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Anni 50
C’ERA UNA VOLTA LA CONFESSIONE…
“Silenzio bambine, fate silenzio in chiesa e preparatevi alla confessione”, diceva suor Luigina a Maria e Sara le due bambine di nove anni sedute sulla panca durante la messa domenicale delle dieci. E’ una domenica speciale quella del diciannove maggio del millenovecento cinquantacinque, manca una settimana al grande giorno, il giorno della Prima Comunione. Da mesi le due bambine, guidate da suor Luigina, la suora preposta alla loro crescita di future donne cristiane hanno ascoltato consigli, suggerimenti, regole e preghiere. Le due compagne si zittiscono, devono essere serie, il momento è solenne, tra poco arriverà il parroco si siederà nel grande confessionale di legno alto e imponente che occupa un angolo della Chiesa vicino all’altare e attenderà i bambini che sfileranno uno dietro l’altro e si metteranno in ginocchio a svelare i propri “peccati” per avere l’assoluzione e presentarsi puri e puliti davanti a Gesù a ricevere l’ostia consacrata del suo corpo attraverso il Sacramento dell’Eucarestia. Prima di questo momento che sta per realizzarsi le due bambine hanno fatto tante prove con le maestre-suore del catechismo della parrocchia. Si sono preparate e quasi divertite facendo a gara a chi era più svelta e più brava a scrivere la lista. Tante volte si sono messe in ginocchio davanti alla suora e pian piano sottovoce hanno detto tutti i loro peccati. Hanno compilato lunghe colonne di “peccati”, la cosa strana è che le due liste si assomigliano molto. La suora le ha avvertite di mettere tutto, anche le cose apparentemente più insignificanti come un grido di troppo con la mamma o una brutta parola anche solo pensata o certi brutti gesti con le amiche e i maestri. Si sono rese conto che i peccati da scrivere erano davvero molti, ogni giorno di quelle cose cui alludeva la suora ne capitano tante, Maria è insofferente con la madre che le sta addosso a chiederle di stare attenta qui, di fare di là, a volte pensa brutte parole, anche Chiara non sopporta il fratellino che le rompe tutti i giocattoli. Ciascuna ha scritto tutto ciò che passava loro per la testa e nello scrivere hanno gareggiato nel compilare la lista più lunga. Quando hanno chiuso il foglio stamattina prima di recarsi in Chiesa erano soddisfatte, convinte di aver fatto un buon lavoro, la suora apprezzerà, avranno bisogno di tempo nel dire tutto al parroco, sperano che non si addormenti com’è capitato con Giovanni il ragazzino di tredici anni di cui si racconta il divertente episodio. Lui devoto chiuso dalla tenda pesante nel Confessionale a elencare tutti i peccati quasi fosse una litania mentre il prete schiacciava un pisolino, colpa forse della digestione faticosa. Quando il prete si è svegliato e si è ripreso, per non fare brutta figura ha assolto Giovanni in tutta fretta e lui senza rendersi conto di quanto accadeva se n’è andato e ha salutato i compagni e la catechista con uno smagliante sorriso. Maria e Chiara sperano che il prete rimanga sveglio non saprebbero come uscire dalla situazione incresciosa e senza dubbio la suora le incolperebbe di qualcosa e dovrebbero fare una bella penitenza e stare in ginocchio sulla panca per mezz’ora è snervante e i ginocchi fanno male. No, non succederà, loro hanno una voce argentina terranno il prete sveglio, anche se vecchio, invece Giovanni con quella voce chioccia… Sono le dieci in punto la Chiesa si anima di gente i Confessionali sono presi d’assalto, genitori parenti e amici hanno voglia di Confessione, tra una settimana il grande evento della Comunione li vedrà in prima fila davanti all’altare a ricevere l’ostia. Nella sacra funzione della messa uno dei momenti più coinvolgenti è l’Eucarestia, quando per fare la Comunione le panche delle navate si svuotano di gente diretta all’altare, soltanto vecchi in carrozzella e bambini rimangono seduti in attesa dei parenti. Finalmente i più piccoli possono sdraiarsi e muoversi e gridare mentre i signori e le signore vestiti a festa si sbracciano e fanno gesti affinché stiano zitti. Le persone più devote che frequentano la Chiesa presenti a tutte le funzioni sono molto attente e sanno distinguere i veri fedeli e i buon cristiani da quelli che sfilano solo perché costretti a fare scena in certe situazioni come quella della Prima Comunione dei figli. Al prete non interessa, lui è contento, più gente, più fedeli più elemosine, la Chiesa ha sempre bisogno di fondi. Anche la Chiesa del paese di Maria e Chiara ha dei problemi, deve provvedere al restauro di San Sebastiano, la grande statua di gesso con la lancia nel fianco che sta perdendo pezzi per il logorio del tempo, se non sarà riparata, cadrà miseramente e la Parrocchia perderà il suo Santo e sarà un disastro per tutti, cristiani e non. Il prete confida nell’evento della Santa Comunione, sa che le elemosine saranno più consistenti, sorride tra sé bonariamente al pensiero di come si possa far leva sulla devozione della gente anche se superficiale per ottenere un buon risultato. Anche lui come tutti si allinea al detto dell’illustre Machiavelli che sostiene che il fine giustifica i mezzi, si può chiudere un occhio sull’etica a vantaggio di un buon tornaconto. Il parroco poi dal pulpito ringrazierà e benedirà tutti i fedeli per la loro generosità e augurerà loro di gustare il buon cibo e godersi la bella festa con gli amici. Per l’occasione il piccolo comunicando verrà sbandierato come un trofeo cui tutti tributeranno il proprio elogio e colmeranno di doni. Maria e Chiara, neofite in attesa di iniziazione al rito dell’ostia, tra non molto potranno dire di essere buone cristiane. Come i loro genitori e i nonni ripetono il rito dell’antica tradizione della Prima Comunione, non hanno deciso niente loro, non capiscono neanche il significato di quel momento verso cui suor Luigina e il prete da un anno le sollecitano, loro pensano alla festa e sono contente perché porterà loro molti doni. Ma prima bisogna confessarsi e ora Maria e Chiara nell’attendere il loro torno avvertono una certa ansia mentre stringono tra le mani il proprio foglio dei peccati. Il prete ha dato il via al rito della Confessione, Maria pensa alla sua lista, ha diviso il foglio in due colonne, da una parte con la matita rossa ha scritto i peccati mortali e con la blu i peccati veniali. Maria non ha mai capito il senso di quella distinzione, la suora più volte ha spiegato che ci sono peccati gravi come l’assassinio, o il furto, o l’adulterio, per cui non c’è perdono divino e si finisce all’Inferno secondo quanto dice il Vangelo, mentre i veniali sono piccole cose per cui basta una penitenza per cancellare ogni colpa. Maria ogni volta si stringe nelle spalle, da grande capirà come le ha detto la mamma. Al momento non deve pensarci, i suoi peccati sono leggeri, veniali, appunto e quindi passeggeri. E’ questo pensiero che la sostiene, la Confessione passerà via liscia, liscia, e avrà tutto il tempo di pensare al vestito bianco bellissimo con la cuffietta ricamata che l’aspetta, alla festa che la mamma ha organizzato, all’emozione di stare seduta con le compagne sulla panca della Chiesa addobbata di fiori bianchi.
“Maria vai, tocca a te”, dice a un tratto suor Luigina, sollecitando la bambina a avviarsi al Confessionale. Maria lascia la sua amica Chiara e lentamente si avvia. E’ la prima volta che vede da vicino il grande arredo alto e imponente, di solito quando entrava in Chiesa con la mamma non ci faceva caso e passava oltre. Ora invece mentre si avvicina ne scopre i dettagli come il piccolo abitacolo chiuso da una piccola porticina dove siede il prete che attraverso una grata ascolta il peccatore mentre inginocchiato espone i peccati in attesa dell’assoluzione. Maria da peccatrice si inginocchia per dire al prete i suoi peccati e attendere l’assoluzione. Ma nell’entrare dentro il Confessionale sente salire l’emozione, le gira la testa, si sente stordita, ha quasi paura, è tutto così oscuro e poi quella grata da cui sente provenire la voce del prete, il volto nascosto, quasi fosse un fantasma. D’istinto vorrebbe tornare a casa, non ha fatto niente di male lei, non ha nulla da dire al prete, non è suo padre, non lo conosce, è un estraneo, le è stato insegnato di non parlare con gli sconosciuti…troppo tardi, dietro di lei c’è un altro bambino che impaziente aspetta che lei finisca, non rimane che affrontare questo scoglio e fare presto e scappare. Maria tira la pesante tenda di velluto rosso non vuole farsi sentire mentre rivela i suoi peccati, è timida, si sente a disagio, quasi si vergogna di essere lì. Il prete dalla grata capisce, la chiama e la rincuora, non è un orco, non la mangerà. Lei però non ne è tanto convinta, a lei non piacciono le persone che si nascondono, e mentre lui la sollecita con voce suadente lei comincia a farfugliare qualche parola. E’ grazie alla statua della Madonna che sta in alto sopra il Confessionale che l’aiuta a calmarsi. Ogni volta si è fermata cin la madre per una preghiera o un candelotto. L’espressione del volto è dolce, lo sguardo ceruleo spazia lontano e sembra avvolgerla tra le sue braccia aperte, il mantello azzurro striato di bianco è bellissimo. Maria finalmente legge a raffica il suo foglio senza fermarsi, impiega alcuni minuti, i peccati sono tanti anche se molto simili tra loro, il prete tace, sembra che nell’abitacolo non ci sia nessuno. A Maria non interessa, lei sa che appena avrà finito si alzerà, si farà il segno della croce e cederà volentieri il suo posto a un atro. Ha finito di leggere quando a un tratto, alzando la testa dal foglio, scorge gli occhi scuri e penetranti del prete che la stanno fissando. Maria ha un tuffo al cuore, smette di parlare, è a disagio, rimane in silenzio in attesa. Presa da mille pensieri abbassa il suo sguardo, quegli occhi scuri vivi e reali la intimoriscono. Immobile aspetta l’assoluzione, dopo la penitenza, che spera sia lieve. Non ha fatto niente di male lei. A un tratto da dietro la grata arriva la voce del prete che chiede a Maria se abbia commesso “atti impuri” un brutto peccato, che il diavolo cerca di stuzzicare nelle bambine come lei. Maria non sa, non capisce, non sa cosa voglia intendere il prete, non risponde, vuole sottrarsi al disagio che l’assale. Ha sentito parlare di quel peccato solo una volta durante un rimprovero aspro della suora rivolto a una sua amica più grande. La suora l’aveva sgridata nel sorprenderla davanti allo specchio tutta nuda a guardarsi, poi più niente l’episodio era stato dimenticato insieme al peccato. Il parroco insiste lei non parla alla fine annuisce, ammettere o negare pensa sia la stessa cosa, l’importante è mettere fine a quella strana situazione. Il prete dalla grata scuote il capo poi le fa un discorsetto e infine invita Maria a farsi il segno della croce prima di assolverla e lasciarla andare. Maria si alza di scatto, vuole allontanarsi da quegli occhi guardinghi che l’hanno tenuta in ostaggio. Tira un sospiro di sollievo, si allontana, torna da Chiara che sembra curiosa di sapere com’è andata. Anche la suora attende una risposta. Maria però non dice niente, è ancora sotto-sopra, preferisce rimandare ogni discorso. E’ stata una dura esperienza, non ne vuole parlare. In silenzio fa la sua penitenza ripete un po’ a caso le dieci Ave Marie prescritte dal prete, poi si rilassa. La Confessione è passata, lo scoglio in qualche modo è stato superato. Appena lascerà la Chiesa correrà dalla mamma e forse le racconterà, ma soprattutto le chiederà del vestito e dei preparativi per la festa. Dopo la Confessione, assolta da tutti i suoi peccati, compreso quello strano “peccato” che non conosce potrà fare la Prima Comunione. La festa la rincuora, i doni sono davvero belli, la Comunione con le sue amiche indimenticabile, soltanto una cosa non le va giù: la Confessione. Durante la messa e i bei canti alla Madonna Maria decide: non si avvicinerà mai più a un Confessionale, né mai più si confesserà.