eBook n. 120 :: Tutto è visibile, di Patrizio Dimitri
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Loredana Savelli - 01/12/2012 07:55:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]
Prevale il nero in queste poesie di Patrizio Dimitri, tanto più cupo e inquietante quanto più alta è la consapevolezza della luce. A volte sono luci artificiali, abbaglianti più che illuminanti, o lumicini come nella “notte di Halloween” ma sempre lì si tende dal buio delle proprie paure o dei propri ricordi/relitti. Si percorrono corridoi, stanze scure, passaggi segreti, corsie, scantinati, abitacoli, ripostigli, nascondigli, posti di blocco, cripte di condomini, si attraversano da testimoni momenti di estrema fragilità (frequenti i riferimenti ad ambienti e strumenti medici, a patologie) da freddi padiglioni verso desiderate vie di fughe, eppure “tutto è visibile” agli occhi della lucidità, tutto è così come deve essere, in una realtà che appare tragica e sgradevole con le sue “spade di Damocle” incipienti, ma vera. Di questa verità l’autore pare quasi compiacersi, essa è ciò che restituisce senso all’essere umani, laddove uomo è sinonimo di miseria, smarrimento, talvolta angoscia di corpi muti e clandestini, di ombre che camminano. Molto esemplicative dello spirito del libro mi sembrano le poesie “Congegni pericolosi”, pag. 44 e “SMS”, pag. 59). La scrittura: razionale, esatta, direi chirurgica nell’evitare sentimentalismi consolatori.
patrizia - 29/11/2012 12:03:00 [ leggi altri commenti di patrizia » ]
Senza alcun dubbio Patrizio Dimitri, in questa silloge ha dato unampia e dettagliata descizione del mondo che ci circonda e della diversità di un tempo passato, che il poeta chiama"ricordi". I ricordi
fanno parte di un modo di vivere e percepire diverso dallodierno e in questo trovo la capacità scultorea di Patrizio nel darci la differente panoramica dal vissuto a ciò che oggi il poeta vede con occhi estremamente lucidi. Il degrado in cui affondano i valori è
evidente e ben analizzato. Patrizio Dimitri sa tutto, conosce tutto,e
proprio la completa visibilità, lo induce allinvisibilità voluta, cercata per il rivivere e risentire leopardiano, che si va spegnendo.
Alessandra Ponticelli Conti - 28/11/2012 20:55:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]
Di rado si leggono poesie così intense. Ho apprezzato molto il gioco di ombre e di luci che caratterizzano lintera opera, lalternanza tra il bisogno di chiudersi e di aprirsi allo stesso tempo. Di rendere visibili gli angoli più bui dellesistenza come se fossero quadri sui quali il poeta orienta dei fasci di luce potente. Davvero complimenti!
Giorgio Linguaglossa - 28/11/2012 09:50:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Linguaglossa » ]
sono Giorgio Linguaglossa, trasmetto un commento di Dante Maffìa alla poesia di Patrizio Dimitri:
La poesia di Patrizio Dimitri nasce dallo scontro direi quasi violento tra le istanze delle avanguardie funeste e irrisolte degli ultimi decenni e la lirica più accesa della tradizione spagnola e italiana (vedi Lorca e Cattafi). Nasce anche da un’attenta osservazione della realtà fino a fargli dire che tutto è visibile. Ma poi lo sguardo penetra oltre “la foresta intricata dei simboli” e si attesta sul fronte di una misura appena sillabata, dentro la quale “rinascono” la forma e il senso rendendo palese, senza dichiararlo, il rifiuto per tutto ciò che si è consumato di improprio attraverso l’uso della parola, attraverso le formule di un minimalismo che non ha saputo cogliere la sostanza del sogno e soprattutto non ha saputo ridare nome e significato alle cose.
Patrizio Dimitri mi pare invece che ci riesca e proprio perché prende coscienza del fallimento dei numi recenti, accantonandoli e avviandosi su una strada che nel visibile riconosce l’invisibile, che nella concretezza degli incontri-scontri riconosce il volo del sogno.
Dante Maffia
Patrizio Dimitri - 27/11/2012 20:06:00 [ leggi altri commenti di Patrizio Dimitri » ]
Caro Mancinelli,
La ringrazio molto per le interessanti osservazioni.
Nella scrittura cerco di dare forma alle mie ossessioni, di rendere più visibili le zone oscure del quotidiano, i vicoli bui e ciechi, di smascherare il nero delle cose, ma è solo un tentativo. In certi momenti dai testi può scaturire, come lei giustamente nota, unatmosfera "noir", crepuscolare, a tratti gotica che non mi dispiace affatto. Anche se cerco di uscire dal labirinto, di "fuggire dallombra" (come nellomonima sezione) e amo la luce, non è alla luce del sole che nasce la mia scrittura.
Giorgio Mancinelli - 27/11/2012 11:59:00 [ leggi altri commenti di Giorgio Mancinelli » ]
Il ‘labirinto organico’ in Patrizio Dimitri
Come ‘lettere dal carcere’ o meglio da una ‘stanza buia e vuota’ forse le avrei comprese meglio, o forse peggio, in cui sapendo di smettere, non si trova il momento appropriato per farlo a causa di un qualche ‘segmento mancante’ in cui l’ego si insinua nei meandri della mente compiendo gesti criptici sulle pagine bianche di un quaderno nero dai contorni rosso sangue cui lautore sembra confidare i pensieri più nascosti che non è in grado di confessare ad alcuno, neppure a se stesso. Ma la stanza che al buio sembra vuota è invece piena di pensieri confusi, di silenzi, di paure, a causa di passi troppo pochi da fare, in cui la sequenza delle piastrelle disuguali del pavimento disegnano un puzzle rompicapo che l’alchimia dei ritorni tracciano come scie di sangue, di parti di corpi straziati, sbranati, o forse solo immaginati, che l’oscurità rende fantasmi, per farli riapparire all’occorrenza a contorno di un olocausto di memoria. Dove l’accesso al male non è necessariamente contestazione del bene, è la condizione stessa d’una libertà costituita, da sempre negata o forse conosciuta; quindi violata perché la sua trasgressione è pari a un atto di coraggio – il segmento mancante appunto – in cui la mente si realizza. Qui l’espressione ‘poetica’ più acuta (?) risente della propria ambiguità, che se da un lato è cosciente di essere ‘colpevole’; dall’altro (perché c’è sempre un risvolto della medaglia), coglie l’opportunità (si crea un alibi) di una possibile realizzazione, la cifra di un compiacimento mascherato, nell’espressione di una zucca ‘vuota’ che l’autore mette sul capo rivolta all’indietro, sulla nuca, dove risiede la fonte del suo male. Tuttavia, per la realizzazione del ‘segmento mancante’ egli necessita di una sottomissione, un fare outing del sogno che gli fa indugiare il passo nel mondo reale, e che non fa mai, dalla prima all’ultima pagina, dalla prima all’ultima riga del suo poetare, dove finanche le singole parole segnano la sofferenza che dette altrimenti, devasterebbero lo spirito di chi si lasciasse possedere dal bisogno di raggiungerla. “La sua realtà è dubbiosa come una luce che vacilla, ma che la notte (la sua), rende violenta” (G. Bataille). Tipico di un trasformare la propria esistenza in uno specchio cui vedere attraverso, ciò che la propria vita esige e che, in tutto ciò che è, in ogni luogo, si dia e si annienti senza posa. Equivalente di una costruzione del se che filtra attraverso un poetare ‘drogato’ quasi, in cui i colori nero (orrifico) e rosso (di sangue coagulato) dominano la scelta fa pensare a una qualche ‘forma’ del male, e tuttavia ad una ‘forma’ letteraria, così come esiste un cinema dell’orrore, una poesia maledetta ecc. , leggere la quale può essere ostico poi parlare di bellezza. Condivido la scelta se di scelta si tratta, ma forse vale la pena di uscira dal labirinto che opprime e guardare fuori la luce del sole.
rosa alba teresina cortese - 27/11/2012 11:00:00 [ leggi altri commenti di rosa alba teresina cortese » ]
alcune poesie sono veramente moto belle ... dentro quella solitidine percepita si introduce senza volerlo anche la mia, grazie per le emozioni
Patrizio Dimitri - 27/11/2012 09:49:00 [ leggi altri commenti di Patrizio Dimitri » ]
La ringrazio per gli apprezzamenti.
luzrapa - 27/11/2012 09:03:00 [ leggi altri commenti di luzrapa » ]
Dopo una prima rapida lettura: dice con comprensibile chiarezza il mondo mitico della tecno-scienza con i suoi riti e le sue superstizioni; sembra quasi una descrizione del Paradiso della tecnica, ma con un sentimento che altro cè, se lo si vuol vedere. Grazie Patrizio. Quanto alla tirata contro la poesia femminile dellintroduzione...in un mondo-femmina, cosa si aspettava? E poi, se non sapessi che di un uomo si tratta, la poesia di Patrizio potrebbe benissimo essere di Patrizia! Scherzi a parte: Patrizio vede vede vede questo mondo e ce lo dice e ascoltandolo vien voglia di abbandonarlo alla scienza e partire in campagna! Molto efficace (e belli i pensieri come farfalle...)