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Alle origini della coscienza

Argomento: Filosofia/Scienza

di guido brunetti
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Pubblicato il 27/06/2023 10:26:28

 

Guido Brunetti

 

Alle origini della coscienza

Come può il cervello dar luogo alla coscienza e alla mente? Autorevoli scienziati lo hanno definito il problema difficile delle neuroscienze. Il problema della coscienza- afferma Mark Solms, neuroscienziato e psicoanalista, nel suo nuovo, brillante e fondamentale libro “La fonte nascosta. Un viaggio alle origini della coscienza” (Adelphi Edizioni, Milano 2023)- è un enigma delicato e complesso. E’ il problema dei problemi.

 

  I più grande enigma di tutte le scienze, il problema difficile delle nuove neuroscienze viene affrontato dall’autore con un metodo in cui confluiscono le sue molteplici, brillanti ricerche realizzate nel corso di un lungo e fecondo percorso professionale e scientifico. La sede della coscienza, per Solms, non è la corteccia cerebrale, come si pensava in passato, ma il tronco dell’encefalo, un’area del cervello molto più antica, una struttura che gli esseri umani condividono con tutti i mammiferi e persino con i pesci. Qui risiede la “fonte nascosta”, la coscienza, con gli affetti, i sentimenti e le emozioni.

 

  Le indagini di “neuroimaging” funzionale del cervello negli stati emotivi mostrano che la massima attività si verifica nel tronco cerebrale profondo. Questa parte del cervello genera gli affetti e i sentimenti che pervadono l’esperienza cosciente. I sentimenti, precisa Solms, sono coscienti per definizione, sono l’essenza stessa della coscienza. Sono questi che determinano il comportamento di ogni individuo. I sentimenti ci raccontano una lunga storia evolutiva di cui siamo completamente “all’oscuro”.

 

  Le ricerche in questo campo sono   basate su studi di stimolazione cerebrale eseguiti su migliaia di animali. I quali, in base a scoperte accettate dagli studiosi, sono creature dotate di coscienza, soggette cioè a intense emozioni, che non sono molte diverse da quelle che proviamo noi.

 

  Esistono sette emozioni di base. Le nostre gioie e le nostre sofferenze non sono altro che il prodotto di questi sette sistemi. Che sono il sistema della ricerca (ricerca di novità, esplorazione dell’ambiente); il sistema del desiderio sessuale; il sistema della rabbia; il sistema della paura; il sistema del panico da abbandono; il sistema della cura; il sistema del gioco.

 

  L’opera si rivela un viaggio affascinante alla scoperta delle origini della coscienza, che getta nuova luce sul problema della mente e delle esperienze fenomeniche soggettive. Finora, sono state elaborate teorie ispirate al monismo e al dualismo. Tra le prime, quella di stampo idealista e spiritualista, la quale considera tutti i fenomeni cerebrali come fenomeni mentali. Per il materialismo o fisicalismo, invece, non esistono eventi mentali, ma solo cerebrali.

 

  Si va dal materialismo eliminativo (la mente non esiste) al materialismo del premio Nobel Crick, lo scopritore della struttura del DNA, il quale scrive: “Le vostre gioie e i vostri dolori, i vostri ricordi e le vostre ambizioni, il vostro senso di identità e di libero arbitrio, in effetti non sono altro che il comportamento di un gruppo di cellule nervose. La mente per il materialismo riduttivo è il risultato di uno stato fisico. Uno stato della mente è insomma uno stato del cervello. La coscienza è un fenomeno cerebrale. E’ la teoria dell’identità di cervello e mente, eventi mentali ed eventi neurofisiologici del cervello.

 

  A loro volta, Eccles e Popper teorizzano l’interazionismo: mente e corpo s’influenzano reciprocamente. Il cervello, dicono, è la base della mente, che a sua volta lo controlla. Altri autorevoli neuroscienziati, come Penfield, Eccles e Sperry, si sono inchinati di fronte al mistero della mente, di come cioè una struttura materiale possa tradurre un’attività immateriale.

 

  Il venire alla luce della coscienza di sé poi è ritenuto da alcuni scienziati un “mistero” che riguarda ciascuno di noi, con la nostra coscienza e la nostra individualità. Coscienza e mente sono quindi   entità al di là dell’indagine scientifica, essendo il risultato di una “creazione soprannaturale” di ciò che viene chiamato anima (Eccles). Sull’argomento, secondo il fisiologo tedesco Emilio Du Bois- Reymon, si deve pronunciare non solo ignoramus (non sappiamo), ma anche un ignorabimus (non sapremo).

 

  Il problema cervello-coscienza, in realtà contiene grandi enigmi che forse “non saranno, secondo Popper, mai risolvibili”. E’ il problema più difficile e profondo del pensiero nell’era moderna. Uno dei più grandi misteri dell’universo.

 

  Ci troviamo di fronte a due diverse concezioni: da una parte, i tentativi riduzionistici, dall’altra, la seduzione del mistero, del soprannaturale, che affascina e rassicura.

 

  Concludiamo, dicendo che isolare i correlati neurali della coscienza, ossia identificare i processi cerebrali che si correlano con l’esperienza è un compito facile. Ciò che è difficile è spiegare “come” i correlati determinano l’esperienza fenomenica e  “perché” l’attività del cervello produce l’esperienza della coscienza. Insomma, come fa la materia (il cervello) a diventare mente (sostanza immateriale)? Come può il cervello passare da un’attività elettrochimica ai sentimenti, alle esperienze soggettive? Sono domande che confermano la parte difficile del problema. L’enigma dunque rimane. La coscienza e la mente rappresentano ancora un problema elusivo.

 

  C’è una speranza. Mente e coscienza sono certamente un problema difficile, ma non c’è motivo per credere che rimarrà irrisolto per sempre.


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