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Non col sangue degli innocenti

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«Alcune centinaia di anni fa,» continuò Sieben, «un esercito proveniente dal nord circondò Gulgothir e sei vergini furono annegate per ingraziarsi gli dèi della guerra. Dopo il sacrificio gli dèi decisero di favorire gli assediati che riuscirono a sconfiggere l’esercito invasore.»
Sieben sorrise nel vedere gli occhi azzurri di Druss ridursi a due fessure. La grossa mano del guerriero cominciò a grattare la corta barba che gli cresceva sul mento squadrato e quando il gigante drenai faceva quel gesto voleva dire che si stava irritando. «Non credi nella necessità di ingraziarsi gli dèi?» gli chiese Sieben, in tono candido.
«Non con il sangue degli innocenti.»
«Ma essi hanno vinto, Druss. Non trovi che il sacrificio sia servito a qualcosa?»
Il gigante scosse la testa. «Essi hanno combattuto bene perché credevano che il sacrificio avesse ingraziato gli dèi. Io sono dell’idea che un buon discorso avrebbe ottenuto lo stesso risultato.»
«Supponiamo che gli dèi avessero richiesto il sacrificio e quindi aiutato gli assediati a capovolgere le sorti della battaglia?»
«Allora sarebbe stato meglio perdere.»
«Aha!» esclamò Sieben, trionfante, «ma se avessero perso, un numero ancora
più grande di innocenti sarebbe morto: donne stuprate e torturate, bambini uccisi nelle culle. Cosa mi rispondi?»
«Non sento il bisogno di risponderti. La maggior parte delle persone può distinguere la differenza tra il profumo e lo sterco di vacca; non è necessario fare altre discussioni.»
«Avanti vecchio cavallo, non ti stai sforzando. La risposta è molto semplice, i principi del bene e del male non si basano sulla matematica. Si basano sul desiderio che gli individui hanno di fare, o non fare, cosa sia giusto per la coscienza e per la legge.»
«Parole, parole, parole! Non significano nulla!» sbottò Druss. «I desideri degli individui sono la causa della maggior parte delle malvagità. Per quanto riguarda la coscienza e la legge, cosa succede se un uomo è un incosciente e la legge permette i sacrifici umani? Basta questo a renderli un atto giusto? Adesso cerca di smettere di attirarmi in un’altra delle tue insignificanti discussioni.»
«Noi poeti viviamo per simili discussioni insignificanti,» disse Sieben, cercando di contenere la propria rabbia. «Abbiamo la tendenza ad ampliare gli orizzonti della nostra intelligenza, ad allenare la mente. Ci aiuta a essere più consapevoli dei bisogni dei nostri compagni. Oggi sei di pessimo umore, Druss.
Credevo che fossi in delirio all’idea dello scontro a venire, al pensiero di un altro uomo da distruggere a pugni. Il campione, niente di meno. Le urla della folla, i complimenti dei tuoi compatrioti. Ah, il sangue e le escoriazioni, le parate interminabili e i banchetti in tuo onore!»
Druss imprecò e divenne cupo in volto. «Sai che disprezzo tutto ciò.»
Sieben scosse la testa. «È così solo per una parte di te, Druss. Essa odia il clamore del pubblico, tuttavia com’è che ogni azione che compi ti porta ad avere sempre più popolarità? Eri stato invitato a questi giochi come un ospite, una sorta di portafortuna, se ti fa piacere, e cosa hai combinato? Hai rotto la mascella del campione drenai e hai preso il suo posto.»
«Non era mia intenzione rompere le ossa di quell’uomo. Se avessi saputo che aveva un mento di porcellana lo avrei colpito allo stomaco.»
«Sono sicuro che ti piacerebbe crederlo, vecchio cavallo. Come sono sicuro che io non ti credo. Rispondi a questa domanda: come ti senti quando la folla urla il tuo nome?»
«Ne ho avuto abbastanza, poeta. Cosa vuoi da me?»
Sieben fece un lungo e profondo respiro per calmarsi. «Le parole sono l’unico mezzo che noi abbiamo per descrivere come ci sentiamo, per sapere cosa vogliamo da un altro. Senza di esse come potremmo insegnare ai giovani, o esprimere le nostre speranze affinché le generazione future le possano leggere? La tua visione del mondo, Druss, è molto semplicistica, per te tutto è fuoco o ghiaccio. E questo punto di vista, in sé stesso, non è sbagliato. Ma come tutti gli uomini dalla mente chiusa e dai piccoli sogni tu cerchi di prendere in giro ciò che non comprendi. Le civiltà sono state costruite sulle parole, Druss, e vengono distrutte dalle asce. La cosa non ti suggerisce nulla, Druss dell’Ascia?»
«Niente che io già non sappia. Adesso siamo di nuovo tranquilli?»
La rabbia di Sieben scomparve e il poeta sorrise. «Mi piaci molto, Druss, come sempre. Ma tu hai la capacità innata di irritarmi.»
Druss annuì con espressione solenne. «Non sono un pensatore,» esordì, «ma neanche uno stupido. Sono come tutti gli altri. Sarei potuto diventare un contadino, un falegname, oppure un operaio. Mai un professore o un chierico. Gli intellettuali, come quel Majon, mi rendono nervoso.» Scosse la testa. «Ho incontrato un mucchio di ambasciatori e sembrano tutti uguali: spigliati, sorrisi falsi e occhi brillanti che non si lasciano scappare nulla. In cosa credono? Hanno il senso dell’onore? Del patriottismo? O ridono di noi uomini comuni mentre riempiono le loro borse d’oro? Non so molte cose, poeta, ma so che uomini come Majon, e anche come te, possono far sembrare tutto ciò in cui credo privo di veridicità come la neve in estate, e nel frattempo farmi anche fare la figura dello stupido. Oh, so perfettamente che il bene e il male non possono essere trattati come semplici numeri. Come quelle donne della fontana. Un esercito invasore può d’re:

“Uccidete sei donne e noi risparmieremo la città”. Beh, c’è solo una risposta valida a questa richiesta. Ma non posso dirti perché so che è quella giusta.»
«Ma io sì,» disse Sieben, adesso più calmo. «Ed è qualcosa che ho in parte imparato da te. L’atto più malvagio che possiamo commettere è spingere qualcun altro a commetterne uno. L’esercito invasore di cui parli in verità sta dicendo tra le righe: “Se voi non commetterete una piccola malvagità noi ne commetteremo una molto più grande”.

La risposta eroica è ovviamente il rifiuto, ma i diplomatici e i politici sono uomini pragmatici, Druss. Essi vivono senza comprendere veramente cosa sia l’onore. Giusto?»
Druss sorrise e diede una pacca amichevole sulla spalla di Sieben. «Proprio così, poeta. Ma so anche che tu potresti affermare il contrario in un batter d’occhio.
Così mettiamo fine a tutto ciò.»
«D’accordo! Facciamo che sia finita così.»

 

Passo tratto da un romanzo di David Gemmell

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