I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
In Italia quest’anno, al ritmo di un giorno si e un giorno no, una donna viene barbaramente uccisa. Costituisce un grave reato nei confronti della intera umanità, che le donne debbano ancora appellarsi al Femminismo affinchè i propri diritti fondamentali vengano riconosciuti. Se la società fosse stata impregnata da valori umani ed equilibrati probabilmente il Femminismo non sarebbe mai nato, tuttavia malgrado Femminismo le donne continuano a subire violenza in modi molto diversi e l’omicidio è solo la ciliegina sulla torta.
La violenza spesso consumata all’interno del proprio entourage famigliare, è una pratica sottile alle quale le donne si assoggettano sin da bambine; la graduale azione di oggettizzazione, parte dalla culla. Molto in fretta la donna impara che il suo senso di valore e di dignità dipenderanno dalle sue capacità di compiacenza, dalla sua abilità di fingere o di essere un ninnolo innocuo, una res propria utile. Il termine femminicidio, che in Italia è oramai una condizione di emergenza; intende la distruzione fisica, psicologica, economica, e istituzionale della donna. Questa piaga silenziosa e nascosta si avvale della complicità di chi spesso sta solo a guardare, e persino delle madri le quali molto raramente prendono una posizione attiva ed aggressiva per la tutela dei propri figli in generale, ma delle figlie in particolare.
In Italia le donna morte per amore sono tragico aumento, la misoginia è in crescita e la storia è antica. Inizia con una donna che vide un bel frutto sull’albero, delizioso da vedere e sicuramente da assaporare; fece lo sbaglio di coglierlo e di condividerlo con un uomo; da quel giorno tutti i mali del mondo le verranno attribuiti. L'aspetto ridicolo della storia è che la famosa mela sicuramente non fu una mela, non c’erano mele nel Giardino dell’Eden, d’altronde anche la Genesi parla di frutto proibito, molto probabilmente fu colpa di un fico o forse di una fica.
Nelle incisioni medievali, nelle vetrate delle prime chiese e in generale in tutta l’arte classica cristiana, la mela simbolizza il primo peccato di Eva cha a sua volta rappresenta la prima peccatrice creata da una divinità maschile dalla costola di un uomo.
Questo mito cristiano è la premessa della dignitosissima esistenza delle donne nel mondo occidentale, e si basa sull’odio per la donna, ma la situazione non è più incoraggiante anche nel mondo ebraico dove la donna accompagnata dal serpente è associata al male. Il serpente è stato equiparato al demonio, mentre nelle religioni pre-patriarcali era associato alla saggezza e alla fertilità. Simbolo della sessualità, della rinascita lo troviamo facilmente rappresentato nelle forme artistiche del bacino mediterraneo dove divinità femminili piene nei fianchi e nei seni
sanno contenere e nutrire la vita.
Si tratta figure femminili creative e potenti e accompagnate da un animale, spesso il serpente a sottolineare la forza della Natura dentro e fuori di lei. Gli autori della Genesi trasformarono questi potenti e fertili divinità femminili in ignobili peccatrici che avrebbero dovuto vergognarsi per sempre sotto un burka reale o psicologico, condannate al silenzio e alla subordinazione. Il mito fu usato dai padri della Chiesa per esprimere la loro misoginia, e occultare il colpo di mano che ha tolto alla donna il potere della creazione e lo ha messo totalmente nelle mani dell’uomo. Sant’Agostino diceva che non c’era differenza se lei era una madre, una moglie o una figlia; in ogni caso rimaneva una tentatrice e giù botte.
La storia dell’Occidente è la storia dell’odio maschile nei confronti della donna e delle sue conseguenze spesso catastrofiche. L’infame Malleus Maleficarum, il documento prodotto da due domenicani incaricati da papa Innocente VII di indagare sulla stregoneria afferma che lastregoneria è la conseguenza del piacere della carne, che nelle donne si sa, è insaziabile. E’ la testimonianza di quanto Eva divenne il target di tutta la spazzatura umana, e di come una dea si trasformò in strega corruttrice di anime pie e di bimbi innocenti.
Le donne sono responsabili di rendere gli uomini pazzi di desiderio, della loro perdita di controllo e del fiume di odio che scorre in abbondanza; ma perché tanto odio? L’odio è sinonimo di fragilità, è tale purtroppo, è sempre piu frequentemente la condizione dell’dentità maschile. L’intero processo della loro identificazione è divenuto sempre più distorto perché essenzialmente si basa sul distanza dalle qualità femminili, e dalla loro soppressione all’interno della personalità.
Grazie a questa distanza accompagnata da disprezzo e da superiorità verso la donna, l’uomo riesce a mettere su la fragile impalcatura della sua personalità costantemente a rischio di collasso. Questa distanza dal sesso debole ed inferiore rende ogni relazione un campo di battaglia dove il sentirsi umiliati e il voler umiliare fino alle estreme conseguenze è un motivo assai ricorrente.
Le donne conoscono questa vulnerabilità, spesso se ne fanno carico e per questo giustificano i loro aggressori e persecutori. Paradossalmente li nutrono e li proteggono come
bambini, hanno imparato a ipercompensare il loro senso di inadeguatezza e la loro fragilità giungendo ad annientare se stesse anche con le proprie mani.
Non ci si rende ancora conto di quanto la misoginia sia endemica, è troppo doloroso confrontarla, ma solo quando uomini e donne cominceranno guardarla in faccia il suo potere distruttivo potrà cominciare ad essere disattivato.
testo e opera di A. Iurilli Duhamel
Id: 743 Data: 04/03/2013 07:46:05
*
- Letteratura
Creatività/Divagazioni
L'atto creativo è un grande mistero edalla notte dei tempi è protetto dagli Dei e benedetto dalle Fate. Nelle cosmologie mitologiche, certune divinità erano associate a specifiche espressioni artistiche, e a loro ci si appellava a seconda della propria Arte per ottenere aiuto e ispirazione.
Antichi poeti, danzatori, musicisti e racconta-storie si avvalevano dei loro doni per superare la linea di demarcazione tra il regno dell’umano e quello dello spirito, tra la terra dei vivi e quella dei morti. L’artista era a tutti gli effetti, una sorta di sciamano che ritualmente creava nuovi mondi, nuove idee e nuove realtà.
Debole da sempre è la linea di demarcazione che separa l'ispirazione dalla follia; per coloro che lavorano servendosi dell’intuizione, ricorrendo a quanto le Muse sussurrano alle loro orecchie, la fatidica linea a volte, diventa quasi impercettibile.
Nelle tradizioni mitiche l’artista quanto lo sciamano, camminano pericolosamente sul filo della follia teso tra tutti i mondi possibili: talvolta il loro dono proviene proprio dall’essersi saputi gestire nell’andirivieni dal mondo della follia a quello degli dei, delle fate e viceversa.
Per gli antichi romani il genius, era lo spirito, il daemon che si legava ad un dato artista e non era affatto considerato un attributo. La scintilla divina proviene dal daemon, la funzione dell’artista è quella di fare da crogiuolo , come un utero che accoglie l’embrione e lo porta fino ai cancelli di una nuova realtà.
Tuttora sono molti gli artisti che alla stregua degli antichi romani, vedono nella creazione un processo misterioso, magico ed alchemico il quale necessita non solo di preparazione e bravura, ma anche di idee ed impulsi che ci giungono da luoghi e tempi sconosciuti.
Nelle culture antiche le arti creative erano utilizzate letteralmente e metaforicamente per curare, celebrare, rinnovare, e persino maledire; l’ispirazione era attinta dal proprio genius, o dalle Muse, le figlie di Zeus. e di Mnemosine: Clio (storia), Euterpe (poesia lirica), Talia (commedia), Melpomene (tragedia), Terpsichore (danza e canto), Erato (canti d’amore), Polimnia (inni divini), Urania (astronomia), and Calliope (poesia epica).
Tra gli antichi Celti Leanan–Sidhe era una fata ad ispirare i poeti con il semplice tocco della sua mano, ma se si abusava della sua generosità, ella poteva giungere a bruciare il malcapitato fino ad estinguerlo.
Tra i Cherokee c’erano leggende che parlavano di una donna antilope che ispirava poesia canti; solo coloro che in grado di mostrale rispetto, avrebbero beneficiato del suo aiuto nel momento in cui lei si sarebbe presentata nel bosco sotto le sembianze di un cervo bianco.
In campo artistico sono in molti a cercare la propria ispirazione nella foresta degli archetipi seguendo un percorso tracciato nei secoli dagli artisti che li hanno preceduti; si insegue il cervo bianco attraverso le commedie di Shakespeare, la poetica di Dante, la visione dei simbolisti, solo per citarne alcuni.
Le Muse ci parlano non solo attraverso i sogni e le immagini, ma anche attraverso tutti gli atti creativi della vita: quando cuciniamo, facciamo l’amore, conversiamo, creiamo rapporti, componiamo preghiamo. Per alcuni l’ispirazione creativa si presenta nei momenti di quiete, per altri nelle situazioni più intense della loro vita.
In questa era non animista, pero non accade più che edera, frutti e fiori vengano deposti sull'altare per onorare la propria divinità, anche se poi ognuno preserva una serie di rituali e talismani: la penna favorita, un particolare tipo di carta, colori, pennelli, il caffè in una certa tazza, il telefono fuori portata, la mail box svuotata o il tavolo pulito a specchio prima di metterci all’opera.
In tutti questi piccoli rituali, puliamo il campo mentale non solo fisico per focalizzarci nel passaggio tra il mondo fisico e quello immaginativo, che rimane ancora un momento mitico, potente così come quando in certe fiabe l’eroe si bagna nelle acque una, due, e persino tre volte prima di varcare la soglia del mondo incantato.
Certi giorni viene così facile bagnarsi nelle acque e perdersi come Alice nel paese delle Meraviglie, altri invece, è veramente dura, e soprattutto non ci è mai dato di saperlo in anticipo. Certi giorni la porta è sprangata, come se Giano dio delle soglie, o Hermes dio dei confini fossero di guardia a bloccare la via.
A volte questi momenti di secca vengono presi bene; fanno pensare ad un pozzo che è bene asciugare affinché lo si possa nuovamente riempire. Solitamente, si teme che il pozzo non potrà più riempito. E a volte si sa, i pozzi si esauriscono per un tempo infinito. In molte circostanze non è proprio la mancanza di ispirazione ad interferire con il processo creativo, quanto invece è la mancanza di tempo nemico di turno.
Thomas Mann in “Autobiografia di uno scrittore afferma:
"Non vediamo l’ora di incontrare quei momenti quando la vita di ogni giorno sembra cancellarci e non esiste altro che il fuoco dell’ispirazione; sono attimi di grazia rari. Fatene tesoro! Ma non diventatene dipendenti, per il resto del tempo dobbiamo imparare a lavorare malgrado i conti da pagare, il cane che abbaia, il telefono che squilla e il postino alla porta."
Id: 741 Data: 03/03/2013 09:00:25