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Mariolina La Monica
- 11/05/2016 21:09:00
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Sono cotretta dalla mia sbadatgine a scusarmi con Luciano per non averlo citato. Chiedo venia per la dimenticanza, caro Luciano.
Mariolina La Monica
- 11/05/2016 21:03:00
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Esprimo, qui, la mia gratitudine ad ogni lettore che ha visitato questa pagina e, in particolare a coloro che hanno lasciato un tangibile segno del loro passaggio, postando un commento. E mi riferisco ad amici come Antonio, Francesca, Franca, Narda ed Eugenio che hanno scandagliato il testo alla ricerca della sua vera anima. Un grazie a voi tutti e un grazie a Roberto e a Giuliano che hanno accolto e curato la pubblicazione di questi miei versi.
Eugenio Nastasi
- 06/05/2016 11:55:00
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E una poesia di intima confessione, di geloso autobiografismo, quella contenuta nel testo di Mariolina La Monica, che però tende non allo sfogo o al documento, ma alla liberazione attraverso il canto. Rispetto al precedente lavoro, è proprio il canto la primaria caratteristica che si rileva: il rispondere della sua poesia a "quella necessità di canto" che oggi viene considerata spesso "non indispensabile qualità, ma quasi difetto" della scrittura poetica. E, sia detto per onore di cronaca, questo lavoro non avrebbe avuto la stessa determinazione se Mariolina si fosse astenuta da dare voce e risalto a libera vena e a parole, malgrado il persistere di certi rimandi del Novecento e in termini di ascendenze dautore e in soldoni di lemmi. Il racconto di una passione damore, oserei dire "totale", perchè qui lemozione che accompagna il ricordo, elimina ogni nota impressionistica, per condensarsi in una incisività di espressione pur veicolata in forma suasiva. Le connotazioni, i passaggi, le variazioni metriche, luso diffuso di immagini comuni praticamente rafforzano la schiettezza lirica dando una impronta personalissima in sede umana e poetica. E quando la complementarietà di quei suoi motivi estremi (pag 11, pag.14, pagg.20-21,pag.31, pag.51, pag 59, pag. 73, per dare qualche riferimento) giunge a ristabilirsi, essa trova sempre in un tono medio, di alacre elegia, il suo esito più pieno, per quel contrasto fra luno e laltro estremo del suo atteggiarsi - dolce abbandono e rigida volontà -,che, quasi dialogo fra luna e laltra parte, per così dire, della sua anima, è implicito in ogni sua evocazione o soliloquio. Alla fin la dedica a Ulisse è forse per sancire che leroe omerico è stata la più alta vittima della sua "odissea", poichè non sono nè Itaca nè Penelope, come recita la cantata del grande aedo, lapprodo alla sua tensione venatoria visto che quel che cercava continuava a sfuggirgli, ma un altro è il varco, se Mariolina me lo consente, magari quello espresso nelle "Confessioni" di s.Agostino: "...inquieto è il nostro cuore finchè non riposa in te , mio Dio"
Narda Fattori
- 05/05/2016 07:34:00
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Mariolina La Monica, Vagheggiando Itala, book La Recherche
Un’ altra opera di Mariolina, fresca di stampa, alta, con linguaggio d’aedo di terzo millennio, dove gli eventi sono solo nefandezze, dove l’onore non è più noto, dove l’amore è un luccichio nell’ombra, dove la fede è un grazia prostrata e non brilla co-me sole allo zenit. Mariolina La Monica sta attraversando un periodo mesto della sua vita e la scrittura è un buon farmaco, non è “la medicina che cura”, è il sollievo oltre la coltre nebbiosa perché le parole spargono tepore e il tepore è luce. E la luce , i fotoni, sono materia. L?Itaca vagheggiata da Mariolina è il topòs di chi va sballottato dalle onde e ha per-so meta e rotta. Eppure nella pochezza del presente giacciono perle preziose, ricordi e brividi, emozioni che riaffiorano come reperti di un naufragio, reperti a cui aggrap-parsi perché significativi di vita, perché frammenti di chi si è stati e non dimentichi. Credo che questo frammento di poesia dica bene cosa intenda a questo proposito la poetessa: “ E nel fioco, fascinoso scorrere dell’alba – intanto che i tuoi mille, taciturni discorsi fluiscono in cielo, sull’acqua e tutt’attorno – senti l’eco di un palpito d’amore che scivola tenero sull’ispido cammino del giorno a smagliare più in là le tue pene a riportarti a vivere a rammentarti quel che eri e sei perchè il buio… tuo dilegui E’ spontaneo apprezzare come le sue parole abbiano un ritmo interno molto armonizza-to, il suo linguaggio è raffinato, qualcuno potrebbe dire che è ricercato, in effetti il lin-guaggio della poetessa è alto sulla corda del ritmo e della sintassi, direi pre-montaliano , è pronto per essere recitato ma cela un’animula tremula dentro le grosse nuvole. Il libro ne dà prova e riprova, Mariolina non censisce il mondo attorno alle sue disgrazie, coglie i fatti lieti con i misfatti, conosce la vita, le sue brutture e la sua meraviglia. E’ poesie che parla di sé , donna in un tempo e in un luogo , e del tempo e del luogo e del destino che si cela nel tempo.
Sfronda il tuo essere il tempo e piano annotta sui giorni di letizia. Flette il paesaggio sulle corse, le urgenze, i mali quotidiani che confondono la fatica con l’ardore che segna e t’attorciglia al detto, al fatto, al posseduto e non, tracciando i contorni del vivere nell’ultimo vivere–morendo.
Ma tu, cuore non angustiarti se le rose sfioriscono all’arsura. …………………………………..
Sono versi belli, trasparenti e puri, intrisi di una sofferenza che non addita ; la poetessa sa che molto all’interno del tempo è ciclico; ciò che ora è in fulgore troveremo rinsecchito , che la notte segue il giorno, che la fine si raggiunge procedendo nel tempo. Ed ecco un ritratto del presente: “Un po’ più in là dalle fumose nebbie del presente certo riacciufferò un non sconfitto spirito guerriero che dissente e lega alle alate pellicole delle attese i fiori ancora in boccio del domani ma oggi.. .. oggi, dilaga l’onda sulla riva aperta!”
L’innesto di tematiche e prosodie contemporanee non nascondono la cultura classica che chiede spazio e si appropria del canto. Il libro termina con il protagonista Ulisse ormai stanco di ricucire vele e mete, mentre I-taca resta lontana.
Narda Fattori
Luciano Nanni
- 02/05/2016 21:34:00
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Certi elementi lessicali per quanto desueti (o diciamo poetici) si inseriscono però alla perfezione in un contesto di eleganza classica, ove affiorano squisite intuizioni. Ne cito una: “s’apre l’occhio alla fenice che arde”. Ciò significa che la poesia può anche non legarsi alla realtà in cui agisce.
Franca Alaimo
- 29/04/2016 11:49:00
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Questi testi poetici di Mariolina La Monica, di tono solenne e spesso perfino ieratico, sintridono di una spiritualità trasfigurante, che potrebbe farci pensare ad una volontà di fuga dalla realtà del mondo. Ed, invece, proprio le cose del mondo costituiscono la materia dolorosa, aspra e sanguigna (ne sono spie termini quali: groviglio, sibili, anguste, vuoti ed altri ancora), da cui ha origine, se non linvettiva di tipo dantesco, a cui pure rimanda limmagine dellItalia come una "barca trafitta da inumane mareggiate (cfr, Dante, Purgatorio, VI, v. 75), quellanelito verso una realtà diversa in cui finalmente regnino Bellezza, Armonia e Amore. In questo divario fra riferimenti quotidiani e lassoluto si colloca la tessitura lirica dei versi di Mariolina, spesso accesi da visioni tanto splendenti quanto indecifrabili, che hanno a che fare con il linguaggio della psiche. Ogni immagine, allora, ogni metafora acquisisce la forza perentoria di un vaticinio; la vita personale si confonde con quella dellUmanità; il sogno privato diventa universale e "Itaca" diventa, come scrive lautrice, "emblema di un altrove primordiale, situato in uno spazio indefinito"; una sorta di Idea platonica. Tutto questo determina pure una costante tensione fra la temporalità ed il suo opposto. La dimensione atemporale è abitata dalle Utopie che a loro volta sono in relazione con una percezione della morte come il momento della dematerializzazione, abitata soltanto da ricordi, e linizio di una condizione gioiosa dello Spirito: è la stessa atmosfera che si respira nel Purgatorio di Dante, a cui già ho accennato. Le Utopie sono, a loro volta, figlie della Speranza, quella che abitava, secondo il mito greco, "in fondo al vaso" di Pandora, e dellAmore; che è uno dei termini più ricorrenti in questa silloge, specie nella sezione intitolata "Amicizie e Amore". Non a caso lautrice preferisce usare questi termini astratti indicanti dei Valori piuttosto che le persone concrete (nominate, però, nelle dediche). Sono essi valori più alti da coltivare nella vita come nellesercizio della Poesia, che certamente può essere un legame in più fra persone che coltivano la "Sacralità della Parola".(In questo senso leggo la bellissima poesia che lautrice ha voluto dedicarmi). In altri termini, i versi di Mariolina hanno allo stesso tempo il fuoco dellimpegno esistenziale, e di quello etico-estetico, che rimandano più alla poesia di un Luzi o di una Spaziani che a quella contemporanea.Confermano questa impressione la persistenza di certi lemmi ormai desueti, luso frequente del troncamento della sillabe finali, luso delle figure retoriche, una suadente musicalità, e il periodare abbondante. E, tuttavia, Mariolina La Monica è poeta assolutamente "attuale" e la sua Itaca non può che essere il solo progetto esistenziale dellUomo. Il mito di Itaca è rivisitato, infatti, in senso moderno, come già avevano fatto Foscolo o Kavafis. Itaca sarà il nostro ritorno alla purezza originaria.
francesca luzzio
- 28/04/2016 20:12:00
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Il desiderio dinfinito,la voglia di immergersi in una dimensione altra, diversa dalla opacità del quotidiano, vengono proposti con linguaggio che, pur nellallusione metaforica, mantiene la pregnanza semantica dellispirazione che lo ha generato
Antonio Spagnuolo
- 28/04/2016 09:53:00
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un confronto con la letteratura raffinata nel tentativo di incidere sulla pagina il pensiero irrequieto delle memorie e delle illusioni , nel segno di una capacità personale di dosare con delicatezza il segno ed i significati. Le oscillazioni inseguono con garbo le intenzioni linguistiche a tratti severamente realizzate, nellurgenza di aprirsi e di affondare tra il quotidiano e limmaginario. Antonio Spagnuolo
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