anni Con le file ai concerti e biglietti strappati E quando ti imbatti nella canzone giusta alla radio Ti accorgi che sono passati nel tempo di un assolo.
Mi persi, un giorno, d’estate in un improvviso grande dolore e il mio sangue che cadeva sulla polvere bianca non coagulava e non aveva nulla di nobile. Sconfitto salutai una parte di me che non avrei visto più. Sconfitto, gridai NO al cielo con quanto fiato avevo e infine entrai in un buio tunnel di dolore.
Sconfitto ma non domo tornai sulle vecchie strade E mi trovai migliore di prima perché il dolore fortifica Ripresi i miei maestri e lastricai ancora la strada D’oro, d’argento e di bronzo e la feci brillare Per un’ultima splendida volta E mi misi a correre verso nuovi sogni che lassù Chiamavano impazienti. E ancora gli anni son volati Davanti ai miei occhi di bimbo mai cresciuto Questi anni sono passati Nelle mie mani curiose e ferite Tutti questi anni Col giuramento eterno fatto ad una donna che veniva da lontano E quando, a volte, ti fermi a pensarci ascoltando il mare Ti accorgi che non sai da dove sono passati.
Vorrei avere un quadro per ogni volto che è passato di qua, per ogni compagno scomparso, per ogni affetto smarrito, per ogni promessa tradita; vorrei una foto per ogni luogo che ho amato, per ogni bacio che ho scambiato per ogni vittoria che ho avuto durante tutti questi anni coi programmi mai finiti e le rivoluzioni fallite, tutti questi anni tra impegno e delusione da ingoiare ogni giorno; tutti questi anni con i miei eroi inventati e la natura che amo. E appena guardo dentro il cuore Scopro che tutto è rimasto davvero lì. Tutti questi anni.
Id: 9384 Data: 24/07/2011 11:15:37
*
Una fata...una notte
E così la notte ci piombò addosso o forse invase i nostri occhi troppo pieni gli uni degli altri, comunque non sapremo mai da dove giunse. Lei disse: " Sei l'amore. " e decise che ne avrebbe conosciuto ogni dettaglio: persino il sapore. Fu sopra di me e la guardai poi sparì e chiusi gli occhi. Capii allora che in realtà era dovunque. Era sopra, era sotto. Era dentro e fuori di me. Era l'aria ed io mi persi nel vortice che era lei. E la riconobbi perchè si era fatta notte con la leggiadria che solo una fata può avere, trasformandosi. Parlò con me ma non udii. Parlò di me con bocca piena e gote infiammate. Parlò in una lingua che non avevo mai immaginato.
Pensai gridare, pensai di morire pensai di disperdermi e pensai di soffocare, invece esplosi ma non mi persi lei raccolse tutto con la leggerezza che solo una fata può avere, innamorandosi.
Riaprii gli occhi, lei ricomparve e finalmente fu chiaro che la notte era proprio lei. Sarebbe sempre stata lei.
Id: 8390 Data: 07/05/2011 16:41:24
*
E poi
E poi cercherai i pezzi di una vita che non hai conosciuto e di cui sentirai la mancanza, cercherai con occhi bagni e animo sconfitto. Cercherai nei cassetti che sapranno di chiuso; ti aggirerai in una casa che voleva appartenerti ma che hai visitato di rado. Cercherai i pezzi di una vita che hai messo da parte e troverai invece le urla silenziose di una solitudine piena di dolore nelle pagine di libri che parlano anche di te, nei foglietti scritti da dita sempre più deboli, in quei quadri che cercavano di eternizzare il bello che tua madre ricordava. E poi ti volgerai indietro a cercare la fotografia dell'ultimo abbraccio. Ti volgerai a rivivere la sensazione di quelle dita che ti lisciavano i capelli. Ti sporgerai dalla finestra della vita per cogliere l'ultimo richiamo accorato, preoccupato, divertito o furente di tua madre. Resterai solo in una stanza piena di solitudine appesa come stracci ad ogni angolo. La vedrai nelle vestaglie riposte, in quelle dimenticate sulla sponda del letto, nelle ciabatte logore e nascoste. Nei vestiti che hanno accompagnato la storia di chi ti ha amato e che nessuno mettera più Nella grinza del divano, comoda e triste.
E poi sentirai il silenzio farsi pesante come una colpa ma ci sono soltanto i quadri alle pareti a guardarti, adesso. L'amore di chi ha passato notti infinite vegliando, guardandoti, hai ripagato con telefonate frettolose e distratte. E adesso vorresti un attimo ancora per capire, per chiedere, per rimediare ma gli attimi sono finiti e non puoi più rimediare. Puoi solo chiedere e ricordare per quanto faccia male.
E poi penserai di chiudere la porta dell'appartamento magari penserai di averlo fatto davvero ma certe porte non restano chiuse, mai, fanno finta sono abili nello scassinarsi da sole. E d'un tratto magari durante una notte pesante senza preavvisi tornerà a filtrare una luce e in quella perderai tutte le lacrime gridando domande che moriranno sulle tue labbra.
Id: 8306 Data: 30/04/2011 23:41:37
*
Che cosa siamo
Siamo pessimi attori, pessimi registi delle nostre vite; siamo formiche in una bottiglia, gli stessi vuoti giri, le stesse sbagliate risposte ai problemi insoluti. Siamo cani zoppi sulle strade tranquille che conosciamo che ci conducono a mete incartapecorite. E tutto quello che possiamo tramandare è la quieta rassegnazione alla vita che conduciamo.
Siamo le lettere mai spedite, mai scritte sempre programmate. Siamo gli affannosi conti a fine mese sul tavolo di cucina. E gli anni passano scanditi dai nostri ...domani... ma il peso che ti sovrasta è quello delle cose che non hai fatto; le rughe attorno agli occhi sono dettate dai tramonti che non hai visto; e le gambe sono stanche per i chilometri che hai deciso di non percorrere.
Quante strade hai finto di non vedere, a quante svolte della vita hai tirato dritto per finire contro il palo del destino, o peggio, giù dal ponte della tristezza. A quanti occhi hai detto addio.
Siamo scogli alla deriva, onde che non arrivano mai. Siamo tristi bandiere senza vento, la stessa rassegnata attesa. Siamo comparse in cerca di una partitura che sbaglieremo nei tempi, nei modi, comunque. Quello che non riusciamo a capire è come si faccia ad andare avanti. Cosa è che ci spinge a proseguire; forse il velo che copre la finestra, la carta che nasconde il regalo, lo sguardo giusto che ancora non hai incrociato. Cosa è? E cosa siamo se non pessimi attori sempre in disordine, sempre in ritardo con una battuta ancora da imparare a riprese finite. Che cosa siamo se non uno sguardo che si chiude sul mondo.
Id: 7961 Data: 05/04/2011 23:58:26
*
Una sola bandiera
Spazzano via i detriti da questo povero mondo e chi è fuori è fuori chi è dentro è dentro. E l'ubriaco per terra sulla strada per Caracas rotola dove nessuno potrà vederlo, là dove potrà essere dimenticato. Foglie e pagine che vagano nel vento, petali di fiori ignorati avvizziti e strappati. C'è gente che viaggia impegnando la vita alla ricerca di un domani migliore, illusi dall'idea di un'esistenza diversa da cogliere appena svoltato l'angolo.
La polvere del sud del mondo è pronta passeranno più tardi ad impacchettarla, saranno uomini con divise splendenti, sorrisi impeccabili appena restaurati. Porteranno via i resti di un mondo offeso, già conquistato, poi spersonalizzato infine deriso ed umiliato. Si istalleranno piscine e solarium sui resti di pueblos millenari. Grattacieli al posto di templi. Glutei pubblicitari sopra i volti di eroi libertari. E ci sarà una sola bandiera, una sola lingua una sola moneta.
Spazzano via i detriti del mondo più povero quel mondo che non può difendersi, che percorre miglia a piedi scalzi lontano dai nostri condizionatori dai nostri fuoristrada di marca. Un mondo che mormora piano in quechua e non capisce, e non vuole farlo. E non si adegua e nè ci tiene a farlo. Quel mondo di cappelli bianchi che vediamo a National geographic e pensiamo di conoscere, nei mercati caotici di Cuenca, La Paz. Su corriere che scalano le Ande gonfie di fagotti straripanti. Lontano, al di sotto dei nostri comodi Jet di linea. Popoli che grattano il fondo del barile per cercare le briciole da arrivare a fine giornata.
Nelle valli risuonano flauti tristi come l'anima dell'uomo che si regge ad un bastone contorto, fiacco. Brindisi sprezzanti salutano l'operazione di pulizia, strette di mano ansiose di commercianti che già pregustano nuovi guadagni già immaginano la sensazione del portafogli gonfio sul petto, là dove hanno cavato via il proprio cuore. E nessuno ascolta più le madri nella piazza a gridare la loro muta domanda. Nessuno guarda più i figli sparsi come petali tristi, lontani, confusi, spiazzati su strade di un mondo diverso.
Si sono già spartiti la parte povera del mondo a lotti, a quarti come una bestia da macello. Lo hanno fatto sotto i nostri occhi distratti dalle sorti dei giochi televisivi, dalle finali delle coppe, dalla classifica delle hits. Noi che non capiamo e potremmo farlo. Lo hanno fatto sulla pelle dell'uomo che anche questa notte rientra, scarpe rotte lungo la strada che muore a Saruma, stretti nelle mani i quattro dollari guadagnati oggi per aver raccolto, oggi, le arachidi che saranno il nostro aperitivo domani.
Ma presto ci sarà una sola bandiera un solo candidato da votare, una sola moneta. E tutti questi discorsi saranno aria fritta, o sarà meglio dimenticarli di averli fatti e sentiti, negare se necessario, perchè chi può permettersi di fare mille volte il giro del mondo non vorrà sentire parlare del bimbo che invece muore di fame, di quelli divorati dalle mosche: manderanno i trattori per seppellire queste scene. O sventoleranno, come un'insulsa bandiera il certificato di adozione a distanza; quella sorta di elemosina per corrispondenza che gli permette di dormire la notte.
Ci sarà una sola bandiera da sventolare forse sarà quella più stellare. Ci sarà un solo candidato da votare e sarà quello col sorriso più accattivante, quello che saprà vendere meglio le proprie bugie e quelle del cartello che rappresenta. Il mondo sarà allora un unico, immenso mercato globale, come da tempo si vocifera, ci si augura, si auspica a gran voce. Un enorme mercato globale dove, a guadagnare saranno solo i mercanti più scaltri, quelli che dirigono i giochi dall'alto dei loro menhir di cristallo. E gli altri nella polvere, a boccheggiare costretti a sospingere i vicini più sotto per una boccata d'ossigeno, un sorso d'acqua.
Domani, il sud del mondo sarà cancellato perchè tutto sarà sud.
Id: 7901 Data: 02/04/2011 00:48:46
*
Lultimo petalo
Sopra alle frontiere di questa terra io proverò a volare. Abbiamo già pagato quello che era pattuito. Un movimento nella nebbia fa sussultare il mio trepido cuore: è la mano di un amico o la lama del destino?
Così credevi di poter solcare il cielo se pur privo di ali. Ti sei attaccato ad un sogno, come un bimbo alla madre. E sei caduto dopo aver spinto appena spiccato il volo. Chissà se hai capito quel'era l'errore. La luce che esce dai tuoi occhi illumina la stanza di ombre sinistre e di gelidi rumori. Qui tra le mani ho ancora l'ultimo petalo frutto di sacrifici senza fine. Voglio sapere se a qualcosa son serviti e tra poco scioglierò questa nebbia.
Forse, ignari, ora siamo morti o forse non siamo mai nati ma un treno mi ha aperto la strada questa notte.
Sopra alle frontiere di questa terra io proverò a volare solcando il cielo accarezzando le nuvole stringendo il petalo che sarà il mio cuore.
2/6/'89
Id: 7895 Data: 01/04/2011 11:56:15
*
Tramonto
Cosa cercano i gabbiani nel vento? Dove volano i gabbiani nel vento? Forse cercano ancora il sole che muore e si lasciano trasportare dolcemente contro questo cielo livido e purpureo. dove vanno, mentre il mare si scatena contro gli scogli e solleva spruzzi che sembrano volerli colpire.
Cosa cercano i gabbiani nel vento? O forse: cosa vorremmo stessero cercando. Forse le risposte che sfuggono a noi, quelle che non sappiamo ascoltare. Forse vorremmo che le trovassero e le portassero sino a noi. vorremmo che dal cielo potessero guardare il futuro per aiutarci. Ma per quanto si spingano in alto non riusciranno a guardare così lontano.
Dove se ne vanno i gabbiani contro questo cielo sempre più cupo, loro che in realtà non hanno domande e che non hanno bisogno di risposte. Forse volano verso il sole giusto per salutarlo, un ultimo giro di walzer prima che la luce si spenga. Prima di aspettare il vento di domani.
Eccoli ancora a solcare il cielo nelle loro solite traiettorie, sicuri ed esperti del loro poco come la nave che esce dal porto, tutte le luci accese. Da qui sembra scivoli via senza problemi, silenziosamente. Maestosamente.
I gabbiani sanno su quale scoglio si poseranno domani così come la nave sa in quale porto farà scalo. Noi restiamo qua, ad una finestra sul mare sognando di poter essere un gabbiano, un giorno.
Restiamo a guardare da questa finestra sulla vita dove il mare nasconde i nostri dubbi, e noi come la nave lo solchiamo erroneamente sicuri perchè quelle onde potrebbero tirarci giù da un momento all'altro. Forse vorremmo solcarlo, quel mare come fanno i gabbiani, senza domande, sicuri ed esperti delle piccole vite che riusciamo a ritagliarci.
O forse è meglio porsi queste domande è meglio vivere e provare e tuffarsi nudi nel mare; cercare di arrivare sin dove possiamo spingerci sin dove i polmoni ci portano, sotto quel mare a guardare i nostri dubbi. Perchè quei gabbiani forse neppure si accorgono dei colori di questo cielo, neppure si accorgono della bellezza di questo mare che sembra chiamarli con rabbia.
Id: 7887 Data: 01/04/2011 00:17:24
|