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Un pugno sullo stomaco

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Pugno sullo stomaco

dalle baraccopoli pugliesi: 

schiavitù clandestina

en plaine aire e TV.

Non la prima volta – a tavola.

Metabolizzato quello di Rosarno

e altri – innumerevoli –

cui non era mancata – inorridita -

l’ emozione.

Non c’è limite allo sdegno.

 

Scivolano

nella non esistenza – tanti.

Nella non voce  -

corpi

a nereggiare – esposti

sulle croci multipiani - 

a filare rivolte senza colonnelli

dentro gli avelli

 di Dite

in un silenzio che rimbomba –

 spettrale - nelle orecchie

e gemma –

come di bimbi abbandonati -

il terribile pianto.

 

E cade - privilegio sul mio piatto.

Briciola, solo briciola.

Così poco perspicua - eppure già

un’Era.

Un’eternità minimale

sprigionata dalla bocca dei morti

come dente

esumato  - d’oro !-

da spendere al monte di pietà

in cambio di un giorno di vantaggio

alla durata del viaggio

per la vecchia/bambina

casualmente risparmiata

alle ecatombi antiche.

 

Se lo dispiega con avara solerzia

il suo giorno buono – il suo giorno differito -

per non straziarlo con la fretta

e la cresciuta fame di

tempo.

E gioca – come sua madre dopo la messa - 

coi bicchi - sul sagrato.

Gioca – quasi fosse innocente

la vecchia –

con l’alfabeto nutrito d’opulenza

nell’orto primigenio

 della scuola-nutrice di camice nere.

Al servizio d’un suo mondo immaginario -

gioca.

e si foggia un’eternità pigmea

nell’isola felice del <non luogo>

tra i feroci approdi

della latrina globale

postmoderna postindustriale

borsa valori planetaria del capitale  finanziario.

 

Non vende commozioni - la vecchia

e non le gioca

in borsa.

Neppure piange coi piangenti

che sono merce da giornali.

Vorrebbe strappare

le parole alla sapienza

dei morti

gettarla in pasto alla svegliata fame

dei vivi

per alimentare sull’istante i pistoni cerebrali

e la lucida impazienza

dei miocardio.

Ah! – pensa

eludendo l’occhio degli specchi –

ah, potessi io pure salmodiare

almeno uno - uno solo! – un

“Rimorso per qualsiasi trapasso”!

Sulla cima d’Olimpo trasmigrerei

di colpo  con Saffo -  la lirica –

beata  fra gli Aedi del ventesimo.

 

Ma della vecchia/bambina

 il verso non vola

così alto

da fabbricar con le parole

un cielo intero!

Per questo – modestia a parte –

lei si pone

tra coloro che mancano di stella

che - giocando per vizio –

vanno …

Perciò vanno

strane zattere nel flusso di rogge verbali

disusate …

Vanno

in lento tracimare dentro

acquitrini di colore … oscuro.

 Nicola Romano - 30/06/2013 10:07:00 [ leggi altri commenti di Nicola Romano » ]

Testo raffinato, ben lavorato, che tra epica e modernità affronta taluni precisi temi dell’attualità, districandone gli aspetti più suggestivi e porgendone le personali risultanze con esperti esiti poetici.

 Maria Musik - 30/06/2013 09:27:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Questo poemetto è un piccolo gioiello di parola. Viene spontaneo declamarlo per sentire i lemmi rotolarti nella bocca e diffondersi, con senso compiuto, come un alito nettato. Non amo questo genere di composizione che, tanto spesso, perde di forza e ritmo nel protrarsi. Ma, in questo caso, è stata una piacevole novità scoprirsi a rileggere più volte.

 Adielle - 30/06/2013 00:49:00 [ leggi altri commenti di Adielle » ]

Bellissima

 Bianca Mannu - 29/06/2013 23:56:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Nella penultima sezione di questo poemetto si allude alla poesia di Jorge Luis Borges. A me balbettante cantora non resta che star vicino a quelli che il mio tempo sbatte sulle prode come relitti

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