I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
C’è come un cane rumoroso nell’aia. Tormenta le emozioni e le rincorre, entra nei ricordi e lascia un macello ovunque, appena chiudo gli occhi è un putiferio ed ascoltarlo mi agita. Non riesco a pensare ad altro, e la temperatura mi sale, il cuore mi batte più forte. Per me la rabbia è fisiologicamente indistinguibile dall’amore, e dev’essere per questo che quando mi vieni in mente concludo di amarti ancora.
I miei credevano di avermi debellato.
Invece ci ho messo un mese ad arrivare, un mese di finte in cui continuavo ad annunciare il mio arrivo riempiendoli di scatoloni due volte la settimana. Segni premonitori, come le piaghe bibliche.
Qui, oltre ai miei genitori, è pieno di cani che abbaiano ogni volta che il portone si apre o che si chiude, ogni volta che passi si avvicinano o si allontanano, ogni volta che si dorme. Sembrano sensori di movimento con una crisi di nervi, proprio come noi cinque quando c’erano anche le mie sorelle.
Io credo che in questo modo i miei genitori si ricordino le urla delle nostre liti, e questo li aiuta a sopportare il resto del silenzio.
Mia madre si procura dei cuccioli nuovi ogni volta che quelli che ha già crescono: le sono rimasti piccoli un cane e due gatti, quindi non sente veramente la mancanza dei figli.
In ogni caso ha già contattato il negozio in cui mi hanno comprato, per sapere come fare a mandarmi indietro in caso risultassi difettoso. E’ vero che lei ha sempre voluto un figlio diverso, ma non sono sicuro che sia soltanto perché lei è incontentabile. Non ci scommetterei che, se avesse davvero un figlio diverso, preferirebbe invece avere me.
Mio padre, in mancanza di nipotini, è contento di poter tornare a trattare me come un bambino: forse questo lo fa sentire di nuovo giovane, ed io penso che se lo lasciassi fare riuscirei a farlo contento almeno una volta dato che in tutti questi anni non ho mai capito come si fa. Le volte in cui l’ho visto felice, non aveva mai a che fare con me.
Domenica scorsa io e lui siamo andati a fare un giro in bici e mi ha detto che non devo guidare la bici senza mani: forse crede che passerei a fare lo stesso anche con l’auto. Comunque mi ha detto che è pericoloso perché, se non tengo tutte e due le mani sul manubrio, potrei cadere ma io credo piuttosto che lui abbia visto manifesta la mancanza di controllo che ho sulla mia vita, ed è questo che non vuole vedere.
Al mattino fa ancora un po’ strano darci tutti e tre il buongiorno perché non abbiamo ancora stabilito chiaramente quali sono i miei diritti finché resto qui. Da piccolo, invece, ero convinto che nessuno avesse più diritto di me di stare in questa casa perché conoscevo tutti i posti dove correre a nascondermi senza farmi trovare, e un po’ di tempo dopo ho scoperto che in realtà non venivano a cercarmi.
Mi sono messo nei loro panni ed ho deciso che non mangerò con i miei genitori: ho pensato che sarebbero a disagio con un ospite che, dopo aver preso il caffè, non se ne va ma, anzi, se ne va per conto suo in un’altra stanza.