I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
- Appena sceso dal treno che quotidianamente mi conduceva al lavoro, percepii immediatamente il bagliore di quella luminosa mattina dove il sole, sorto promosso a preludio di primavera, ti scaldava accarezzandoti il viso.
I fiori trionfavano con la spensieratezza simile alla freschezza di una gioventù che utilizza i migliori colori esistenti in natura, e mentre il giallo del gelsomino giapponese decorava alcune siepi, i tulipani esibivano la loro tipica irta fierezza.
La natura rideva incoraggiando tutti quegli uomini indaffarati nei loro adempimenti giornalieri, e le macchine sfrecciavano al ritmo urbano dei semafori, quando vidi due uomini correre tra il traffico dei marciapiedi.
Il loro abbigliamento tecnico suggeriva una sfrenata passione per il running, dalla quale si poteva supporre una certa inflessibilità nel rispetto delle loro tabelle di allenamento.
L’incedere determinato della loro corsa metteva in evidenza lo stile personale e alquanto incerto di uno di loro, e solamente uno sguardo attento sarebbe stato capace di notare che il motivo era la sua cecità.
Poco dopo, uno sguardo ulteriormente curioso mi fece notare che indossava una pettorina con la scritta “NON VEDENTE” e, stringendo con fiducia la mano del compagno, procedeva con qualche incertezza a causa della disattenzione del timoniere che non possedeva una giusta dose di empatia.
Nonostante qualche evidente difficoltà, entrambi erano alla ricerca di un incedere più disinvolto quando, immediatamente dopo un semaforo verde, attraversarono imprudentemente senza rallentare, le strisce pedonali di una strada molto trafficata.
Il marciapiede raggiunto ospitava i portici dell’ingresso di un piccolo centro commerciale.
Li rincorsi con lo sguardo finché non girarono l’angolo perdendoli di vista.
Immediatamente fui pervaso da una sensazione di gioiosa leggerezza simile a una scarica di adrenalina, che dopo realizzai prodotta dalla visione di quella così bella manifestazione di umanità.
Affrettato il passo per non tardare al lavoro, decisi di seguire i due sportivi immaginando di intravederli allontanare, quando, appena girato l’angolo, mi si presentò davanti agli occhi una scena che mi lasciò sbalordito.
Entrambi erano fermi davanti a una vetrina di articoli sportivi specializzati in scarpe per podisti, e l’uomo cieco, con il viso ad un palmo dal vetro e con i suoi sensi mutilati, assisteva all’euforia dell’amico che guardava la vetrina commentando con grande entusiasmo la bellezza dei particolari dell’ultimo modello di un paio di scarpe.
“Sono Bellissime!!! Svariate sfumature di colori si alternano a quel materiale fosforescente alla luce!! Peccato tu non possa capire!”.
Sentito l’amico, il non vedente modificò la sua postura rivolgendo lo sguardo verso il basso e appoggiandosi con una mano sulla parete della vetrina, come per ritrovare un nuovo riferimento dopo essersi temporaneamente smarrito.
Subito dopo, quella breve espressione di sconforto lasciò posto a un’eleganza emotiva che lo condusse a snobbare il disumano gesto d’insensibilità del suo accompagnatore e a ritrovare un contegno esemplare.
Io, nel frattempo, mi ero fermato a guardare esterrefatto la scena attirando l’attenzione dell’accompagnatore che, accorgendosi di essere osservato, ripristinò subito il contatto con l’amico invitandolo a riprendere la corsa verso la piazza vicina.
Forse ero stato troppo esplicito nell’osservarli, ma di certo la mia spontanea sfrontatezza gli avrà suggerito qualcosa riguardo la sua discutibile condotta nei riguardi del suo amico.
Quando, di lì a poco, mi accorsi di essere in ritardo al lavoro accelerando il passo verso la scuola, fui scosso da una brusca frenata di un’auto seguita da un forte schianto.
Affrettai i tre passi che mi separavano dall’angolo quando vidi il corpo del podista accompagnatore venire sbalzato sul selciato da un’auto che percorreva la strada ad altissima velocità.
Dopo numerose carambole il corpo dell’uomo si arrestò in una posizione innaturale, aveva la testa girata sulla schiena e una gamba che si confondeva con un braccio. I passanti urlavano in preda all’orrore suscitato dalla scena, quando una chiazza di sangue si spanse da sotto quel corpo totalmente distrutto.
Immediatamente, un pensiero mi detonò in mente: “Il cieco!? Dov’era finito?”.
Girai lo sguardo e lo vidi immobile sul ciglio del marciapiede, con un atteggiamento cosciente di quello che era successo, e mentre le persone realizzavano l’accaduto lui giro le spalle ed iniziò a correre.
“A correre?” mi domandai.
“Si” correva.
“Ma… è impossibile” replicai.
La sua corsa si fece sempre più incessante, mentre le sue spalle iniziarono a muoversi in modo strano, stracciando la sua maglietta e mostrando l’aprirsi di due grandissime ali bianche che, in breve tempo, gli fecero prendere il volo all’altezza dei palazzi più alti.
Gli spettatori dell’evento, qualche secondo dopo, videro sparire increduli la figura di quell’uomo uccello.
Rimasero tutti immobili con il viso rivolto a osservare il cielo mentre la mia anima, nonostante quel corpo riverso a terra in una pozza di sangue, sorrideva alla consapevolezza di quello che aveva visto.
Un angelo giustiziere.
- La notte mi dava il benvenuto con la prima pioggia invernale e le luci dei lampioni disegnavano sulla strada bagnata riflessi simili a dei virtuali tramonti.
Sarà una notte difficile, di freddo e forse di fame ma, fin quando ad un semaforo si fermeranno macchine, le mie speranze non saranno mai stanche.
Quello della stazione è il più trafficato.
I barboni sono sempre più arrabbiati con il mondo, io invece No. Ho scelto di non essere arrabbiato e di bandire dalla mia mente il desiderio. Una scelta che mi è costata cara, ma la libertà è per me preziosa è lo rifarei ancora e ancora
Si ferma una Ford grigia, gli vado incontro, il tizio mi sgancia un pugno di monete prese alla rinfusa dal portaoggetti. Gli sorrido, lo ringrazio e lo benedico, soprattutto perché non era un possidente, lo si poteva notare dalle ammaccature e dai graffi dell’auto. Lui mi sorrise, alzò il finestrino e andò via.
Guardo il bottino, erano quasi quattro euro; in un colpo solo nel mio campo di barbone è un miracolo; era il miracolo del freddo e della tristezza che condividono la pietà, o forse, vista l’ora, era solo l’ultima buona azione della giornata di nostro Signore, ed io sono veramente un uomo fortunato.
Al bar della stazione Frank, il proprietario italo americano, è simpatico e mi dà del buon whisky a basso costo; ho bisogno di scaldare il sangue e un trita budella a stomaco vuoto è proprio quello che mi serve.
“Jim” disse lui “Come ti và?”
“Ho avuto giorni migliori, ma sicuramente molti peggiori, quindi, va bene così”.
“Stiamo per chiudere e mi è rimasto dello speck in cucina, tu sai che non conservo niente, ti vanno due uova farcite?” Il mio stomaco rispose prima di me brontolando, poi dissi “Dalle mie parti c’è un detto che dice <<Chi non accetta non merita>> quindi… Grazie! Le accetto volentieri”.
Frank mi versa il whisky e va in cucina. Pensavo che dovevo trovarmi un lavoro. Non potevo sempre contare sulla divina provvidenza, anche perché Lei, avendo sempre tanto da fare e tanti a cui pensare, attendeva che mi organizzassi prima di dedicarsi a qualcun altro. Il lavoro è una schiavitù, una prigione, un indietreggiare della mia evoluzione spirituale rinnegando la mia libertà, per cui, dopo il whisky, decisi di non pensarci più.
Dopo essermi rifocillato, un caffè e due chiacchiere insieme a Frank, mi diressi verso la sala d’attesa della stazione. Era una notte fredda e avrei voluto vestirla con un tetto e quattro pareti. In un angolo ritirato e un po’ maleodorante trovai una panca libera, era una di quelle che preferivo, con le doghe in legno. Presi dal mio zaino una coperta, mi raggomitolai, chiusi gli occhi e pensai d’essere fortunato.
Gli uomini non sanno più riconoscere ne apprezzare la libertà.
Io non sono schiavo della vita, e fin quando il sole continuerà a sorgere, il mio cuore continuerà a battere in compagnia della mia anima sola e infreddolita.