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Il Canto di Giobbe
Giobbe, Giobbe, Giobbe, è certo che tu Non avresti trovato più di Giobbe uomo sì ricco! Avea: mille e più Tra buoi e asini, seimila gobbe Di cammello. -“Più ricco d’un Perù! ”- Oggi si dice d’uno che di robbe Ne ha così tante. Sette figli maschi E tre femmine con cui festeggiava [ tra canti, carni e fiaschi]
Era giusto di parole e pensieri; era osservante nei riti e nei fatti, attento sempre ai costumi sinceri Uomo probo come non ce n’è tanti Per far bene non attendeva ieri Fermo nella parola e ligio ai Patti Soprattutto con quei del Dio di Siòn Che lagnanze di lüi non faceva [per alcuna ragion]
“Che bella forza” disse il tentatore “Per un uomo d’essere sì corretto ricolmo com’egli è di oro e d’amore! E’ troppo facile essere perfetto Lascialo a me questo tuo servitore Che io lo privi della prole e del tetto Così vedremo la sua vera essenza” “Và”,- disse l’Eterno, -“ma della vita [ sua non hai licenza]”
Ecco dai quattro punti della terra Giungono i servi con le male nove Chi le pecore dice morte in guerra Chi del furto di cammelli dà prove Chi racconta e chi giura che non erra: “Il tetto cadde e alcun più non si muove Dei figliuoli!” Ma Giobbe per la vita Sua loda e ringrazia Dio che è Bontà [infinita]
Avvenne un’altra volta ancora in viaggio Che Satana fu chiesto dal Signore: “ Hai visto quel mio Giobbe, che coraggio niente possiede più ch’abbia valore eppur nell’alma sua rifulge il raggio che benedice Dio con tutto il cuore Mi riconosce l’essere perfetto Invero in lui io godo e mi diletto”.
“Non c’è merito” contestò ‘l cornuto “per gli uomini niente c’è di più caro a tutti quanti è noto e risaputo, del bene fisico, sì che assai raro è che ‘l privato se ne resti muto, piuttosto che parlar con tono amaro contro Dio Fattore dell’Universo! E posso dimostrare che anche lui [non è diverso]”
“Va dunque, che io sicuro t’accontento! Va pure anima tentatrice e impaga Che ne fa una e poi ne pensa cento! Va se è così che tu la pensi e indaga Sino a che punto l’uomo nel tormento L’anima sua rattrista e così vaga Negli antri oscuri del tuo vile regno! Va, ma ricorda, che la vita sua [qui tengo in pegno] “
Giace sull’orlo del camin dimesso Afflitto da una piaga purulenta Colui che tutto d’una volta ha perso Ciò che di più caro avea. Ora tenta Con un coccio di passare attraverso Le piaghe della carne macilenta. E mentre giace così sofferente Lo irride la moglie: “Il tuo Dio non puote [niente?”]
Nel frattempo di tutte le disgrazie Da tre amici la novità fu udita E partirono preda delle ambascie Elifaz e Zofar il Naamatita Pronti a lenir con solidali fascie, Congiuntamente a Bildad Il Sulchita, Il povero Giobbe. Ma alzati gli occhi Dal gran dolore stettero con lui [sette giorni e sette notti]
Il racconto più avvincente va avanti Toccando apici di vera poesia Non c’è, ch’io sappia, un racconto di santi Negli scritti precedenti il Messia Che di lirica e di intreccio si vanti Con postulati di filosofia. Troverai che nella scena del dramma C’è anche Ebiu oltre ai quattro predetti [ e vedrai che il discorso si infiamma]
Per tal motivo rinvio il lettore A godere quel diletto e quei versi Che per quanto m’ispiri il mio Signore Fattore dell’arte e degli universi, giammai potrei pervenire al nitore Di tal pöetici carmi sì tersi! E pertanto se di questi ti cale Senza indugïo ti invito ad andare [alla fonte dell’Originale]
Anche a costo di essere noïoso Voglio peraltro ancora ribadire Che il presente pöemino giocoso Giammai quello intende sostitüire. Però se il suo sforzo generoso Riuscisse in qualche passo a divertire Sia perenne lode non già alla Musa Ma al Padreterno che tutto vede [ e tutto scusa]
Posso però da ora anticipare Che il nostro eroe Giobbe in conclusione Si vede in grande copia compensare Con beni, soldi e armenti a profusione! Ma ancora di più è da evidenziare Che sulla terra la nostra missione E’ quella di affidarci nelle mani Di Colui che su noi da sempre veglia [ieri, oggi e domani].
Id: 6882 Data: 26/01/2011 08:14:54
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Ingresso di Gesù in Gerusalemme
Quando giunsero al Monte degli Ulivi, nei dintorni di Aelia Capitolina, Jerusalem, verso Betania, quivi
Ove Lazzaro alla sorte meschina Avea sottratto Gesù, da quel Monte Disse a due dei Suoi: - “ Giù per quella china,
in quel villaggio che vi sta di fronte, all’ingresso troverete legato un asinello che ancor non ha monte
sacrileghe o giogo, mai sopportato. Scioglietelo e conducetelo qui! Se vi chiedon chi vi abbia autorizzato,
rispondete che serve a Rabbunì, ma lo rimanderà speditamente!” Andarono e trovaron, lì per lì,
legato fuori d’una porta, niente di meno che un asinello, il quale si fè slegare molto docilmente!
Però i presenti gli dissero: - “E’ male, ci insegna Mosè, prender l’altrui cose!” Ma essi gli risposero in modo uguale
A come aveva detto Gesù! Dose Alcuna di sentenze o norme più Non fêro’ e si avviaron per le anfose
Vie! Sicchè lo condussero a Gesù, e per renderGli comodo il montare, gli misero addosso i mantelli; e su
di esso Egli fu issato! A tappezzare, con palme e mantelli, come un tappeto provvidero tutti e intenti a gridare
festosi: - “ Osanna! Che sia benedetto Colui che viene in nome del Signore! Benedetto sia il regno del Re Eletto!
Davide Padre nell’Alto Splendore Dei Cieli!” Entrò così il Messìa, Trionfante a Jerusalem, fino al cuore
Del Tempio; Ei, visto tutto, andò via Di nuovo a Betfage e Betania, l’attuale cittadina El Azarìya!
Id: 3878 Data: 28/03/2010 15:02:17
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Quel sergente che fu
Non ricordo, adesso, In nome di quale libertà I tuoi ordini del giorno io combattessi Anche se oggi so La legge che ci vide opposti
Seppi però più tardi Che non di ferro Era quel cuore Che ti batteva in petto
E quante favole, poi, Volevo dirti Ma tu sembravi eterno
Squilla nei cieli Tromba del silenzio In onore Di quel sergente che fu!
Cagliari, 19 marzo 1996
Id: 3831 Data: 19/03/2010 16:04:35
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Per non dimenticare
Se c’è qualcuno che sa, parli! Dica perché la Madre è stata strappata al Figlio… E il fratello al fratello….
E perché bambini senza colpa? E vecchi senza tempo? Perché?
Io, li vedo ancora, in spirito e corpo fluttuare attraverso i comignoli e salutarci, con un sorriso pietoso.
Io, odo ancora latrati e voci che radunano, spaventano, disperdono, recidono legami e affetti che non vedremo mai più.
Io, sento la vergogna di essere uomo! E la paura di vivere e di amare!
Ma perché, se perfino Gesù Cristo, dalla Croce, ci aveva già perdonati! Perché ? Perché?
Parlate, voi che potete! Voi che sapete! Parlate!
Io prometto che parlerò…
Per non dimenticare.
Cagliari, 27 gennaio 2001
Id: 3380 Data: 25/01/2010 15:27:25
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La Risurrezione di Lazzaro
1. "Lazzaro, vièni fuòri! Ritórnino in te a pulsare Il ritmo e i vigóri Dell'età tua solare!
2. E tu, Beliàr, sciògli i lacci Che l'avvincono precòci E i bramiti feróci Placa su infine, e taci!
3. E vói Marta e Maria Cessate il vòstro pianto! Se credéte nél Dio Santo Éi rivivrà! Così sia!
1. Ti ringrazio Padre mio So che m'hai sèmpre ascoltato! Ma il pòpolo, nón io Sappia che m'hai mandato."
Id: 3324 Data: 21/01/2010 07:56:13
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Le Nozze di Cana
-"Cosa ho a che fare con te
donna? Ancor non é giunta
la mia ora! Anche se
vi dico: l'acqua sia aggiunta
alle sei giare di pietra;
poi attingete e portate,
del liquido che trovate
alla tavola maestra!"
Il maggiordomo, lo sposo,
dopo assaggiato il vino,
chiamò a sé vicino:
- "Tu, il vino liquoroso
hai lasciato per secondo,
mentre di solito si fa
il contrario, a questo mondo!"
L'origine dell'aldilà
egli sapere non potea.
Così Gesù la Sua Gloria
manifestò alla Storia!
E la gente in Lui credea.
Id: 3268 Data: 16/01/2010 19:31:22
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Il Canto di Giuda
Prologo
1. Il mio nóme nón èra sinònimo di infamia, prima che quélla séra l'ignòbile ignominia
2. di quel bacio sulla guancia a Gesù, mio rabbunì io déssi.Fu pròprio lì, il ricòrdo il cor mi trancia,
3. nell'òrto dégli ulivi, che consumai il misfatto. Ma chièdo un nuòvo atto che tal nomea mi privi
4. nell'umana mia vicènda. Pér quésto un'orazióne, che un po' d'onor mi rènda, vi farò di quell'agóne.
5. Vói, principi dél fòro, sostenéte la mia vóce! Nón lasciate che precòce éssa risuòni al còro!
6.E vói, gènti dél móndo lasciate il pregiudizio. all'universal giudizio c'è già Dio iracóndo!
Epilogo
Quando Gesù mi nominò fra i dódici migliòri io, Giuda di Kerìo', il córso dégli onóri
avévo già intrapréso délla teologal carrièra giacchè il mio cènso èra di quel lignaggio e péso.
Nél tèmpio a tu pér tu stavo cón Gamaliele e il fior fióre d'Israele ma mollai tutto pér Gesù.
Fu subito evidènte che il poter di Gesù Cristo superióre a ógni vivènte mai in tèrra s'èra visto!
E ciò nón dico a caso! l'ho visto cói mièi òcchi guarire chiunque tocchi, liberare ógni pervaso.
E l'ho udito spiegare più brani délla scrittura la cui spiegazion è dura pér il sómmo profetare.
La gènte lo ascoltava dal sud al settentrióne e méntre predicava crescéva l'impressióne!
"Credetemi è il Messia " -dicévo a tutti quanti- "se Lui ci sta davanti nón ci sarà più chi dia
molèstie al pòpolo di dio! Hittiti e Cananèi, o Romani! Vi dico òr io: all'armi fratèlli ebrèi!"
Radunammo a profusióne Samaritani e Giudèi, cèrto prónti alla tenzóne, cón in tèsta i Galilèi.
Dópo tre lunghi anni passati a radunare fòlle dai mónti al mare e dópo tanti affanni
io chièsi al Nazarèno: - "Maèstro , nón è già l'óra pér il suol, pér la dimòra di levar il mòrso e il frèno?"
Alle viscere m'affèrra la rispósta rassegnata: il Messia nón pér la guèrra la missióne ha designata!
Il suo vèrbo è pér la pace la sua lòtta pér l'amóre affranto sòn nél cuòre ad intèndere incapace!
E che cièco sóno stato dópo n'èbbi cosciènza d'orgòglio e supponènza l'animo fu offuscato!
Ahi Caifa, anima néra che m'hai scavato il cuòre qual assetata fièra hai succhiato il mio livóre!
Sènto ancor le tue parole: "Dimmi Giuda predilètto di Giudèa! Chi, elètto a profèta si vuòle
il suol, la patria, il tèmpio lascerèbbe ai suòi nemici? Cói nemici van gli amici o vanno cóntro all'émpio?
Lui, che òr ne avrèbbe agio còl gran seguito di fòlle perché nón ha il coraggio e la spada in alto tolle?
Chi è re, sul tròno siède e in armi gli hosti infidi ricaccia ai lóro lidi e ai padri l'onor riède!
Chi invéce si rifiuta di adémpiere la légge il frónte rómpe in schégge éd il nemico aiuta!"
Muta èbbi la lingua e mèsta. conchiuse me infelice: - "E chi inèrte se ne rèsta dell'émpio è bèn complìce!"
Nón fu pér trénta danari che io dunque lo baciai! Nón pér sòldi! quando mai, pér simili salari,
tradito avrèi il Signóre!?! Ma il Grande Sacerdòte sómmo suonò le nòte dél canto ingannatóre!
Così, méntre lo baciavo infatuato da quel canto Israele liberavo e di ciò menavo vanto!
Ma il tintinnio d'argènto gli òcchi sul mio malanno e sul suo vile inganno spalancò! E fu il torménto
che terminò sòl quando prèda déi mièi rimòrsi all'òrto me ne córsi e mi spènsi penzolando.
Gesù, Figlio dell'Etèrno mio Maèstro e Fratèllo dal fuòco dell'infèrno ti giunga quest'appèllo!
Perdóno, ancor perdóno chiederti, Gesù, io voglio pér la viltà e l'orgòglio cón cui ho accòlto il dóno
délla tua missióne in tèrra. E vói che m'ascoltate lì, d'ógni bèn lasciate di cura, affanno e guèrra!
Id: 3239 Data: 12/01/2010 20:20:46
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Il cieco nato
1."Se taluno nasce cièco rabbì, chi è peccatóre, lui o il suo genitóre?" - "Né l'un né l'altro è bièco
2. ma pér la glòria di Dio sòn cèrte còse nél móndo; in ésso io luce inóndo pér volontà dél Padre mio
1. fintanto che ci sto. Muto io sarò dópo." Détto ciò inumidì cón lo sputo il fango e al bagno di Silo',
2. dópo avérlo toccato, mandò di córsa un tale, che 'l discórso avéva in cale, essèndo un cièco nato.
3. Sì féce , lo sventurato e tornò che ci vedéva. E c'èra chi nón credéva dópo averlo incontrato;
1. ma vi èra pur chi invéce dicéva - "E' pròprio lui!" Tanto si disse e féce, su quel prodigio di cui
2. sópra v'ho détto, ch'alfine lo condusser dai Giudèi. S'èra nél dì che plebèi e patrizi, sia crine
3. o valle, vita o mòrte, lavóro oppur dilètto, d'ógni azióne fan difètto, in buòna o in malasòrte.
1. - "Or dunque chi t'ha guarito?" gli chieser quéi a più vóci. - "Un tal chiamato Il Cristo ". rispòse quéllo ai sòci
2. dél sinèdrio. E i giudèi, ch'èrano in malaféde disser: - "Costui ci véde da quando è nato. Ed éi
3. in cuor suo ci inganna!" Perciò déi genitóri, cón i notificatóri effettuarono la chiama!
1. - "Che paurósi, al figlio Chiedéssero, a tu pér tu "- gli dièdero pér consiglio, - "chè èra in età, di quel Gesù ".
2. Riconvocato ancóra, il neo-vedènte infine, gli conférmo sènza spine che profèta di buòn'óra
3. èra l'autor dél fatto, nón sènza Dio, cóme éssi aveano détto. Mèssi i timóri da un lato
1. éi aggiunse: - "Nón s'è mai visto che un sènza Dio, gl'òcchi d'un cièco nato e tristo guarisca cói suòi tócchi ".
2. - "E tu, che nél peccato sèi nato, insegnare vorrésti a chi le are e i dètti ha già imparato
3. di Mosè?" Afferratolo lo cacciarono di fuòri cón insulti e clamóri cóme un vècchio barattolo.
1. "Io sòn venuto al móndo " -gli disse allóra Gesù- "perché chi sta nél fóndo riemèrga e vènga su "
2. I farisèi che udirono chiesero quindi a Gesù: - "Nói siamo sópra o giù?" détto ciò aspettarono.
3. - "Se chi tra vói è pròno "- rispòse lor l'Inviato -"fósse cònscio dél suo stato, allór sarèbbe buòno
1. il suo sentier davanti a Dio. Ma pér erètti vi spacciate tutti quanti, ciò che vi fa reiètti "-.
Id: 3209 Data: 08/01/2010 19:39:57
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I sogni svaniti
Sognavo il pane fresco del mattino Sognavo degli amici E un pallone da rincorrere Mio padre sorridente Che rientrava da lavoro Una casa per proteggermi dal freddo II Sognavo un mondo nuovo di uomini liberi e dignità e quando ho visto le coste avvicinarsi sempre più alla nostra fragile barca ho stretto forte la mano di mia mamma! Non avrei mai creduto che ci avrebbero ricacciato nel nostro inferno! III E voi, che avete il predominio del cielo, del mare e della terra, che possedete le chiavi della ricchezza e vi riunite in grandi consessi di potere non pensate ai diritti dei poveri? Non chiedete il mio consenso per respingere i poveri che voi stessi avete contribuito a creare!!! Uomini di Stato che dominate la terra con protervia e vi fregiate dell'aiuto di uomini di scienza: ricordatevi che la Terra non appartiene a voi ma appartiene a Dio!!!!
Id: 3177 Data: 03/01/2010 21:10:59
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I Re Magi
Avvénne un dì che il re di Palestina, Eróde, saputo che dall'oriènte, eran partiti di buona mattina
tre re, tra i più ricchi e pronti di ménte, che avean patito quéi tanti disagi, pér vedére il sovrano più potènte,
chiamò segretaménte a sé quéi Magi e féce dire lor cón esattézza, quando délla lucènte stélla i raggi
in éssi avesser mossa l'accortézza, avéndo il re avuto turbaménto, che secóndo 'l vedéssero in grandézza!
E appréso che il Sant'Avveniménto lùogo dovéva avere in Betlemme, ve li inviò nón sènza avvertiménto
che vistolo, tòsto in Gerusalemme sólo a lui riportassero la nuòva, affinché égli, lèsto, nón già lèmme,
andasse ad adorarlo nell'alcòva! Udito ciò andarono i Persiani, éd ècco comparire in ciel la pròva
dél lùogo óve il Padre déi Cristiani, in fasce e cón la Madre si trovavano! E i Magi quegli scrigni nélle mani,
in cui òro, incènso e mirra istavano, donarono a quel Re in adorazióne, méntre che déntro all'anima provavano
una gran giòia a quell'apparizióne di ridondante e fulgido splendóre! Infine pér diversa direzióne,
cóme gli suggerì ‘l sógno latóre, fécero ritórno al loro paése, e sènza ripassar dal mentitóre,
che passati due anni in vani attése, immaginando vana la sua fròde, fu risentito per le sue pretése,
che di lui s'avésse maggiore lòde e glòria, senza capire che ‘l regno dél Messïa nón era in terra! Erode
infine ordinò con un decreto indegno, che i bimbi di Betlèmme di Giudèa, fino a due anni avesser morte in pegno!
Pér la qual còsa, ancor sèrba nomea! Intanto il Signóre Iddio in difésa Dél Santo Suo Figliuòlo, in sógno avea
Mandato a Giuseppe un Angiol, che présa La Madre e préso il Figlio se ne andasse In Egitto e, soltanto dópo attésa
la mòrte dél tiranno, ritornasse!
Id: 3123 Data: 25/12/2009 06:17:36
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Il migliore tra gli uomini
Certe volte penso : “ Dio, aiutami, sono solo ed ho paura del mondo, della vita, della morte”.
Mi guardo attorno: scopro gli altri che hanno le mie stesse paure e con essi posso dividere il cammino e gioire nell’impervio procedere dell’esistenza.
Allora mi chiedo: “Cosa sei Dio? Sei la nostra paura? Sei la nostra debolezza?”
Blasfemo penso: “ Noi, Ti abbiamo creato, noi e solo noi, a nostra immagine e somiglianza! Specchio dei nostri animi incerti Comodo rifugio Grotta nella tempesta Sole che ci scalda Vacca che ci nutre!”
Ma se penso a Cristo Membra trafitte sulla Croce Duemila anni di piaghe sanguinanti Migliore tra gli uomini Esempio e Verbo: qualcosa che non riesco a dire mi tocca nel profondo dell’antica memoria della vita!
Id: 3098 Data: 18/12/2009 17:48:40
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Il mio Mantra
Il mio mantra mi porta lontano fuori dai quotidiani confini dello spazio fisico circostante: e mi pare diversa e ingannevole la concezione avita del mondo, quando la mente si adagia su chiazze informe di sprazzi indistinti di colore e ora annega in essi, incosciente, felice, ora insegue le rondini lungo i corridoi di suoni che tracciano nell’aria, perdendosi nel loro cinguettìo che nulla spiega all’umano intelletto ma pur ne placa l’animo irrequieto!
E mentre il mondo riacquista le sue usuali forme, un dubbio affiora lentamente: se non sia meglio scoprire ciò che a natura ci collega prima di ricercare nuovi, remoti mondi!
Id: 3069 Data: 12/12/2009 19:24:52
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LAlba di Verità
L’errore fu pensare D’essere somiglianti E immagine di Dio!
E’ vero che fu scritto Per celeste intuizione Ma fu pur sempre umana La mano che lo scrisse!
E sotto questo cielo Continuiamo a sperare In attesa che arrivi L’Alba di Verità!
Id: 3032 Data: 01/12/2009 15:29:41
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Il Richiamo dellAnima
Se si potesse ritornare indietro Chi non si stringerebbe forte al petto La giovin madre dei bei tempi andati? E chi non seguirebbe quei consigli Che contestati furono del padre?
Ah, se potessimo tornare indietro Su quelle labbra rosa sospiranti Di sogni ancor lontani da venire!
Ma se è pur vero che noi siamo in viaggio Verso la patria da cui dipartimmo Quel dì lontano che nascemmo in terra, allora è meglio proseguir lottando per quella via che al Monte Suo Superno conduce con preghiere e con coraggio!
Id: 2993 Data: 22/11/2009 10:50:23
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Il Mistero del mio Amore
Io non ho amato mai, poiché mai mi amarono le donne che io amai e non amai coloro che mi amarono!
II Insegui dapprima Impossibili amori; poi, quando il corpo prepotente me lo chiese, amai, ma non fu amore; fu sì, dolce scoperta del piacere, pelle dentro pelle, fuoco con fuoco, furore placato nella voragine della vita; ma non fu amore.
III Neppure fu amore Lo spasmo con cui attendevo Vedere l’aria colorarsi Delle sue forme, quando mi bastava sentirla, eterea, impalpabile ma presente, che pur sapevo non mia e non fu amore.
IV Così, ancora ti cerco, sublime, decantato amore. Chi sei? Sei per tutti o sei per pochi? Tu che catturi i cuori e la ragione? Sei realtà o finzione? Sei menzogna o verità?
V Ancora ti cerco, struggente amore, occhi senza veli, compagna di volo, schiava e padrona, madre e amante, mistero della vita!
Id: 2978 Data: 18/11/2009 15:22:17
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Solo per pensare a lei
Non passate per la mia strada Ch’io non pensi che sia lei Che viene.
Non bussate alla mia porta Ch’io non pensi che sia lei Che viene a chiedermi d’amarla.
Non chiamatemi e non cercatemi, non chiedete di me a nessuno;
lasciatemi in pace, da solo, ch’io possa pensare a lei.
Id: 2973 Data: 16/11/2009 22:40:38
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Il Fannullone
Forse io ero un fannullone Sin da quando bambino Sognavo di girare il mondo;
Sì, io dovevo essere proprio un fannullone Perché io non pensavo , sin d'allora, Di impiegare il mio tempo sulla terra A fare soldi, a cercare il potere, il successo, la carriera.
Da buon fannullone Non ho mai dato neppure grande importanza All’apparenza, all’eleganza, alle auto di lusso.
E quando cercavo nella luce delle aurore e dei tramonti la verità E quando credevo che i poeti fossero i migliori E quando sognavo di volare Io ero un fannullone.
Poi, quando ho scelto di dare a nolo allo Stato Il mio diploma di laurea Convinto che la società avesse bisogno di modelli, di esempi, di libertà, di fantasia, di idee, di passioni e quando talvolta mi lasciavo sopraffare da vulcanici ormoni in eruzione io ero un fannullone.
Ed ero certamente un fannullone Anche quando, pur secondo legge, preferivo l’amore, la dedizione, l’affetto che nessuno conteggia nel Prodotto Interno Lordo!
Infine quando sceglievo di considerare più importante L’essere dell’avere, il pensare rispetto al fare, il meditare piuttosto che l’agire io ero un fannullone.
Ed ora che ho scoperto la parte migliore della vita, Che non mi verrà tolta, persisto e sono sempre un fannullone!
Id: 2926 Data: 06/11/2009 20:06:17
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Vanità delle Vanità
Fingo d’essere quel Re sapientissimo onde mostrarvi gli inganni del mondo! Ciò che a volte a noi appare verissimo
spesso è un quadro che ricerca il ritondo. Non è pessimismo il mio, ma realtà! A che giova essere triste o giocondo?
Tutto è vanità delle vanità! Vano è il piacere che stilla l’amore, Vana sapienza, anche con umiltà!
E' vano chi vive e vano è chi muore; vana stoltezza che ci spinge in basso, vana la gloria che induce all’onore!
Vana l’accusa che offende col sasso, vana difesa che indulge le pene! Vano è il mangiar che sia parco o sia crasso,
vano il digiuno che asciuga le vene; è vano il tramonto e vana è l’aurora! Vano è anche il fiume che va e che viene!
Vano ogni soffio di vento e di bora, vano ogni evento che appar sotto il sole; vana è la storia corrente e d’allora
vano ogni odio e ogni male che duole; vano ogni sforzo o tenzone mentale; vana fatica il mortaio e le mole;
vana caparra che vale o non vale! Vano l’inebrio che viene dal mosto, altresì è vano ogni sforzo manuale;
Vano è volere esser vani a ogni costo, è vano dire il falso o dire il vero, per quanti in sorte hanno certo quel posto!
Vano Ti cerco per ogni sentiero, vano non esser mio dolce Signore con chi ti cerca e ti brama sincero
con me che bramo soltanto il Tuo amore!
Id: 2685 Data: 16/09/2009 20:59:49
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