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Raccolta di testi in prosa di Raffaella de luca
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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La questione dei gatti ai tempi della “cosa”

LA QUESTIONE DEI GATTI AI TEMPI DELLA “COSA”
(prima parte )
 
15 giorni dalla quarantena 
 
Alla fine del quindicesimo giorno , ebbi una illuminazione :i  gatti del quartiere erano diventati così silenziosi perché , anche il mondo attorno a loro era diventato sconosciuto . 
L’atmosfera spettrale , la contenuta , anzi , inesistente  presenza umana,  aveva messo in discussione le loro abitudini , rendendoli sospettosi e cauti . Da quelle incognite si difendevano , in attesa di capire qualcosa di più .  
Forse sentivano il fetido abbraccio della “cosa” ?
Eugenio invece mancava all’appello da prima e per lui , al suo solo pensiero , il  cuore mi batteva più forte ; me ne accorgevo quando di istinto mi portavo la mano al petto. 
Quello che sconvolgeva me invece, era il silenzio . Un silenzio mai sentito prima ,  così invadente e irreale , un assordante ossimoro . Il giorno non faceva rumore , confondendosi alla notte che faceva fatica a definirsi 
Nella mia esistenza dispari , poche erano le cose che abitavano la mia giornata . Quella domenica fu la video chiamata familiare : mamma e mio fratello Ale , mio fratello l’altro e la moglie , mia sorella e il compagno dall’ irlanda .
Quella aggregante modernità telefonica , ancor di più metteva in evidenza il mio essere una e dispari, aumentando per questo , un  senso di colpa che non sapevo definire perfettamente.
Questo periodo rubato alla mia vita , suppongo abbia ridefinito alcune intenzioni per un futuro del quale ancora non vi era certezza .
Che beffa che erano le intenzioni  , i progetti , i viaggi , gli amori negati , le interminabili attese di un momento perfetto che hanno rubato il posto troppo spesso al “ vivere ora “ perché io , quel momento giusto , in tanti anni, non l’ho saputo riconoscere .
In quel periodo molti pregavano Dio , appellandosi alla sua clemenza , con una tale forza aggregante che mi convinse che la malefatta relativa alla “cosa,  , fosse davvero una Sua opera .
Molti altresì,  lo maledivano per tanto accanimento. Non mi unii mai a recite collettive di Rosarii  o di Coroncine della Divina  Misericordia  , né approfondii l’argomento. 
Avevo un modo tutto mio di comunicare e volevo rimanesse tale, più o meno come una telefonata ad un caro amico alla sera, dopo cena , poche parole ma sentite , dal profondo di quella che a volte può essere serenità , atre invece disperazione.
E poi , io  avevo la mia idea sulla faccenda .
 
15 giorni prima 
 
I giorni prima che la “cosa” si manifestasse a tutti , c’era una netta separazione tra gli sbruffoni  negazionisti , superuomini che sentivano forti i loro superpoteri o la loro onnipotenza , ( spesso uomini molto colti o ignoranti , in entrambi i casi tipico di chi non sa mettersi in discussione  ) ,  i moderatamente preoccupati e quelli che invece , pur negando a loro stessi e agli altri ,  per una indole diciamo non ottimistica e per una forma di auto conservazione , avevano intuito quanto la faccenda fosse seria , scambiandola all’inizio  però , per uno dei consueti drammi intestini che , solitamente consumavano tra sè e sè . 
I primi diventarono , all’inizio  quelli che : “ Si , é vero, ma rischiano davvero solo  gli anziani e le persone con malattie pregresse”, fino a essere terrorizzati dalla “ cosa”, fornendo quotidianamente accorate indicazioni su cosa fare e soprattutto cosa NON fare. Gli ultimi invece, si limitavano ad un “ te lo avevo detto”.
I miei piccoli amici, già guardinghi, mi accoglievano timidamente al rientro , riconoscendo da lontano il rumore della mia auto , sapendo che di lì a poco avrei dato loro una carezza e i croccantini . Per i ritardatari, solevo scendere una seconda volta , dopo cena , quando i vicini di casa , che non vedevano di buon occhio la mia vocazione felina , erano già ritirati lontano dalla cucina , che dava sul giardino dove sfamavo i miei adorati pelosi e le loro famiglie  . Le femmine soprattutto, mi aspettavano con il muso appoggiato al vetro del portone , sicuri che ci sarei stata .
 E io per loro ci sarei stata sempre . 
Ognuno dovrebbe avere una vocazione , quella che consenta a chiunque di dividere quello che si ha con i più bisognosi. Io avevo scelto i felini , o forse loro me . Non è importante. 
In quel periodo facevo ancora la spesa al supermercato quando ne avevo voglia o necessità , senza problemi di fila e soprattutto, senza la paura di rimanere senza frutta,  per esempio, o qualcosa di altro che mi necessitava . 
Pensavo ancora  di potere rimandare qualsiasi cosa , senza l’urgenza del fare , che sarebbe arrivata da lì a poche ore . 
E i giorni scivolavano calmi nella sera e la sera risaliva la notte diventando un giorno tiepido , nonostante  la stagione invernale . 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Id: 4797 Data: 24/03/2020 21:24:05