eBook n. 148 :: ANUDA, di Davide Cortese
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leopoldo attolico - 14/11/2016 17:17:00 [ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]
Tutto il materiale retorico ( i ferri del mestiere ) di Davide Cortese partono sempre dal proprio tempo , anzi nascono o ri-nascono dalla propria epoca per poi compiere tragitti nei labirinti inventivi del linguaggio . In questo percorso di scrittura simbattono nei problemi contemporanei pubblici e privati e con la propria vocazione di libertà e di creazione.Cortese interviene su questi materiali con notevole incisività e grazia , e con il sorriso interiore della parola che fonde felicemente modernità e classicità.
Franca Alaimo - 03/12/2014 18:42:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Leggere la poesia di Davide Cortese significa, innanzitutto, lasciarsi alle spalle i recinti dello spazio e del tempo terreni, ed entrare in una dimensione dove ogni cosa è qualche altra cosa; ci si muove tra i suoi versi a volte lietamente come in una bella favola; a volte cullati da una musica facile e incantatrice come quelle delle filastrocche che si imparavano allasilo, senza senso apparente che non fosse il compito delle rime: quello di fare magia, come avviene anche sotto il tendone di un circo, che spesso viene evocato. Spesso troviamo anche due innamorati che somigliano molto a quelli dipinti da Chagall: vagano in volo, simili ad angeli, fra immagini vaganti e radiose.
Ma nelle favole ci sono pure i "cattivi"; ecco che tutto si abbuia; si entra in una foresta di tristi simboli, e il poeta Davide Cortese sembra echeggiare i toni dei poeti maledetti, mettendo in scena paesaggi opachi o paurosi.
In ogni caso quell "io" così insistito indica che la poesia è percepita come un vaso cosmico dove tutto può accadere, dove tutti i nomi di tutti i tempi e di tutte le storie del mondo ancora echeggiano.
La storia e la sapienza dOriente e dOccidente vi si mescolano ferocemente, soavemente e il verso che sembra commentare tutto il serissimo gioco delle parole è questo: Ho solo una tragica voglia di farfalle, in cui ogni dolore, ogni pesantezza è affidata alla volontà di leggerezza e di tenerezza, che, forse, è, fra tutti, il sentimento più dilagante, se dalla tenerezza si origina il sogno.
Franco Campegiani - 03/12/2014 13:47:00 [ leggi altri commenti di Franco Campegiani » ]
Questo non è il canto di Orfeo. Qui non cè nulla delle meliche illusioni con cui il mitico cantore deturpa i cieli delle impervie armonie universali. Una fede, quella di Orfeo, che al primo soffio di vento scompare. Euridice è al suo fianco ma lui non la vede, preso comè dal suo narcisismo e dalla sua follia. Quello di Davide Cortese, invece, è un canto molto scortese: canto essenziale, fatto di verità, canto/non-canto, sgraziato, non melodioso. La sua voce viene dal silenzio, dal vuoto, dal nulla, ed è proprio annullandosi che scopre di essere viva. Finalmente una poesia di conoscenza, una vera, ribelle e paradossale poesia, dove vibra larmonia dei contrari ed Il buio è la condizione necessaria affinché appaia la luce.
Franco Campegiani
Loredana Savelli - 14/01/2014 18:23:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]
"Al mercato di fragole
tra canzoni di mercanti
un bambino mi chiese
“dov’è andato il silenzio?”.
Il silenzio venne
e toccò le fragole,
ed esse furon rosse
e furon silenziose.
Solo alla lingua dicono
parole dolci e antiche.
Tacciono i mercanti.
E io scrivo per loro canzoni."
Una tra le poesie che mi hanno folgorata, un misto tra sensualità e innocenza. Tutto il libro è raffinatissimo, musica rara, che sinsinua nel silenzio lasciando scie dorate, evocando una natura lussureggiante in un tempo indefinito. Tante volte compare il nero, tinta inquietante, ma non è protagonista, non oscura la trasparenza di questi versi.
Altra poesia esemplificativa, a mio avviso, della poetica di Davide Cortese è la seguente:
"Il mio furore è della tenebra ferita.
Splendo di buio infinito
che ha brani di luna tra i denti.
Nero è il mio splendore.
Incedo nell’aura della morte.
Spada è la mia nudità,
snudata a fendere il cielo.
Io celebro i funerali del sole.
Serbo nel cuore una parola incendiaria.
A lei e me do sepoltura nel silenzio.
Celebra tu, ma non t’imploro,
l’estremo saluto al mio tacere."
Elogio della luce interiore, che coincide con un silenzio denso. Se intorno è sepolcro, la parola resta incendiaria, risorge col corpo.
Vivi complimenti
parsifal - 12/01/2014 04:23:00 [ leggi altri commenti di parsifal » ]
Grazie di questo regalo.
È davvero prezioso!
Antonino Caponnetto - 06/01/2014 07:15:00 [ leggi altri commenti di Antonino Caponnetto » ]
I miei vivissimi e strameritati complimenti a te, Davide, alla tua Poesia, a questo fascinoso E-book e a la Recherche che lo ha coraggiosamente e più che giustamente voluto far i suoi.
Antonino
Luca Giordano - 06/01/2014 04:14:00 [ leggi altri commenti di Luca Giordano » ]
Me lo sono divorato questo libro:
Andare. E piovere.
La mia arte
è il mestiere delle nuvole.
Davvero belli!
rosaria di donato - 05/01/2014 20:19:00 [ leggi altri commenti di rosaria di donato » ]
Complimenti Davide per questo tuo primo ebook! E sempre bello leggere la tue poesie.
Rosaria