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eBook n. 125 :: Una domenica mattina, di Letizia Dimartino
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23/01/2013 12:00:00

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# 3 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Loredana Savelli - 07/02/2013 16:14:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

"E i passi non li sentii più
...
"perché tutto poi cambia
e l’inferno entra nelle vite
...
ti cercavo sui muri bianchi
...
era un dolore eterno
e tu non sapevi.

Nel silenzio, camminiamo."

Dall’ultima poesia, stralciando i versi-chiave, affiora la nota dominante di questo struggente volume di Letizia Dimartino: la separazione, il silenzio, doloroso, della perdita.
Ciò che colgo è l’assoluta organicità della silloge, l’intimismo presente in tutte.
Se fosse musica, sarebbero notturni (di Chopin). Essi scivolano dolcemente l’uno nell’altro e raccontano con dettagli vividi, ma sempre nella riservatezza, sentimenti di per sé sfumati ma costantemente presenti nella vita psichica, dalla quale emergono al risveglio, nel silenzio della sera, in certi angoli della memoria dove sono custoditi quasi con devozione. Il dettato piano e delicato rende soffuso il tutto, chi legge è invitato condividere una "confessione" candida, assolutamente autentica.
Complimenti!

 Giorgio Mancinelli - 30/01/2013 09:04:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Mancinelli » ]

Una domenica...

L’immagine nello specchio è nitida, spudoratamente autentica, che quasi la direi vera. Se non fosse una domenica mattina, come le altre, la troverei vuota, senza margine di tempo, o meglio, senza cornice. Una tela bianca su una parete assente, dimensione del vuoto che si perde nel nulla. O forse nel silenzio, in quel muto vento che non muove foglia, che non accenna al respiro. Eppure sono qua, e mio malgrado sono viva, respiro, sento il mio battito del cuore, lo scorrere del sangue nelle vene, il trasalire delle emozioni, del ricordo di te (di un lui/una lei, oh non importa!). Mi accerto di essere io quella nello specchio, mi guardo, mi tocco il viso, i capelli, la rughe che mi segnano la fronte, il contorno della bocca, noto qualche capello bianco, mi dico che no, non sono io. Non posso essere io. Dov’è quella dei ricordi, delle emozioni, della passione che un tempo mi assaliva, che si afferrava alla vita e la stringeva tra le mani, da credere che non sarebbe sfuggita alla presa, mai. Il tempo non mi ha dato ragione e adesso son qua che mi crogiolo in un’attesa inutile e vuota, anzi no, non vuota, bensì piena di parole che il vento mi ha lasciato. Incredibile come il vento trascini con sé le voci del vissuto, le ansie, i sospiri, gli afflati, i canti dell’amore che non è andato perduto, la cui assenza diventa presenza, armonia di baci, di carezze, di vicinanze. E sono parole quelle del vento che, come al contrario si crede, non andranno perdute, che fanno parte di me, vivono in me, sono me, adesso. Quell’io che ‘una domenica mattina’ davanti allo specchio non si riconosce per quella che è, ma che pure è stata fanciulla, innamorata di fronte a se stessa; che oggi all’assenza ha sostituito le parole che forse allora già ‘sentiva’ con trepidazione, che trasformava in lettere forse mai spedite(?), ma che non ha dimenticato la stretta, il palpito, l’essenza stessa della passione che la sconvolgeva. Adesso quelle parole sono qui, impresse nel presente e che un giorno, spero lontano, il più lontano possibile, il vento si riprenderà per destinarle ad altri innamorati, affinché i loro respiri s’impregnino di quell’afflato che le ‘mie’ parole avranno saputo aggiungere alla parola ‘amore’…

“…abbiamo giorni intatti.
Abbiamo tanto tempo ancora
lo sappiamo.
Ed aspettiamo.
Oh il soffio sulla mia mano…”

… e non sono domeniche diverse dai giorni a venire, che l’esultanza del ricordo di te, (ovunque tu sia), per il resto dei giorni mi è compagna. Sì, lo ammetto, (adesso mi riconosco), sono io quella che una ‘domenica mattina’ ha guardato oltre le sembianze riflesse nello specchio, e si è trovata spudoratamente autentica, che oserei dire ‘vera’.

Una liricità fluida quella di Letizia Dimartino, diluita in atomi di espansività e generoso orgoglio, tipico di chi vive le proprie ‘emozioni’ sulla scia di un sogno che si avvera, che sembra essere breve eppure è intenso, capiente di quell’afflato che si vuole sia dei cuori innamorati, i cui silenzi, non risuonano vuoti, bensì stracolmi di frasi condivise, in cui più sentiamo disciogliersi le parole in un ‘elisir’ evocativo e sincero d’intenti, perché sentito, alla stregua di una Emile Dickinson, cui il ‘tempo’ non ha scalfito il volto (il ricordo di lei), ma della quale il ‘vento’ ha reinterpretato la voce, le parole, il canto lirico, con enfasi nuova, con nuova vitalità.

 Loredana Savelli - 29/01/2013 19:08:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Mi riservo di rileggere con calma questo e-book, pervaso dal leit-motive della nostalgia e assai curato. Tornerò a commentare a breve. Intanto vorrei esprimere ammirazione per la fluidità e la coerenza dell’insieme.