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Neuroscienze psicoanalisi arte e creativit

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 Guido Brunetti

Neuroscienze, psicoanalisi, arte e creatività

 

Introduzione

Scienziati, filosofi e antropologi hanno analizzato il fenomeno dell’arte, a partire dall’antica Grecia con Platone e Aristotele, proseguire nel Medioevo e Rinascimento e giungere sino agli autori moderni e contemporanei.

 

Sono state prodotte numerose teorie e ipotesi, le quali mostrano come sia difficile definire il concetto di arte. Le concezioni variano da epoca a epoca. L’arte è un evento ancora carico di mistero, che accompagna l’uomo nella gioia e nel dolore. Essa poi è in gran parte sconosciuta alla mente inconscia dell’artista. E’ un fenomeno complesso, che coinvolge le funzioni del cervello, le emozioni e i sensi.

 

Le neuroscienze attraverso le moderne tecniche di brain imaging hanno rivelato che le esperienze musicali e artistiche provocano variazioni della pressione sanguigna, della frequenza cardiaca, della respirazione e di altre funzioni neurofisiologiche.

 

La creatività, un miracolo del cervello umano e della mente. L’ arte, in particolare la musica, esprime un linguaggio primordiale, è l’essenza, è l’universale ante-rem, che esprime, per Nietzsche, una grande forza simbolica e la “terribilità del mondo onirico”. Per noi, l’attività artistica- la poesia, la pittura, la musica- è ciò che suscita emozioni, sentimenti, affetti. E’ godimento estetico, produce forze spirituali, attiva aree cerebrali, sistemi neurali e stati d’animo. E’ una condizione liberatoria, che procura una soddisfazione di carattere universale, è intuizione, immaginazione, un momento della vita dello Spirito.

 

L’arte è un miracolo del cervello e della mente perché, d’accordo con H. Heine, tra pensiero e fenomeno, spirito e materia. In verità, non si potrebbe scrivere sull’arte, poiché questa esprime l’inesprimibile (Huxley) e si situa laddove il linguaggio “termina” (Critchley). Nella creatività, c’è un sottile complesso di sensazioni che il linguaggio non può nemmeno “nominare” (Langer).

 

Evidenze neuroscientifiche documentano come l’arte, specialmente l’esperienza musicale, genera stati transitori di estasi, i quali sviluppano un senso di “fusione” per mezzo del quale il soggetto si identifica con la realtà esterna “a cui viene attribuito un significato profondo e personale (James). In questo fenomeno sono coinvolti diversi elementi, come la perdita del senso del tempo, la derealizzazione, la depersonalizzazione e alterazioni dello schema corporeo.

 

L’arte inoltre è armonia, muove emozioni e sentimenti, produce stati di serenità e sedazione neuromuscolare, acquista le menti sconvolte, ha effetti terapeutici. Essa comprende anche fantasie inconsce, effetti di latenti rimozioni, sofferenza sublimativa e spirituale, significati simbolici. E’ fondamentale la forza dell’inconscio nella creazione artistica. La musica- ha sostenuto il poeta Addison- è “il bene più grande che i mortali conoscono ed è tutto quanto di celeste abbiamo in terra”.

 

Che cosa è l’arte?

E’ uno dei problemi più antichi che scienziati e filosofi hanno affrontato. Le neuroscienze hanno compiuto in questi ultimi anni un evidente progresso nella comprensione delle basi neurali dei fenomeni mentali e artistici. L’arte in quanto espressione del cervello è un tema che è oggetto di analisi e sperimentazione neuroscientifica. Oggi, i neuroscienziati hanno il vantaggio di poter verificare le loro ipotesi, analizzando il cervello in maniera diretta ed empirica. Recentemente, è nata una nuova disciplina definita da Semir Zeki “neuroestetica”.

 

Le neuroscienze mostrano che l’arte, il bello, la bellezza, la creatività sono il frutto dell’attività dei neuroni. L’arte è iperbole, esagerazione, distorsione della realtà; essa è intesa a procurare sensazioni piacevoli. Tutte le culture poi possiedono forme artistiche, come la pittura, la musica, la poesia., ecc. L’arte, secondo alcuni autori, è una “categoria culturale” (Clifford), una forma di comunicazione di stilemi legati al mondo materiale e spirituale, un meccanismo di “deformazione” della realtà. Altri studiosi hanno sottolineato come essa sia un’attività che produce simboli: parole, colori, suoni, forme, movimenti. Il pensiero primitivo mette in evidenza “un’istanza trascendentale” (E.H.Spitz) come immagine di culto.

 

L’arte? Definire l’arte risulta tuttavia impossibile. Lo ribadiamo, è un mistero. Rimane la domanda: che cosa fa sì che riceviamo piacere da forme, colori, suoni, versi e racconti? Secondo “L’American Heritage College Dictionary”, l’arte è parte del sapere che ha a che fare con la natura e l’espressione della bellezza, così come si manifesta nelle arti.

 

Ha inizio con Platone, il quale ha sostenuto che la bellezza è indipendente da colui che la osserva. Se qualcosa è bello, lo è e basta. Le preferenze estetiche, per Humphrey, derivano da una “predisposizione” tra gli uomini e gli animali a ricercare quelle esperienze attraverso le quali possono classificare gli oggetti del mondo.

 

Autorevoli neuroscienziati hanno affrontato il tema della bellezza, esaminando i processi neurali, e sono giunti alla conclusione che la bellezza è una “funzione cerebrale”, la capacità di elaborare le informazioni di colui che le percepisce.

 

Circa l’origine dell’arte, alcuni ammettono l’esistenza di un cambiamento improvviso nelle creatività umana, che ha avuto luogo fra 300.000 e 400.000 anni fa. Altri ritengono che si è trattato di un processo graduale che risale a oltre un milione di anni fa. Per Darwin, la creatività è una facoltà intellettuale dovuta alla selezione naturale, mentre secondo Ellen Dissanayake, il senso artistico è un comportamento biologico, universale, comune cioè a tutte le culture, ed è utile alla sopravvivenza. Il bello è qualcosa che si è evoluto nel corso di milioni di anni di sviluppo sensoriale, percettivo e cognitivo dell’essere umano (Gazzaniga).

 

Esperimenti hanno mostrato che un bel dipinto, un brano musicale e una poesia attivano aree cerebrali e sistemi neurali, suscitando intense reazioni emotive. E’ stato accertato che i feti rispondono alla musica con cambiamenti nel battito cardiaco (Gagnon). E’ stato provato che il corpo produce uno stato di euforia ed ebbrezza, dopamina ed altri oppioidi, un aumento dell’attività cognitiva e delle nostre capacità di pensiero quando ascoltiamo la musica che ci piace.

 

Arte e follia

Gli stupefacenti progressi delle neuroscienze e della genetica hanno dimostrato poi l’esistenza di un legame tra pittura, poesia, musica e follia. Le biografie di poeti, artisti e compositori hanno rivelato la presenza di depressione, disturbi dell’umore e suicidi in queste persone. Platone nel “Fedro” descrive una forma di delirio e di esaltazione di cui ritiene siano autrici le Muse. L’idea che l’origine dell’arte sia da ricercare nella malattia mentale appartiene soprattutto al Romanticismo. Il poeta lord Byron ha scritto al riguardo: “Noi del mestiere siamo tutti pazzi. Alcuni sono affetti da gaiezza, altri da melanconia, ma tutti siamo più o meno toccati”. Numerose evidenze scientifiche indicano che artisti, scrittori e persone creative sono “più malati”.

 

Psicoanalisi e arte

Prima delle neuroscienze, un contributo fondamentale alla comprensione dell’arte è stato fornito dalla psicoanalisi, che si rifà a Freud, il cui principale interesse era quello di scoprire i contenuti dell’inconscio, ponendo l’accento sui conflitti e le pulsioni. A questa idea è legata la concezione dell’arte nel Romanticismo. A Freud è attribuita la visione di un’opera d’arte ce ci “cattura” e ci “coinvolge” in complesse attività mentali, come il piacere regressivo, il celare e lo svelare, il comporre e l’udire. L’enfasi è posta sulla “continuità” del sogno con l’arte.

 

I sogni nel pensiero freudiano hanno significati che sono legati alla veglia e ai desideri rimossi. Egli postula l’inconscio come “fonte” di tutte le produzioni artistiche e psichiche. Per comprendere l’opera d’arte come sogno, bisogna- precisa Ricoeur- svelare “il notturno dell’uomo”. Nel modello onirico della psicoanalisi, la funzione dell’arte si riferisce ad “una comune esperienza dello spirito” (Kris) trasmessa per mezzo di simboli.

 

La teoria psicoanalitica applicata alla creatività comincia con “Gli studi sull’isteria” (1893) e con “L’interpretazione dei sogni” (1900) nei quali Freud scopre l’inconscio e sviluppa i concetti di rimozione e transfert, e traccia un modello della mente.

 

L’arte, per il padre della psicoanalisi, è “un piacevole camuffamento” dei desideri proibiti di natura erotica e aggressiva. Successivamente, considera la forma artistica come “rappresentazione” del funzionamento dell’Io. L’esperienza artistica viene ricondotta alle prime relazioni del bambino, alle fasi della simbiosi e della separazione e ai fenomeni “transizionali” descritti da Winnicott. Nella visione freudiana, l’artista è un soggetto che “si stacca dalla realtà” e lascia che i suoi desideri di amore e gloria si realizzino nella vita della fantasia.

 

Il vero godimento dell’opera poetica proviene dalla “liberazione” di tensioni psichiche. Da parte sua, la persona che osserva un’opera d’arte subisce un processo di “ricreazione”. L’artista, ritenuto un soggetto ipersensibile, fragile, posseduto, è dotato della capacità di “attingere” alle sorgenti più profonde e ai segreti più nascosti dell’animo umano.

 

Conclusione

Uno dei grandi meriti delle neuroscienze è quello- d’accordo con il grande neuroscienziato Eric Kandel- di plasmare il nostro modo di “assaporare” le opere d’arte e di comprenderne il significato. Neuroscienze e arte hanno molti punti in comune, che vanno promossi e stimolati poiché entrambe possono essere illuminate da un fecondo dialogo. L’arte, in sostanza è la capacità di creare e produrre qualcosa di originale mediante l’immaginazione.

 

Dobbiamo precisare che la valutazione dell’oggetto creativo presenta una certa arbitrarietà: un dipinto, ad esempio, può essere giudicato in senso positivo da un individuo e in senso negativo da un altro. L’arte non esiste obiettivamente, ma nel cervello degli individui.

 

Sono stati ideati infine test per la misurazione della creatività, come il test di E. Torrance (1966), che misura diverse tendenze creative, come la fluidità del processo ideativo, l’originalità, l’elaborazione, la flessibilità, ecc.

 Alessandra Ponticelli Conti - 20/01/2024 18:48:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Di grande interesse, grazie.

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