La pubblicazione del romanzo "Stoner" è stata una fortuna postuma per John Edward Williams. Uscito per la prima volta nel 1965, il libro non ottenne una grande considerazione. Sia il pubblico che la critica si astennero dal giudicare un'opera che poteva sembrare, ad occhi poco esperti, noiosa e monocorde.

La prosa, invece, è precisa e chirurgicamente netta nell'evidenziare le peculiarità caratteriali del protagonista, il professor W. Stoner. Secondo una critica più moderna, operata dal biografo Charles J. Shields, il personaggio di Stoner e la figura di Williams hanno molto in comune. Questa formulazione parallela, effettuata dall'autore mediante un uso assai consapevole della lingua inglese, vuole evidenziare una vena profetica che lega il romanziere all'opera: queste due entità, legate dal vincolo della somiglianza, sono diametralmente differenti.

Secondo il succitato biografo Shields, l'opera di J. Williams è un romanzo perfetto, che analizza con complessità e precisione le linee generali e fondamentali del senso della noia, affrancata solamente da un amore adultero, compiuto nell'accademica e sensuale segretezza di un appartamento di un'assegnista dell'Università del Missouri. La vita di questo personaggio, a tratti monolitico e a tratti scisso, rende evidente il significato dell'alienamento, mostrando come il senso del tempo che scorre possa pesare sulle spalle di un uomo convinto delle proprie idee e perseverante nel suo lavoro.

L'opera venne ripubblicata due volte negli US: la prima volta dalla casa editrice Penguin, all'interno della collana "Vintage Classics" (per altro, casa editrice che ha ripubblicato le opere del must T. Pynchon) nel 2003, e successivamente dalla "New York Review of Books Classics" nel 2006.

In Italia l'opera giunse con un ritardo sessantennale, pubblicata per la prima volta da Fazi Editore nel 2012. Il romanzo ottenne un ottimo successo, garantendo all'autore la tanto agognata fama. Bisogna tenere a mente che Williams era terrorizzato dalla dimenticanza della gente, e lottò strenuamente in vita per poter essere ricordato come uno dei grandi della letteratura americana contemporanea.

 

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