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eBook n. 67 :: Bravi e bravacci, di Domenico Vuoto
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09/02/2011 12:00:00

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# 12 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Gianfranco - 19/05/2011 19:40:00 [ leggi altri commenti di Gianfranco » ]


Caro Domenico,
alcuni di questi pensieri e aforismi vorrei averli scritti io – o potrei averli scritti io: il che fa porre la questione se si tratta di ammirata affinità o di ammirazione narcisistica.
Per altri, rivolti a un particolare B-ersaglio, direi: un aforisma vale un colpo di pistola – o il silenzio? E qui si pone la questione se si tratta di un pensiero cruento o di infinito disgusto.
Distinzioni e quesiti (ironici) a parte, l’insieme è bello e forte nell’esprimere un sarcasmo e uno sdegno ’degno’ della trivialità degli uomini e dei tempi.

 Eugenio Nastasi - 16/02/2011 11:19:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Gli aforismi di Domenico Vuoto non hanno bisogno di commenti: sono istantanee in bianco e nero di vivissima alta definizione, così veri da sembrare uno specchio che non cancella l’immagine. Credo che abbia raggiunto l’acme quando recita "Sono le piccole illegalita ecc": lì, senza tentare di mascherarci, ci entriamo tutti. Grazie, amico, per avercelo spiattellato in faccia.

 Giuseppe Panetta - 14/02/2011 19:14:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Panetta » ]

Fulminanti, folgoranti, veri e attualissimi questi aforismi. Un quadro dell’Italia e degli Italiani che mostra nel dettaglio qualcosa di diverso e "terribile" dai soliti luoghi comuni che da sempre ci accompagnano. Delle stilettate che trovano una perfetta sintesi in uno degli aforismi più brevi e taglienti:"Gli italiani? Degli ossimori.
A ragione si può affermare che qui, in questo libro, non vi è più speranza perché il vaso più che colmo è definitivamente rotto.
Bravo.

 domenico adriano - 13/02/2011 23:44:00 [ leggi altri commenti di domenico adriano » ]

Caro Domenico, il tuo libro (perché di libro si tratta) mi ha davvero toccato. Le “umane verità” degli aforismi dolorosi qui riuniti, conducono subito ai tuoi “Pensieri di passo”, e alla tua scrittura graffiante, subito riconoscibile. A me sembra che gli avvenimenti e le figure che per necessità stanno insieme in questo tuo “Bravi e bravacci”, oltre che essere importanti per quello che dicono e riportano dall’inferno in cui ti sei calato, dei poveri ultimi anni della nostra Italia, sono ‘veri’ perché capaci ‘narrativamente’ di condurre verità scomode; sono secondo me dei veri ‘microracconti’… “Colti in fallo” la dice davvero lunga; e la bandiera come uno “straccio colorato che si agita al vento”; “la Chiesa che ricorre al Diavolo”; quell’elegante sempre sdolcinato anche nella voce “ministro” della Chiesa; la stoccata agli “storici” (con la citazione di Fenoglio e Meneghello che ormai in Italia solo mia madre legge); “la famiglia e le famiglie”… e il “familismo letterario”, e i “poeti lenticolari”… Ohimè, questo è solo una parte dell’elenco del tuo altissimo grido. Hai prestato, per dire, per denunciare queste e altre cose che da noi accadono per abitudine e ignoranza e potere, la tua lingua, il tuo sangue; e a cominciare da me te ne siamo debitori. Passerò l’indirizzo per entrare nelle tue pagine di calma indignazione ad altri. (domenico adriano)

 Francesco - 11/02/2011 17:11:00 [ leggi altri commenti di Francesco » ]

Per quanto superfluo: il giusto senso della frase - modificata in corsa - è: "e se riuscissero a far stillare..." ecc.

 Francesco - 11/02/2011 17:08:00 [ leggi altri commenti di Francesco » ]

Flaiano: "Gli italiani non sono una razza, sono una collezione". Vero. Ma chi è il collezionista? Non vorrei che fosse il signore del bunga-bunga.
Per essere più seri: alcuni di questi aforismi - che io, in qualità di amico e compagno di camminate mattutine dell’autore, conosco fin dalla primissima stesura - sono stilettate terribili alla cattiva coscienza di ognuno, ma assolutamente salutari; e se riusciranno a far stillare una sola goccia di sangue intellettuale da certe rape sarebbero anche meritori e degni di gratitudine. Aggiungo però che non solo non ho certezza, ma neanche speranza che ciò avvenga.

 Domenico Vuoto - 10/02/2011 15:58:00 [ leggi altri commenti di Domenico Vuoto » ]

Ho letto con interesse i commenti al mio "Bravi e bravavacci" e ne ringrazio gli estensori. Mi ha colpito quello (lucido e bello nella formulazione) di Franca Alaimo perché mi obbliga a definire quella che io chiamerei "responsabilità dei sentimenti". E’ certo vero quanto sostiene l’Autrice del commento che i miei aforismi sono fortemente intrisi di disperazione - circa i destini di questo disgraziatissimo paese, se non altro - ma vorrei rivendicare la forza della disperazione quale sentimento dinamico che dall’indignazione discende e indignazione genera. So, come Franca Alaimo, che in un’Italia mitridatizzata dal conformismo, dal torpore morale, da un berlusconismo (precedente all’apparizione sulla ribalta politica dello stesso Berlusconi!), da una memoria tanacemente ideologica, ma poi smemorata riguardo agli ideali riconducibili alla Resistenza e agli assetti disegnati dalla Costituzione, da un cattolicesimo atrofizzato e ipocrita, eccetera; so, voglio dire, che esiste una minoranza che lotta per un paese migliore. Ma è, appunto, una minoranza. Allo scrittore, all’artista tocca cercare senso nella generale mancanza di senso indotta dal potere politico-mediatico. E, per farlo, calarsi senza indulgenze verbali, disdegnando quadretti edificanti, negli inferi.

 Nail Chiodo - 10/02/2011 09:26:00 [ leggi altri commenti di Nail Chiodo » ]

Leggo con simpatia, senso di solidarietà ed un leggero alito protestante i nuovi aforismi di Domenico Vuoto, sicuramente molto veritieri anche se per me, che mi sento italiano soltanto al 49%, essi risultino meno personalmente perturbanti dei suoi "Pensieri di passo", di più universale pertinenza. (Please excuse my macaronic Italian!) Potrei forse aggiungere una mia "provocazione" specifica riguardo al costume italico, che si potrà leggere al seguente indirizzo web: http://nailchiodo.com/verse/loud-in-war/9?lang=it , se non riesco a ricopiarla qui di seguito:

Guerre ludiche
traduzione da Canto IX (English)
Canto IX
Le donne italiane devono essere lasciate
in eredità perché si possa avere commercio
con loro, visto che sono sempre in ritirata
verso un porto originario dall’eterna trinità
di genitori, fidanzato e marito.
Ci sono, chiaramente, delle eccezioni,
anche se queste tendono a essere isolane
o, più in generale, meridionali,
e dall’aria particolarmente orgogliosa.
Ma perché indugiare su cose così noiose?
Ci sono periodi nei cuori delle ragazze,
e periodi quando esse sono donne fatte,
prima che il cadere e ricadere nella falsità
chiuda le frontiere della loro stag-nazione,
in cui venti oceanici possono ancora portarle via,
strapparle alla famiglia e agli amici,
scaraventarle in uno stato di indipendenza
da cui poter ricominciare su una base meno stolida.
Le promesse inespresse di quegli attimi fuggenti —
anche se si realizzano meno frequentemente
di una vincita alla lotteria —
le mantengono palpitanti di destino quel tanto
che basta perché persino nella Città Inerte
i filosofi pazienti possano assaporare la libertà:
può essere comunque amore quello
che richiede una presentazione e schiocca
come un fasullo ossetto della fortuna, quando è tirato.
Marina era nata dal mare, come lascia intendere il nome,
e per questo non è meno cara a Eliot che a Shakespeare;
ma anche a terra aveva un mucchio di risorse:
bei seni ben piantati — nessun sciocco timore
che col tempo potessero afflosciarsi —
e un languido culetto a mandolino
che fingeva di non essere stato mai pizzicato;
lo spazio tra i denti, il neo sulla guancia sinistra;
era la Mahdi, Colei che era attesa!
E Lud non riusciva a credere alla propria fortuna
quando Kris gliela portò come riscatto.
Tutti riconobbero i segni dell’antica fiamma:
Lud, Marina e il suo ragazzo de jure
furono girati e agitati, versati in un cono
di avvenimenti troppo piccolo e fatti traboccare
portando l’oliva con loro. Per Lud
fu l’ultima goccia; per la povera ragazza
un’occasione per raccogliere lo scopettone
e, per il ragazzo, solo un salto
sulla sponda di un matrimonio consumato:
una versione vivente dello scenario moderno.
Quello fu lo scotto che causò uno scatto
nella posizione di Lud nei confronti
delle donne in generale e della vita
in questo mondo in particolare.

 Franca Alaimo - 09/02/2011 22:25:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

E’ un’analisi spietata dell’Italia e degli Italiani, oggi, ma soprattutto disperata, poiché non viene lasciato nemmeno uno spiaglio alla speranza. L’aforisma che ho immediatamente fatto "mio" è questo: "Con la fine delle ideologie, qui si è pensato bene di seppellire anche le idee"; perché è da ciò che sgorga anche il disastro culturale italiano, messo argutamente in rilievo nella seconda parte. Niente da salvare? Dissento: ci sono moltissimi italiani sani e pensanti. E spero che da essi possa venire il cambiamento. Intanto gli altri italiani si guardino in questi aforismi come in uno specchio speciale che sappia restituire la loro immagine esteriore come lo spazio interiore.

 Loredana Savelli - 09/02/2011 22:15:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Ce n’è per tutti. Ammiro la lucidità e la chiarezza con cui il nostro squallido teatrino politico italiano è portato alla ribalta, sotto i riflettori del buon senso... Ma la politica, si suggerisce dietro il paradosso, non è riducibile ai giochi di palazzo. Essa è il prodotto di un terreno di coltura, fatto di disoneste complicità e nessuno può ritenersi escluso (istituzioni, mondo della cultura e della comunicazione, società civile).
Una sorta di breviario laico, una "cura" per tenere a bada la virulenza dei nostri vizietti. Con la speranza che dall’indignazione nascano gli anticorpi della dignità.
Complimenti davvero e grazie a Domenico Vuoto.

 simonetta melani - 09/02/2011 14:55:00 [ leggi altri commenti di simonetta melani » ]

Per saper leggere aforismi occorron lingue di farfalla.

Bravo domenico.

 Loredana Savelli - 09/02/2011 09:34:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Già la prima frase mi è bastata!
Mi tufferò in questa lettura che si annuncia amarognola...