I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Se questo discorso amoroso è esposto in forma di frammenti, vuol dire che è quella la modalità più consona per presentarlo. Perché non in frantumi, invece, se lo scopo è quello di ricomporre un discorso amoroso per l’oggi?
Sostenere che il discorso amoroso sia ormai un discorso di ‘estrema solitudine’ è forse un’anticipazione più delle conseguenze che delle premesse. Per contro, è evidente che la solitudine è un’attitudine propedeutica all’amore – come lo è l’attitudine alla solitudine.
Si è sempre soli, quando si ama? Oppure si ama sempre da soli? Si è sempre soli a parlare d’amore, si è sempre i soli? In ogni caso molti conoscono questo discorso d’amore ma nessuno lo parla: esso si configura dunque una lingua morta, ma morta come può esserlo una mano. La manomorta è un gesto di fascinazione e di fascino fine a se stesso, che può incontrare successo o riscuotere resistenza, esattamente come amare.
Chi è che parla questa lingua morta, superflua, aliena? A chi? E quando? Dove si apprende? E’ un discorso che fa capo ad una narrazione più grande, oppure è un discorso orfano di narrazione? Una versione apocrifa, una ricostruzione ideologizzata. Un manierismo? Nulla di meno di una posa, ma questo si intende anche nel senso di rimasuglio e residuo. Quindi l’Amore in quanto posa è insoluto, e cioè è rimasto fuori dalla soluzione: ciò che non rientra nella soluzione è errore?