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Raccolta di articoli di Caterina Niutta
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Esperienze di vita

Il mio albero...

Hanno abbattuto il mio albero, di notte, mi sono svegliata e non c’era più. Aveva messo da poco le foglie, si era rivestito di un verde tenue, dopo il grigiore dell’inverno, tenere gemme lo adornavano schiudendosi pian piano, si aprivano alla vita, trasformandosi in foglie.

Lo ricordo ancora come fosse ieri, tra le crepe del catrame spunta vano due virgulti. Come fossero nati, chi li avesse piantati resterà un mistero, uno dei tanti, forse il meno impellente da risolvere, tra quelli che la vita a caso dissemina sul cammino, quasi cadessero dalla sua gerla debordante.

Crebbe, con forza il mio albero, s’innalzò verso il cielo, a dispetto del cemento che lo comprimeva.

Come fosse arrivato lì, nessuno, lo capì mai. A dire il vero, i passanti frettolosi nemmeno se lo domandavano. Ammiravano la sua folta chioma, sostavano qualche secondo per prendere refrigerio e poi scappavano via, come se il mondo dovesse smettere di girare da un momento all’altro, se loro non avessero ripreso il cammino.

All’ombra dei suoi rami, spesso mi sedevo a oziare, d’estate quando il sole batteva impietoso, e suoi raggi lo attraversavano, disegnando arabeschi d’ombre, volute di luce in cui perdersi ringraziando il cielo per quel dono. Sentivo il vento, che con il suo lieve insinuarsi tra le foglie, carezzandole ci regalava frescura, sollievo all’anima, pace.

Come fosse cresciuto e divenuto forte, nessuno lo capì mai, ma ci rinfrancava lo spirito, la sua presenza. Era uno di noi. Vivo, sembrava quasi ti abbracciasse, lo sentivi quasi mormorare, nelle sere di vento. La pioggia suonava dolci melodie, scrosciante tra i suoi rami; intrecci aggraziati, flessuosi, armoniosamente protesi tutto intorno.

Hanno abbattuto il mio albero, di notte come ladri, sono venuti di nascosto a derubarlo della vita, la sua essenza, la sua forza.

Nessun uccello ci aveva ancora fatto il nido, perché di uccelli qui tra il cemento, non se ne vedono spesso.

Nessun bimbo si era arrampicato, né vecchio seduto a sonnecchiare all’ombra dei suoi rami.

Quanti innamorati avrebbero dovuto scambiarsi promesse sospirando, lasciando frasi in sospeso … quante cose non aveva ancora visto, il mio albero.

Id: 277 Data: 19/12/2010 20:39:48