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eBook n. 129 :: Poesie per una conversazione, di Francesca Simonetti
LaRecherche.it [Poesia e prosa]

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Data di pubblicazione:
06/03/2013 12:00:00

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# 6 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Franca Alaimo - 21/04/2013 23:03:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

La mia amica, Francesca Simonetti, avendo difficoltà nella gestione della tastiera del computer, mi incarica di porgere il suo sentito e sincero grazie agli attenti e sensibili commentatori del suo e-book, e anche a tutti quei lettori che, anche se non hanno lasciato un commento scritto, si sono interessati alla sua poesia.
Un sentito grazie è da lei rivolto ai direttori della rivista ed alla redazione che hanno curato ed ospitato il suo primo e-book.

 Mirella Genovese - 02/04/2013 11:47:00 [ leggi altri commenti di Mirella Genovese » ]

“Coscienza incorruttibile e guerriera” è il refrain di questa poesia d’esordio di Francesca Simonetti (1993) oggi ristampata da La Recherche, che disvela quella “poesia delle cose” ove imprigionato - quasi con catene michelangiolesche – vive “l’immortale inconscio collettivo”. Non è una poesia che mira al diletto nel tentativo di disvelare una poesia annidata in un terreno infido di “serpi e sterpi”, bensì è approfondimento delle radici che coagulano il “tormento e la gioia dell’essere e del divenire”: è il canto della resistenza stoica del poeta, che, prigioniero, canta un canto di dolore e di gioia, sempre lontano, sempre più lontano dalle proprie radici.
Nella raccolta ricorrono alcuni lemmi, pilastri della poesia e della vita della Simonetti: “fiamma della coscienza, diversità che ingenerano disarmonie, i meandri del cuore, il cammino della memoria, la solitudine, ecc…”
E “l’autunno è carico di promesse, più che la primavera.”
E la solitudine è creativa e consente di “guardare negli abissi dell’anima
e rinascere con desideri
e orizzonti nuovi.”
Tale poetica consente all’autrice di lanciare uno sguardo – ed è uno sguardo sghembo – sulle storture della storia e sulle sue menzogne, perché mai la “guerriera” Simonetti rinuncia alla ricerca disperata
“dell’archetipo di perfezione
assurdo filosofico
che si dipana nelle mani,
che stringono ancora
ciò che resta dell’incontaminato”, anche se, nell’angoscia di un centro storico violato, “un archetipo di futuro
angoscia l’io infinito.”
Nonostante gli orrori della Storia passata e del quotidiano dissesto, Francesca Simonetti persiste nella sua resistenza perché “più importanti siete voi, frutti dell’albero,
esposto alle intemperie
che le cime hanno sfrondato
ma giammai divelta dalle radici.”
I lemmi già citati saranno i fondamenti anche della poesia futura della Simonetti - anche se, nel tempo, le tematiche saranno soggette a oscillazioni e sviluppi e si diversificheranno “per l’uso degli strumenti linguistici”, come osserva Franca Alaimo nella prefazione all’attuale riedizione.
Già in “L’essenzialità della speranza (2003)” la Simonetti celebra la funzione della memoria, che coincide con l’essenza della bellezza, nostra “estrema forza” e con la forza della poesia che può sconfiggere anche la morte.
Le Muse di De Chirico, infatti, presenti nella loro astrazione in “Poesie per una conversazione” attraversano tutte le raccolte successive e, in particolare, “Per versi necessari peregrinando” (2006), “Nei meandri del tempo a ritroso” (2007),”Indagine postuma” (2007).
Diventano addirittura velenose nell’ultima raccolta, “Inedita per vestigia” (2010), pronte a colpire chi dissacra la sacralità della parola “specchio di bellezza e tomba per la stessa morte”.

 Mariolina La Monica - 21/03/2013 13:28:00 [ leggi altri commenti di Mariolina La Monica » ]

Forti convincimenti etici rafforzati da un notevole influsso spirituale e da un’estrema sensibilità aprono l’occhio sulla realtà interiore di Francesca Simonetti, che scruta con lucidità e rigore l’universo circostante e svela la sua anima guerriera eppure esile, accusa le storture sociali e individuali che ledono il respiro dell’essere, coglie le evanescenti radici su cui si basa l’odierna realtà in un il silenzio che sfalda e non accoglie le verità proposte dallo spirito.
Ed ecco, ancora una volta, emergere da quella che è una delle raccolte degli esordi, la sempre presente coscienza critica della poetessa, in liriche attualissime che traggono la loro ricca fonte ispiratrice dalla ricerca intima di una verità totalizzante che riporti l’uomo all’uomo attraverso l’attenta rilettura di quel che siamo e di quel che è divenuta la società, e schiude il nostro intimo alla fiduciosa aspettativa dell’autrice, ad un auspicabile mutamento delle cose, nel penetrare in noi e ricucire i nostri brandelli interiori nell’abbraccio del Cristo, nella luce della fede.
Per concludere, poesia autentica che accosta alla potenza la fragilità che ci fa anime: il bisogno di una carezza, di una svolta redentrice che liberi le nostre smarrite essenze nella suprema armonia
del visibile e dell’invisibile.

 francesca luzzio - 14/03/2013 12:40:00 [ leggi altri commenti di francesca luzzio » ]

La poetessa ha una chiara consapevolezza del male materiale e morale presente nel mondo,nella società e con versi di cristallina pregnanza semantica, lo registra e lo denuncia. La poesia può salvarci dalla degenerazione che inquina la realtà, può segnare l’incipit di un rinnovamento se le parole diventano prassi di vita e Francesca Simonetti crede in tale ruolo impegnato della scrittura.

 anna - 09/03/2013 19:11:00 [ leggi altri commenti di anna » ]

La poesia di Francesca Simonetti è una testimonianza di vita e di esperienze intrisa di un alto senso etico. La poetessa guarda con occhio lucido e disincantato il disvalore che il nostro tempo ha accumulato e ne denuncia i danni.Il suo sguardo si volge al passato con il rimpianto per tutto ciò che l’umanità ha perduto, non a caso, infatti, nei suoi versi ricorrono con frequenza i termini lessicali "ancestrale" e "archetipo", a suffragare la necessità di un ritorno ai valori primigeni. Sentimenti e riflessioni si alternano, ora generando nostalgia, ora esternando una rabbia pacata.Auguri,Francesca

 Guglielmo Peralta - 06/03/2013 18:38:00 [ leggi altri commenti di Guglielmo Peralta » ]

Ho avuto il piacere di recensire, alla sua prima pubblicazione, questa silloge poetica, ancora attualissima dopo tanti anni, per cui ha fatto bene la Simonetti a riproporla per gli amici de LaRecherche. Riporto qui alcune note critiche espresse in quell’occasione. Il testo, oltre ad essere una dichiarazione di poetica, è una sorta di ’manuale’ per l’uso della poesia come iter spirituale necessario "per seguir virtute e canoscenza". La conversazione assume il senso di una conversione, di un cammino verso un nuovo orizzonte, verso un vita nuova affrancata dalla barbarie. La poesia può orientarci in tal senso, può assolvere la sua funzione di guida in un "mondo (che) s’è perduto/in rigagnoli melmosi". Cantore dell’orizzonte è il poeta. Egli è in grado di cogliere visioni radicalmente nuove, di guardare alle radici invisibili di una realtà che è solo apparenza e, in quanto tale, menzogna e seduzione,speranza e perdizione, prigionia ed evasione. "Il poeta raccoglie radici/al posto dei fiori/ruba l’essenza delle cose/per quanti vedono soltanto/la superficie inerte!". Sotteso al pessimismo c’è, in questa silloge, un forte bisogno di riscatto, una paziente attesa di un improvviso e possibile rivolgimento. E la conversione dell’uomo può giungere con la ritrovata ’parola’ rigeneratrice delle verità eterne e con la certezza della divinità svelata dallo "sguardo umano" del Cristo cercato e ritrovato. La poesia è la grande interlocutrice che ci apre alla Verità e che ci fa creature nell’ineluttabile teatro della vita, pronte a vivere fino in fondo e in piena autenticità la parte che ci è assegnata dal celeste Autore. L’omaggio a Quental è questa speranza di ritrovarci nel disegno creaturale una volta che, "smarriti figli del Novecento", avremo abolito le epoche e la storia. In un "allora" senza tempo saremo poeti e interlocutori in convers(az)ione eterna.