Ci vuole una minuziosa
e paziente
esperienza al male
quanto basta
per imparare a difendersi dalle parole
dalle mani spaiate
entrambe dispari incapaci di una stretta
dalla natura servizievole della compassione
dal fiore senza giardino
che vive e muore nello spazio di un vaso
non ci si addestra mai al dolore
al male sì
per fronteggiarlo in qualche modo
Era un pezzo di me e si è staccato
ferita senza sutura non c’è sangue
non una lacerazione nessuno che noti
cosa -di me- sia scomparso
cresceva lo respiravo la sua immanenza
il mio segreto brillante
qualcuno -qualcosa- l’ha estirpato
… immane mutilazione la morte di un sogno
dovrò sgrossarne il vuoto rimasto
-nessuno che noti
questo mio tratto di carne mancante
Mi piacciono le strade lunghe
bagnate di pioggia
quando la pioggia smette di cadere
e ogni pozza è un feticcio di cielo
mi piace quel filino di luce -c’è sempre
una crepa nell’armata delle nuvole! -
che vortica sull’asfalto
e lo brilla e lo spezza in minuzzoli
poi la pioggia riprende e siamo
isole accerchiate dall’acqua
la testa insaccata nelle spalle
le mani così affogate nelle tasche
mi piace la gioia chiara
di chi intuisce dove ferisce la pioggia
e smette di camminare raso muro