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Raccolta di articoli di Mary Blindflowers
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Alimentazione

Bibbia e religione degli uomini

Bibbia e religione degli uomini

Maria Antonietta Pinna


In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Maschio o femmina?
Cosa?
Si, Dio, voglio dire, maschio o femmina?
Maschio,ovvio.
Ovvio?
Si.
Per chi?
Per tutti.
Tutti chi?
Tutti tutti.
Per quale motivo i traduttori della Bibbia hanno dimenticato che la Deità è originariamente androgina? La parola Heloim è un plurale femminile, tradotto impropriamente come un singolare maschile. Heloim è formato dal femminile ALH, Eloh + il maschile IM.
“Ma poichè IM è solitamente la terminazione del plurale maschile, ed è qui aggiunto a un nome femminile, esso dà alla parola Elohim il senso di una potenza femminile unita a un’idea maschile e quindi capace di prolificare. Sentiamo parlare molto del Padre e del Figlio, nelle comuni religioni attuali, ma nulla si dice della Madre” . Nella Qabalah la madre è Elohim.
E Elohim è detto in Genesi IV, 26, “Facciamo l’uomo”. Adamo, fatto a somiglianza di Elohim, era maschio e femmina contemporaneamente, metafora dell’umanità.
La religione parla anche di Spirito Santo come entità maschile.
Ma è proprio così?
La parola ebraica RVCh, Ruach, Spirito, è femminile come è detto nel Sepher Yatzirah.
Nell’immagine dell’Elohim c’è la donna e c’è l’uomo che per la Qabalah sono uguali, nonostante la misoginia cattolica voglia farci credere il contrario.
La donna. Il lato sinistro dell’universo.
La Bibbia scritta dagli uomini.
Il cattolicesimo è la religione degli uomini, fatta per gli uomini.
Dice il Levitico: “L’uomo non deve velarsi il capo, essendo egli immagine e riflesso di Dio; mentre la donna è riflesso dell’uomo”.
San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, Suppl., q. 39, art 1: “Sul conferimento degli Ordini (ad una donna), essa non potrà riceverli, perchè dal momento che un sacramento è un segno, non solo la cosa, ma anche la significazione della cosa è richiesta in tutte le azioni sacramentali; ...Poichè non è possibile nel sesso femminile significare una eminenza di grado, dato che la donna è in uno stato di soggezione, segue che una donna non può ricevere gli Ordini sacramentali.”
Prima lettera di San Paolo ai Corinzi: “L’uomo è il capo della moglie. Solo l’uomo è immagine e gloria di Dio... L’uomo non è stato creato per la donna, ma la donna è stata creata per l’uomo”.
San Giovanni Crisostomo, a cui Papa Ratzinger è particolarmente devoto: “La donna è male sopra ogni altro male, serpe e veleno contro il quale nessuna medicina va bene... Le donne servono soprattutto per soddisfare la libidine degli uomini.”.
Leggete Sant’Ambrogio, Sant’Agostino, San Paolo, San Giovanni Crisostomo o l’acidità del Tertulliano del De cultu Foeminarum.
Leggete la religione degli uomini.



Sull'androginia di Dio si veda Magia della Cabala a cura di S.L. MacGregor Mathers, Mediterranee, 1981, p. 31.

Id: 195 Data: 20/01/2010 00:01:31

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- Alimentazione

L’oblio letterario del Lete

La saggezza offuscata dei bevitori d’acqua del Lete, l’oblio...
Oggi l’editoria è come un enorme fast-food che raramente sforna prodotti di qualità. Ci sono esigenze di mercato. Romanzi usa e getta, destinati ad una massa tele-dipendente, ai fruitori di belle veline preconfezionate in sorrisi di plastica. Saggi di fondo, privi di apparato bibliografico, con notizie prese da chissà dove, a scapito di ogni attendibilità e serietà scientifica.
L’immagine annulla la sostanza. Sono le ombre del mito della caverna di derivazione platonica. Prigionieri, legati mani e piedi davanti ad un muro di false apparenze, ombre di cose che si proiettano in un modo e sono un’altra cosa.
Siamo bombardati dalla bellezza per forza, imposta da non si sa quale pulpito, quale esigenza. E che dire poi dell’inconsistente follia di vestirsi per l’occasione alle feste comandate, di ingozzarsi a Natale secondo i dettami di una tradizione da gastrite ulcerosa irreversibile, di fare i botti a capodanno... Immolare magari allo scoppio di un petardo due o tre dita, se non la vita stessa.
Dio stesso è un business, tanto per cambiare. Gesù Cristo e tre Madonne appaiono sulla confezione di note marche di panettoni.
Il presepe ha i santi del parlamento per personaggi. E fanno pure i miracoli, la moltiplicazione dei pani e dei pesci dentro le loro tasche.
Rifiutando l’oblio, ci sono persone (poche) che si liberano dai ceppi, si proiettano fuori dalla caverna platonica e osano guardare il sole. Così scoprono qualcosa che non conoscevano prima. Cammina cammina trovano in sentieri poco praticati vecchi negozi polverosi, e si fermano laddove gli altri non vedono. Soffiano via la polvere su vecchie copertine, aprono i libri e cominciano a leggere. Escono da quelle vecchie pagine un po’ fiorite, qua e là ingiallite, persone, simboli, storie, immagini false che però dicono il vero, mondi nuovi probabili e non...
E in quei mondi forse è possibile trovare se stessi, anche se non si è alti, biondi e con l’occhio azzurro da lente a contatto colorata, ogni giorno un colore diverso. Ritrovarsi anche senza essere silfidi da anoressia conclamata. La passione della scoperta, e l’odore della carta che entra nell’anima in barba agli audiolibri, ai telefonini-falena di ultima generazione, destinati ad una morte insulsa e precoce.
Leggere, trovare e regalare vecchi libri ha ancora un senso, perché il passato non si può cancellare. La storia è viva. La memoria importante per tutti. L’oblio destrutturante per individui e nazioni.
In esso germina l’autodistruzione.
I bei libri fanno sognare, il sogno è forse anch’esso illusione, eppure esprime la nostra realtà interiore più di quanto si creda. Come scriveva Durand nel 1972: “Una menzogna è ancora una menzogna quando può essere considerata come vitale?”.
Ne “I mostri e l’immaginario”, Basaia editore, 1982, Massimo Izzi indaga sulle forze che hanno spinto l’uomo ad immaginare esseri inesistenti. Sfila un campionario mica male di “mostri”, Sirene, Unicorni, Draghi, Vampiri, Mandragole, Agnelli Vegetali, Golem...
La fantasia ha bisogno di nutrimento. Izzi ha lavorato bene, un saggio ben concertato, limpido, interessantissimo, con ampia bibliografia. Il mostruoso è incarnazione dell’inconscio dell’uomo che non si accontenta dell’immediatezza. Peccato che non troverete il libro negli scaffali delle librerie travolte da romanzi rosa, fantasy e raccolte di barzellette di dubbio gusto spesso in prima fila.

Andiamo oltre quei miseri scaffali, dunque, cerchiamo altrove, nei punti nascosti, evitiamo di bere le acque del Lete.





Id: 193 Data: 15/01/2010 01:47:19

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- Alimentazione

Grammatica, arte vera e regole infrante

Grammatica, arte vera e regole infrante

Maria Antonietta Pinna



Come è nata la Grammatica?
Difficile rispondere.
Chi lo sa alzi la mano.
Silenzio.
Torniamo indietro.
Gli antichi Romani?
Più indietro, più indietro.
I Babilonesi?
Più indietro ancora.
I primitivi?
Prima, prima...
Adamo ed Eva?
Bene.
Il primo uomo e la prima donna, nudi, puri, soli e beoti con l’aquilone.
Il serpente cambia la storia e noi lo ringraziamo facendo della sua pelle scarpe e borsette per raffinati esigenti.
Eva mangia la mela, si mette i jeans e butta l’aquilone addosso ad Adamo ancora un po’ intontito.
Gesti, espressioni facciali. Il suono originario che viene dalla gola, e via a vocali, consonanti, rosari di parole, come petali di fiori.
Per ogni oggetto un nome, senza nome non esiste niente perché l’oggetto non avrebbe caratterizzazione.
Lo sapeva bene Ulisse che ha gridato il suo nome all’accecato Ciclope.
L’umanità cresce, si moltiplica...
Ci vogliono delle regole stabilite dai più bravi, da quelli che hanno imparato a parlare per primi, dai più astuti, i più feroci, i più furbi, gli stessi che hanno chiuso un terreno di tutti e lo hanno chiamato proprietà privata. Regole? Si. Convenzioni. Si decide, gambe incrociate attorno a un fuoco.
La pietra, il cielo, la preda, la carne, la lancia, tutto ha un nome,così non ci sono fraintendimenti. Se uno ordina che vuole la lancia non rischia che gli venga portata una donna dalle medesime qualità trafittive. Si decide dunque.
Nasce un bel giorno la scrittura e tutto si complica, diventa incredibilmente difficile.
I più saggi, quelli con più esperienza si siedono attorno ad un tavolo e decidono. Questo tavolo è piccolo piccolo, perso nell’infinita grandezza dell’Universo, è come un puntino, un morso di mosca, un sesso di pulce, un granello di polvere.
Sono molto più grandi le stelle ed il mare e i pianeti e più potenti gli uragani... Ma ai saggi riuniti attorno al tavolo questo non importa. Stabiliscono che a si scrive a e b, b e c, c, fino alla zeta.
È, con l’accento, terza persona del verbo essere, e senza accento congiunzione, a con o senza h, per indicare o no possesso. Stabiliscono accenti, virgole, punti e punti e virgola e non si permettono di abbondare come faceva il grande Totò.
E poi sono nati i diplomi e le lauree, definiti prosaicamente “pezzi di carta” che oggi non servono quasi più a niente, perché il mondo non si divide in colti e ignoranti ma in ricchi e poveri. Infatti un ignorante ricco è ricco, un ignorante povero è povero.
Le regole stabilite però cambiano perché il mondo gira, si evolve. Certo un ricco è sempre ricco, però la grammatica e il lessico non sono più gli stessi.
Avete mai trascritto un documento antico compilato da un professore o un colto prelato?
Non ci crederete forse, ma troverete un’ al maschile con l’apostrofo, è voce del verbo essere una volta con l’accento e una volta senza l’accento. Sé pronome senza accento. La maiuscola laddove ci vorrebbe la minuscola, etc.
Veri e propri errori di ortografia e sintassi.
La grammatica oggi ha le sue regole. Bisogna rispettarle. Per questo esistono i correttori di bozze che correggono “refusi”, errori di battitura e via dicendo.
Mi è capitato di trascrivere documenti antichi pieni di errori ortografici, omissioni, sviste, parole ripetute due volte, etc.
Probabilmente chi ha scritto quei documenti dava poca importanza a quelli che noi oggi riteniamo errori.
Le cose cambiano.
La cristallizzazione delle regole non può essere assoluta in nessun campo, altrimenti il mondo si fermerebbe.
Nascono neologismi, alcuni anche molto brutti: sitografia, autoconvocarsi, cartolarizzazione, bipartisan, no global, badante, videofonino, bioterrorismo.
In certi casi manca perfino una regola precisa, come specifica la stessa Accademia della Crusca: “In conclusione, sebbene negli attuali testi di grammatica per le voci rafforzate se stesso, se stessa e se stessi non sia previsto l’uso dell’accento, è preferibile considerare non censurabili entrambe le scelte, mancando in realtà una regola specifica che ne possa stabilire il maggiore o minore grado di correttezza. Si raccomanda di tener conto di questa “irrilevanza” specialmente in sede di valutazione di elaborati scolastici e affini”.
Le regole sono fatte per essere infrante, altrimenti non sarebbero regole. Infatti si rivelano tali soltanto a contatto con ciò che regolare non è.
Il caos è tale soltanto se paragonato all’ordine. È stato inventato il Diavolo per far in modo che conoscessimo Dio, sua antitesi, altra gran bella invenzione che ha causato non pochi impicci.
La luce è tale soltanto perché esiste l’ombra, altrimenti non saremmo in grado di distinguerla.
E il bello di fronte a una cosa più bella cessa di essere bello, per sembrare normale. Di fronte a una cosa brutta diventa invece bellissimo. Il mondo è comparazione. La regola è elastica per gli spiriti antidogmatici, anche perché non è detto che il bello lo sia per tutti indiscutibilmente. Tutto è relativo...
Nella Regola di un documento d’archivio o manoscritto inedito risalente agli anni 1710-13: Gallarate, Collegium Aloysianum, Archivio storico, Diario del Collegio dei Nobili. Regole, Avvisi, Istruzioni pel Convitto de’ Nobili in Parma, documento inedito da me trascritto, il direttore di un collegio gesuita scrive sulla vita quotidiana di nobili convittori, sulle loro attività ricreative, gli spettacoli di esterni, il gioco, l’alimentazione, l’abbigliamento, le visite di illustri personaggi.
Per lo scrivente, gesuita di buona cultura, era normale scrivere i nomi propri con l’iniziale minuscola e riportare qualche è (essere) senza accento, per non parlare di altri errori ortografici per noi inammissibili.
I tempi cambiano e alle voci dei vecchi pedanti che difendono a spada tratta la purezza della lingua a tutti i costi, rispondo che la purezza vera non esiste, né nella lingua, né nella razza, né nella religione (che tanti impicci ha combinato in nome di Dio), né nella vita.
Esiste forse una regola unica dai tempi dei tempi? C’è qualcosa che in eterno dura? Nemmeno le regole grammaticali saranno eterne, né così rigide come i “puristi” credono, perché ci sono contesti e contesti...
Per esempio il tanto aborrito “a me mi”, pleonasmo con la p maiuscola non sempre è inaccettabile. Parole della Crusca: «E infatti è in bocca alla vecchia cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola che Manzoni, nel cap. XVI dei Promessi Sposi, mette la battuta "A me mi par di sì". A guardar bene, però, non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l'elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come "tema" del prossimo enunciato; equivale dunque a "quanto a me, per quanto ne so io" e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue (mi). Per rendere evidente l'analisi della struttura logica e intonativa del tutto, si potrebbe porre una virgola dopo a me, separando il tema dell'enunciato dal suo "rema", ossia dalla sua parte predicativa, che contiene la vera informazione della frase, cioè, nel caso del colloquio tra Renzo e la vecchia, la risposta di questa alla domanda del fuggiasco. Manzoni giunge fino ad assolutizzare il tema, cioè a togliergli la preposizione che lo lega sintatticamente al resto dell'enunciato, mettendo, nel cap. IX, in bocca a Gertrude la maliziosa battuta per il padre guardiano: "Lei sa che noi altre monache, ci piace di sentir le storie per minuto".Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c'è anche la grammatica del discorso affettivo, ad una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c'è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse, di tutte le quali una grammatica moderna deve render conto, guidando lo scolaro a distinguerle e ad usarle nei contesti opportuni».
Confesso che “a me mi” in fondo in fondo mi piace, è l’errore di uno che vuole affermare se stesso.
La regola infranta fa camminare il mondo, l’arte, il pensiero, la vita.
Il verso libero dei futuristi scavalca le regole grammaticali e poetiche allora esistenti . L’entropia, il disordine, la velocità, miti inauditi.
Marinetti regalava i suoi libri autografati agli amici, dato che sarebbe stato difficile venderli.
Provate a chiedere oggi quanto costa un libro di Marinetti in una libreria antiquaria.
Questo vi chiarirà qualche idea sulle regole.
Ciò che vale oggi domani forse non varrà più perché siamo carne mutevole, assassinata dal ciclo delle stagioni, voraci di novità.
Siamo figli del nostro tempo, rispettiamo le regole ma offriamo a noi stessi la possibilità di dare un’occhiata anche ad altri universi creativi.
Se nel lavoro dell’artista sfugge qualche accento, se manca qualche virgola, sarà andata a prendere un po’ d’aria, dopo aver assistito alle lezioni dei pedanti.. Lasciamola vagare per un po’ nel mondo, libera e felice. La sua è una ben misera libertà. La mano impietosa di qualche correttore di bozze la ricondurrà giustamente ai suoi ranghi, nel rispetto delle regole, con buona pace dei “puristi”.
Punto, due punti, punto e virgola, ma sì, abbondiamo, dunque, come quel grande che dell’errore ha fatto un’arte.












Id: 192 Data: 13/01/2010 00:54:53