I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Ho ricercato sempre, nella poesia, i contorni inaspettati e i profili magico-misteriosi, tipici di una scrittura in grado di allungare luci e di allungare ombre.
Personalmente sono propensa a costruire una sorta di istantanea, ma geometrica visionarietà, carnosa oppure febbrile. Credo del resto in una parola che non sia soltanto conciliante, ma che invece, come all' interno di una vicenda metamorfica, possa innescare - se necessario - una fertile turbativa.
Come gran parte dei linguaggi artistici anche la scrittura diviene così una vera e propria " pista di invenzione " ( pianeggiante o rocciosa ), dove si muove l' impegno per reinventare lo SGUARDO, in primo luogo, e più o meno obliquamente anche la lingua. La poesia fermamente richiede una sosta, per poter scovare barlumi, segmenti e sezioni di vita da circoscrivere e poi tra-scrivere. L' auspicio è che si possano trovare, volta per volta, delle calibrature nuove e degli sfondi imprevisti e mutevoli, nella scrittura, in modo tale che la parola stessa possa dimostrarsi sempre più felicemente e facilmente abitabile. Mi riferisco ad una abitabilità vagamente eccentrica, non troppo confusa con le linearità e con le trame che caratterizzano le nostre pratiche discorsive.