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Raccolta di articoli di Greta Noel de Montelay
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

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- Letteratura

Arte nell’arte: Cielo indiviso

Alcune riflessioni, alcune sensazioni, alcune domande

Nell’ambito della manifestazione “Arte nell’arte”, il 29 agosto 2009 alle ore 21.00 al Castello Malaspina di Massa-Carrara, sarà presentato il libro “Cielo indiviso”, Manni Editori 2008, di Roberto Maggiani, una serata all’insegna della poesia. Ho così pensato di incontrare Roberto e di condividere con lui alcune riflessioni e sensazioni ponendogli alcune semplici domande che qui riassumo in poche righe.


G: Nel segno della luce. Nel nome della natura. Per cantare quanto la vita mette a disposizione di tutti noi, a prescindere da noi.
Questo libro lo si può quasi immaginare come quelli fatti per i bambini, che ad ogni giro di pagina, si apre il cartone in rilievo colorato e si racconta una favola, un sentimento, un personaggio.
Ogni poesia offre un elemento della vita, sensazioni plastiche, odori, sapori, smerigliature di luce …
Campeggiano, soli e quasi ribelli alle convenzioni, personaggi sconosciuti, ma che, in poche battute, diventano riconoscibili, perché in fondo li abbiamo incontrati nella nostra vita.
Solo che non ne abbiamo rilevato traccia, non ci siamo messi in ascolto del loro canto interiore.
Ecco, questo mi viene in mente leggendo le “creature” di Roberto: un duetto perfettamente intonato con gli elementi della natura e della vita quotidiana, che sembrano comprendere le loro domande e “dar loro sponda”.
Chi non si è mai innamorato di una donna bella, la cui maturità esprime senso e sapore come quella descritta ne “La Senhora”, matrona sul mare, sguardo fisso sul cortometraggio immaginario della sua vita che scorre davanti a lei?
E’ un archetipo.
Così come l’immagine di un filo d’acqua che cinge rotondo la grande pancia di una donna che, immersa nel mare, porta la vita dentro di sé.
La parola affonda nella carne e ne cava quel sospiro di beatitudine primigenio, quel senso di benessere esistenziale che era in noi quando eravamo bambini, prima della corruzione, della cacciata dall’Eden.
Leggo, assaporo le visioni che si aprono alla mia immaginazione e mi viene voglia di chiedere perché, di chiedere come accade, cosa si prova.


R: Movimenti, solitudine, essere nella natura, contatto intimo con la natura, squarcio nella vita vera, quella invisibile, quella che conta, intuire, cioè vedere dentro. La scrittura per me è, in quanto contatto con la natura, viatico per il divino, per la rivelazione di connessioni intime tra le cose.
La vita è collegamento perfetto, benevolenza. Sento che quello che conta, quando vivo l’esperienza della scrittura, è lo sguardo benevolo sulle cose. Bene è bello, è apertura del noi. Le cose, quando “siamo veramente”, si aprono a noi. La scrittura è una ferita divina che le illumina e ce le mette a portata di mano. La dimensione della scrittura è semplicemente questo. Avverti che fai parte dell’eternità delle cose, della perfezione della vita, sei nella memoria della vita. Con la poesia si riesce a vedere l’amore, a partecipare questa legge naturale primigenia che regola i rapporti tra le cose. Questo sentire, esattamente come lo sto descrivendo, mi è scoppiato dentro soprattutto in Portogallo. Dico questo perché gran parte delle poesie della raccolta ha “visto la luce” in Portogallo.


G: Le parole di Roberto mi entrano dentro e iniziano a risuonare. Aprono la strada a opportunità di vita, ipotesi di senso. E sto bene con loro.
Seguo “la penna che il gabbiano si stacca / (accecato dal sole) / s’impunta sulla sabbia” e mi chiedo, ma credo sia una domanda valida per tutti, cosa mi impedisca, nel mio vivere quotidiano, di seguirla quella penna, con tutte le sue evoluzioni…
E’ la natura che urla, che avvolge, è lo sguardo che gode della bellezza del cielo e che interroga “il legame misterioso che affiora dalle cose, dai loro movimenti e dalle parole che vibrano in esse”.
Questo mi fa pensare e chiedere ancora di nuovo a Roberto se quello che si prova nel momento in cui scaturiscono queste parole è la stessa sensazione fisica di pace e di verità che risuonano in chi le riceve.


R: Le mie parole sono nate da una situazione di profonda pace. Ho riletto il libro ed ho sentito di nuovo la stessa sensazione di serenità nel momento in cui le ho scritte. Solo se la parola è vera genera pace. Altrimenti amplifica il vuoto.
Se la parola è vera, la poesia esorcizza il dolore, purifica l’esistenza, si mette in cerca della verginità, della purezza.
E’ talmente forte la parola, quando è vera, che può essere utilizzata anche per uccidere … in qualunque caso, risuona dentro.


G: Ascolto Roberto, il suo dire va dritto in fondo al cuore, con sincerità.
La sua poesia è tersa come il cielo, trasparente come il mare, simili ma diversi nell’intensità e nella pasta di blu.

Id: 174 Data: 18/08/2009 18:32:09