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Raccolta di testi in prosa di Bruno Corino
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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Lo sfilatino di Buzzi di Racalmuzzi

S’annusa l’odor d’uno sfilatino Buzzi di Racalmuzzi diventa un poeta, un cantore, un fantasista culinario, un vero intenditor poche parole e grosse mascelle, un maciullatore sganasciante, s’appiccica al dorso come un roditore, gnam gnam gnam sembra la ruota d’un compressore, mozzica rosica frogica a rumba a rumba a slappa a slappa sino a che arriva all’ultimo rosicchio, na misera briciola che gli rimane in mano, na zolla de terreno amara, che l’occhio si rimina prima della vucca, e che si gira e si rigira intra alle dita prima di darle l’ultimo addio cu nu vasu in bocca e ‘n’ultima sorsata, cumme fosse ‘na bella ‘nnamurata in procinto di partire con il barroccio verso altri lidi, ad incontrar lu ‘nnamorato ch’aspetta impaziente in quello stomaco di ferro che macina come un mulino afrìco e che emana infine tanti rutti da sembrare na’ festa de paese co’ tanti fochi d’artifizî, e quannu finalmente il morso della fame s’è acquietato e dalle palpebre scivola lentamente un letargo atavico, il Buzzi di Racalmuzzi si ritrova piatto piatto in mezzo a la poltrona, e tra un ronfa ronfa s’aprano visioni, qualcosa che s’allunga intra alla testa e che chianu chianu si fa oblunga, smunta, consunta, e poi all’improvviso s’attorciglia e piglia a’ forma da bastiglia, tre picche e na capa mozza, un cappello floscio e na coccarda, na piume d’uccello in mezzo a tante stelle, e na voce che chiama da lontano, son io nun vedi?, e si stropiccia gl’occhi, e tu chi sei?, rintrona na voce intra a lu pettu, comme chi sugghe?, so’ tu’ padre nun vedi?, a pa’ ma tu nun stavi messo in galera?, so’ uscito adesso pe’ te portà cunfuorto, è stato tutt’errore, lo so, lo so padre, è tutta colpa di quei quattro scrianzati che t’hanno voluto male, non te sta a giustifica’, so tutto, sì, ma mò mi vogliono tagliare ‘a capa anche se non ho commesso alcun reato, sono innocente, sono innocente, gridava mentre se lo portavano via due bricconi giacobini e accussì che fracico e con ‘na bocca ‘mpastata il Buzzi di Racalmuzzi si destò dal letargo, maledetti, maledetti, imprecava, mi perseguitano pure quannu e dorme, continuano a fare torti a quel sant’uomo pure ‘n mezzo u paraviso, non lo lasciano mai in pace, ‘sti quattro figli di puttana, e intanto allungava un braccio per calmare l’arsura e dare all’incubo la sua estrema sepoltura.


Id: 5315 Data: 18/02/2022 17:27:20

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La flatulenza di Buzzi di Racalmuzzi

Buzzi di Racalmuzzi, scroccone nato senza ‘nu pudore, convinto assertore della galenica medicale de li quattr’umori, bile nera flegma o catarro, sangue e bile gialla, ottima dottrina concepita da più di duemila anni or sono e tramandata ai posteri in magnifici geroglifici, conservati intra alla dispensetta de li libri antichi e rari manoscritti, che sapea mescere in giusta corresponsione il micro e  macro cosmico, e combinare assieme in tante proporzioni i quattro elementi naturali, aria terra fuoco e acqua, da le quali parea che discendea l’equilibrio che tiene sano il corpo, se quel dì era d’umore tetro la cagione era da cercasse nell’eccesso d’umiditate condensata nell’aria che facea sobbalzare l’atrabile oltre la misura predisponendo il corpo del Buzzi alla flatulenza e all’acidità de stomaco, dandogli un gran fastidio poiché esso risonava come un tamburo o rombo d’un cannone, ratapum pum pum, e non c’era verso de calmarlo, e apperciò se sentiva in corpo tanta polvere da sparo d’assaltare ‘n’intera caserma militare, proprio oggi ragionava seco il dotto professore mentre decifrava la scrittura de lo abile Galeno gli dovette assuccedere sta’ grande combustione, oggi che dovea arrecarsi in consiglio comunale a perorar la causa d’una delibera atta a rendere edificabili taluni terreni demaniali, che con uno bello stratagemma ingegnato apposta dovea apportar alle private casse un congruo gruzzoletto, ma mentre leggeva sentiva ancora le cotiche di ieri come s’avessero messo gambe e ali e viaggiassero su e giù pigliando a ogni minuto/secondo la cabina ascensionale, ‘nu picciolo presentimento si facette a poco a poco strada intra alla coscienza di Buzzi di Racalmuzzi, forse aveva un pochettino esagerato a magna’ tutte quelle cotenne, ma la serata si prestava bene e si stava in bona compagnia, il vino sgorgava a garganella e si brindava all’affare che si stava conchiudendo in consiglio comunale, a Buzzi, che c’aveva messo tutto il suo acume per cambiar le carte in tavolo, era riconosciuto il merito e tutta l’allegra comitiva voleva compensarlo alla sua maniera rimpinzandolo come non mai dei piatti da lui deliziati e con qualche accorta bustarella fatta scivolar al momento giusto, quasi distrattamente e senza farci caso comme se fosse all’improvviso piovuta dal cielo in tasca della sua giacchetta tal ché tornando alla di lui magione si sarebbe detto toh!, e chista mo’ che n’è?, un piccolo pensiero de li amici miei, sicuramente, e per valutare quanto bene li volesse sta’ brava compagnia il Buzzi n’avrebbe soppesato con algebrica precisione la consistenza la forma e lo specifico spessore, come fosse uno scrupoloso alchimista d’altri tempi, giusto per evitare che ci fussero errori o confusioni, pecché se sape che fidarsi è bene ma diffidare è meglio, ma certo ora che c’aveva chist’antipatica flatulenza come faceva ad arrecarsi al nobile convegno ad incartar le menti de li presenti?, e quindi abbisognava d’un rimedio urgente, poiché alla fine Galeno o non Galeno si capiva bene che la mescolanza degli umori non c’entrava niente ma ch’era soltanto quistione d’ingurgitar la solita tisana che gl’avrebbe messa a posto tutto lo digeribile apparato tirando dagl’intestini i succhi gastrici e tutte le altre scorie, facendo alfin tornar all’allampanato Buzzi di Racalmuzzi tutto il suo spirito sereno.


Id: 5299 Data: 31/01/2022 19:30:52

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Buzzi di Racalmuzzi rammemora ‘n’affezjoncella

Addobbi freschi appena colti, appesi al dorso e al collo, al clamor delle cronache, al fato che non si smuove e a tutto questo universo-mondo che mi gira attorno come se non potesse trovar la sua singolar tenzone, la parola colta detta al momento in cui la persona è cotta, è pronta ad essere indirizzata verso la padella, così andava pasticciando un giorno il Buzzi mentre mesticava nella mente versi sciolti dai colori mesti e accesi dal passeggio de la Rosetta accartocciata e vecchia intra a lo scialletto, una lontana affezjoncella, tentando d'acchiappar in un ’taliano medio, un poco ustionato, qualcosa che s’addicesse al suo core ‘nfranto, quanno in anni passati correa appresso a sta’ gonnella, ch'abbittava in un elegante quartierino in suo possesso, diciannove stanze più li magazzeni, un laboratorio tessile e ‘na boutique, cinque donne lavoranti a suo servizio, sessanta tomolate de terreno, ‘na villa al mare e nu casale, era proprio bell’e sistemata la povera Rosetta, e ogniqualvolta la mirava sul lato opposto alla di lui magione mentre s’affacciava alla ventana gli veniva di sospirar lo core a veder tutta quella bella grana, anche se la Rosetta aveva ‘na faccia da scimmietta, il Racalmuzzi sapea che col tempo si sarebbe affezionato, figuriamoci, ci s’affeziona pure a ‘na bestiola vuoi che uno nun s’affeziona a ‘na gugliona?, poscia, il mestico Buzzi, affollando insieme tutti li pensieri, si ricordò di quanno si facette avanti, ma la scimmietta lesta lesta se scansò e cadde nel braciere de lo Sciupone, sfracellatosi intra a ‘nu burrone pe’ debiti di gioco, troppo amante del tressette, un vero damerino con quei suoi baffetti alla clarkglabe, vanesio elegante più di marlonbrando parlata parigina sapea far girar la testa alle gonnelle, spirito soave, si dicev’egli, e in quel legger come l’aïr c’era scritto tutto il suo destino, sapea mescer le carte e incartar la testa alla povera Rosetta, chillo te piglia solo per interesse, nun tiene ‘a capa a posto, se lo appellano Sciupone ci sarà pure ‘na ragione, le diceva il Racalmuzzi, ma era il core de Rosetta a non conoscere ragione, si vive pure de’ fantasia, e non le importava njente se lo Sciupone l’amava o non l’amava, come talvolta leggeva in quei fotoromanzetti per semplici donnette, non solo il Racalmuzzi la mise in su l’avviso, ma tutto lo quartiere ritagliava intorno a lo Sciupone aneddoti e canzonj, ma lei tenette il punto, e nel giro di pochi anni tutte le substantie sfumarono in tante cambialette da firmare, firma oggi, firma domani, e poi un bel jurno tu scuopri che non c’è rimasto njente da firmare, eh!, cari miei, la vita è ‘na tajola pronta a far zac non appena lo sorcetto c’infila lo stoppino, adesso la Rosetta potea far la vita de la signora servita e riverita come moglie del dotto professor Buzzi di Racalmuzzi e invece si trascina vedova e meschina affidata alla pietà cristiana con quello bello quartierino finito in mano a ‘nu fetente che se lo gode allegramente, accussì dovea gîr la sua pianeta che crudelmente s’incamina senza guardar ‘n faccia se sei serva o sei rigina.


Id: 5293 Data: 24/01/2022 18:15:23